
Paolo VI è un Papa poco conosciuto. Eppure è il vero "Papa di transizione", che ha cambiato la storia della Chiesa nel suo rapporto con il mondo e la modernità. Primo pontefice ad aver preso un aereo e ad aver incontrato i popoli di tutti cinque i continenti, ha anticipato la "Chiesa in uscita" di Papa Francesco, che il 19 ottobre 2014 lo ha reso beato e che spesso a lui si ispira nel suo pontificato "dalla fine del mondo". Nei suoi viaggi in Terra Santa, India, Stati Uniti, Portogallo, Turchia, Colombia, Svizzera, Uganda, Estremo Oriente, Paolo VI ha parlato ai poveri e ai potenti, portando sempre la sua parola di pace. Questo libro ripercorre le tappe di quel cammino, raccontando, anche con l'aiuto di testimoni che lo hanno seguito, il senso di quei pellegrinaggi e il contesto internazionale nel quale la sua opera pastorale si è inserita durante gli anni sessanta del Novecento.
Pochi sanno che proprio all'orientamento del Concilio sul tema della santità contribuì anche mons. Guglielmo Giaquinta. Se in modo determinante o meno, è difficile dire: certo, il tema della santità era il cuore del Movimento Pro Sanctitate, che già andava prendendo forma durante gli anni Quaranta, quando, giovane prete, era a Santa Maria dei Monti. Felice convergenza, dunque, tra il cammino di discernimento dell'intero episcopato, riunito in concilio in ascolto dello Spirito, e l'intuizione carismatica di un prete del clero romano che aveva fondato un'Opera per animare dal di dentro la vita del Popolo di Dio nella logica della universale vocazione alla santità.
S. Alfonso M. de Liguori, il più santo dei napoletani e il più napoletano dei santi, è stato l’uomo dell’impegno fattivo e dell’allegria, della laboriosità, dell’azione pastorale e della contemplazione.
Mentre correva l’anno 1745 Alfonso, impegnato nelle missioni, portava alla luce le Riflessioni utili ai vescovi per ben governare le loro Chiese, una sorta di vademecum per aiutare i vescovi nel loro servizio pastorale.
Lo scritto è nato dalla passione per una Chiesa vera e credibile in cui i primi responsabili, i vescovi, sono chiamati a santificare e governare rettamente il popolo loro affidato.
Per Alfonso il ministero episcopale non è un privilegio, trampolino di lancio per una carriera, l’episcopato è una dura e seria responsabilità: “il vescovo in ricever la mitra si addossa gran pesi sulla coscienza; onde se vuol salvarsi è necessario che si risolva, in entrare al suo governo di abbracciare una vita non agiata, né di riposo, ma una vita di croci, di stenti e di fatiche...” (Riflessioni, 2,9).
Per S. Alfonso il vescovo deve essere attento a sei cure principali: il seminario, gli ordinandi, i sacerdoti, i parroci, il vicario e i ministri, e i monasteri di monache; inoltre il vescovo per giungere alla perfezione deve tener conto dei mezzi per giungere alla santità: orazione, buon esempio, residenza, visita, missioni, sinodo, consiglio, udienza, correzione.
S. Alfonso raccomanda caldamente ai vescovi di vigilare sul seminario perché: “se il seminario sarà ben regolato, sarà la santificazione della diocesi: altrimenti ne sarà la rovina” (Riflessioni, 1,1). “È cosa da piangere il vedere tanti poveri figlioli, prima innocenti e devoti, ma dopo essere stati in seminario divenuti una sentina di vizi”.
In queste pagine “si sente il calore di un pastore che ha veramente l’odore delle sue pecore, non per nulla don Mario fa precedere gli scritti con una raffinata introduzione storica, che ben ambienta il contesto in cui ha operato il nostro santo e le scelte da lui saggiamente compiute” (Mons. G. Bregantini)
Il mistero della Grazia e il mistero della nostra umanità si intrecciano nella "chiamata" di ogni uomo. L'autore offre un contributo analizzandone i diversi aspetti.
