
1283: è da poco scoppiata la rivolta del Vespro siciliano che vede contrapposti il re Carlo d'Angiò e il re Pietro III d'Aragona. Quel conflitto politico-economico per il dominio di territori, rotte commerciali e mercati infiamma tutto il Mediterraneo. Si decide che sarà un duello tra i due sovrani a definirne gli esiti. Precisissimi trattati regolamentano nel dettaglio ogni cosa. Il suggestivo apparato scenografico, ispirato alle più nobili imprese cavalleresche dei romanzi, è costruito per colpire l'immaginazione del mondo intero. Oltre ai due re, partecipano indirettamente alcuni personaggi straordinari come il papa Martino IV, il re d'Inghilterra Edoardo I e Stefano di San Giorgio, abile diplomatico e anche temibile 007 ante litteram. A Bordeaux, luogo destinato a ospitare l'atteso e sbalorditivo duello, chi perderà andrà via lasciando sul campo dignità, onori e titoli, o almeno è quanto tutti credono. Ma davvero gli interessi delle nazioni si sottometteranno alle regole della cavalleria? O si tratta solo di una spettacolare messa in scena?
La teoria economica dominante continua a vedere nella tutela dell'ambiente solo un costo e una seccatura, un inutile ostacolo alla crescita. Ma questo modello di sviluppo è oramai insostenibile, oltre che profondamente sbagliato. Sono un biologo e un economista, entrambi studiosi di fama internazionale, a spiegarci perché la transizione ecologica non è solo una trasformazione urgente, ma anche un investimento che ha ricadute positive su lavoro, economia e salute pubblica. Sgombrando il campo da paletti ideologici, questo libro dimostra che prendersi cura del pianeta è il modo migliore per assicurare il benessere nostro e delle generazioni a venire. Gli esempi virtuosi per costruire un futuro sostenibile ci sono già, basta solo seguirli.
Nelle nostre scuole, nei nostri licei, insegnanti e operatori terapeutici si confrontano quotidianamente con un disagio adolescenziale diffusissimo e in continua espansione. Questo malessere prende le forme più diverse: ansia, attacchi di panico, disturbi del comportamento alimentare, ritiro sociale, autolesionismo, personalità borderline, abuso di sostanze. Un segnale che non possiamo più ignorare o considerare limitato a casi isolati. Le parole con le quali i ragazzi raccontano il loro disagio mettono in evidenza l'ansia di fallire in un contesto genitoriale, scolastico e sociale che li vuole performativi, capaci, risolti, vincenti. Ascoltarli è necessario se vogliamo provare a dare un senso alla loro sofferenza.
Il 12 febbraio del 1809 nasceva un uomo schivo che ebbe in sorte di cambiare per sempre il nostro modo di intendere la natura, e il posto della specie umana in essa. In una edizione aggiornata, la rivoluzione scientifica, oltre che filosofica e culturale, di Charles Darwin, uno dei pochissimi studiosi il cui pensiero ha avuto conseguenze straordinarie in ogni ambito disciplinare e che è a tutt'oggi ineludibile e insuperato.
Di cosa parliamo quando parliamo di Occidente? Dopo l'elezione di Trump, sembra giunto al termine quel concetto di Occidente tutto geopolitico, dove Europa occidentale e Stati Uniti, difensori di democrazia e libertà, si contrapponevano alla 'barbarie' orientale, russa e cinese. Intanto, Giappone, Cina e India propongono altri Occidenti, portatori di altre 'modernità', contrapposte - o comunque alternative - alla modernità occidentale. Stiamo assistendo al crollo dell'Occidente così come lo abbiamo conosciuto?
40 vittime del fascismo. Donne e uomini, spesso molto giovani, che hanno sacrificato la propria vita per combattere il totalitarismo fascista, dalla nascita dei Fasci di combattimento, nel 1919, alla caduta della Repubblica sociale nel 1945. Dal racconto di coloro che hanno scelto la libertà e rifiutato di sottomettersi alla dittatura, emerge il variegato arcipelago di un'opposizione che non si è mai arresa, nemmeno negli anni più bui, quando parte significativa della società inneggiava al duce, e ha poi trovato nella Resistenza (armata e civile, maschile e femminile, contadina e cittadina) l'esperienza collettiva che ha segnato il riscatto del popolo italiano. L'opposizione ha coinvolto tutte le generazioni, ha trovato volontari in ogni ceto e regione: il racconto di chi ha sacrificato la propria vita in questa lunga battaglia è una sorta di staffetta durata ventisei anni, in cui il testimone della libertà è stato raccolto da chi subentrava alle vittime con nuovo slancio e ne onorava l'esempio. Dall'operaia ventenne Teresa Galli, la prima vittima dello squadrismo il 15 aprile 1919 a Milano, fino a Roberto Lepetit, morto nel Lager di Ebensee il 4 maggio 1945: 40 itinerari di donne e uomini che ci raccontano cos'è stato il fascismo e come lo hanno contrastato minoranze indomite. Una scelta di libertà per noi tutti, da conoscere e onorare a ottant'anni dalla Liberazione.
