
Bibis, l'io narrante di questo libro confessione, portava le treccine come i personaggi delle fiabe uzbeke, ma la sua storia, ambientata in uno sperduto villaggio dell'Asia Centrale e nella dura realtà della Russia postsovietica, è terribilmente reale, nella crudezza delle violenze subite fin da bambina e nella sua lotta di giovane donna coraggiosa per la libertà e l'emancipazione. Scritta con il ritmo e il semplice linguaggio delle favole orientali, La danzatrice di Chiva è un esempio della nuova letteratura, che sta nascendo nel grande crogiolo multietnico delle città russe, ed apre uno squarcio sui conflitti da essa originati. A conquistare sono la semplicità e la purezza di cuore dell'autrice, di professione venditrice al mercato, la sua saggezza popolare, l'umorismo e la leggerezza con cui affronta e talvolta vince le proprie sfide, sempre in bilico tra due mondi, quello dell'Uzbekistan musulmano, conservatore e patriarcale, e l'altro, occidentale spesso impietoso e incomprensibile, in cui ha deciso di costruire la propria vita e il futuro dei suoi figli.
«Il Santuario sconosciuto» descrive l’affascinante itinerario di un giovane cattolico all’interno dell’ebraismo. A diciassette anni Aimé decide di entrare nella Sinagoga di Lione durante la preghiera di Neylah con la quale si conclude lo Yom Kippur; lo spettacolo è così forte e affascinante che tutta le vita di Aimé ne sarebbe stata trasformata. La “conversione” di Aimé Pallière (1868-1949) non è consistita nell’abbandono di una religione per abbracciarne un’altra, ma in un radicale cambiamento del suo essere cristiano nei confronti d’Israele: la scoperta del Santuario sconosciuto.Da discepolo di Rav Elia Benamozegh (1823-1900), egli non ha dato inizio al moderno Noachismo, ma ha con grande coraggio ricercato un nuovo rapporto con il popolo la cui Alleanza non è mai stata revocata.
Questo libro è una lettura storica del memoriale, o Libellus, che Paolo Giustiniani scrisse, anche a nome di Pietro Quirini, nel 1513. I due camaldolesi la offrirono al Leone X nei mesi che seguirono la sua elezione. L'umanista G.B. Egnazio lo trovava pieno di "novità et sublimità". Lo Jedin, uno dei massimi storici della chiesa, lo definì "il più grandioso e nello stesso tempo il più radicale di tutti i programmi di riforma" cattolica. E a buon diritto perché invece di impigliarsi in minuterie disciplinari, il Libellus disegna una nuova cristianità, a cominciare dalla vita civile. Da secoli i principi si mostrano malati di bellicosità permanente. Vanno educati alla pace. E' la riforma numero uno. La numero due è la giustizia, inefficiente a causa degli azzeccagarbugli e dei processi che non finiscono mai. Il rimedio anticipa la civiltà giuridica moderna: la semplificazione e la codificazione del diritto. Dopo secoli di chiesa monastica un colpo di spugna spazza via il monopolio culturale dei frati. Niente più teologia scolastica, fondata su dottrine filosofiche. Sulle macerie fiorirà una nuova teologia costruita sulla Bibbia e sugli antichi documenti dei Padri. Nasce un moderno sogno ecumenico, che sposta il baricentro della cristianità. L'afflato sale allo zenith nella visione conclusiva di un papato spirituale e missionario.
GLI AUTORI
Eugenio Massa (1919) ha insegnato filosofia medievale e umanistica nelle università di Pisa e Roma. Ha pubblicato numerosi studi di estetica, di filosofia, e di varia erudizione. Di Paolo Giustiniani ha esplorato l'archivio (I manoscritti originali - Roma 1987), ha studiato i problemi (L'eremo, la bibbia e il medioevo - Napoli 1992; L'eremita evangelizzatore - Roma 2004), e ha pubblicato gli inediti (I primi trattati dell'amore di Dio - Roma 1974).