La santità proviene dall'amore redentivo di Cristo, da quel suo desiderio di portare tutti al Padre. In tutta la sua vita Guglielmo Giaquinta ha avvertito l'urgenza di annunciare al mondo che l'amore di Dio sana e salva. Un amore totale, oblativo che guarisce le ferite dell'anima, ridona la gioia del vivere ed apre le porte all'unione eterna con Lui: non c'è un amore più grande di questo, "dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Il vivere nella gioia di Cristo comporta un corrispondere al suo amore nelle scelte quotidiane che interpellano il credente. Proprio l'amore redentivo postula la santità di vita, un rinnovamento del cuore, fatto grazie all'azione dello Spirito che tutto riporta alla bellezza dell'origine. Non si può scindere l'amore redentivo dalla santità di vita. L'uno è dato per la salvezza dell'universo; l'altra è vissuta perché tutto ritorni alla Trinità Santa.
Una raccolta di pensieri e poesie che dipingono il viaggio attraverso il mondo interiore dell'autrice, durante il quale memorie, riflessioni, sensazioni tracciano il moto di un'anima alla ricerca della Verità. Tra parola e silenzio, esperienza e desiderio, solitudine e comunione fluiscono i giorni e nel pensiero si apre finalmente l'universo del Sublime.
Nel libro, riccamente illustrato da Luana Piovaccari, vengono messi in luce alcuni episodi più significativi della vita degli Apostoli, come l'Ascensione, la guarigione dello storpio, la scelta di Mattia, la Pentecoste, la lapidazione di Santo Stefano, la conversione di San Paolo e la visione di San Pietro.Il vero protagonista è lo Spirito Santo, che con la sua costante presenza, rende bella e degna di grande stima la vita della Chiesa dei primi decenni. Lo scopo del volume è quello di far conoscere, stimare e imitare lo stile di vita dei primi cristiani, di coloro che, ascoltando assiduamente l'insegnamento degli Apostoli, cibandosi del Pane eucaristico, vivevano nella gioia fraterna e nella condivisione.
La figura di Giorgio La Pira è un esempio mirabile di incrocio tra centralità del Vangelo, vita di preghiera, amore per la Chiesa, militanza associativa e dedizione per gli altri. La passione per Dio e la passione per i fratelli nella vita di Giorgio La Pira furono una cosa sola. In questo testo, semplice, immediato e insieme efficace, l'autore propone un primo approccio alla figura di La Pira, che speriamo possa essere utile a far conoscere la santità della sua vita, quella santità che non lo portò ad allontanarsi dalla realtà ma a sapervi essere dentro in modo più profondo.
Questo volume è il secondo di una breve serie dedicata ai sette sacramenti. Ne è autore Antonio Santantoni, per molti anni docente di liturgia ad Assisi e in diverse università e facoltà teologiche romane. La serie ha un titolo che è già una dichiarazione d'intenti: Sacramenti oltre: oltre la crisi, oltre la storia, oltre gli abusi e gli errori. Oltre la stessa tradizione del secondo Millennio. Per ritornare alle sorgenti. Sostiene l'autore che la Chiesa, riservandosi l'esclusiva del perdono dei peccati - perdono che a nessuno verrà più concesso se non per la mediazione di uno che la rappresenta in virtù d'un mandato sacramentale conferito con l'ordinazione - ha finito con il negare ai figli prodighi il diritto e la consolazione di rivolgersi direttamente al Padre, buttandosi ai suoi piedi per provare la dolcezza e la commozione dell'amplesso paterno. Peggio ancora, con questa decisione la Chiesa ha finito col negare al Padre la possibilità di riabbracciare il figlio perduto senza che questo abbraccio sia mediato dal "fratello maggiore".
Questo libro non ha certo la pretesa di fare un bilancio. Intende raccontare la storia dei primi due anni di Francesco: due anni intensi e straordinari, e, per molti, anche sconvolgenti. E, raccontando questa storia dal di dentro, è possibile così rileggere progressivamente il papato bergogliano nei suoi passaggi decisivi: la nascita, la novità che subito rappresenta, la sua crescita, i tanti cambiamenti, ma anche le sue debolezze, le sue contraddizioni, come pure le resistenze che incontra o che esso stesso provoca. E, al centro di tutto, il progetto di una nuova visione di Chiesa che Francesco ha disegnato nella "Evangelii gaudium", e che, se realizzato, potrebbe cambiare molte cose nel cattolicesimo. Per il momento, dunque, c'è un Papa che ha in mente una profonda riforma della Chiesa, gode ancora di un enorme consenso popolare, ma deve fare i conti con l'opposizione di forti settori della gerarchia ecclesiastica. Due prossimi appuntamenti - il secondo Sinodo sulla famiglia in ottobre, e il 50° della chiusura del Concilio Vaticano II in dicembre - ci daranno qualche risposta in più.