Roma, 23 giugno 1980. Il sostituto procuratore Mario Amato sta aspettando sotto casa sua l'autobus che dovrebbe portarlo al lavoro, in tribunale. La macchina è rotta, la scorta non è disponibile e lui non può fare altro che servirsi dei mezzi pubblici. All'improvviso un ragazzo si avvicina a lui, gli punta una pistola alla testa e apre il fuoco. Amato muore così, in mezzo alla strada, da solo. A sparare è stato Gilberto Cavallini, mentre il suo complice, il giovanissimo Luigi Ciavardini, lo attende a bordo di una moto. I due fanno parte dei Nuclei armati rivoluzionari, la formazione terroristica di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che sta mettendo a ferro e fuoco Roma tra omicidi efferati, rapine e loschi traffici. Su queste vicende Amato stava indagando, intuendo quella che lui stesso definì «una verità d'assieme». In procura però era isolato, i suoi capi lo ignoravano e alcuni colleghi addirittura cercavano di delegittimarlo e di sabotare il suo lavoro. Mettendo insieme la biografia di questo sostituto procuratore e la storia delle sue indagini, andate avanti anche dopo la sua morte, il libro segue il percorso del filo che collega la lotta armata nera degli anni '70 ai giorni nostri, tra personaggi ricorrenti, legami indissolubili e uno spirito che continua ad abitare le istituzioni ai suoi livelli più alti.
Già prima dell'Unità, per tutto l'Ottocento e sempre di più poi nel Novecento, furono numerose le italiane che vollero essere giornaliste, a tutti gli effetti e correndone tutti i pericoli, affrontando gli ostacoli di una misoginia ostinata e feroce. In questo la monarchia cosiddetta liberale e il fascismo si passarono il testimone e perfino la Repubblica, in barba alla sua Costituzione, fece fatica a cambiare passo. Di questo racconta questo libro: della scalata per appropriarsi di una voce pubblica, ma anche della libertà di movimento, del potere contrattuale, dell'autorevolezza che il giornalismo impone. L'esempio veniva dall'estero, da nomi grandissimi come George Sand e Nellie Bly. Ma, benché in Italia gli ostacoli furono spesso ceppi, molte furono anche da noi le protagoniste di un'epopea che è incredibilmente ricca di figure, alcune delle quali molto note: da Matilde Serao a Flavia Steno, da Olga Ossani a Oriana Fallaci. Era ora di raccontare questa storia e chiedersi se la parità di genere è stata raggiunta e grazie a quali battaglie.
Dopo la fine della Guerra fredda le società occidentali hanno vissuto nell'illusione di essere al riparo. Poi, negli ultimi quindici anni, il senso di sicurezza si è dissolto e ha lasciato spazio a un'impressione opposta, quella di trovarsi in mezzo a una crisi complessa di cui i populismi e le guerre culturali sono gli aspetti più vistosi. Questo libro cerca di interpretarla ragionando su alcuni eventi decisivi e su alcune figure simboliche, a cominciare da Donald Trump. Al tempo stesso riflette su certe premesse di fondo della politica contemporanea, e in particolare sull'idea che le società occidentali non sappiano più immaginare un'alternativa che non sia la degenerazione autoritaria della democrazia liberale o il disordine.
Pio XII è una figura controversa. Da un lato protagonista di azioni riconosciute a tutela delle vittime del nazifascismo, in particolare nei mesi drammatici dell'occupazione di Roma; dall'altro accusato per i troppi 'silenzi' a fronte delle notizie drammatiche che arrivavano in Vaticano, già dal 1939, dai territori occupati da Hitler, a partire dalla Polonia. Andrea Riccardi ricostruisce la storia e le ragioni di quei silenzi, avvalendosi di una ricca documentazione consultabile per la prima volta. Un'originale ricostruzione dell'atteggiamento del Vaticano nei confronti del nazismo negli anni drammatici del secondo conflitto mondiale e una riflessione sul ruolo e sulle responsabilità di Pio XII.