
«Questo socialismo, questa Resistenza e questa continua lotta sono stati lo strumento per vincere in qualche modo il dolore del mondo. Perciò amo di più il tormentato Dostoevskij dello storico e obiettivo Tolstoj.» A quarant'anni dalla fine del suo settennato alla presidenza della Repubblica, questo libro ricorda la storia e le idee dell'ultimo eroe del Novecento italiano, Sandro Pertini, attraverso le sue stesse parole. Si intrecciano così pubblico e privato, la famiglia, la vita sotto le armi (una medaglia d'argento nella Prima guerra mondiale e una d'oro nella Seconda), la prima tessera del Partito socialista unitario. E poi l'esilio in Francia, il periodo tra carcere e confino (sei condanne di cui una all'ergastolo e una a morte), la guerra di liberazione con il ruolo da comandante della Resistenza tra Roma, Firenze, Genova e Milano, la collaborazione con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli alla stesura del Manifesto di Ventotene per un'Europa libera e unita. Marzio Breda e Stefano Caretti ricostruiscono con sapienza il profilo del presidente più amato dagli italiani. Una vita che è già di per sé un grande romanzo del Novecento: le sue idee di libertà e socialismo, le sue staffilate senza ipocrisie (in pubblico e in privato), la condanna delle Brigate rosse, la denuncia della corruzione nemica della democrazia e dello scandalo P2, la rivoluzione «interventista» del ruolo di capo dello Stato, la vittoria «con la Nazionale di calcio» ai Mondiali del 1982 e il suo rapporto vivissimo con un Paese intero e con i suoi cittadini.
"Oltre i limiti" è un viaggio spirituale che ci sprona a superare tutti gli ostacoli, dentro e fuori dal campo, per affrontare al meglio lo sport e la vita grazie alle indicazioni e ai suggerimenti di un allenatore d'eccezione: Papa Francesco. Con uno stile semplice e diretto, il Pontefice si rivolge agli atleti - grandi campioni, donne e uomini con disabilità, ma anche giovani e bambini - per sottolineare l'importanza dello sport in tutte le sue forme. Lo sport inteso come educazione, mezzo per esprimere «il proprio talento, messaggero di pace nei grandi eventi, simbolo di accessibilità e inclusività». Campioni, artisti e scienziati dimostrano che i grandi traguardi non si raggiungono all'improvviso. E se questo vale per lo sport, l'arte e la cultura, tanto più è vero per gli aspetti fondamentali della vita: l'amore e la fede. E per crescere nell'amore e nella fede, dobbiamo avere perseveranza e continuare ad andare avanti, sempre. Il libro è arricchito dal prezioso contributo dei curatori Mons. Dario Edoardo Viganò, Vicecancelliere delle Pontificie Accademie di Scienze e Scienze Sociali della Santa Sede, e Valerio Alessandro Cassetta, giornalista e scrittore.
Papa Francesco presenta al lettore sette passi attraverso il suo insegnamento e la sua azione nel mondo. In pratica il suo personale 'Vangelo': l'amore, la fede, la felicità, la giustizia, la pace, la speranza per l'umanità e il futuro. Si rivolge ai fedeli come ai non credenti e indica i punti fermi sui quali costruire una nuova civiltà. Una sintesi limpida, chiara ed efficace di oltre dieci anni di pontificato che hanno cambiato il volto della Chiesa e lasciano il segno in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Il pontefice che voleva "avviare processi" mostra di aver mosso forze straordinarie, con effetti di cui misureremo l'efficacia nei prossimi decenni.
Elezioni presidenziali del settembre 2027: in un'Italia futuribile (ma verosimile) devastata dal cambiamento climatico, non si presenta a votare quasi nessuno. Il pressoché totale astensionismo dà il via a una valanga di emergenze che si traducono in una crisi della democrazia, apparentemente irreversibile quando il premier eletto dal popolo - leader decisionista di una coalizione di destra - sembra svanire nel nulla. Mentre la magistratura indaga su una misteriosa serie di attentati, l'economia crolla e l'Unione Europea guarda con inorridita preoccupazione all'Italia: la Penisola è vittima di una escalation che la rende una democratura passatista e xenofoba e prendono piede le voci di complotti internazionali. A rovesciare le sorti potrebbe essere l'eroico gesto di un capitano della guardia costiera, immigrato albanese naturalizzato: un uomo d'ordine in crisi di coscienza. Un ritratto ironico della politica italiana, uno specchio deformante delle sue pulsioni più profonde e un lucido avvertimento su ciò che potremmo diventare: questo libro ci spiega che la fantapolitica non è poi così lontana come sembra.