È il senso della realtà del Novecento, colto nel colloquio con sei grandi scrittori e poeti nei quali l'arte è l'amore della vita. Chi segue con attenzione la letteratura del Novecento viene spesso fatalmente invaso da un senso di smarrimento e disperazione: in essa si confermano le parole di György Lukács, per il quale l'espressione più tipica di questa letteratura – il romanzo – «è l'epopea del mondo abbandonato dagli dèi, e la psicologia dell'eroe del romanzo appartiene al demonio». La stessa poesia sembra oggi non più idonea a esprimere l'uomo, e quasi lo dissolve nelle nebbie del celebralismo e della negazione.Qui per altre strade, si è andati in cerca di scrittori di sicura notorietà, dialogando con Bacchelli, Cassola, Silone, romanzieri dagli occhi aperti sulle misteriose realtà e finalità della vicenda umana. Essi penetrano il significato profondo del vivere e del pensare, ma rifiutano il demoniaco, le allucinazioni para freudiane, le aberrazioni del sesso. Si è dialogato altresì con poeti autentici dell'uomo, che credono e affermano: Betocchi, Luzi, Quasimodo. Tutti questi uomini – poeti e autori autentici – hanno dettato suggerimenti di speranza che si comunicano con immediatezza a chi cerchi il vero con umiltà, su misura dell'uomo. Colloqui a cura di Claudio Casoli Premessa di Giovanni Casoli
Il rapporto tra follia e santità è analizzato dall'autore mediante le sue competenze di psichiatra, Anche se di una psichiatria che trova le proprie radici nella cultura. L'uomo parla di follia come riferendosi ad un malato di mente. Per questo l'uomo è lontano dalla "follia in Cristo" a cui, in questo libro, si farà un breve richiamo. Il senso di una tale affermazione religiosa è positivo e tende ad esprimere una dedizione totale al Vangelo, alla imitazione di Cristo, a Colui che è venuto sulla terra per essere crocefisso. Per essere trattato come un ladro, essendo il più giusto. Tutto ciò è talmente lontano dagli stili esistenziali da risultare totalmente diverso e, in quanto tale, folle. Ma proprio perché si tratta di un piano salvifico per l’intera umanità, risulta nella sostanza un comportamento adeguato, anzi l’unico possibile. Dipende insomma dalle prospettive di vita, dal senso che si vuole attribuire all’"essere nel mondo" e da questo senso dipenderà il valore di ogni gesto e delle stesse parole che lo descrivono. In una visione terrena, non ha alcun significato ritirarsi a digiunare in un deserto o ricercare, invece della felicità, la sofferenza. Un senso per cui follia sta per saggezza.
GLI AUTORI
Vittorino Andreoli è laureato in medicina e specializzato in neurologia e psichiatria. Autorevole studioso della psiche, ha pubblicato vari volumi. Tra i più recenti vanno ricordati: Dalla parte dei bambini (Milano 1998); Cronaca dei sentimenti (Milano 2000); Delitti (Milano 2001). I romanzi: Yono-Cho (Milano 1994); Una piroga in cielo (Milano 2002). Il saggio Elogio della normalità è uscito presso Marietti nel 2002.
Inteso in tutta la sua concretezza e assolutezza e nella forza conferitagli dalla sua incontrovertibilità, il Principio di Creazione è il Significato, è cioè il principio d'ordine dell'intera filosofia nella sua dignità di scienza. E' un'"invenzione razionale" e, come tale, deve essere sempre riscoperta e fatta valere in tutte le sue potenzialità filosofiche. Nel contesto filosofico debole e travagliato del nostro tempo, Cortese intende svelare e manifestare la condizione non trascendibile, sempre nuova e sempre identica, nella quale come uomini ci troviamo gioiosamente immersi: la nostra creaturalità.
Libro intenso e inquieto, la raccolta di poesie un tempo disseminate, il canzoniere di al-Hallaj offre al lettore l’occasione per entrare nel difficle mondo della mistica sufi. L’autore fu un mistico martire, una personalità affascinante e strana. I tratti del suo rapporto con la Divinità richiamano in molti punti il Mistero che si era compiuto in Cristo. I versi sono una tensione estrema al vero, indicibile e nominato in Allah. Sono versi di una preghiera che si fa viaggio di conoscenza, offerta amorosa, chiamata al finale disegno della Unità. La forza poetica del testo, analogamente a quanto avviene per l’altro grande poeta mistico dell’Isalm, Jalal ad-din Rumi, sta nella ripetizione che è avvolgimento, nella durezza che è decisione, e nella documentazione scabra e alta di un rapporto personale con l’Altissimo. Un autore, dunque, la cui “autorevolezza” non consiste nella letteratura e nei suoi percorsi, ma nella forza esistenzale di una esperienza, accesa di una religiosità estrema e con una particolare e straziante dolcezza.
