
«Ora tu, amico, non meravigliarti di quanto io stesso ti voglio dire: che infatti non c'è altro mistero più profondo e più palese (e più sciupato, più rovinato anche in letteratura); no, altro mistero più palese di questo non c'è: del mistero, dico, dell'amore dell'uomo e della donna; del sesso, della trascendenza del sesso, dei sensi, delle carezze, del dire e dell'impossibilità di dire, della necessità e dell'inutilità di dire; perché non si dice niente, non si riesce a dire niente! Perché, appunto, "sta scritto", "sta tutto scritto". Mistero più noto e ignoto insieme. Donde la saggezza di don Abramo di scrivere così poco intorno a cose così grandi. E sono le ragioni per cui mi sembrava pacifico definire questo discorso fuori del comune" (dalla Presentazione di D.M. Turoldo).
Il "prezzo della libertà" dice, da un lato, la qualità della libertà pagata così cara da Gesù Cristo e dagli innumerevoli martiri per essa, e, dall'altro, che, lungi dall'essere un privilegio, è un requisito antropologico fondamentale che però si radica nella giustizia e nell'amore coltivati con vigilanza e intelligenza.
«Un uomo di spirito è un uomo di Dio, qualunque sia la sua professione o confessione, anzi quali che siano le sue opinioni in materia di religione. Come Faust, e il Doktor Faustus di Thomas Mann, un uomo di spirito ha sempre il suo paziente, meditabondo esegeta, il suo Zeitblom, che coglie le luci e le fiammate di un lungo fuoco e le conserva, alimentandole di domande nutrite di un amorevole intelligenza e una lunga familiarità, e in qualche modo forse anche salva l'opera di una vita raccogliendola nei solidi scaffali di una monografia. Bisogna essere grati a Battista Rinaldi, che offre ai quei lettori che già si erano imbattuti in qualche opera di Abramo Levi l'occasione di vedere intero il disegno cui ogni opera appartiene e anche il profilo della vita, degli incontri, delle esperienze e delle speranze che hanno nutrito quelle opere. E a quelli che ancora non le hanno lette procura mille ragioni per farlo, e qualche centinaio di pagine di riflessione; non solo di puntuale commento alle pagine di Levi, ma anche di interrogazione radicale sulla natura della fede "al guado della modernità"» (dalla Prefazione di Roberta De Monticelli)
La Passione, l'evento per eccellenza della nostra storia, non è conclusa, accade ancora e ha bisogno di essere immaginata con parole e gesti nuovi. Passio, testo insieme lirico e drammaturgico, si accosta alla narrazione evangelica attraverso una dimensione poetico-empatica che sfocia in una interpretazione intensa e inusuale dei personaggi dell'evento. Ma la Passione non coinvolge solo i credenti cristiani: la morte e resurrezione di quell'ebreo crocifisso a Gerusalemme duemila anni fa è come un macigno che interpella sofferenze e speranze dell'uomo d'oggi. Per questo, alle dieci stazioni del Canto (Passione di Gesù Cristo) fanno da pendant i tre movimenti del Contro-canto (Passione dell'Uomo), in cui un coro di non credenti e di dubbiosi rivolge le domande più essenziali e drammatiche a Gesù detto il Cristo.
Consumazione è un libro senza progetto fatto per accogliervi la vita, perché l'evento che ha accecato l'autore per la prima volta nella vita ritorni una seconda volta per abbagliarlo sulle pagine. "Un evento nella vita - dice Bobin - è una casa con tre porte separate: morire, amare, nascere. Non si può entrare se non varcando le tre porte simultaneamente. È impossibile, ma questo avviene". Bobin è un autore particolare che sembra indifferente a tutto ciò che appartiene all'ordine del sapere. La persona viva che ripetutamente evoca è il bambino, colui che ama, che gioca ad amare, che non deve giustificare le proprie azioni. Nessun autentico incontro può avvenire fuori dall'amore, ma nessun amore è possibile se non comincia dalla spogliazione del proprio io, dal ristabilire dentro di sé il silenzio che prelude all'accoglienza.
"Questa raccolta di omelie per il ciclo liturgico C, che fa seguito alla precedente dal titolo Ha fatto risplendere la vita (Servitium, 2003), è il frutto della trascrizione puntuale e assidua delle registrazioni effettuate durante la liturgia festiva di mezzogiorno nella Chiesa di San Carlo al Corso a Milano. Esse conservano perciò il tono discorsivo e amicale, familiare e spontaneo, proprio di una liturgia comunitaria. Il titolo del volume "La bellezza tua voglio cantare" è una citazione del Salmo 8 nella versione lirica di David Maria Turoldo e un piccolo tributo pagato per il molto che molti, e io in particolare, dobbiamo a quel grande fratello e maestro. Il desiderio di cantare la bellezza di Dio risponde a un bisogno di "filocalia" (amore della bellezza) di ascendenza biblica: "Cantate inni con arte" (Sal 33, 3; 47, 8); "sulla cetra vi spiego l'enigma" (Sal 49,5): con gli strumenti della musica e della poesia il salmista accosta il mistero di Dio e ne trasmette l'eco. "Filocalia", che già Agostino d'Ippona poneva a sigillo della misura alta della vita, nella Regola: "Questa via seguite come innamorati della bellezza spirituale" (spiritalis pulchritudinis amatores)». (Dalla presentazione dell'autore).