Questo volume offre una visione completa del sistema educativo cinese a tutti i livelli, dalle scuole primarie e secondarie all’istruzione superiore e alle università, e copre tutti gli argomenti importanti, come l’amministrazione dell’educazione, la gestione interna ed esterna, l’offerta educativa, l’ammissione alle scuole e l’occupazione futura dello studente, il sistema di finanziamento, la valutazione educativa e il processo di garanzia della qualità dell’istruzione offerta negli istituti scolastici cinesi nell’arco di sessant’anni (1949-2009).
Il libro esamina come ogni sistema educativo si è adattato ai grandi cambiamenti dell’ambiente, sia interno che esterno, nei vari periodi della storia. Si occupa dei problemi generali di ogni sistema educativo e presenta le varie linee di soluzione in modo che tali sistemi educativi contribuiscano alla qualità della vita in futuro.
Destinatari prioritari sono i docenti e gli studenti di scienze dell’educazione delle Facoltà universitarie e delle Scuole superiori. Ma il libro si rivolge anche ai docenti, agli educatori, ai genitori e, in generale, alle persone interessate ai problemi educativi e scolastici – giornalisti, politici, sindacalisti – a diversi livelli e nei differenti contesti di vita e di azione.
Il volume di Ferdinand Ulrich è allo stesso tempo un’indagine pedagogica e un’argomentazione filosofica. Il testo non è un’appendice di storia dell’educazione, ma fa di un’appassionata ricerca sulla condizione umana un’articolata dottrina. Risale al 1970, ed è tuttavia di notevole attualità proprio perché coglie il fondamento del discorso sull’uomo e sul suo destino, rompe quel silenzio sull’essenziale che oggi spesso accompagna la superficialità di tanta letteratura sull’argomento. Si tratta di un saggio di ontologia esistenziale dell’educazione famigliare di ispirazione cristiana che illumina problemi di oggi inserendoli in un quadro speculativo non privo di connessioni con la prospettiva teologico-filosofica di Hans Urs von Balthasar.
Il volume si pone fin dall’inizio la domanda se l’infanzia sia un periodo transitorio nello sviluppo dell’uomo o sia piuttosto una condizione che, per certi suoi elementi costitutivi, si riveli come symbolos della condizione umana in se stessa. Ulrich sostiene, con puntuali e persuasive argomentazioni, la seconda posizione. […]
La pedagogia oggi ha, in buona parte, divorziato dalla filosofia acquisendo un linguaggio iniziatico e metodologie d’avanguardia che tuttavia non riescono a nascondere il vuoto educativo sotteso alle formule e alle analisi. In tale contesto il libro di Ferdinand Ulrich costituisce un richiamo all’essenziale su problemi di scottante attualità. Il nucleo speculativo da cui discende tutto il discorso si riassume nell’enunciato «diventare se stesso tramite il ricevere se stesso», il che significa diventare se stessi, crescere nella propria identità prendendo coscienza che non ci siamo dati da noi, ma abbiamo ricevuto in dono la possibilità di essere quello che dovremmo essere. Gratitudine quindi, testimonianza, responsabilità. L’educazione ha come sua finalità realizzare quello che dobbiamo essere. La paideia si fonda sull’ontologia, l’ontologia a sua volta si rivela come il luogo del dono e della gratitudine. […]
Il volume offre quell’impianto speculativo, quell’organicità che non si accontenta di comprendere ma intende disciplinare secondo chiari principi ed alla luce di una spiritualità cristiana. Raggiunge il centro ontologico, e in ultima istanza metafisico, che ha il suo significato più proprio nell’essere come dono, come creatività. L’apriori del bambino, come di tutta la realtà sta in una divina, gratuita donazione. L’essere è «diffusivum sui».
Il testo di Ferdinand Ulrich può considerarsi un invito a vedere nel fanciullo una chiave di lettura della autentica realtà dell’uomo (Armando Rigobello).
Il volume contiene gli Atti del Sinodo celebrato dal Vescovo Girolamo Maccabei, vescovo di Castro dal 1543 al 1568, il 16 novembre 1564, a neppure un anno dalla fine del Concilio di Trento e appena qualche mese dopo la solenne promulgazione dei Decreti conciliari ad opera di Papa Pio IV.
Gli Atti testimoniamo il tempismo del vescovo Maccabei nell’applicazione del Concilio di Trento, alla pari di san Carlo Borromeo, vero animatore del Concilio: il Maccabei fu insieme con lui al Concilio e trattenne con lui corrispondenza epistolare.
