
Nel Padre nostro diciamo: «Non abbandonarci alla tentazione». È giusto esprimersi così? Oppure la formulazione tradizionale – «Non ci indurre in tentazione» – dovrebbe restare, come provocazione per il nostro modo di pregare e di pensare? La posta in gioco è delicata.
Le voci degli esperti chiamate a raccolta in questo libro consentono di riconsiderare criticamente l’attestazione biblica, di approfondire il senso dell’agire di dio nella storia e il senso della richiesta d’intervento del Padre che l’uomo avanza nella preghiera, di sottoporre ad esame la prassi liturgica, di testare le relazioni ecumeniche.
Che cosa vuol dire propriamente “tentazione”? Che cosa significa esservi “indotti” da Dio? Come va compresa questa strana richiesta del Padre nostro formulata in termini negativi?
Si tratta di riscoprire l’Oratio dominica – “la preghiera del Signore” per eccellenza – per noi che vogliamo manifestare la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.
L'appello all'ospitalità, reclamato dai grandi filosofi del Novecento, è diventato ancora più urgente oggi, nella società dei muri e delle passioni tristi. E se la fame va sempre verso il pane, resta vero che non si sopravvive se non si impara a essere ospiti. Lezione che ci viene dalla vita: si è ospitali perché a nostra volta ospitati. La convinzione di questo volume è che la pratica ospitale abbia bisogno di un pensiero e di un modo di credere ospitali. C'è un carattere sacro, in questa consuetudine antica, che interroga la teologia. Se, prima che un diritto, esistere è un debito che si estingue solo diventando persone ospitali, la teologia è chiamata a favorire la convivenza tra le persone superando anche la propria autocomprensione, quando questa sia di ostacolo al dialogo, aiutando ad abitare questo cambio d'epoca e imparando ad accogliere le ricchezze spirituali che sono per tutti. Fino a farsi contributo pubblico a servizio della crescita umana e spirituale dell'umanità. La teologia del dialogo a partire dall'ospitalità che esce da questa ricerca sa di essere inquieta ed è consapevole di essere incompleta. Sa anche, però, essere capace di immaginazione. Quella di chi accogliendo l'altro immagina di accogliere angeli: «Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo» (Eb 13,2).
La missione, nella prospettiva cristiana, è una delle espressioni più alte dell'amore del prossimo. L'impegno nella missione è anzitutto proporzionato alla consapevolezza del dono ricevuto: l'amore di Dio. Chi si sente da lui amato, chi scopre questo tesoro nascosto, si dedica alla missione perché i fratelli e le sorelle si sentano a loro volta amati e giungano alla sua stessa esperienza gioiosa. Pier Giordano Cabra offre qui alcuni appunti sparsi circa le più frequenti situazioni in cui viene a trovarsi chi è impegnato nella missione oggi. Non tratteggia dunque una ponderosa teologia della missione, ma raccoglie semplici considerazioni nate dalla vita, offrendole a chi desidera fare dell'esistenza cristiana un dono per gli altri - sapendo che il vangelo è un dono che nasce dalla gioia di chi lo offre e porta gioia a chi lo riceve.
Molti di noi tendono a essere estremamente critici verso sé stessi. Ci sono certi nefasti monologhi interiori in cui torniamo puntualmente a svalutare noi stessi, ad accusarci, perfino a insultarci. Chiunque riterrebbe inaccettabile rivolgersi a un altro con parole del genere, ma se lo facciamo riferendoci a noi stessi allora lo accettiamo. Quel che Michael Tischinger auspica, invece, è che smettiamo di comportarci così, seguendo invece l'adagio: Non fare a te stesso ciò che non vuoi che gli altri facciano a te. Nei suoi molti anni di pratica terapeutica, l'autore ha individuato una legge costante: la via della guarigione parte spesso dall'estraniazione da sé per giungere all'amore di sé. Ecco dunque che in 52 brevi storie Tischinger presenta le diverse possibilità e sfaccettature del volersi bene in rapporto alla salute psichica. Sono storie autentiche e toccanti - e che allo stesso tempo aprono, con leggerezza giocosa, la via d'accesso all'amore per sé stessi. Un libro, insomma, che suggerisce come volersi bene.