Dopo la Germania il Regno Unito è la maggiore economia europea. È in testa per spesa e potenza militare. Di fronte a uno scenario internazionale ad alto rischio la promessa di riavvicinarsi all'Unione europea non potrebbe essere più cruciale, anche per noi Italiani. Londra riscopre interessi e valori comuni. Per capire il ritorno di questo Paese tra i protagonisti internazionali occorre ripercorrere il decennio appena trascorso: dalla Brexit al possibile «reset» verso l'Europa del nuovo governo laburista, dalla fine del lungo regno di Elisabetta al nuovo corso di re Carlo. E il modo migliore per farlo è compiere un viaggio nei luoghi dove si prendono le decisioni che cambiano la storia. Ogni capitolo è una tappa nell'affascinante metropoli inglese che spiega le tendenze in atto nel Paese: palazzi del potere come Westminster e Downing Street per indagare la fine dell'era dei conservatori e il ritorno dei laburisti. Buckingham Palace per raccontare la svolta dei Windsor. L'ambasciata americana per approfondire il rapporto con la presidenza Trump e il dilemma di porsi tra Washington e Bruxelles. Quartieri come l'East End, aree della grande immigrazione e di un clima sociale difficile e Kentish Town, la «nuova Islington» dei laburisti. A raccontare i luoghi del potere di Londra e i «dieci anni che sconvolsero il Regno» (per parafrasare il celeberrimo reportage sulla Rivoluzione bolscevica) è uno dei volti più noti della Rai, a lungo corrispondente da Londra. Che spiega la fase di ripartenza per la Gran Bretagna sia sul versante politico sia istituzionale. Con il nuovo sovrano che ha fatto della sua malattia un segno di vicinanza a tutti i sudditi, all'unisono con la futura regina Catherine, consorte del principe William. Perché tra tabloid e social network la famiglia reale resta un capitolo importante per capire l'enigma inglese e spiegare la nuova fase della vita britannica.
È alla sfarzosa incoronazione di Napoleone Bonaparte a Parigi che Juliette Colbert conosce Tancredi di Barolo: è un colpo di fulmine, e pochi anni dopo Juliette diventa Giulia di Barolo, sua moglie, e lo segue nella splendida e terribile Torino della Restaurazione. Nelle prigioni della città sabauda, intanto, è rinchiusa la fiera Angela Agnel, uxoricida: ha accoltellato il marito ubriaco che tentava di abusare della figlia. Donne diverse, vite agli antipodi che il destino si diverte a intrecciare, nel fermento della rivoluzione industriale, delle prime lotte per i diritti dei lavoratori, delle conquiste sociali di cui Giulia di Barolo diventa presto intrepida sostenitrice. C'è tanto da fare, innanzitutto nelle carceri, dove languono prigioniere senza più alcuna speranza di riscatto, ma anche tra i poveri della città che chiedono pane e giustizia. E Giulia trova il tempo per occuparsi anche delle tenute di famiglia nelle Langhe, dove si produce un vinello che, con i nuovi metodi importati dalla Francia, potrebbe diventare un nettare più nobile e corposo. L'aristocrazia torinese si interroga: perché tutta questa frenesia? Forse perché la povera marchesina di Barolo non riesce ad avere un figlio? Magari, se si concentrasse sulla famiglia, le cose cambierebbero? E Giulia è disposta a molto, pur di mettere al mondo il sospirato erede: medicamenti, terapie, persino sortilegi. Ma non è disposta a rinunciare alle sue idee, né al suo amore, né alle sue battaglie. Il sangue delle Langhe scorre in queste pagine avvincenti: nelle vene dei protagonisti, nel frutto dei vigneti, nei crimini che insanguinano i quartieri degradati del popolo e nelle rivoluzioni che si preparano tra i palazzi del potere. E un destino di sangue, traversie e trionfi attende due donne audaci decise a cambiare il loro tempo.
«Il ritorno del frastuono osceno delle bombe così vicino a noi, nell'Ucraina aggredita, la guerra riesplosa in Medio Oriente, insieme con i tanti conflitti dimenticati nel mondo, sono motivo di grande preoccupazione, di un'angoscia che, per chi porta ancora nel corpo e nell'anima gli incubi del secolo scorso, è forse ancora più acuta». La senatrice a vita Liliana Segre, dopo un trentennio speso a testimoniare ciò che è stato, consegnando ai giovani un messaggio di pace, non può che soffrire per quanto accade oggi nel mondo. Eppure, così come ha scelto finora di impegnarsi e di non tacere, nonostante dal 2019 viva sotto scorta, continua anche oggi, in questo momento così delicato, a riflettere sul presente e a raccontare il passato. Perché dagli errori di ieri si possa imparare, scongiurando nuovi rischi. Nell'intervista inedita che apre questo libro, parla della sorte di israeliani e palestinesi, esprime sconforto per le vittime innocenti dell'una e dell'altra parte, confessa di sperare ancora nella soluzione «due popoli, due Stati». E non mancano i timori per il destino dell'Ucraina, così come per le tensioni autoritarie e gli altri conflitti che attraversano il mondo. Completa il volume una scelta delle rubriche, degli interventi e dei discorsi pubblici più significativi. Ciò che ne nasce, a ottant'anni dalla fine del Secondo conflitto mondiale e dalla liberazione di Liliana Segre dai lager nazisti, è una riflessione di altissimo profilo su guerra, pace e democrazia. Ma anche un accorato appello a lasciare ai bambini di oggi un mondo migliore, pacificato, contro ogni spirito di vendetta.