Desideri divisi turbano Erika, impegnata in una ricerca di architettura a Berlino. Erika viene dall'est e la sua "crisi" si rivela nei dialoghi con un anziano studioso e con un giovane architetto. Sulla scena di quartieri sconvolti, di piazze famose ridotte a resti archeologici, le vicende personali di Erika, le immagini della follia della madre e della sorella uccisa sul "muro", si annodano e sciolgono infine il segreto, aprendo un moto di tenerezza e d'amore. In un'interrogazione alla storia tedesca, si intrecciano passato e presente. La città e il confine sono realtà e metafora, in un'analisi che presagisce e annuncia gli eventi del 1989.
GLI AUTORI
Giuliana Morandini è nata a Udine e vive tra Venezia e Roma. Si è occupata del rapporto tra letteratura e psicoanalisi e di scrittura femminile con E allora mi hanno rinchiusa (1977) e La voce che in lei (1980). Ricordiamo poi i suoi romanzi di atmosfera mitteleuropea: I cristalli di Vienna (1978), Angelo a Berlino (1987), Sogno a Herrenberg (1991), Giocando a dama con la luna (1996); presso Marietti ha pubblicato Sospiri e palpiti (2001) Premio Speciale della Giuria -Premio Rapallo 2002.
Un bambino, un ragazzo, un giovane uomo alla scoperta del mondo che lo circonda, di se stesso, della fede. Il mondo è quello di un piccolo paese del Sud, un paese come tanti eppure unico, tra vera miseria materiale e vera ricchezza spirituale in anni difficili: il fascismo, la guerra, l'immediato dopoguerra. Il giovane inizia un cammino arduo ma meraviglioso. E un giorno succede di di riascoltare l'eco lontana dei ricordi, e tronare a guardare affettuosamente quei primi passi.. È la storia romanzata di un fanciullo irrequieto e vivacissimo che, divenuto adulto, non ha mai perso il grande amore per la vita e per la terra che gli diede i natali.
GLI AUTORI
E' nato a Parghelia (Vibo Valentia) nel 1930. Finiti gli studi teologici e giuridici, è stato negli anni ’50, anche a contatto con Luigi Sturzo, ha conseguito il dottorato in “Scienze Sociali” alla Pontificia Università Gregoriana. Dopo aver ricoperto l’incarico di Segretario delle “Settimane Sociali dei Cattolici d’Italia”, è stato stretto collaboratore di S. E. Mons. Giovanni Benelli. E’ autore di non pochi saggi teologici, storici e sociologici. Ha collaborato con “L’Osservatore Romano”, con “Avvenire” ed altri giornali. Tuttora è responsabile di una rubrica settimanale sul quotidiano “Il Tempo”. Elevato all’Episcopato Giovanni Paolo II (1979), è Vescovo di Civitavecchia-Tarquinia.
Indagare su quale sia il nocciolo irrinunciabile di una religione, l’unica “cosa” che conta e che perciò costituisce il fulcro della trasmissione iniziatica, è un modo per porre a nudo quella stessa religione mostrandone i recessi più reconditi, e solo quelli. L’autore propone una incursione nell’intimo della tradizione Zen in un’opera di raffinazione dei significati e delle forme, distinguendo il falso dal vero per costituire un precedente, a tratti anche scandaloso e irriverente, che sia a cautela di chi pone o abbia già posto la propria vita in gioco all’interno di una linea iniziatica.
GLI AUTORI
Mauricio Y. Marassi, nato a Buenos Aires nel 1950, ordinato nel 1980 nel monastero di Antaiji, Giappone, vive a Fano. Partecipa, dalla fondazione, alla comunità Stella del Mattino. Annualmente tiene un seminario presso l'Università di Urbino.
Insieme con G.J. Forzani ha curato le seguenti opere di Eihei Doghen: Il cammino religioso (Bendowa) (Marietti 1990), Divenire l’essere (EDB 1997), La cucina scuola della via (EDB 1998).