
DESCRIZIONE: Insondabile il mistero che tutto avvolge, fonda, fa vivere. Per dirlo si deve ricorrere a metafore, in genere di carattere spaziale, che rimarcano la distanza abissale e quindi invalicabile, a meno che ci si lasci attrarre dalla irresistibile forza che da esso promana.
In queste poesie il mistero è fondamento, ragione (Grund), sostegno. E la morte non richiama forse l’abisso, gli inferi? Essa richiama il morire che è/fu di Cristo, ed è la condizione nella quale ci si perde nel nulla che però diventa il tutto, nella quale si abbandona la propria identità per diventare se stessi, poiché lì si raggiunge il fondamento dell’essere, la fusione con la sostanza originaria, che ora, caduto l’ultimo lembo del velo, rivela il suo volto di Seconda Intelligenza.
Audace affermazione, passibile di accusa di panteismo se non si trattasse di un linguaggio nel quale – come in questa mistica cristocentrica – le parole non corrispondono più al significato originario, dove anche il Nome pronunciato viene consumato dalla fiamma dell’amore.
(Giacomo Canobbio)
COMMENTO: Un evento editoriale: il primo libro di Arnoldo Mosca Mondadori, che rivela una originale mistica. Brevi ma intense meditazioni in forma di colloqui con il Padre, Gesù, la Trinità, Maria. La visione mistica diviene parola profonda che colpisce il lettore.
ARNOLDO MOSCA MONDADORI, trentotto anni, vive a Milano. È sposato e ha due figli. Laureato in filosofia, lavora in ambito editoriale, televisivo e sociale. Attualmente dirige la “Arnoldo Mosca Mondadori Editore”, casa editrice che si occupa d’arte e spiritualità.
Enzo Bianchi non concede nulla al rumore delle mode o ai rituali della comunicazione mediatica, che, negli ultimi anni, hanno fagocitato anche i più diversi temi della fede impoverendoli o svuotandoli. Sceglie il terreno più difficile da calcare, ma anche quello di più vitale importanza per la storia e per la fede. Si rimette dunque sulle vie della Palestina dell’epoca di Gesù, ripercorre le rive del Giordano e del Mar Morto, scava i diversi strati della composita religiosità del tempo, accogliendo l’ipotesi di un Gesù vicino, come d’altra parte lo era Giovanni Battista, al movimento essenico e alla comunità di Qumran.
I “delitti” compiuti da Gesù, le azioni “blasfeme” in cui si compendiano la sua vita e il suo insegnamento sono tutti gesti e parole di libertà e di misericordia. Ma Gesù ferisce il corpo della tradizione e la struttura del potere religioso, colpisce il suo cuore recidendo il sistema di connessioni attraverso cui esso si riproduce: la Legge, il legame con la Terra e quello con la Famiglia, il Tempio. Questi sono gli elementi che sostengono la tradizione, e qui, su queste pietre, batte la parola di Gesù, qui passa il vento impetuoso della sua proposta di libertà, che spezza questi legami liberando lo Spirito rimastovi imprigionato. Per questa libertà Gesù viene condannato e messo a morte. Una libertà che le fedi, impigliate nella trama vischiosa della storia, non sempre sono state capaci di sostenere. Una libertà che sempre spaventa, con la sua sfida, l’ordine chiuso dei poteri costituiti.
COMMENTO: Per la Pasqua 2010 un limpido e chiaro dialogo sul mistero della Resurrezione.
ENZO BIANCHI è priore della Comunità Monastica di Bose. Per la Morcelliana ha pubblicato: Quale fede (20022); I paradossi della Croce (20012); La vita altrimenti. Pensieri sul monachesimo (2006); Immagini del Dio vivente (2008).
