
La prospettiva privilegiata del Dizionario indoeuropeo della lingua latina è quella didattica. L’autore si è proposto di ripercorrere le tappe della sua formazione glottologica, per indicare agli studenti che lo avrebbero seguito l’itinerario graduale da esplorare, la metodologia da mettere in atto lungo il cammino, e gli strumenti necessari per portarla a termine.
Per raggiungere questi obiettivi, l’opera si apre con una sintetica, ma puntuale panoramica sul protoindoeuropeo, presentandone le principali diramazioni. Prosegue quindi con una grammatica storica delineata attraverso lucidissimi quadri comparativi. Dopo di essa è fornita una bibliografia aggiornata, suddivisa per argomenti, in modo da permettere un approfondimento immediato tanto all’interno dei singoli raggruppamenti, quanto per offrire materiale utile allo sviluppo di svariati argomenti fonetici, morfologici o lessicali (1. Linguistica generale; 2.1. Grammatica; 2.1.B. Questioni particolari; 2.2. Dizionari; 2.3. Altri studi; 2.4. Dizionari etimologici di lingue e/o gruppi linguistici indoeuropei; 2.4.A. Anatolico; 2.4.B. Indiano; 2.4.C. Iranico; 2.4.D. Greco; 2.4.E. Italico; 2.4.F. Celtico; 2.4.G. Germanico…).
Il dizionario è strutturato a partire dalle radici protoindoeuropee. Seguono tra parentesi quadre le testimonianze colte dai gruppi di lingue imparentate con questo ordine: anatolico, ario (indo-iranico), greco, italico, celtico, germanico, armeno, albanese, baltico, slavo, tocario. All’interno di ogni lemma, scandito alfabeticamente sulla base della radice, i termini latini appaiono ripartiti a seconda dei loro gradi apofonici e, o, ø (= zero). L’indice latino, collocato al termine, contiene tutte le parole analizzate nel dizionario, allo scopo di facilitarne la ricerca a coloro che non abbiano ancora familiarizzato con le laringali.
Problemi come la violenza, la dipendenza da sostanze e lo stress sono spesso presi in considerazione dai programmi di prevenzione, ma, senza forti basi teoriche ed empiriche, questi interventi bene intenzionati spesso falliscono. Per aiutare gli specialisti a sviluppare e implementare programmi più efficaci, Romano illumina pienamente la scienza e la pratica della prevenzione. Egli offre una guida pratica per sviluppare, implementare e valutare gli interventi di prevenzione basati sulle prove in strutture come l’educazione, l’assistenza sanitaria e la comunità. Romano enfatizza le teorie del cambio di comportamento che guidano i programmi di prevenzione come anche i rischi specifici e i fattori di protezione da prendere in considerazione. Egli esplora anche le implicazioni più ampie della scienza della prevenzione, comprese le politiche che sostengono la salute e il benessere di tutta la popolazione, come anche l’educazione della prima infanzia, i programmi di prevenzione dalla droga e dall’alcol basati sulla scuola e il sostegno legale delle popolazioni prive di diritti.
Questo libro, ricco di risorse utili, come per esempio le “Linee guida per la prevenzione in psicologia” dell’APA, costituisce una introduzione completa per i professionisti di molte discipline, comprese le scienze della salute, l’assistenza sociale, l’educazione e la consulenza clinica e psicologica.
