"Glauben und Wissen" (1802), qui proposto in una nuova edizione italiana, è un testo giovanile di Hegel dove si tematizza l'antico dilemma filosofico del rapporto fra ragione e fede. Lo sviluppo hegeliano cerca di andare al di là tanto del dualismo illuministico che contrappone finito e infinito, quanto di quello idealistico, in particolare di Kant, Jacobi e Fichte, che in altro modo di nuovo rimandano a un assoluto inconoscibile. "Credere", così tradotto, sottolinea il curatore, è esperienza resa possibile dalla stessa ragione. E lo è perché appunto esperienza dello spirito dove la verità di cui partecipa la coscienza finita si fa oggettiva.
Il volume mette a confronto analiticamente le opere fisiche di Aristotele con i dialoghi platonici sulle stesse tematiche (in particolare con il Timeo), per ricostruire la complessa articolazione del concetto di physis, dal cosmo alla considerazione degli esseri viventi. La via critica seguita, e indicata dai testi stessi, permette di ricostruire un percorso che si configura sempre come bifronte: le innegabili e, in alcuni casi, fondamentali divergenze tra Aristotele e Platone si innestano su comuni tematiche e domande, per cui, lì dove si segna una distanza, si deve anche riconoscere un punto di accordo. Il rapporto tra Aristotele e Platone va delineandosi in queste pagine nella cifra distintiva di un movimento di vicinanza/lontananza, che rende possibile cogliere il senso e l'effettivo valore della critica aristotelica.
L'occasione dello scritto qui reso in italiano con il titolo "La nostra epoca" fu l'uscita, nel 1845, della novella anonima "Due epoche", verso la quale Kierkegaard mostrò interesse letterario. Parallelamente alla stesura della Postilla conclusiva non-scientifica alle "Briciole filosofiche", iniziò a scriverne una recensione nel 1846, pubblicandola poi accresciuta di una riflessione conclusiva dove abbandona la finzione letteraria per la realtà, la critica estetica per la filosofia politica, e il riferimento alla novella per privilegiare il tempo storico. Un testo, successivamente ripreso in Germania con il titolo "Kritik der Gegenwart" (1914), che rappresenta una profetica analisi dell'età moderna, e pare destinato a essere un seme fecondo non solo per la Kierkegaard-Renaissance ma per la stessa cultura europea.
I problemi che un papa incontra nel governare la Chiesa non sono soltanto quelli divenuti immediatamente attuali, a volte davvero imponenti: in verità essi si sono accumulati nel corso del tempo e hanno radici spesso lontane nei secoli. Volgere lo sguardo all'indietro è utile a comprendere che quanto di frequente va sotto il nome di "tradizione" cristiana il più delle volte è una sedimentazione di pratiche consolidatesi nel tempo. Il volume intende leggere i grandi gesti di papa Francesco in una prospettiva ricavata dalla profondità della storia che lo precede e dalle sfide che la christianitas gli consegna: il ruolo dei laici e il ruolo del clero dal primo cristianesimo ad oggi, l'affermarsi del potere ecclesiastico e il passaggio da vescovo di Roma a papa, il concilio Vaticano II e la fine dell'età costantiniana, i beni della Chiesa e il loro uso. Se questi temi non da ora stanno davanti alla Chiesa, un pontificato nel quale la pratica del servizio papale davvero prevalga su un semplice esercizio del potere non può esimersi dall'affrontarli.
