
Il villaggio di Halimunda, nel cuore dell'isola di Giava, incanta da sempre abitanti e forestieri con le sue storie. Dalla principessa Rengganis, che sposò un cane perché nessun uomo era degno di lei, a Ma lyang, che volò via da una rupe anziché rassegnarsi a un'esistenza infelice, una moltitudine di anime bizzarre e tormentate ha popolato la comunità di pescatori nel corso dei secoli. L'ultima erede di questa genia di figure prodigiose è Dewi Ayu, la prostituta più richiesta del bordello di Marna Kalong, madre di quattro irresistibili figlie. Le loro vicende di passione e dolore, lusinghe e violenza, si intrecciano alla storia dell'Indonesia del Novecento: all'avidità del colonialismo europeo e alla ferocia dell'occupazione giapponese, al sangue della rivoluzione comunista e alla brutalità della dittatura. Eka Kurniawan dà forma a una saga caleidoscopica, ricca di magia, che è al tempo stesso il ritratto di un paese affascinante e una lucida e accorata lezione d'amore.
Da qualche tempo Millennium non naviga in buone acque e Mikael Blomkvist, il giornalista duro e puro a capo della celebre rivista d'inchiesta, non sembra più godere della popolarità di una volta. Sono in molti a spingere per un cambio di gestione e lo stesso Mikael comincia a chiedersi se la sua visione del giornalismo, per quanto bella e giusta, possa ancora funzionare. Mai come ora, avrebbe bisogno di uno scoop capace di risollevare le sorti del giornale insieme all'immagine - e al morale - del suo direttore responsabile. In una notte di bufera autunnale, una telefonata inattesa sembra finalmente promettere qualche rivelazione succosa. Frans Balder, un'autorità mondiale nel campo dell'intelligenza artificiale, genio dell'informatica capace di far somigliare i computer a degli esseri umani, chiede di vederlo subito. Un invito che Mikael Blomkvist non può ignorare, tanto più che Balder è in contatto con una super hacker che gli sta molto a cuore. Lisbeth Salander, la ragazza col tatuaggio della quale da troppo tempo non ha più notizie, torna così a incrociare la sua strada, guidandolo in una nuova caccia ai cattivi che punta al cuore stesso dell'Nsa, il servizio segreto americano che si occupa della sicurezza nazionale. Ma è un bambino incapace di parlare eppure incredibilmente dotato per i numeri e il disegno a custodire dentro di sé l'elemento decisivo per mettere insieme tutti i pezzi di quella storia esplosiva che Millennium sta aspettando.
Undici anni fa «Time» incoronò persona dell'anno «You»: «You control the Information Age. Welcome to your world» si leggeva in copertina. Ma è davvero cosi? Siamo noi a controllare l'informazione grazie alla rete? A ben vedere, il «rumore di fondo» ha preso il sopravvento, disorienta i cittadini e ne influenza le decisioni. Vaccinare i propri figli, iniziare una terapia medica, fidarsi della scienza o lasciare che si insinui il dubbio, mettendo in discussione certezze ormai acquisite? E come agire da elettori consapevoli? E possibile operare una scelta ponderata sottoposti come siamo al fuoco di fila di notizie inesatte, falsi allarmismi, parole di odio? Francesco Nicodemo prova a smascherare in questo libro le distorsioni che agiscono sulla nostra percezione della realtà. In ballo vi è la vittoria tra due visioni contrapposte: un mondo ripiegato su se stesso e sulle proprie paure, che propone ricette anacronistiche a problemi sempre nuovi, e uno aperto, ottimista, orientato al progresso. Sullo sfondo, una profonda convinzione: la risposta più decisa deve arrivare dalla politica. In che modo? «Coinvolgendo, dialogando, usando in maniera costruttiva le potenzialità offerte dal digitale, facendo sentire ciascuno protagonista di un progetto comune».
Marie Wall, celebrata star di Hollywood, è tornata a Fjällbacka per le riprese di un film su Ingrid Bergman di cui è la protagonista, e in paese non si parla d’altro. Trent’anni prima, quando era ancora una ragazzina, Marie e la sua amica del cuore erano state accusate di aver ucciso la piccola Stella, una bambina di appena quattro anni, la cui morte aveva profondamente scosso l’intera comunità. Quando alle porte di Fjällbacka, dove ora riecheggiano i suoni dell’estate, un’altra bambina scompare misteriosamente nelle stesse circostanze, il ricordo di quei drammatici eventi riaffiora con forza. Può davvero essere una coincidenza? Per capire se esiste un collegamento tra passato e presente, Patrik Hedström e la sua squadra devono disseppellire verità taciute per lunghi anni. Ed Erica, che al caso Stella lavora già da un po’, ha intenzione di fare di tutto per aiutare la polizia, mettendo a disposizione la sua principale abilità: quella di scavare a fondo nei vecchi casi di omicidio, cercando di scoprire che cos’è realmente accaduto e, soprattutto, perché. Intanto, intorno a loro cresce la paura, paura dell’ignoto e del diverso, che esaspera il clima di sospetto e alimenta un odio che arde come fuoco. In una rinnovata caccia alle streghe, quella stessa terra che secoli prima era stata illuminata da innumerevoli roghi, innalzati in nome di una folle lotta contro il demonio, minaccia di bruciare ancora, e di perdersi in un’immensa oscurità.