Il Sinodo Maccabei mostra di essere attento al proprio contesto socio-culturale di riferimento non semplice: infatti, alla piccola diocesi castrense appartenevano parrocchie site nel Ducato di Castro e in quello di Latera-Farnese oltre che in quella che fu la Repubblica di Siena e in seguito Granducato di Toscana.
Fece conoscere i Decreti tridentini, tolse abusi locali, ristabilì l’autorità del vescovo sul clero e sul popolo castrense.
Oltre a questo prevalente interesse ecclesiale, la presentazione degli Atti di questo Sinodo ha anche un valore di testimonianza documentaria sia dal punto di vista letterario che dal punto di vista storico e culturale.
La lettura del libro risulterà certamente molto utile: ai ricercatori, perché presenta una ricchissima rassegna delle indagini più aggiornate sul tema dell’attaccamento; agli studiosi della mente e ai clinici, perché la chiarezza dei costrutti teorici esposti, validati dalla ricerca empirica e sperimentale, getta nuova luce sulla natura dei processi dell’attaccamento; agli studenti universitari che si accostano allo studio delle scienze psicologiche, perché possono cogliere con immediatezza l’ancoraggio della teoria alla ricerca e, nello specifico, il legame tra le relazioni d’attaccamento e la costruzione della mente umana, nonché la preziosa dialettica di ciascuno con il mondo delle relazioni, di ieri e di oggi, ai fini adattivi.
Il volume costituisce, peraltro, uno straordinario compendio, bene articolato e di facile consultazione, per coloro che sono interessati ad approfondire il nesso tra costrutti psicologici specifici, per esempio l’autostima, e i modelli di attaccamento dell’adulto. Facilita, inoltre, la ricerca bibliografica aggiornata sul tema dell’attaccamento adulto e fornisce riferimenti e strumenti preziosi per ulteriori ricerche.
«L'antica sapienza racchiusa nelle opere letterarie romane e greche, e parimenti i più illustri insegnamenti dei popoli antichi devono essere ritenuti quasi aurora annunziatrice del Vangelo, che il Figlio di Dio, “arbitro e maestro della grazia e della scienza, luce e guida del genere umano” ha annunciato su questa terra». Sono le parole dell’incipit della Veterum Sapientia, che invitano a guardare al passato, al depositum d’un patrimonio culturale davvero unico, con l’occhio di colui che vuol affrontare l’oggi ma con la ricchezza di tutto ciò che l’ha preceduto e con l’esperienza acquisita nel frattempo.
Il 50° della Veterum Sapientia (1962-2012) ha offerto un banco di prova per raccogliere il testimone ricevuto e per rilanciare l’attenzione sulla missio che i promotori della cultura classica sono chiamati a svolgere. Da qui l’articolazione degli studi in quattro sezioni: a) l’evento di una Costituzione; b) gli orizzonti interculturali sollecitati dalla lingua latina; c) le sfide nell’attualità; d) il ruolo dell’Accademia “Vivarium Novum”.
Quali prospettive possono scaturire da tutto questo percorso? Il convegno ha permesso di cogliere segnali incoraggianti: non sono poche le istituzioni
accademiche e gli agenti culturali che curano la promozione delle lingue classiche e la diffusione della cultura che in esse s’è espressa.
Tra i promotori della cultura classica emergono in particolare la Santa Sede e il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis. La prima è l’unica istituzione al mondo che adopera il latino come lingua ufficiale per la pubblicazione dei suoi documenti. Attraverso la rete capillare delle sue strutture educative, può preparare operatori culturali in grado di conoscere, apprezzare e valorizzare la lingua latina. Per questo
ha dato vita all’Institutum cui compete la responsabilità di adempiere i compiti affidati dalla Veterum Sapientia, soprattutto in ordine alla formazione di professori competenti e appassionati delle lingue classiche e di specialisti che possano mettere le loro abilità nelle istituzioni ecclesiali che custodiscono il patrimonio culturale espresso in lingua latina.
La promozione del latino passa attraverso un’adeguata didattica delle lingue classiche. Anche in questo campo si scorge con nitidezza la diffusione del
cosiddetto “metodo natura”, che ha intelligentemente recuperato l’antica “via degli umanisti” attualizzandola con i risultati migliori della glottologia contemporanea.
Senza contrapposizioni con il metodo filologico affermatosi negli ultimi centocinquanta anni, le nuove metodologie potranno attirare un numero sempre crescente di discenti e abilitarli alla lettura personale e meditata del patrimonio espressosi in lingua latina.