DESCRIZIONE: Per Plessner, il fatto che la filosofia non abbia risposte è già una risposta, è la presa d’atto che la complessità della vita non può prevederne di nette e conclusive, se non a discapito del vero. Se risolvere problemi è possibile, sciogliere enigmi non lo è: piuttosto si tratta di riproporli da un’angolazione diversa, alla luce del tempo e dello spazio trascorsi. Uno di questi enigmi riguarda l’uomo.
Nei saggi qui tradotti egli tenta per un verso di fornire un fondamento e uno statuto all’antropologia filosofica, delineandone compiti, funzioni, obiettivi, strumenti; per un altro, cerca di far fronte alle obiezioni di fondo avanzate da Martin Heidegger nei confronti di tale disciplina, che rischiarono fin dal principio di minarne alla radice pretese e legittimità.
Le due prospettive restano separate e antitetiche, poiché quella di Heidegger resta un’ontologia a cui la vita umana serve da sostegno; quella di Plessner, un’antropologia, che tutt’al più apre alla metafisica. Ma nonostante le strade divergano, entrambe conducono, dall’alto e dal basso, al medesimo punto di contatto, all’uomo absconditus, misterioso e incomprensibile quanto un Dio.
COMMENTO: La traduzione di un piccolo classico del pensatore del '900 che ha fondato l'antropologia come disciplina filosofica.
HELMUTH PLESSNER (1892-1985) è stato, con Scheler e con Gehlen, uno dei fondatori dell’antropologia filosofica contemporanea. Tra le sue opere in italiano: I gradi dell’organico e l’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica (Bollati Boringhieri 2006); Potere e natura umana (Manifestolibri 2006); Antropologia dei sensi (Raffaello Cortina 2008).
ORESTE TOLONE insegna Antropologia filosofica all’Università di Chieti. Per Morcelliana ha curato di Bernhard Welte, Sul male. Una ricerca tomista (2008).
DESCRIZIONE: Uscita postuma nel 1981 a cura di Fulvio Tessitore, quest’opera s’è imposta subito come il capolavoro di Piovani. Un testo dove confluiscono i suoi pluridecennali e innovativi scandagli su storicismo, esistenzialismo e filosofia morale nel pensiero contemporaneo, ed assumono un profilo teoretico spesso nascosto nelle opere precedenti. Qui è la categoria di «assenza» – deesse – ad assumere una funzione centrale: nell’uomo v’è una costitutiva «difettività» che pungola a costruire possibili orizzonti di senso, pur nella consapevolezza della loro fragilità. L’«assenza» è quindi il paradossale fondamento di un’etica della finitudine: «gli esistenti sono in quanto si fanno, il loro farsi è un produrre effettività, essi non possono essere in quanto sono, ma in quanto divengono e il loro divenire è un continuo difendersi dall’inesistenza, una continua assunzione di coscienza della precarietà combattuta». Sono pagine dove il dialogo con Pascal, Kant, Heidegger, Nietzsche delinea uno «storicismo esistenziale», un modello tragico della vita e una teoria pluralistica dei valori. Una prospettiva che – memore della teologia negativa – riconosce nella responsabilità dell’agire morale la religiosità dell’esistenza.
COMMENTO: Un classico della filosofia morale italiana contemporanea in una nuova edizione curata da uno dei suoi allievi. I temi trattati: l'uomo, la finitezza, la morte, l'agire morale...
PIETRO PIOVANI (1922-1980), tra i maggiori filosofi italiani della seconda metà del Novecento, ha insegnato a lungo all’Università di Napoli. Tra le sue opere ricordiamo: Filosofia e storia delle idee, Conoscenza storica e coscienza morale; Giusnaturalismo ed etica moderna; Principi di una filosofia morale. Presso la Morcelliana: La teodicea sociale di Rosmini.
