DESCRIZIONE: Probabilmente non fu realmente crocifisso Husayn ibn Mansur al-Hallaj, nato a Tur, in Iran, intorno all’857, e morto a Baghdad nel 922, per sentenza pronunciata dal califfo. Ma il legno a cui fu appeso ha in ogni modo, per noi, valore di icona di un martirio, di una morte subìta e accolta da un uomo che non ha voluto accettare di mettere distanza fra sé e il Dio nel quale riversava il suo amore.
Un amore che ritroviamo nelle sue parole – «Io sono il Vero ...», «Io sono Colui che amo e Colui che amo è me ...», «Religione di croce sarà la mia morte ...» –, espressione di una delle più alte voci della mistica islamica.
(dalla Premessa di Gabriella Caramore)
ALBERTO VENTURA è docente di Islamistica presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Ha curato l’edizione di Al-Hallaj, Diwan (Marietti, Genova 1987) e Il Cristo dell’Islam. Scritti mistici (Mondadori, Milano 2007).
Pannenberg può essere visto come il teologo che in ambito protestante ha raccolto in forma evidente la sfida dell'illuminismo. Il programma che egli persegue va sotto il nome di "rivelazione come storia" e con esso vuole allontanarsi da una concezione della rivelazione legata all'autorità di Dio e/o della Parola. Se la rivelazione avviene mediante la storia, allora è disponibile universalmente e in rapporto ad essa si può esercitare il pensiero critico. Il rapporto tra fede e ragione non è più di contrapposizione, bensì di continuità. In questa prospettiva la teologia si confronta con tutte le forme del sapere, compreso quello scientifico, e in tal modo riesce a dire il significato della fede per l'esistenza dell'uomo contemporaneo.
Conosciuto e amato per le riflessioni sull'uomo e su Dio, in Pascal è possibile ritrovare una costellazione di frammenti sulla politica. Politica quale la poteva intendere uno sguardo "profondamente moderno" come quello pascaliano: una disincantata analisi della "forza" che governa la vita civile, della "fragilità" della giustizia terrena, dell'"opinione" e del "divertissement" cui si assoggettano gli uomini. Un disincanto segnato - pur nella vicinanza a Montaigne e Hobbes - da un timbro tragico, proprio del cristianesimo paradossale di Pascal.