L’uomo contemporaneo, forse più che in altri tempi, è attanagliato da una crisi profonda. Un travaglio epocale che investe ogni sfera dell’esistenza. Sia a livello di vita associata, sia sul piano individuale l’uomo d’oggi rischia di perdere la propria identità e, con essa, la propria anima. Al fine di ritrovare se stesso l’uomo ha bisogno di operare uno sforzo colossale. Tenendo in mano la lanterna di Diogene necessita di riandare alla scoperta della sua essenza, riconoscendosi nella sua dimensione di frammento atipico dell’universo. Ha bisogno di percepirsi nella sua grandezza e miseria, nei suoi aneliti di salvezza e nelle sue paure inespresse. Ha bisogno soprattutto di cogliere l’insufficienza della pretesa di farsi redentore di sé. In un mondo senza Dio la lanterna di Diogene si è trasformata nella lampada del folle del villaggio che grida la propria certezza che l’Assoluto è morto. Morto perché l’uomo l’ha ucciso. Morto, perché l’umanità ha espulso il divino dal proprio mondo e si è data a mercanteggiare le parvenze di una libertà senza limiti a prezzo della svendita della propria interiorità. Nelle tenebre del nichilismo come nella caligine di un’esistenza appiattita la lanterna del folle deve trasformarsi in nuova sorgente di luce: la fiaccola di chi ha capito che, per redimersi, l’uomo ha bisogno di decentrarsi, poiché solo aprendosi al totalmente Altro può ritrovare le proprie origini più vere e, nel ritrovamento della propria identità, rinvenire la propria salvezza. È la fiaccola dell’«homo viator», pellegrino dell’Assoluto: fiaccola che è, in pari tempo, frutto di grazia e conquista dell’umana intelligenza che, postasi sui sentieri dell’uomo, si ritrova alla fine sui sentieri di Dio. L’itinerarium hominis in hominem si conclude dunque nell’itinerarium hominis in Deum: un percorso arduo ed esaltante da intraprendere con slancio e costanza; un sentiero che costituisce l’unica via lungo la quale l’uomo può connaturalmente dirigersi verso l’Assoluto o, meglio, attraverso la quale l’Assoluto lo attira a sé. Adriano Alessi, salesiano, è professore ordinario emerito di filosofia teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. È autore di diversi saggi tra cui L’ateismo di Feuerbach. Fondamenti metafisici (LAS, Roma 1975); Ludovico Feuerbach. Filosofia e cristianesimo. L’essenza della fede secondo Lutero (LAS, Roma 1981); Sui sentieri della verità. Introduzione alla filosofia della conoscenza (LAS, Roma 2003, 2a ed.); Sui sentieri dell’essere. Introduzione alla metafisica (LAS, Roma 2004, 2a ed.); Sui sentieri dell’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica (LAS, Roma 2006); Sui sentieri della materia. Introduzione alla cosmologia filosofica (LAS, Roma 2014); Sui sentieri del sacro. Introduzione alla filosofia della religione (LAS, Roma 2016, 3a ed.).
Il volume si pone in continuità con il testo di P. Braido, Storia della catechesi, vol. 3: Dal «tempo delle riforme» all’età degli imperialismi, Roma, LAS 2015, pubblicato in questa stessa collana, venendo a costituire il quarto contributo ad una storia che intende presentare i principali momenti della catechesi e dei catechismi dalle origini fino al Concilio Vaticano II. In effetti, le pagine del presente testo prendono le mosse là dove si è fermato lo studio del Braido, e cioè agli anni del Vaticano I, per proseguire l’analisi della vicenda catechistica fino al Vaticano II.
Più specificamente e più modestamente, però, il volume non affronta tutta la storia della catechesi tra i due Concili: si limita a trattare del movimento catechistico che, analogamente a quanto si registra nella Chiesa per altri moti di rinnovamento coevi, prende a svilupparsi lentamente nelle ultime decadi dell’Ottocento per diffondersi sempre di più, fino a trovare la sua approvazione e il suo rilancio “ufficiale” con il Vaticano II.
Tale movimento si impegna a migliorare una plurisecolare proposta catechistica che in genere ruota intorno al catechismo, inteso come cura dell’apprendimento mnemonico di verità espresse teologicamente sotto forma di domande e risposte in un libretto che è di “dottrina”. Il primo passo del rinnovamento conduce, nel rispetto delle leggi della psico-pedagogia, ad un miglioramento del metodo dell’insegnamento catechistico; il che permette di passare dalla semplice conoscenza della dottrina alla sua comprensione e valorizzazione in funzione dell’educazione cristiana. Sopitasi con gli anni Trenta del Novecento la preoccupazione metodologica, il movimento in esame compie un secondo e decisivo passo, rinnovando in chiave biblica e liturgica il contenuto del catechismo. Questa scelta troverà la sua massima condivisione proprio alla vigilia del Vaticano II quando, però, già si manifesteranno i primi segni anticipatori di quell’ulteriore passo che segnerà in termini nettissimi la catechesi postconciliare: la spiccata attenzione all’uomo e alla sua esperienza, origine della ben nota catechesi “esperienziale”.
Il testo tenta una ricostruzione di questa vicenda avendo cura di tratteggiarne le cause e i diversi contesti e condizionamenti, intra ed extra-ecclesiali, la cui conoscenza è indispensabile per una migliore comprensione degli eventi.