Il Gran Sasso, che con i suoi 2912 metri è la montagna più alta dell'Appennino, fu conquistato nell'agosto del 1573 da un uomo d'avventura straordinario, protagonista poco noto del Rinascimento: Francesco De Marchi, ingegnere militare di Bologna, progettista di bastioni e fortezze. Fu uno dei primi exploit dell'alpinismo europeo. Oggi il Corno Grande del Gran Sasso è il cuore di un massiccio molto frequentato, dove si possono affrontare passeggiate turistiche o pareti impegnative, e trovare rifugi alpini, vie ferrate, centinaia di chilometri di sentieri segnati. Per molti appassionati di montagna del Nord Italia, però, il Gran Sasso resta una periferia remota, se non una brutta copia delle Alpi. Un giudizio che vale un po' per tutto l'Appennino, la catena che forma la spina dorsale del nostro paese, e che affianca a panorami morbidi e boscosi le pareti rocciose e le vette delle Alpi Apuane, dei Sibillini, della Maiella e del Pollino, luoghi di incomparabile bellezza e difficoltà alpinistiche. In queste pagine, accanto alla creatività e al coraggio degli alpinisti in parete, e all'impegno e all'altruismo dei soccorritori in montagna come dopo le catastrofi naturali, trovano posto il lavoro dei pastori e dei boscaioli, quello delle guide alpine e dei maestri di sci, il genio degli artigiani della ceramica di Castelli. Il Gran Sasso non è solo un luogo di natura e di sport. Sui suoi altopiani, nelle sue valli e talvolta sulle sue cime sono passati la prigionia di Mussolini e la Resistenza, i rovinosi terremoti recenti dell'Aquila e di Amatrice, la valanga di Rigopiano e il prezioso lavoro dei ricercatori che scrutano il cosmo dai laboratori scavati nelle viscere del massiccio. Un intreccio di relazioni, di fatica, di cultura d'eccellenza che trasforma una grande e silenziosa montagna fatta di roccia e di neve in un luogo di lavoro, di emozioni e di vita.
La nostra specie è solo l'ultimo ramoscello di un albero intricato di forme che si sono succedute e hanno convissuto negli ultimi sei milioni di anni. Ma quaranta millenni fa sulla Terra ancora coabitavano almeno cinque specie umane differenti, e con almeno due di queste Homo sapiens ha interagito e si è ibridato. Ma perché tutte queste specie umane in circolazione? Ciascuna era la discendente di una delle tante migrazioni di forme del genere Homo fuori dall'Africa. E va ricordato che tra 900 e 800.000 anni fa abbiamo rischiato anche di estinguerci quando un drammatico cambiamento climatico ridusse le popolazioni umane di più del 98%. Perché siamo rimasti, allora, l'unica specie umana sul pianeta? Due tra i migliori scrittori di scienza italiani, un evoluzionista e un medico, fanno il punto sulle scoperte che negli ultimi anni hanno profondamente cambiato quello che pensavamo di conoscere su di noi e raccontano la storia accidentata e imprevedibile di una specie cosciente e invadente che, forse per prima, si è interrogata sul senso del mondo. Capire l'unicità di Homo (non la sua superiorità) ci aiuta a leggere meglio anche le tendenze evolutive in atto, le sfide della salute e dell'ambiente, gli scenari futuri.
Dal quartiere Trionfale di Roma rientravano i generali dell'impero dalle battaglie vittoriose. Nella stessa zona, in via Fani, il 16 marzo 1978 si consuma una delle più gravi sconfitte dello Stato italiano: alcuni militanti delle Brigate rosse attaccano la vettura che conduce il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro a Montecitorio per votare la fiducia al quarto Governo Andreotti. I carabinieri e i poliziotti dell'auto di scorta vengono massacrati. Il leader viene trascinato fuori dall'auto e rapito. Questo libro racconta gli ultimi cinquantacinque giorni di vita dello statista, che verrà assassinato il 9 maggio 1978. Nella prima parte Claudio Martelli ricostruisce quelle settimane drammatiche in cui affiancò Bettino Craxi nel tentativo politico di salvare la vita al leader democristiano: una lucida riflessione sulla «trattativa», che si contrappone alla linea della fermezza scelta dal governo e segna la profonda divisione del Paese in quel tragico passaggio. Nella seconda parte, Francesco De Leo indaga sui retroscena della vicenda nei dettagli, attraverso le testimonianze inedite di alcuni dei protagonisti di allora (Franco Piperno, Claudio Signorile, Aldo Tortorella, Giovanni Pellegrino, Massimo D'Alema, Luigi Zanda, Valerio Morucci), e ricorrendo a documenti come il memoriale di Craxi e il diario inedito di Amintore Fanfani, il presidente Dc del Senato che così scriveva in quei giorni: «In un momento assai delicato della vita nazionale e dei rapporti internazionali è stato eliminato con la violenza il più autorevole statista del nostro Paese».