Questo libro costituisce una delle ricerche più originali sulla natura e la storia dell'età preromantica e romantica, intesa come epoca che si conclude a Novecento inoltrato, dopo la "frattura" operata da Nietzsche. Prendendo in esame gli scritti e le posizioni teoriche di Hamann, Herder, Friedrich Schlegel, Novalis, Hölderlin, Schelling, Creuzer, Görres, i fratelli Grimm, Bachofen, Nietzsche, Spengler, Klages e Baeumler, l'autore ricostruisce le vicende degli intricati rapporti tra lo Sturm und Drang, il Romanticismo di Jena e quello di Heidelberg, tra idealismo e romanticismo, facendo emergere l'immagine duplice di un secolo, l'Ottocento, attraversato tanto da sistemi di filosofia della storia quanto da una concezione della storia di tipo simbolico. Una dialettica, mito/storia, infranta dal pensiero di Nietzsche e divenuta tema centrale nel Novecento, in particolare nel cosiddetto Mythos Debatte degli anni Ottanta. Ad emergere, dalla storia e dalla poesia del romanticismo tedesco qui scandagliati, è un concetto di natura radicalmente diverso rispetto a quello settecentesco, quale orizzonte enigmatico e alternativo al pensiero nichilistico affermatosi in Europa.
Il tema del rapporto fra platonismo e cristianesimo è stato introdotto e sviluppato a partire dalla prima età moderna, declinandosi perlopiù come antiplatonismo. Questo volume, attraverso un'analisi storica, dopo aver delineato i tratti fondamentali di tale recezione critica degli studi patristici si sofferma sul controverso concetto di "platonismo cristiano", cercando di mostrare, con approccio filologico ai testi, l'influsso profondo della tradizione platonica nell'elaborazione di alcuni motivi centrali della riflessione cristiana. Questioni come la comprensione dell'uomo e di Dio, la concezione del Fondamento divino della realtà e la Trinità, sono assunte in queste pagine come punti decisivi di osservazione del confronto avvenuto fra la teologia cristiana dei primi secoli e la filosofia greca, in una dialettica di sfida e trasformazione.
Heidegger tra filosofia e teologia
IN QUESTO NUMERO
I. BERTOLETTI, Alessandro Spina, signore della "spruzzatura". Un ricordo
Heidegger tra filosofia e teologia
a cura di Alberto Anelli
A. ANELLI, Oltre la modernità. Filosofia e teologia alle prese con l’evento
Th. SHEEHAN, Prolegomeni alla questione di Heidegger e Dio
Ph. CAPELLE-DUMONT, Teologia e soteriologia in Martin Heidegger. Studio critico
A. ANELLI, Heidegger e la teologia. Verso un nuovo paradigma
T. KLEFFMANN, Filosofia e teologia in Heidegger
D. ALBARELLO, Dalla metafisica alla verità come evento. La rilettura dell’Ereignis in J.B. Lotz, B. Welte e M. Muller
G. NOBERASCO, L’evento escatologico e la ridefinizione della ragione teologica. Sviluppi teologici dell’eredità barthiana
NOTE E RASSEGNE
R. CALDARONE, Attrezzi per vivere. Physis e natura umana dopo Heidegger
DOCUMENTI
A. FOGAZZARO, Cinque lettere inedite a Gida Rossi (a cura di E. Castelnovi)
DESCRIZIONE: Divenuto centrale nella riflessione etico-politica contemporanea, il termine “responsabilità” è usato con una varietà di accezioni non riconducibili a un’unità di significato. Di qui prendono le mosse gli interrogativi di questo volume. Che cosa significa responsabilità? A quali condizioni consideriamo responsabile un’azione? Non si tratta di una ricostruzione storica o di una ricerca empirica, ma trascendentale: avente per oggetto ciò senza di cui non ha senso parlare di azione responsabile. In questa prospettiva, fenomenologica, si delineano concetti quali legge, colpa, coscienza morale, responsabilità, libertà, giustizia, esplorati lungo il pensiero moderno e contemporaneo, da Kant a Lévinas e Derrida.
COMMENTO: Un percorso nella filosofia moderna e contemporanea attraverso i testi di Derrida, Levinas, Kant, Cohen, Heidegger e Bergson per comprendere il concetto di giustizia, coscienza morale, responsabilità.