Di domenica in domenica il Risorto dà appuntamento ai suoi: il suo vangelo li raggiunge nelle loro fatiche, nei loro dubbi e nelle loro speranze. La sua Parola è una realtà viva: domanda di essere accolta e messa in pratica, oggi. È questa la vera fatica del credente: tenere sempre il cuore aperto, lasciarsi interpellare, disposto alla conversione. Le preghiere di questo libro nascono da questo ascolto, ascolto personale e ascolto condiviso con altri cristiani. Le loro reazioni e le loro esperienze sono il terreno fecondo in cui sono nate. Non intendono "coprire" la Parola, cioè sovrapporsi ad essa, ma casomai destare una risposta che parte dalle labbra per investire l'esistenza. Dall'ascolto, dunque, del vangelo della liturgia domenicale sorge il dialogo orante con il Tu che nella Scrittura torna a parlare a noi, per rispondere agli interrogativi e ai problemi che punteggiano la nostra vita quotidiana.
Spesso come cristiani facciamo di tutto per non dare nell'occhio. Al massimo, portiamo con noi dei piccoli segni che indicano la nostra fede o le nostre convinzioni religiose: una catenina con il crocifisso, l'effigie di un santo sul cruscotto o un adesivo sul parabrezza dell'auto. Magari approfittiamo della penombra di una chiesa per accendere furtivamente una candela e recitare una preghiera di intercessione. Insomma: ci mimetizziamo. Le cose si fanno però più avvincenti quando la fede chiede di manifestarsi all'esterno e noi usciamo allo scoperto. Ecco allora che sorgono domande molto concrete, come per esempio: devo portare il mio amico a messa con me? Come famiglia dobbiamo pregare prima dei pasti, anche se ci sono degli ospiti ai quali la nostra fede è estranea? Dov'è il luogo opportuno per manifestare ciò in cui credo? Sono pronto per mostrarmi come credente? E se vengo segnato a dito, ridicolizzato, emarginato, contestato? Mauritius Wilde incoraggia a rimanere ancoràti alla propria fede: a testimoniarla, come viene detto nella Bibbia. E invita a tutti gli effetti il lettore e la lettrice a un viaggio emozionante, a un percorso capace di nutrire e arricchire la spiritualità personale di ciascuno di noi.
Dal 1968 è il più qualificato e apprezzato strumento di lavoro per la comunicazione di fede nelle assemblee liturgiche. Il suo intento non è quello di sostituirsi ai responsabili delle comunità cristiane, ma di offrire loro un qualificato contributo per animare in modo sempre più adeguato e incisivo le assemblee celebranti, domenicali e festive.
Per ciascuna domenica e festa vengono proposti quattro contributi per preparare l'omelia:
– un'analisi delle tre letture bibliche, con elementi per indagare il senso originale dei testi;
– una riflessione su un tema particolare che sta al centro della Parola di Dio;
– uno schema completo di omelia, con indicazioni per la celebrazione e la regia liturgica;
– due schede (una per il presidente, una per i collaboratori) che suggeriscono gli interventi di parola adatti alle diverse figure ministeriali e alle diverse sequenze celebrative.
Ogni fascicolo è inoltre arricchito da:
– un Dossier monografico che passa in rassegna una nutrita sequenza dei nostri modi di dire: Portare la propria croce, Lasciarsi guidare dallo spirito, Vivere in grazia di Dio, Offrire le sofferenze a Dio, Con la preghiera di ottiene tutto;
– un Sussidio pratico per celebrazioni particolari durante l’anno liturgico e per interpretare cristianamente le vicende della vita civile ed ecclesiale (Celebrazioni della Parola, Via Crucis, Novene…)
– una Rubrica «Per comunicare meglio
Emil Fackenheim ha vissuto in prima persona, da ebreo, il dramma del XX secolo in tutta la sua terribile profondità. Mai come allora si è rivelata la volontà esplicita e scientifica di annientare l'uomo ebreo e, perciò, l'uomo tout-court.
Per moltissimi, ancor oggi, Auschwitz e la Shoah sono un semplice episodio nella storia europea: un episodio che, per quanto triste e umiliante per la "cultura cristiana", appartiene irrimediabilmente al passato. Quando ai cristiani stessi, il più delle volte questo dramma non ha posto un vero problema alla loro fede in Dio.
Non è stato così per svariati filosofi e teologi ebrei, i quali hanno sviluppato una vera e propria "teologia dell'Olocausto": questo saggio impressionante di Fackenheim ne è uno dei testi più significativi.
Introduzione all'edizione italiana di Cornelis A. RijK, «Il lettore cristiano apprenderà qui a discernere meglio i segni della presenza divina nella storia. Al tempo stesso, la coscienza della storicità della fede contribuirà in lui a sviluppare un maggiore senso di responsabilità verso la storia».