
Pochi sanno delle Alpi segrete. Eppure lassù si nascondono itinerari e storie che non si faranno dimenticare. "Le Alpi segrete sono isole meno note del grande arcipelago alpino. Isole dove sopravvive la convinzione che esistano tipi fisici speciali, o dove si trovano i segreti di vecchi alpinisti, o dove ricompare l'orso, o dove si riscoprono antiche chiese affrescate. Le Alpi segrete sono spazi sfuggiti a quel turismo che mira alla definizione di rassicuranti stereotipi. Sono invisibili perché programmaticamente ignorate dalla nostra cultura." Quando si dice Alpi, i più pensano subito alle solite (poche) cime famose: il Cervino, il Monte Bianco, il Gran Paradiso, le Dolomiti. Oppure alle località più alla moda. In realtà questi luoghi dell'industria del turismo non sono che spazi circoscritti. Oltre alle montagne da cartolina, si apre, infatti, il vasto 'mare alpino', un mondo appartato, in gran parte sconosciuto. Marco Albino Ferrari, che nel corso degli ultimi vent'anni ha percorso quelle vallate e quelle cime, racconta le loro storie e ci accompagna fra meraviglie ormai destinate a sparire nell'oblio, fra i ricordi dell'antica società montanara e l'epica della scoperta delle alte quote.
"All'ennesima domanda dei giornalisti, Andrea, un ragazzo di 19 anni, si guarda intorno: 'L'abbiamo ripulita bene. Non è bella?'. Parla di Verona: 'Ce la siamo ripresa la nostra città. Fuori gli immigrati e tutti i balordi. Li abbiamo cacciati dal centro storico. E ogni tanto, quando ne incontriamo qualcuno, diamo loro una lezione. Dite la verità, non è più bella così?'. Verona, città bella, colta, elegante, ha tante anime. Una di queste anime è nera come il buio della notte." E colori scuri caratterizzano anche altre città del Nord d'Italia, che le statistiche raccontano essere la zona più ricca d'Europa ma con primati poco rassicuranti: nella classifica della crescita dei delitti tante province, dal Piemonte al Veneto, occupano i primi posti. Il 45% delle violenze in famiglia avviene proprio qui, dietro le finestre illuminate di queste zone benestanti. Stefano Nazzi entra in queste case, visita le piazze di piccoli paesi di 3000 abitanti in provincia di Vercelli, fra i torrenti Giara e Cervo e il fiume Sesia, o gira nelle vie di metropoli come Milano, per capire cosa accade. Che cosa anima violenze spesso senza risposte, come quella delle tre ragazzine che uccisero suor Minetti nel 2000 e che non hanno mai saputo rispondere alla domanda più semplice: perché? O la calma con cui Alberto Arrighi, nel febbraio 2010, dopo aver ucciso un uomo telefona al suocero dicendo: "Ti devo parlare, ho fatto una sciocchezza". Una inchiesta giornalistica su cosa nasconde l'apparente normalità.
"Se uno volesse capire cos'è la Sardegna oggi, nel 2011, aldilà dell'estate e delle vacanze organizzate, dei cori a tenore e dei nuraghe, delle fiabe e delle leggende, che cos'è la vita normale per la stragrande maggioranza di chi abita permanentemente nell'isola del Mediterraneo chiamata Sardegna, se uno volesse capirlo davvero, dovrebbe prendere la macchina e guidare da Cagliari viale Marconi a Quartu Sant'Elena, poi tornare indietro passando per Quartucciu, Selargius, Monserrato, Pirri. Un simile giro in automobile, nell'enorme, sterminata periferia cagliaritana, con il tipico continuo alternarsi di casette ingrandite e palazzetti non finiti, centri commerciali e orti abbandonati, capannoni malandati e scintillanti villette a schiera, multisala e parcheggi, centri storici campidanesi e palazzi di edilizia popolare, un simile giro in automobile sarebbe il modo migliore per capire questa terra, il regno di Marco Carta, dove Amici è la Bibbia, dove la De Filippi è la madre nostra che da senso al giorno che arriva, dove Dimensione Danza non è una marca, ma una scelta di vita."
