
La teologia cattolica contemporanea sembra aver parecchio "ridimensionato" Maria: ha ridotto drasticamente l'esuberanza mariana tipica dell'epoca moderna. Eppure la venerazione della Madre di Gesù continua senza sosta presso il popolo dei fedeli. Qui Greshake prende sul serio l'istinto di fede della gente semplice. Con rigoroso fondamento biblico e dogmatico mostra il ruolo di Maria nella storia della salvezza, convinto che la fede della Chiesa - e il suo annuncio - non possono minimizzare o escludere questa figura senza grave perdita. Anzi, proprio perché la fede cristiana non può fare a meno di Maria, Greshake si concentra a buon diritto su quanto indicato nel titolo, seguendolo come un filo rosso: dire «Maria è la Chiesa» ha un grande significato, non solo perché richiama alla memoria la più antica riflessione della Chiesa su Maria (per questo il sottotitolo parla di «tema antico»), ma anche perché ne evidenzia la rilevanza per noi oggi («sfida per il presente»).
Gli animali occupano un posto importante nella nostra società. Oggi sempre più persone mostrano di essere sensibili alla sofferenza che gli animali patiscono, specie a quella provocata da allevamenti intensivi. Nonostante ciò, il nostro comportamento nei loro confronti è stato ed è sempre caratterizzato da grande ambivalenza. Alcuni animali sono oggetto del nostro amore, della nostra protezione e sono sepolti in appositi cimiteri; altri, invece, li cacciamo, li uccidiamo e li mangiamo. Cosa è giusto fare? In base a quali princìpi etici? Quali conseguenze ne derivano per il nostro stile di vita e per le nostre abitudini di consumatori? Dobbiamo forse diventare tutti quanti vegetariani o vegani? Questo libro non sostiene una posizione del tipo «tutto o niente». Lintner cerca piuttosto di affrontare le questioni fondamentali per capire come si possa tenere, verso gli animali, un comportamento che sia rispettoso delle loro esigenze specifiche e individuali. Presenta poi le posizioni attualmente dibattute nel campo dell'etica animale e in particolare, tenendo conto di differenze e somiglianze tra essere umano e animali, mette in evidenza la nostra responsabilità, indicando come essa si concretizzi in ambiti come il nostro rapporto con gli animali domestici, l'allevamento a fini di reddito, la sperimentazione animale nella ricerca medica, la caccia e il consumo di prodotti di derivazione animale. Un libro di etica relativa agli animali. Per rispettarli e amarli in un modo che corrisponda alla loro natura. Con contributi di: Christoph J. Amor e Markus Moling.
Questa Cristologia deriva dal corso tenuto da Dietrich Bonhoeffer, allora giovane docente di teologia sistematica, nell'anno in cui Hitler venne nominato cancelliere del Reich (1933). Quel corso rappresentò il vertice massimo della sua attività accademica all'Università di Berlino. Essendo andato perduto il manoscritto originale, il testo - qui nella rigorosa edizione critica - è stato stabilito sulla base degli appunti presi dagli svariati uditori del corso. Il filo conduttore di questa Cristologia è «Cristo come centro». In questo principio sono tenuti insieme l'ascolto, pieno di gratitudine, della cristologia del cristianesimo antico e della Riforma, la revisione critica di posizioni della teologia contemporanea, ma anche l'appassionata ricerca del Signore che si fa incontro alla sua comunità nella Parola e nel Sacramento. La "teologia dal basso" trova già qui il primo avvio. E già qui tende al titolo cristologico più semplice che si possa pensare - e che più tardi Bonhoeffer stesso enuncerà: Cristo come «l'Uomo per gli altri». «La Cristologia di Bonhoeffer, ricostruita da Eberhard Bethge sulla base di appunti presi quasi sotto dettatura, ci si presenta come un testo ricchissimo, a volte troppo denso rispetto alle questioni che solleva. In questo modo ci restituisce però la profondità di quelle lezioni che - poderoso sforzo di sistematizzazione delle questioni più urgenti nel dibattito filosofico e teologico dell'epoca - impressionarono gli uditori e che, a detta dello stesso Bonhoeffer, gli costarono più fatica di qualsiasi altro corso universitario» (Dalla Introduzione di Alberto Conci).
