Questo libro è una pietra miliare nel campo degli studi sul fascismo e fa chiarezza nel dibattito sorto intorno a una tematica ingiustamente trascurata dagli storici. Gli autori, scelti tra i maggiori esperti italiani e stranieri, definiscono le caratteristiche della politica coloniale fascista nel contesto storico e sociale più ampio dell'Italia liberale; si soffermano su aspetti poco noti, come i violenti metodi (dall'uso massiccio di gas alla fucilazione di massa) adottati per stroncare la resistenza delle popolazioni aggredite e le dinamiche delle campagne militari; affrontano le implicazioni giuridiche e culturali del colonialismo fascista e delle sue conseguenze relativamente a temi di politica internazionale.
La millenaria vicenda cristiana costituisce un dato ineliminabile del nostro patrimonio storico e culturale. Si può guardare a essa in una prospettiva storica sensibile al contributo decisivo che il cristianesimo ha fornito alla formazione di un'Europa cristiana. La si può accostare in un'ottica sensibile alla situazione religiosa attuale, in cui i valori cristiani paiono sempre più emarginati. O si può anche decidere di avvicinarsi a questa storia, così complessa e affascinante, nella prospettiva del credente desideroso di approfondire le radici della propria fede. A tale insieme di esigenze e interrogativi risponde la Storia del cristianesimo di cui questo volume fa parte.
Gary Becker è stato un pioniere nell'applicare l'analisi economica allo studio del comportamento umano in aree come la discriminazione, il matrimonio, le relazioni familiari e l'educazione, dove si riteneva che il comportamento fosse dettato principalmente dalla consuetudine e dall'irrazionalità. La ricerca di Becker sul capitale umano - pubblicata in tempi in cui la stessa espressione capitale umano era ancora nuova e fortemente controversa - è divenuta presto un classico ed è stata considerata dal comitato del Nobel come il contributo più notevole di questo studioso alle discipline economiche. Per la prima volta tradotto in italiano, "II capitale umano" studia le conseguenze economiche prodotte, in termini di assunzioni e livelli salariali, dall'investimento in istruzione e formazione individuale.
Lill, storico di razza e grande conoscitore della storia europea, racconta la parabola di una ambiguità relativa alla potestà papale, iniziata nel secolo XI e non ancora conclusa. Il punto di svolta avviene nel crogiuolo della lotta intransigente alla modernità e nelle conseguenze della proclamazione, nel 1870, dell’infallibilità e del primato papale come dogmi. Lill descrive come i pontefici da Pio IX a Pio XII abbiano fatto leva su quelle prerogative per ambizione politica. La pretesa papale di guidare la società, determinare svolte culturali in senso conservatore, vincere la battaglia con la secolarizzazione in Occidente per Lill non è giusta o sbagliata: è semplicemente irrilevante. Per questo lo storico tedesco attribuisce a una visione monocratica e autoritaria del potere (che secondo lui è stata confusa con l’esigenza di unità e di autorevolezza del magistero) qualcosa di controproducente e alienante per lo stesso ministero cristiano. Questo libro offre una cura per una forma di miopia diffusa nel nostro Paese, e documenta un problema di grandi proporzioni per il cattolicesimo romano: c’è un mondo intero nel quale abbonda l’insofferenza verso la comunicazione ecclesiastica e l’eccesso di disinvoltura con cui tratta del giusto e del vero.
Alberto Mellon
Ai tempi in cui Roma è città aperta e alla mercé dei tedeschi, tra le mura e i vicoli della città si consuma una guerra di fuggiaschi e nascondigli. È una guerra nascosta e cruenta che porta i civili in prima linea: cittadini, uomini e donne di chiesa, Pio XII in persona. Né potrebbe essere diversamente visto che Roma, di fatto e per comune sentire, non è più la capitale dell'effimero regime fascista della Repubblica sociale ma in tutto e per tutto la città del papa. E come lui non combatte l'occupazione ma nemmeno cede; resiste, si impegna a sopravvivere, aiuta i ricercati a nascondersi. Gli occupanti tedeschi lo avvertono e impongono il regime duro. In una Roma assediata dove le croci uncinate sostano sotto le finestre del papa, i nazisti catturano quasi duemila ebrei; muoiono nei campi di concentramento, alle Fosse Ardeatine. All'incirca diecimila, invece, sopravvivono nascondendosi in case private, nei conventi e nelle parrocchie, negli ospedali, nelle istituzioni e nei territori della Santa Sede. Taluni di quelli che sono venuti in aiuto ai perseguitati sono stati riconosciuti come 'giusti'. Di molti si è persa ogni traccia. Lungo queste pagine Andrea Riccardi richiama dall'oblio la storia di uomini e donne comuni che, quando il male ha bussato alle loro porte, hanno mostrato un grande coraggio, hanno condotto una vita fuori dell'ordinario e sono poi tornati, semplicemente, a quella di ogni giorno.