"Eugenio Garin oggi deve essere considerato, oltre che come un classico della storiografia, come un testimone, e una 'fonte', di un'epoca che va riconsiderata in termini nuovi, al di là delle prospettive illuminate nei suoi stessi lavori". Michele Ciliberto - che ne è stato prima allievo e assistente, poi successore all'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento e alla Scuola Normale Superiore di Pisa - delinea un profilo originale di Garin intrecciando tematiche filosofiche con aspetti della sua personalità. In particolar modo si sofferma sull'interpretazione del Rinascimento, la posizione nei confronti delle grandi correnti filosofiche e politiche del Novecento e la sua vocazione di maestro. L'itinerario intellettuale di Garin emerge così in tutta la sua complessità, dalla philosophie de l'esprit giovanile al rapporto con Gramsci, fino ai lavori degli ultimi anni in cui dominano motivi di tipo nichilistico. In queste pagine, Michele Ciliberto ha scelto di valorizzare in primo luogo i testi di Garin meno noti, se non addirittura usciti dalla circolazione, come è avvenuto alla gran parte dei lavori pubblicati dalla seconda metà degli anni Trenta fino alla seconda metà degli anni Quaranta. Ciliberto indaga l'opera gariniana anche alla luce di nuovi materiali depositati nell'Archivio Garin della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove sono raccolti circa 20mila fra lettere e documenti dagli anni '30 fino agli inizi del 2000.
Gilda Zazzara ricostruisce il profilo di una leva di studiosi di storia che, nel secondo dopoguerra, ha introdotto in ambito universitario nuovi settori di ricerca di argomento otto-novecentesco, in particolare la storia del movimento operaio e della Resistenza. Lavorando tra università, mercato culturale e centri di ricerca 'militanti' (sostenuti da partiti e circuiti politici socialisti, comunisti e azionisti) questa generazione di storici è stata mossa da una parte dallo sforzo di legittimare la storia contemporanea come disciplina scientifica a pieno titolo e dall'altra dalla convinzione che la conoscenza del passato prossimo fosse un elemento imprescindibile della rialfabetizzazione democratica degli italiani. Il libro presenta gli storici di quella generazione - giovani intellettuali cresciuti sotto il Regime, spesso allievi prediletti dei più prestigiosi accademici degli anni Trenta per poi passare a esaminare alcuni centri di ricerca (Biblioteca Feltrinelli e Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione di Milano; Fondazione Granisci di Roma) dove era possibile avere un costante confronto con dirigenti politici e testimoni degli eventi recenti e soprattutto era possibile accedere alle prime raccolte documentarie. Dopo l'analisi di decenni importanti per la ricerca e il consolidamento istituzionale e di rinnovamento metodologico della disciplina, si arriva agli anni Settanta quando gli intellettuali italiani devono confrontarsi con la contestazione giovanile.
In questo libro la Ciociaria, provincia 'bianca' per antonomasia e da sempre legata a doppio filo con la DC più filo-vaticana, è presa in esame dalla Resistenza fino alla fine degli anni Settanta. In particolar modo si indaga il radicamento dei partiti nella società locale dal momento in cui il Frusinate rientra nel piano di trasformazioni socio-economiche innescate dalla Cassa del Mezzogiorno. Tommaso Baris studia i cambiamenti del quadro politico locale collegandoli alle scelte nazionali che vengono fatte in tema di sviluppo dell'Italia meridionale per capire in che modo quelle decisioni sono state poi usate localmente come strumenti di creazione del consenso elettorale. Al centro della ricerca è la Democrazia cristiana, primo partito grazie soprattutto al ruolo di Giulio Andreotti e della sua corrente. Il campione della destra DC a livello nazionale è stato infatti promotore in Ciociaria, suo feudo elettorale sin dal 1948, di una politica di forte intervento pubblico. Gli andreottiani vincendo la guerra interna con le altre correnti dello scudo-crociato e quella esterna con le sinistre e il Pci, propongono in Ciociaria una sorta di 'modernizzazione tradizionalista', in cui l'avvento dell'industria fordista e della società dei consumi, simboleggiati dalla costruzione nel 1972 di un importante stabilimento della Fiat nel Cassinate, si accompagnano al mantenimento dei valori tipici di una società agricola e legata all'universo religioso.