Tutti quanti vorremmo celebrare bene e fare esperienza di liturgie belle, sentite. Ma qual è il procedimento migliore da seguire? Questo libro offre una via percorribile per rafforzare la nostra fede, edificare la comunità cristiana e puntare in direzione di celebrazioni liturgiche radicate tanto nella nostra natura di esseri rituali quanto nel vangelo di Cristo. Riti corretti ci spiega perché una buona liturgia è importante, ci insegna come riconoscerla e come valutarla rispetto a una visione più ampia della fede cristiana. Thomas O'Loughlin - appassionato osservatore del culto, ma anche della vita - individua dieci princìpi cui ispirarsi per una celebrazione efficace: la liturgia deve essere vera, aperta, gioiosa, inclusiva, radicata nella comunità e atta a favorirne la partecipazione, basata sulla creazione, fedele al modello dell'incarnazione; deve altresì prestare attenzione agli emarginati ed evitare qualsiasi confusione. Le celebrazioni ben riuscite rafforzano la vita di fede, mentre le cattive celebrazioni la indeboliscono: ecco perché questa griglia di princìpi, concisa, senza aridi tecnicismi, promette di portare nuova linfa ad ogni comunità che celebra il suo Signore. Una guida all'"arte di celebrare" che ha molto da offrire sia alla riflessione personale (per sacerdoti, diaconi, ministri) sia alla riflessione condivisa (nei gruppi liturgici).
Il desiderio di essere umile! Ecco che cosa tormenta Benoît Standaert fin da quando era giovanissimo: un'autentica passione, se così si può dire, per l'umiltà. A partire dall'agosto 2007 questo monaco benedettino, divenuto eremita, ha raccolto le sue esperienze e le sue riflessioni nelle pagine di un quaderno per approfondire la sua ricerca interiore. Sulle orme dei padri del deserto e di mistici fiamminghi come Ruysbroeck, ma anche al seguito del trappista belga André Louf, questo monaco di oggi ricorda che il segreto della fede, della gioia cristiana, ha solo un nome: l'umiltà. È con l'umiltà che si diventa poveri di cuore, ed è con l'umiltà che il vangelo vincerà tutte le resistenze, a cominciare dalle nostre!
Dal 1968 è il più qualificato e apprezzato strumento di lavoro per la comunicazione di fede nelle assemblee liturgiche. Il suo intento non è quello di sostituirsi ai responsabili delle comunità cristiane, ma di offrire loro un qualificato contributo per animare in modo sempre più adeguato e incisivo le assemblee celebranti, domenicali e festive.
Per ciascuna domenica e festa vengono proposti quattro contributi per preparare l'omelia:
– un'analisi delle tre letture bibliche, con elementi per indagare il senso originale dei testi;
– una riflessione su un tema particolare che sta al centro della Parola di Dio;
– uno schema completo di omelia, con indicazioni per la celebrazione e la regia liturgica;
– due schede (una per il presidente, una per i collaboratori) che suggeriscono gli interventi di parola adatti alle diverse figure ministeriali e alle diverse sequenze celebrative.