Perché studiare il latino e il greco? La risposta è di fondamentale importanza: per poter leggere l’immenso patrimonio di testi che si è espresso in queste lingue ed entrare spiritualmente in dialogo con i cittadini d’una respublica litterarum che, nel caso del latino, ha adoperato questa lingua stupenda per meditare sulle questioni che stanno a cuore agli uomini d’ogni generazione e latitudine. Si tratta d’una
paideia che eleva e ingentilisce l’anima. E il mondo d’oggi ne ha bisogno perché il futuro delle prossime generazioni passa anche attraverso l’antica e sempre nuova humanitas.
Silenzio e Parola. Cammino di evangelizzazione è il tema del Messaggio di papa Benedetto XVI in occasione della XLVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, celebrata nel mese di maggio 2012. Alla luce di questo testo, che viene riportato integralmente all’inizio del volume, alcuni docenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana e della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” (Simonetta Blasi, Maria Antonia Chinello, Antonio Giannasca, Franco Lever, Mauro Mantovani, Fabio Pasqualetti, Maria Paola Piccini, Vittorio Sammarco, Carlo Tagliabue), offrono nove saggi sulle tematiche del Messaggio a partire dalle loro specifiche competenze.
Si tratta di “Percorsi di comunicazione” utili sia per coloro che sono più direttamente “addetti ai lavori” nel campo della comunicazione e sia per chi opera negli ambiti della promozione e animazione sociale, culturale, educativa e nell’azione pastorale. Questa raccolta di studi, infatti, realizzata all’interno della significativa cornice dell’Anno della Fede, del 50.mo anniversario dell’Apertura del Concilio Vaticano II e del Sinodo dei Vescovi (XIII Assemblea Ordinaria) dedicato al tema della “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, rappresenta un contributo alla riflessione sulla trasmissione e la comunicazione della fede nell’oggi della Chiesa e di un mondo in sempre più rapida trasformazione.
Franco Lever è docente emerito di Teoria e tecniche della televisione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana, di cui è stato il Decano fino ad aprile 2012. Segue ora con particolare interesse l’edizione online de “La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche” (www.lacomunicazione.it).
Mauro Mantovani è attualmente Vicerettore dell’Università Pontificia Salesiana e Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale. È docente ordinario di filosofia teoretica.
La problematica fondamentale da cui prende spunto questo studio è il rilievo che gli esseri umani, in molte parti del mondo – in modo particolare nei Paesi più industrializzati –, nascano in maniera “violenta” e non vivano questa esperienza “iniziatica” in una maniera pienamente umana e degna di una creatura di Dio. Il nascere costituisce un evento portante nella vita di ogni uomo. E oggi, una serie di fenomeni – tra cui tecnicismo assunto come idolo, crescente medicalizzazione, secolarizzazione – rischiano di impoverirne la qualità umana. Si potrebbe perdere, così, quella dimensione sapienziale che l’umanità ha acquisito nel corso dei millenni e che considera l’esperienza del nascere una “esperienza forte”.
All’interno del volume ci chiederemo – in una ottica interdisciplinare – su quali prospettive far leva per attivare un’adeguata valorizzazione dell’evento nascita, avendo di mira diversi obiettivi, primo tra i quali, attivare una riflessione educativa in ottica di fede sulle questioni considerate. Rilevare, poi, l’inadeguatezza di certe pratiche di ostetricia oggi ancora largamente diffuse, e dimostrare che si può far nascere un bambino in una maniera diversa: più dignitosa della sua natura umana e spirituale. Delineare e proporre, infine, delle indicazioni pedagogico-pastorali, di tipo fondamentale, a livello familiare.
Nel mondo globalizzato della postmodernità, la religione è una delle materie più studiate e discusse, e la gente spesso fa domande come: Che cos’è la religione? Può essere definita? Come ha avuto origine? In che modo la religione influenza i diversi aspetti della vita umana? Come si possono spiegare i fenomeni delle esperienze religiose, e perché esse hanno un’influenza così eccezionale sulla vita umana? Perché alcune religioni fanno emergere gli orientamenti violenti del fondamentalismo? Questo studio è un tentativo di esplorare tali temi così importanti e tratta della religione in cinque capitoli.
Jose Kuruvachira è dottore in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dal 2010 è docente di Filosofia della Religione e Storia delle Religioni presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Precedentemente ha insegnato, per circa 15 anni, Filosofia della Religione, Filosofia Indiana, Induismo, Buddhismo e Islam in India. Le sue opere principali sono: Religious Experience: Buddhist, Christian, Hindu (2004); Roots of Hindutva (2005); Hindu Nationalists of Modern India (2006); Politicisation of Hindu Religion in Postmodern India (2008). Inoltre, ha pubblicato circa 90 articoli e saggi.