Il principale criterio seguito, tra i tanti possibili, è quello geografico, a partire necessariamente dall’Europa e da quelle Chiese che, quivi, hanno svolto un ruolo pionieristico e maggiormente influente a livello ecclesiale. Lo studio, però, osa spingersi anche fuori Europa e ricercare tracce del movimento esaminato anche nel resto della Chiesa: ovviamente, è fin troppo evidente che a questo punto l’indagine si esaurisce in un semplicissimo sondaggio, ugualmente tentato ad incoraggiamento di quanti intendessero approfondire la ricerca a livello delle diverse Chiese locali.
Il volume raccoglie gli Atti del Seminario di studio che si è svolto a Catanzaro, dal 30 giugno al 3 luglio 2015: Teologia morale e teologia pastorale. La dimensione pratica della teologia. La relazione tra teologia morale e teo­logia pastorale, pur nel rispetto dello statuto epistemologico e metodologico di ciascuna disciplina, ha messo in risalto la possibilità di dialogo tra le due scienze teologiche, ma anche la prospettiva di unione che diventa fortezza se vissuta in relazione sinergica e dinamica. Gli interrogativi che il Seminario ha suscitato sono stati molteplici.
Attenta e accurata riflessione è stata riservata ai due sinodi sulla famiglia e in particolare alla questione etico-teologica ma soprattutto pastorale dei fedeli divorziati-risposati. Il nesso tra teoria e prassi è stato messo a tema in maniera specifica nell’ambito della teologia e in particolare della teologia pastorale. Nell’articolazione del rapporto tra momento teorico e momento pratico sarà necessario attivare una relazione di reciprocità. Non solo la teoria illumina la prassi, ma anche la prassi dà luce nuova alla teoria.
Alberto Melloni tratteggia la storia e la dottrina del Concilio Vaticano II; Giuseppe Angelini illustra La teologia morale: il comandamento di Dio tra natura e cultura; Dario Vivian delinea Il pratico e le pratiche: ricognizione sulla teologia pastorale e il suo statuto epistemologico; Severino Dianich propone Magistero incerto? Prassi e interpretazioni in evoluzione; mentre Basilio Petrà illustra Il rapporto tra magistero romano e coscienza etico-dottrinale della chiesa nella sua cattolicità: una riflessione tra due sinodi; Martin M. Lintner propone Lo status quaestionis etico-teologico dei divorziati risposati e modelli teologico-pastorali in Germania e Austria; Franco Lanzolla illustra I fedeli divorziati e risposati. Linguaggi, atteggiamenti e prospettive di accompagnamento.
Salvatore Cipressa è ordinario di teologia morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce e docente invitato presso l’Istituto Teologico Calabro. Segretario nazionale ATISM.
Il manuale, intitolato Evagrius Magister, propone un approccio che segue, in gran parte, il metodo naturale per l'apprendimento delle lingue antiche. Esso permetterà al discente di imparare le particolarità del latino ecclesiastico, sia quelle lessicali sia quelle morfosintattiche, che si differenziano, in parte, da quello che di solito chiamiamo "latino classico". Il manuale, infatti, si caratterizza per l'inserimento di numerosi testi della Latinitas Christiana che appartengono alla tradizione indelebile della Chiesa cattolica, come, per esempio, antifone mariane, alcune parti dell'ordo Missae, brani della Vulgata, dei Padri della Chiesa, e degli scrittori medievali, alcuni canoni del Codice di diritto canonico, ecc. Il manuale, dunque, è indirizzato innanzitutto agli studenti dei seminari minori e maggiori, delle facoltà di teologia, ai candidati alla vita consacrata, in definitiva a tutti quelli che si avviano allo studio serio delle diverse discipline teologiche, della dogmatica, della liturgia, della patristica, del diritto canonico, perché la maggior parte delle fonti di queste materie è in lingua latina.
Il Forum nazionale dei docenti di teologia spirituale compie in questo 2016 il quinto anniversario di celebrazioni ininterrotte, concluse con un raduno programmato presso l'Istituto di Teologia della Vita Consacrata, al Claretianum. Iniziate nel 2012 con l'incontro presso l'Università della Santa Croce, si sono dimostrate un efficace e fraterno appuntamento per condividere la fatica del lavoro universitario, ma soprattutto per scambiare punti di vista e contenuti attinenti alla disciplina e per favorire la mutua conoscenza.