DESCRIZIONE: Da qualche tempo nel mondo cristiano è vivamente avvertita l’aspirazione a una concentrazione essenziale dei contenuti oggettivi della fede, che renda più agevole e spontaneo al credente raccoglierli nell’unità della sua adesione soggettiva, del suo assenso a Cristo il quale, comunicandosi all’uomo, glieli ha rivelati. L’ambizione di creare una nuova formula sintetica delle credenze può tuttavia opportunamente cedere di fronte a una riscoperta e a un’interpretazione rinnovata, inserita nel nostro tempo e sintonizzata sulla nostra cultura, del compendio delle verità cristiane offerto, con l’autorevolezza della tradizione, dal Credo, dal Simbolo cosiddetto degli Apostoli, più originario e meno segnato da aspetti di controversia teologica del più ampio Credo niceno-costantinopolitano. L’autore di questa concisa riflessione, senza proporsi intenti “scientifici”, animato da passione apostolica, ha voluto esporre il Credo, in continuo riferimento principalmente alle fonti bibliche, per quelle persone, soprattutto laici, la cui cultura, magari ragguardevole in campo profano, risulta non adeguatamente informata in quello della fede cristiana, cosicché sperimentano una frattura, o almeno uno iato tra le due dimensioni della loro formazione. Elementi dottrinali, “catechetici” in senso preciso, doverosamente non sono trascurati, ma entrano in un discorso fluente, che cerca di sfuggire al minuto nozionismo e riconduce tutto alla centralità di Cristo, mostrando la continuità, attestata dal Credo, fra Scrittura e insegnamento ecclesiale. L’autore presenta, con discrezione, anche punti di vista, “opzioni” teologiche proprie.
COMMENTO: Una concisa riflessione in cui l'Autore, senza intenti "scientifici", animato da una passione apostolica, espone il Credo, con riferimento soprattutto alle fonti bibliche, anche per i non specialisti. Un libro per tutti.
GIULIO CITTADINI d.O. (Trento 1924) ha compiuto i suoi studi a Brescia nelle scuole pubbliche. Dopo la partecipazione alla Resistenza, è stato ordinato sacerdote nel 1950 presso l’Oratorio dei Padri della Pace di Brescia. Dottore in teologia a Venegono con una tesi su Armando Carlini, è stato docente di religione negli Istituti superiori e assistente per vari anni di FUCI e MEIC. È attivo in iniziative ecumeniche e sulla famiglia, e collabora con «Humanitas» e altre riviste. Presso la Morcelliana ha pubblicato: Elevato da terra (1987); Invitati a sperare (1996); La tenda e i paletti (Isaia 54,2) (2000); Sull’umiltà. Spunti di meditazione (2003) e Virtù quotidiane (2006).
SOMMARIO
Alberto Camplani - Alessandro Saggioro, Editorial
SEZIONE MONOGRAFICA / THEME SECTION
L'insegnamento della Storia delle religioni in Europa tra scuola e università
- Alessandro Saggioro, Religione, Storia delle religioni, Religious Studies. Dilemmi umanistici fra società, scuola e università
- Flavio Pajer, Religioni a scuola. Modelli, problemi e sfide dall’Europa
- Wanda Alberts, L’insegnamento della Storia delle religioni in una prospettiva europea
- Tim Jensen, Lo studio delle religioni e Religione in Danimarca
- Andrzej Szyjewski, Political Factors in Religious Knowledge Teaching – The Case of Religious Education in Poland
- Athanasia Drakouli, L’insegnamento della religione ortodossa nella scuola statale greca
- Maria Chiara Giorda, Il “caso” Italia: storia, attualità, progetti
- Francisco Diez de Velasco, La enseñanza de las religiones (enplural) en la escuela en España. Historia, problemas y perspectivas
- Gaetano Lettieri, L’ora di religione come questione aporetica
SAGGI / ESSAYS
- Corrado Bologna, “Mitsingen ist verboten”. Cinquantanni dopo Gli eroi greci di Angelo Brelich
- Giovanni Garbini, Chi ha creato Adamo?