"Una città non è semplicemente un posto dove abita della gente e dove dorme. Come le stie per i polli o i campi di concentramento. La città è il posto l'incrocio, la cerniera - dove si svolgono i traffici, gli scambi, le comunicazioni. Ed è per questo che una città non è un museo, se non è morta. Se è viva si trasforma, inevitabilmente." Così come si sono trasformate le "città del Duce", quelle innumerevoli "città di fondazione" tirate su dal regime tutte più o meno sullo stesso modello, e tutte con lo stesso intento: realizzare la rivoluzione agraria che Mussolini aveva promesso ai suoi reduci e su cui voleva fondare l'impero autarchico. Si comincia nel '28 con la bonifica delle Paludi Pontine, poi le Puglie, la Libia, il latifondo siciliano. Una vera epopea edificatrice, almeno secondo l'autore che quelle città le ha cercate, visitate, fotografate, studiate una per una arrivando a contarne ben 147. Alcune oggi sono grandi e affollate, altre desolate e spettrali. Eppure hanno molto in comune: la loro storia di "città nuove".
Scopo di questo manuale è accompagnare il lettore nello studio della storia contemporanea del mondo arabo - che si sviluppa per secoli e copre una vasta area geografica dall'Atlantico al Golfo. Antonino Pellitteri ribalta in queste pagine la visione eurocentrica che impone alla storia mondiale e mediterranea una periodizzazione elaborata per l'Occidente. Molto in voga nell'Ottocento, e ancora oggi diffusa nonostante da più parti si affermi il contrario, quella lettura storiografica considerava le vicende del mondo islamico - e arabo in particolare - solo in funzione della storia d'Europa, relegandole al livello di realtà minori e trascurabili. I concetti portanti, la periodizzazione, la deli itazione dello spazio arabo-islamico, i grandi temi della ricerca storica sulla modernità - dal rapporto tra nazionalismo arabo e islam alla questione palestinese -, i principali archivi e i centri di documentazione storica del mondo arabo: un profilo organico della storia contemporanea del mondo arabo non viziato dall'ottica eurocentrica.
L'orientamento è un elemento cerniera fra il sistema dell'istruzione e quello del lavoro e può giocare un ruolo essenziale nell'avvicinare i cittadini alle dinamiche dell'apprendimento continuo, creando così nuove opportunità di inserimento o miglioramento professionale. Il compito che si attribuisce all'azione orientativa è dunque di notevole importanza: l'operatore deve supportare l'individuo nella costruzione della propria storia formativa e lavorativa, e sostenere la qualità e l'efficacia delle sue scelte. La prima parte di questo libro analizza il fenomeno dell'orientamento nei suoi aspetti legati alla governance, e si occupa delle strategie politiche che, attuate sul territorio, potrebbero favorire il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati nel dialogo tra il mondo della formazione e quello della professione. La seconda parte passa in rassegna i principali modelli teorici elaborati dalla letteratura disciplinare e avanza un'ipotesi di architettura dei servizi che valorizzi le professionalità degli operatori dell'orientamento in un'ottica di incremento della qualità. Il volume si chiude con i resoconti pratici di alcuni modelli operativi.
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La certezza del diritto e il culto della legalità sono la trincea presidiata da Piero Calamandrei all’indomani dell’invasione nazista della Polonia. Negli anni oscuri della guerra e della dittatura il giurista si interroga: «il diritto qual è, quello del vincitore o quello del vinto, quello di chi vuol mantenere le proprie leggi, o quello di chi vuol instaurare un ordine nuovo in luogo delle leggi abbattute?». In queste pagine, il testo inedito di una appassionata conferenza di Calamandrei sui confini tra politica e scienza giuridica, ‘diritto libero’ dei totalitarismi e tradizione giuridica romana.
In questo libro Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia rivelano come il tentativo di unire lo spirito alla carne, e quindi valorizzare spiritualmente la sessualità, segni potentemente periodi e figure della storia della chiesa basti pensare al Cantico dei Cantici - mentre una politica della sessualità che alterna repressione e clemenza scorre parallela e agisce da efficace sistema di governo delle anime dei fedeli. La soluzione è sofisticata e funziona per secoli, finché non viene erosa dal primato della scienza che sembra dominare la modernità. Si accende così una lotta per l'egemonia in cui laici e cattolici competono ancora oggi.
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