"Mi pare riduttivo nominarla. Preferisco il nome comune di luogo: l'isola. Appartata, inaccessibile. Eccentrica. Approdo e punto di fuga. Invece parlo proprio di Stromboli. Mi è sembrata un'eccellente idea fermarmi sotto il vulcano. Al culmine della mia carriera di irrequieta. Dato che nulla è permanente, nemmeno una casa, nemmeno le cose, nemmeno la vita umana. Mi esercito alla provvisorietà. Cerco un senso d'impermanenza. Una marcia di avvicinamento al distacco. È la lontananza, la chiave di questa ottusa felicità. Sono, finalmente, lontana. Da che cosa esattamente non lo so, ma mi pare che non abbia importanza. Dalla terraferma. Dalla città. Dalla realtà. Non lo so. Mi sento lontana e basta". Lidia Ravera ha eletto Stromboli a suo domicilio rifugio, una scelta non casuale, adeguata a chi come lei è "in conflitto perpetuo col suo tempo". Un'isola per casa per sperimentare una temporalità diversa, quella del presente e non quella di un futuro da rincorrere. Per appropriarsi del tempo della natura, il tempo della contemplazione. Solitario. Da contrapporre al tempo che fugge, delle carriere e delle ambizioni, delle seduzioni, dei confronti e degli impegni di militanza politica e culturale. Un tempo nuovo, di qualità, contrario al tempo dell'ansia dell'esserci, testimoniare, essere visti, darsi da fare.
L'immigrazione costituisce una risorsa preziosa per l'Italia: in questo libro troviamo tutte le cifre del contributo al benessere del Paese. E le tante storie del lavoro di persone che occupano i più diversi settori produttivi. Ma anche tante storie di sfruttamento, emarginazione e discriminazione. Purtroppo alimentate da prese di posizione di una parte della classe politica: la Lega ma anche a volte lo stesso Presidente del Consiglio Berlusconi. Contro questa ondata xenofoba, don Sciortino ha condotto negli ultimi anni una vibrante e argomentata campagna di opinione sul settimanale che dirige. Campagna che ha provocato accese discussioni e attacchi anche violenti, per il modo chiaro e netto in cui Sciortino ha affrontato il tema. Come fa anche in questo libro, ricco di storie e personaggi, che documenta l'intero spettro delle posizioni assunte dalla Chiesa, da quelle del Papa agli interventi dei missionari.
Attenzione, prova a non pensare a un orso bianco. Ci riesci o l'orso bianco è nella tua mente? Probabilmente ti renderai conto che stai proprio pensando a un orso bianco. Come molti, pensi di poter controllare i tuoi pensieri, ma è chiaro che non è completamente vero e che in realtà è il tuo cervello che li controlla. Il cervello non è un organo come gli altri. È molto più complesso delle più complicate macchine costruite dall'uomo. Crea la nostra mente, ci rende umani, è "noi". Eppure la conoscenza del suo funzionamento è nettamente inferiore rispetto a quella che possediamo delle altri parti del corpo. Questo volume è una sorta di laboratorio sul funzionamento del cervello, frutto di un lavoro con i ragazzi delle scuole medie e superiori ma si rivolge a chiunque voglia capire come è possibile fare quello che stai facendo in questo momento: leggere quello che è scritto su questa pagina. Proprio ora il tuo sistema visivo sta traducendo luci e ombre che si stagliano sulla retina in milioni di impulsi nervosi, li ridistribuisce alle appropriate aree cerebrali e poi li riassembla in immagini significative. Così riesci a trasformare macchie di inchiostro su una pagina in parole e frasi con significato, tutto in un istante. Niente male se pensi che condividi il 90% del tuo Dna con una mucca!
Movimento, questo è il significato di 'motivazione'. E uno spostamento lento o veloce verso una direzione nota o sconosciuta. A volte è anche un fermarsi o un retrocedere perché "la motivazione va cercata, curata, capita, coltivata, incrementata, sviluppata, compresa ogni giorno". Angelica Moè illustra i principali modelli teorici, presenta le 'marce' e le 'armi' della motivazione, definisce le relazioni con gli aspetti emotivi, soprattutto le paure (di non riuscire, di non valere...) e le speranze (di farcela, di potere essere...). Infine, suggerisce esercizi per chiunque: demotivati, poco motivati, troppo motivati, alle prese con il faticoso compito di motivare gli altri.