Il presente saggio, ponendosi in continuità con gli studi su Arnobio condotti dal professore Biagio Amata, salesiano, esamina il rapporto tra la dimensione apologetica e la struttura teologica nel primo libro dell'Adversus nationes libri septem, nella convinzione che il discorso arnobiano costituisca un unicum entro il quale le ragioni dell'apologia determinano le caratteristiche del discorso cristiano su Dio e queste ultime, fondate proprio sul terreno apologetico, agiscano sul testo come fattore di trasformazione dell'apologia in annuncio kerygmatico. La dimensione apologetica del libro si sviluppa secondo uno schema ricorrente, intrinsecamente segnato dalla volontà dell'apologista di stabilire un dialogo con l'interlocutore pagano. Per tale caratteristica l'argomentazione arnobiana, nel suo dipanarsi, prende sempre l'avvio da una obiezione sollevata dai pagani nei confronti del cristianesimo. Tale obiezione viene assunta e fatta propria da Arnobio, il quale esamina alla luce della ragione tutte le conseguenze logiche intrinseche all'obiezione pagana. In tal modo egli perviene alla dimostrazione della insostenibilità razionale dell'obiezione sollevata dai pagani e, ancora avvalendosi della ragione, pone le basi del discorso su Dio.
Questo incontro con Gesù di Nazaret, benché presenti al suo interno questioni teologiche e religiose, si muove in funzione del rapporto fra l’esperienza e l’educazione o, meglio ancora, cerca di segnalare quei dinamismi e processi che, arricchiti dalla relazione con il Nazareno, conducono a un’autentica crescita e maturazione della persona. L’assunto, pur essendo fondamentale nella vita cristiana, non ha ottenuto una sufficiente attenzione da parte degli studiosi. Non è una questione certamente semplice. Si tratta di un argomento complicato anzitutto perché la relazione attuale con Gesù sarà sempre un qualcosa di inconsueto: l’incontro non è un mero ricordo, come quello che dedichiamo ai grandi personaggi della storia; non è neanche il rapporto normale che possiamo avere con le persone vive del nostro ambiente. A ciò possiamo aggiungere anche un’altra piccola complicazione: la vita e le parole del Nazareno sono inevitabilmente oggetto di una lettura e comprensione diverse a seconda della socio-cultura di ogni momento storico. Ebbene, presupposti di questo genere determinano le scelte tematiche e metodologiche del testo. Riguardo le prime, si deve garantire, da una parte, il realismo; dall’altra, la consistenza e significatività dell’incontro e del rapporto odierni con Gesù, il Cristo. Ecco perché le seconde: il metodo dell’analisi interdisciplinare ed ermeneutico (antropologia, educazione e teologia sono gli ambiti fondamentali del dialogo interdisciplinare); e la scelta delle «categorie-guida» (Incontro, credibilità e radicamento esperienziale; Incarnazione, ragionevolezza e aggancio antropologico; Relazione, senso salvifico e verifica prassica).
In definitiva, ogni esperienza relativa all’incontro e al rapporto con Gesù di Nazaret, il Cristo, deve essere considerata e va educata all’interno dei dinamismi della crescita personale e comunitaria. Tale conclusione è decisiva proprio perché tuttora una delle questioni principali della pastorale e della catechesi consiste nel considerare se e in quale misura l’educazione alla fede sia intimamente connessa alla maturazione umana oppure se si tratta di due realtà diverse, autonome, quando non addirittura contrapposte.
"L'iniziativa della Facoltà di Diritto Canonico si innesta perfettamente nella varietà di interventi che la famiglia ha polarizzato attorno a sé all'inizio del terzo millennio dimostrando ancora una volta che essa intrattiene di natura sua un rapporto fondante con la realtà antropologica, sociale e psicologica di ogni Comunità umana. Ogni società umana, infatti, istituzionalizza e normativizza il funzionamento della distinzione sessuale umana e la sua potenzialità procreativa, dandone una interpretazione culturale più o meno adeguata o condivisa. La storia dimostra quanto di buono la famiglia ha apportato alla società e alla Chiesa in quanto trasmettitrice di valori, e quanto la società e la Chiesa hanno dato alla famiglia in termini di sostegno e di motivazioni ideali, ma anche in senso di evoluzione e di complessità nel crogiuolo del confronto tra le varie ideologie. Mi auguro che questa pubblicazione, ricca di contributi interdisciplinari, riscuota un vasto consenso di lettori e accresca la consapevolezza della comune responsabilità nei riguardi della Famiglia, per individuare le soluzioni delle problematiche che costantemente l'affliggono" (dalla Prefazione di Sua Em. Card. Tarcisio Bertone, SDB, Segretario di Stato emerito di Sua Santità).