- Monica Casadei, Le Odi di Salomone nel racconto mitico dell’ascesa di Pistis Sophia (Codex Askewianus)
NOTIZIARIO
Emanuela Prinzivalli, Attività scientifica del Dipartimento di Studi Storico-Religiosi (a.a. 2008/2009 II parte)
DESCRIZIONE: «L’annientamento degli uomini è una scienza empirica: senza dottrina, senza principi, nessuna codificazione, nessun vincolo. Solo obiettivi. Quando si mancano si cambia strada, ci si sbarazza di regolamenti e circolari, di direttori e di guardie e si procede. Così alle Solovki è stato inventato il Gulag. Dal nulla. Sperimentando».
Un testo dove la scrittura diventa evocazione di questa «epoca tremenda», narrando tra le altre l’esperienza di Pavel Florenskij. È un ascolto delle voci, talvolta senza nome, di uomini annichiliti da un’idea di bene – perseguita idolatricamente come assoluta.
COMMENTO: La storia dell'internamento e della morte sotto il regime comunista di Pavel Florenskij (1882-1937), il maggiore filosofo e teologo ortodosso russo, scritta in forma di avvincente racconto.
MAURIZIO CIAMPA per Morcelliana ha già pubblicato Nove croci. Immagini della Passione (1997). Fra le altre sue opere: Tutto quello che offre il mondo. Vita del pittore Shitao e del principe Zhu Ruoji (Bollati Boringhieri 2006); Domande a Giobbe. Modernità e dolore (Bruno Mondadori 2005).
La direzione spirituale rappresenta un aspetto fondamentale della storia del cristianesimo: il percorso verso la perfezione, inteso non tanto dal punto di vista teologico, dogmatico e sacramentale, ma come risultato di un rapporto vivo, pratico e concreto tra maestro spirituale e discepoli, che comprende apprendimento, formazione, trasmissione dei contenuti religiosi, elaborazione di modelli di comportamento e loro interiorizzazione, rapporto fra norme e libertà interiore. Se il fenomeno trova la sua istituzionalizzazione nell’età della Controriforma come strumento primario del controllo delle coscienze e di imposizione di comportamenti codificati questa Storia della direzione spirituale vede nella ricerca della perfezione sotto una guida già esperta, una pratica di lunghissimo periodo da indagare nelle sue concrete dimensioni storiche, antropologiche, sociali e intellettuali. Il medioevo, sulla base di questa impostazione, si è presentato come una “sfida”: non più periodo in cui cogliere gli “antecedenti” di una pratica teologicamente sistematizzata, ma l’ambito storico in cui sforzarsi di “inseguire” le tracce, “fiutarne”, per così dire, la presenza nelle testimonianze, individuando le forme molteplici e diversificate del rapporto fra “maestro” e “discepolo”. Il volume propone un’esplorazione nelle fonti alla ricerca di nuovi luoghi e nuovi protagonisti: la realtà monastica, poi gli ordini mendicanti, come pure le confraternite laiche, gli spazi pubblici e quelli domestici. Il medioevo si presenta come l’epoca nella quale, più che in ogni altra, la varietà di declinazioni del fenomeno permette di individuare dislivelli sociali e culturali, differenze di status (monaci, chierici, laici, e, all’interno del laicato, di condizione sociale) e di genere (uomini e donne), e di cogliere la dialettica fra persistenze e innovazioni.
COMMENTO: L'opera in tre volumi Storia della direzione spirituale, curata da Giovanni Filoramo, si conclude con la pubblicazione di quest'ultimo volume dedicato alla direzione spirituale in età medievale e curato da Sofia Boesch Gajano.
Saggi di: S. Boesch Gajano - S. Pricoco - L. Lazzari - R.M. Parrinello - V. von Falkenhausen - U. Longo - L. Moulinier Brogi - C. Leyser - M. Cristiani - R. Savigni - C. Frova - M. Garzanti - S. Vecchio - R. Michetti - A. Tilatti - A. Benvenuti - P. Jiménez Sachez/B. Brouns - M. Benedetti - I. Gagliardi - S. Spanò Martinelli.