Ogni fascicolo è inoltre arricchito da:
– un Dossier monografico che passa in rassegna una nutrita sequenza dei nostri modi di dire: Annunciare a tutti la buona novella, il Signore ha voluto così, a posto con Dio, essere testimoni del Vangelo, Dio vede e provvede, Gesù accoglie tutti, Dio ti vede;
– un Sussidio pratico per celebrazioni particolari durante l’anno liturgico e per interpretare cristianamente le vicende della vita civile ed ecclesiale (Celebrazioni della Parola, Via Crucis, Novene…)
– una Rubrica «Per comunicare meglio»
Punto di riferimento insostituibile per la teologia cattolica contemporanea, la rivista Concilium delinea la mappa delle domande più pressanti che l’attualità pone alla riflessione teologica. E costringe la fede cristiana non solo a confrontarsi con il discorso pubblico, ma anche a impegnarsi nel dialogo con le prospettive specifiche delle diverse confessioni cristiane. Per la profondità dei contenuti, oltre che per l’ampiezza di respiro e la capacità di penetrazione intellettuale, Concilium riesce così a fornire risposte innovative e di convincente solidità alle questioni più importanti che si pongono alla teologia.
Il tema delle periferie urbane continua a rappresentare uno scoglio sociale su cui si infrangono numerose politiche pubbliche. La loro perenne attualità nei fatti di cronaca non è solo segno di un limite politico. C’è una sconfitta che avviene più a Monte e che riguarda il modo in cui queste sono spesso state mal comprese, fraintese e di conseguenza mal pubblicizzate. In questo complesso scenario, il paziente sforzo dell’autore consiste nel ricostruire il profilo umano di chi abita le periferie – le quali, oltre a essere viste come un luogo (terra di Mezzo: né centro città, né aperta campagna), divengono un’esperienza, quella dell’essere messi a distanza e privati di una relazione fondamentale. Iula disegna così l’ontologia sociale dell’essere periferico. E, alla fine del percorso, rende visibile il contributo che viene dalla teoria generativa: lì dove i dati acquisiti in precedenza beneficiano di quella rottura epistemologica che trasforma la separazione in un possibile radicamento, prima, e in memoria della svolta, poi.
L’Apocalisse di Giovanni – libro sacro ed enigmatico, che parla di angeli e demoni, di visioni celesti e sciagure terrene – intriga gli spiriti più curiosi e quelli più superstiziosi. A chi crede in Cristo suggerisce però, ancora oggi, «ciò che lo Spirito dice alle Chiese»: il Risorto, che appare in visione al profeta Giovanni come un cavaliere su un destriero bianco, ha già vinto e continua a sconfiggere Satana e le forze mortifere da esso dispiegate contro la Chiesa, l’amata fidanzata di Cristo stesso. Prendendo parte a tale vittoria, essa si appresta a diventare sua sposa per sempre.
Il presente saggio decifra magistralmente alcune tra le più misteriose profezie di cui è colma quest’ultima opera del Nuovo Testamento. Richiamando quattro parole-chiave – storia, profezia, liturgia, teologia –, l’autore giunge a un’acquisizione interessante: il veggente dell’Apocalisse ha offerto ai lettori una sorta di manuale di discernimento spirituale dei segni di Dio. A questo scopo ha fatto uso di numerosi simboli (astri, numeri, colori, animali, città ecc.) per insegnare ai cristiani perseguitati dall’Asia Minore della fine del I secolo – ma anche ai nostri contemporanei – a riconoscere l’appello di Dio nei fatti della storia, nei sentieri della Chiesa e nelle vicende stesse della vita.
Malgrado un rapporto spesso burrascoso, filosofia e religione si sono profondamente plasmate a vicenda su temi “di confine”.
Tim Bayne, in questo vivace testo introduttivo, esplora tutto il ventaglio delle classiche questioni che stanno alla base della filosofia della religione: che cosa implica il concetto di Dio? È possibile dimostrare che Dio esiste? Come dovremmo intendere la relazione tra fede e ragione? È possibile conciliare la presenza del male con la credenza in un Dio benevolo e onnipotente? La scienza potrebbe minare la razionalità di una fede nel divino? È possibile, o piuttosto desiderabile, una vita dopo la morte? In maniera competente e stimolante Bayne si confronta con tutte queste domande, e con molte altre ancora.