«Una nazione al tramonto è un paese che non riesce più a crescere, che si smaglia e si disunisce, e che consuma una frattura con il proprio passato, non riuscendo neppure più a immaginare un futuro. Smarrito il filo della sua vicenda novecentesca, l'Italia odierna è in una condizione siffatta». Ernesto Galli della Loggia ha raccontato negli ultimi vent'anni la crisi del nostro paese in tutte le sue forme: la politica scossa dalla fine delle appartenenze e dal trionfo dell'antipolitica, la società incapace di conciliare multiculturalità e salvaguardia della tradizione nazionale, i valori cristiani indeboliti sotto il peso di innumerevoli tensioni. Passando in rassegna senza sconti tutti i sintomi di un malessere quotidiano - assenza di visione della politica, ristagno dell'economia, una giustizia piena di ambiguità e dai tempi esasperanti, un sistema d'istruzione che non riesce più a fungere da ascensore sociale, il divario Nord-Sud che si aggrava -, queste pagine restituiscono oggi un impietoso ritratto politico e sociale dell'Italia che non sa essere protagonista del proprio tempo. Una metamorfosi tale da indurre l'autore a una considerazione solo apparentemente paradossale: «Sono nato italiano ma mi viene da chiedermi, a volte, se morirò tale. Nella mia generazione, quella che ha visto la luce durante o a ridosso della guerra, sospetto proprio di non essere il solo che più o meno consapevolmente si pone una domanda come questa».
«Stop all'austerity» è lo slogan da anni sulla bocca di tutti: politici - al governo e all'opposizione -, giornalisti, economisti. L'intento è sempre lo stesso: far passare il messaggio che le misure d'austerità siano fallaci, e addirittura dannose, per conquistare facili consensi. Risolvere la crisi sarebbe a portata di mano, basterebbe tornare a spendere risorse pubbliche, riappropriarsi della sovranità. Ma è davvero così? E, soprattutto, il rigore è stato realmente applicato in questi anni in paesi come l'Italia o la Francia? Veronica De Romanis sgombra il campo dai pregiudizi smontando tutti gli argomenti contro l'austerità, riassumibili nei sei aggettivi che spesso l'accompagnano: eccessiva, recessiva, imposta, ingiusta, inutile e responsabile dell'ascesa di forze populiste. Con esempi concreti e dati alla mano, l'autrice ne mostra i due volti. L'austerità «buona», nelle parole di Mario Draghi, «prevede meno tasse e una spesa concentrata su investimenti e infrastrutture», fa crescere e infatti non ha impedito ai leader che l'hanno praticata di vincere, come in Lettonia e nel Regno Unito, o di ottenere la maggioranza dei voti, in Portogallo e in Spagna. Quella «cattiva», al contrario, privilegia l'aumento delle tasse a scapito di tagli della spesa improduttiva e può alimentare il populismo. Una lettura utile per capire se l'Europa è stata davvero «rovinata dall'austerità», come ebbe a dire Alexis Tsipras, o se questa non rappresenti invece un'occasione per una politica che voglia combinare al meglio responsabilità verso le nuove generazioni e solidarietà verso i soggetti più deboli. Un passaggio necessario, soprattutto per un'economia quale quella italiana, dove il debito dello Stato è percepito come un numero privo di significato, ma è invece una pesante ipoteca sul futuro dei giovani.