VINCENZO COSTA insegna filosofia teoretica presso l’Università del Molise. Studioso del pensiero contemporaneo, si è occupato della tradizione fenomenologica, in particolare di Husserl, di cui ha tradotto alcune delle opere più importanti, di Heidegger e di Derrida. Tra i suoi lavori: La fenomenologia (con P. Spinicci e E. Franzini, Torino 2002), La verità del mondo. Giudizio e teoria del significato in Heidegger (Milano 2003), Esperire e parlare. Interpretazione di Heidegger (Milano 2006), Il cerchio e l’ellisse. Husserl e il darsi delle cose (Cosenza 2007), Husserl (Roma 2009), I modi del sentire. Un percorso nella tradizione fenomenologica (Macerata 2009), Fenomenologia dell’intersoggettività. Empatia, socialità e cultura (Roma 2010), Distanti da sé. Verso una fenomenologia della volontà (Milano 2011), Alterità (Bologna 2011), Heidegger (Brescia 2013).
COLLANA: Filosofia - Testi e Studi n. 46
DESCRIZIONE: La prospettiva della fede è il primo dei Due discorsi edificanti dell’anno 1843, qui tradotto dalla nuova edizione critica danese degli scritti di Kierkegaard. La “prospettiva” è appunto quella di un credente che vuole aiutare un altro uomo ad avere fede anzitutto liberandolo dai dubbi di origine razionale. Non è direttamente Cristo l’oggetto di queste pagine, né il cristianesimo, ma anzitutto un contenuto teoretico: l’uguaglianza, evangelica, di tutti gli uomini di fronte al Padre – un’assoluta trascendenza irriducibile all’immanenza del soggetto. Questo significa che se la fede non può essere chiusa dentro il cerchio dell’umano dubitare, viceversa non può dirsi un fatto separato da quel dubitare, ma piuttosto un cammino, che si svolge attraverso il mondo e con Dio.
COMMENTO: La prospettiva della fede è il primo dei Due discorsi edificanti di S. Kierkegaard, datati 1843. Questa è la prima edizione italiana, condotta sull'edizione critica danese. Un testo che merita attenzione per il ricorrere dell'Anno della Fede, voluto da Joseph Ratzinger.
Di SOREN KIERKEGAARD (1813-1855) è in corso di stampa presso Morcelliana la quarta edizione riveduta e ampliata dei Diari.
UMBERTO REGINA, già ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Verona, per Morcelliana ha pubblicato: La vita di Gesù e la filosofia moderna (1979); L’uomo complementare (1988); Servire l’essere con Heidegger (1995); Kierkegaard (2005); e curato: con E. Rocca, Kierkegaard contemporaneo (2007); di S. Kierkegaard, Gli atti dell’amore (2009) e Briciole filosofiche (2012).
DESCRIZIONE: Una storia inventata è perlopiù intesa come una vicenda non accaduta realmente. Da certe narrazioni, però, dipende una lunga storia di significati, riflessioni, richiami. Questo è il caso del racconto biblico primordiale di Adamo ed Eva: vero perché narrato o narrato perché vero? Se ha dell’incredibile, tuttavia attorno a questo episodio tramandato dal catechismo si sedimentano i capisaldi della cultura occidentale, non solo rintracciabili nell’Antico e Nuovo Testamento, ma nell’arco della letteratura e del pensiero dall’antichità sino a oggi. L’atto del mangiare la mela (un’invenzione, dato che in latino si parla di malum), elevato a simbolo del peccato originale, ha una portata universale nei concetti, correlati, di colpa e trasgressione e nella figura del diavolo. Temi presi qui in esame toccando idealmente gli estremi di una parabola che ha appunto la matrice nel libro della Genesi, una compiuta espressione nei testi di Paolo e i suoi effetti nella psicanalisi moderna.
COMMENTO: Il tema del peccato nelle rilettura dei testi biblici. Quanto, come e dove è presente la parola «peccato»? Si interrogano i maggiori specialisti.
PIERO STEFANI è presidente dell’associazione «Biblia » e insegna Ebraismo alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo alcune delle più recenti: Gesù. Un nome che ci accompagna da duemila anni (il Mulino, 2012); Dalla Bibbia al Talmud. Breve introduzione all’ermeneutica rabbinica (San Paolo, 2012). Per Morcelliana: Fede nella Chiesa? (2011).