LA CURATRICE Sofia Boesch Gajano ha insegnato Storia medioevale nelle Università di Siena, L’Aquila, Roma Tre. È Presidente dell’Associazione Italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia e del Centro Europeo di Studi Agiografici. È direttore responsabile della rivista «Sanctorum» e membro della direzione di «Quaderni Storici» e di «Società e storia». Tra le sue pubblicazioni: Agiografia altomedievale, Il Mulino, Bologna 1976; La santità, Laterza, Roma-Bari 1999; Gregorio Magno. Alle origini del medioevo, Viella, Roma 2005; (in collaborazione) Storia della santità nel cristianesimo occidentale, Viella, Roma 2005. Presso la Morcelliana ha curato, con Enzo Pace, Donne tra saperi e poteri nella storia delle religioni, 2007.
DESCRIZIONE: Il secondo tomo del volume dedicato all’influenza di Aristotele comprende saggi relativi all’età moderna e all’età contemporanea. Per l’età moderna è evidente la persistenza della filosofia pratica di Aristotele, la quale, dopo essersi eclissata nell’antichità ellenistica e nella tarda antichità, ed essere stata riscoperta nel medioevo, sia musulmano che ebraico e cristiano, sopravvive nel Seicento e nel Settecento, soprattutto in Germania.
Per quanto riguarda l’Ottocento i saggi riguardano la critica di Hegel al principio di non contraddizione, e l’influenza di Aristotele sui critici di Hegel: Feuerbach, Trendelenburg, Marx e Kierkegaard. Per la Germania è anche massiccia l’influenza di Aristotele su Brentano e, attraverso di lui, su tutti i suoi discepoli, da Husserl a Meinong, a Twardowski, a Freud. Interessante è anche il rapporto intrattenuto con Aristotele da Paul Natorp, che ebbe ad influenzare, insieme con la dissertazione di Brentano, Martin Heidegger.
I capitoli dedicati all’età contemporanea illustrano la presenza di Aristotele in Heidegger e nella filosofia analitica inglese, ovvero nell’analisi del linguaggio ordinario condotta da J. Austin, G. Ryle, P. Strawson, D. Wiggins e altri. Indi illustrano la cosiddetta riabilitazione della filosofia pratica, prima in Germania, ad opera di filosofi come H.-G. Gadamer e J. Ritter, e poi negli USA, ad opera di A. MacIntyre, H. Jonas, Martha C. Nussbaum. La raccolta si conclude con un saggio sul “tomismo analitico”.
COMMENTO: Il secondo tomo dell'ultimo volume dell'opera sulla filosofia aristotelica di Enrico Berti si occupa delle recezione del pensiero aristotelico nell'età moderna e contemporanea, con particolare attenzione a Heidegger, Gadamer, Marx, Kierkegaard... Un capitolo inedito della storia culturale dell'Occidente.
ENRICO BERTI è professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni: La filosofia del “primo” Aristotele (Padova 1962, II ed. Milano 1997), L’unità del sapere in Aristotele (Padova 1965), Studi aristotelici (L’Aquila 1975), Aristotele: dalla dialettica alla filosofia prima (Padova 1977), Profilo di Aristotele (Roma 1979, III ed. 1994), Le ragioni di Aristotele (Roma-Bari 1989), Aristotele nel Novecento (Roma-Bari 20082), In principio era la meraviglia (Roma-Bari 2007). Presso la Morcelliana ha pubblicato: Nuovi studi aristotelici. I- Epistemologia, logica e dialettica (2004, in corso di traduzione in portoghese); II - Fisica, antropologia e metafisica (2005, in corso di traduzione in portoghese); III - Filosofia pratica (2008, in corso di traduzione in portoghese), IV/1 - L'influenza di Aristotele. Antichità, Medioevo e Rinascimento.