Ci sono parole come «rottamare», «torni a bordo, cazzo!», «comunismo», «lucciole» e «musulmano», che in un certo momento storico sono state al centro di tutto, «capitali» della vita italiana. L'Italia e il suo linguaggio sono i principali protagonisti della militanza di Francesco Merlo nel giornalismo. «Ho cominciato giovanissimo a raccontare il progetto politico delle convergenze parallele e ora sto qui a raccontare il progetto politico del vaffa», scrive di sé l'autore che prova a comporre la storia d'Italia dal dopoguerra a oggi associando parole invece di date e luoghi. Così la parola «terrone» esplora il Sud e si combina con «Unità», «briganti», «emozioni». «Casa» spiega il paesaggio e il potere, «tangente» la corruzione, «referendum» illumina la monarchia, l'aborto, il divorzio... e il «sì ma anche no». Questo libro non insegue i significati e le etimologie, e non è una difesa purista della lingua. È una narrazione di parole che decifrano Milano e Roma, il delitto Moro, la fine della Dc, lo stile Agnelli e la musica di Morricone. E sono parole i caratteri di un popolo: furbizia, doppiezza, trasformismo, peccato. E poi, nel paese delle parolacce e del chiasso, c'è il silenzio di quegli italiani che non sprecano parole. Questo sillabario propone un metodo e, alla fine, scopre che le parole non somigliano alle cose che nominano, e che dunque la storia d'Italia è una storia di malintesi.
Una famiglia borghese nella Milano anni Sessanta, una bella coppia, due bambine, attorno l'Italia lieta del boom economico. Sembra che non manchi niente, e che tutto debba andare bene, ma lentamente le ombre si addensano in casa Brot, si approfondiscono, come crepe che si allargano in vecchi muri. L'amore silenziosamente si svuota, si alzano le voci nei primi litigi, si allargano i silenzi. Le due figlie però crescono in apparenza perfette, come la loro madre, di cui tutti ammirano l'eleganza e la bellezza, e che entrambe adorano. La tempesta inizia in un giorno come gli altri, da un particolare da niente: il leggero zoppicare della sorella maggiore, colto dalla madre, affacciata alla finestra. La tempesta sulla famiglia Brot è feroce, e si consuma in pochi mesi. Poi si allontana, lasciandosi dietro le sue rovine di solitudine e alienazione. La casa nel cuore di Milano è come un'isola nell'oceano: nessuno attorno pare accorgersi di nulla. Una storia intensa e dolorosa, quella raccontata da Marina Corradi, che anticipa le vicende di molte altre famiglie di oggi, travagliate o spezzate. Ma che testimonia come, dentro a una dura battaglia con la malattia e la solitudine, si possa ritornare a sperare.
La bellezza non è soltanto un concetto astratto. Appartiene a ciascuno di noi e si esprime ogni giorno nel modo in cui adorniamo il nostro corpo ma anche nei comportamenti che mettiamo in atto nella vita di relazione, nei gesti, nelle parole. Vittorino Andreoli ci accompagna in un percorso di definizione della bellezza che va oltre i criteri dominanti, arrivando a comprendere persino il brutto. Una fantastica galleria di pensieri in dialogo con una selezione di opere, attraverso cui il grande psichiatra narra l'esperienza del bello in tutte le sue manifestazioni: il creato, la ragione, il sacro, i sentimenti, i pensieri e gli atteggiamenti come la discrezione, l'eleganza, il mistero. Dallo sguardo al sorriso, dalle mani al «territorio dell'eros», questo viaggio alla scoperta della bellezza che è in noi svela le mille sfumature di una realtà in continuo divenire, dai primi «moti creativi» delle pitture rupestri allo sguardo enigmatico della Gioconda, fino alla vibrante sensualità delle Madonne che allattano. Se oggi domina una bellezza «di superficie», effimera, incapace di appagare i bisogni profondi dell'uomo, la proposta per superare questa impasse è di legare il bello al bendessere, la nuova disciplina di cui Andreoli è ideatore e fautore, che si propone di migliorare l'esistenza dell'uomo, l'«essere-bene».
Come sarà l'America di domani? Quanto conterà sullo scenario internazionale? Sarà ancora un laboratorio sperimentale, anticipatrice di mode e culture da esportare? Negli Stati Uniti Riccardo Ruggeri ha lavorato e vissuto a lungo, costruendo una carriera che lo ha condotto ai vertici di importanti aziende. Oggi, da analista politico indipendente, sceglie di raccontarli seguendo alcuni «sensori» che sono diventati nel tempo la bussola con cui osservarne i cambiamenti: il mondo del business, la politica e gli aspetti culturali legati al territorio e alla società. Nascono così queste «cartoline», scorci raccolti nel corso degli anni, che compongono un ritratto variegato della realtà americana: dagli effetti di ciò che l'autore definisce Ceo capitalism, alla descrizione dell'America profonda e ai cupi scenari di American Gothic, da quello che considera il «luogo mito del paese mito», New York, fino alla crisi delle élite. Il libro è un invito a percorrere le strade d'America e a svelarne i segreti perché, scrive l'autore, «cercare di capire l'America significa tentare di comprendere anche cosa ne sarà dell'Europa e dell'Italia».

