
Questo ottavo volume dell’epistolario di don Bosco raccoglie 394 lettere da lui scritte o sottoscritte nel biennio 1882-1883. Molte risultano sconosciute sia alle Memorie Biografiche, sia all’Epistolario curato da don Ceria; altre poi potranno sempre emergere da qualche archivio pubblico e privato, soprattutto di famiglie nobili. Quasi un centinaio sono quelle in lingua francese, due in spagnolo (1883) e quattro in latino (1882). Alle 394 lettere qui elencate in ordine cronologico vanno poi aggiunte le 21 lettere attestate, ma di cui si conosce solo sommariamente il contenuto (Appendice).
Lo studio sui giovani, privilegiato oggetto di numerosi studi e ricerche pluridisciplinari, richiede un aggiornamento costante al passo con gli eventi storici e i conseguenti mutamenti socio–culturali.
Il Sinodo dei giovani voluto da Papa Francesco e appena concluso a ottobre 2018 propone il ruolo decisivo del giovane in un’epoca di grandi cambiamenti sociali, in rapporto a famiglia, fede, coetanei, mondo della formazione e del lavoro. Quest’evento ha spronato un gruppo di studiosi, professori dell’Università Pontificia Salesiana, impegnata nello studio e nell’attività educativa dei giovani ad approfondire, con la collaborazione di noti studiosi esterni, alcuni aspetti socio-pedagogici necessari a coloro che s’impegnano nella loro crescita, nel loro aiuto e nella loro maturazione.
Perciò il testo vuole essere uno “strumento” di analisi dei vissuti e dei processi sociali dei giovani italiani, non senza contributi, comparazioni ed esempi provenienti dal confronto con studi riguardanti “l’altro”, spesso partendo dall’esperienza diretta e dall’osservazione di comportamenti, difficoltà e progressi.
Lo studio si divide in due parti: la prima viene definita e considerata “Il quadro generale,” la cui prerogativa è la trattazione delle principali teorie e degli esempi empirici che hanno come protagonisti i giovani che toccano i processi di costruzione dell’identità, dei valori, dell’affettività, del rapporto con la religiosità e di possibili momenti di disagio e devianza.
La seconda parte, chiamata “I luoghi,” sviluppa ambiti specifici del vissuto giovanile (scuola, lavoro, politica, volontariato, sport, web). Questo studio è fonte di validi spunti per il confronto educativo, formativo e di orientamento per comprendere la gioventù nella sua ricerca dell’identità, segnata oggi da particolari esperienze a livello affettivo, culturale e religioso.
Infine, il volume raccoglie una lettura cosciente, positiva e fiduciosa nei confronti dei giovani, con una prospettiva trascendente che rilancia la situazione giovanile studiata, come realtà aperta alla rivelazione di un mondo nuovo verso il quale l’umanità cammina.
Lo studio qui presentato è la ripresa e l’approfondimento di alcuni articoli pubblicati nel decennio scorso.
Plotino, filosofo platonico del III secolo d.C., ha ridato slancio alla filosofia che si era dispersa in tante questioni settoriali, ha fatto dei testi di Platone un punto di riferimento costante ed ha inglobato nella loro rilettura anche molte argomentazioni aristoteliche e stoiche, ha ricuperato la creatività presocratica e rinnovato l’instancabile interrogare di Socrate. Con lui iniziano i tre secoli fecondi del neoplatonismo, un platonismo che ingloba in sé anche Aristotele e non ignora la tendenza alla sistematicità come nelle riflessioni etiche degli stoici. La filosofia è elevata a via della salvezza, religione dell’intelligenza, ascesi delle virtù, ricupero della dignità umana. La filosofia è minacciata dal misticismo religioso e insidiata dalla tentazione di arrendersi allo scetticismo. Plotino è profondamente mistico ma non lascia prevalere sulla ragione il turbinio delle fantasie come nelle correnti gnostiche, è fortemente dialettico ma senza cadere nell’arroganza della ragione come negli stoici e negli epicurei, è un instancabile ricercatore che non si disperde nell’erudizione sterile come nei sofisti del proprio tempo.
Il fondatore del neoplatonismo, che si sentiva solo un sincero platonico, ha offerto alle riflessioni filosofiche una nuova potente prospettiva, la totalità della realtà vista alla luce dell’Uno che la trascende e la vivifica, rende l’uomo consapevole della propria inquietudine e della propria dignità nel forte legame naturale con la dimensione divina, la possibilità di superare le innumerevoli articolazioni del male senza farne una divinità alternativa come nel contemporaneo manicheismo, di riscoprire le vie per ritornare alla propria origine. Plotino può essere considerato un simbolo di come l’incontro tra le diverse culture rende molto più creativa la mente umana: un egiziano che è filosofo greco e cittadino romano, un platonico che studia Aristotele e rielabora concetti stoici, un ispirato che non cala dall’alto le sue sentenze ma le discute dialetticamente per consolidarle, un mistico che esalta la ragione ma la apre al trascendente.
Plotino esalta la bellezza del mondo sensibile contro il disprezzo degli gnostici, rivede il modo di considerare la materia, modo spesso fraintesi da vari studiosi eppure fondamentale per comprendere come Plotino possa considerare il mondo sensibile non una prigione dell’anima ma un capolavoro della provvidenza divina. Il classico dualismo platonico tra anima e corpo non diventa disprezzo del corpo, nonostante le contrapposizioni dialettiche, ma porta alla riscoperta della bellezza autentica del corpo che favorisce il ricupero ancora maggiore della ricchezza dell’anima. La prima Via per il ritorno all’Uno, la via etica, consiste nella pratica delle virtù. L’essenza delle virtù sta nella purificazione dell’anima per accrescere in essa la libertà che la rende sensibile alla bellezza superiore. Le due Vie che risvegliano l’anima dal torpore della mediocrità sono la Via della bellezza che porta a rinnovare la vita per tutti gli uomini e la Via dell’amore che rinnova tutti i viventi. La Via della dialettica richiede una buona maturazione nell’etica, il gusto della bellezza proprio dell’artista e lo slancio interiore tipico dell’innamorato.
Virtù, bellezza, amore e dialettica sono le diverse Vie all’Uno. Queste diverse Vie non arrivano direttamente all’Uno ma solo alla sua soglia; oltre quella soglia non funzionano né le argomentazioni della ragione né le intuizioni dell’intelletto, né il fascino della bellezza né lo slancio dell’amore, se non sono stati previamente purificati in modo radicale in ulteriore procedimento: la semplificazione.
Maurizio Marin, nato a Casoni di Mussolente (Vicenza) nel 1955, è ordinario di Storia della Filosofia Antica all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Oltre a numerosi articoli e diversi volumi frutto dei convegni organizzati nell’Istituto di Scienze della Religione nella Facoltà di Filosofia, ha pubblicato Il fascino del divino (LAS 2000) e L’estasi di Plotino (LAS 2007).
La teologia mantiene la propria reale attualità nel ricercato incontro e confronto con le sfide che la fede cristiana riceve dalla contemporaneità, complessa, plurale e globale. Il radicale ripensamento culturale e intellettuale in atto concernente l’identità e la differenza sessuale, è stato colto dall’Istituto di Teologia Dogmatica come momento propizio per un annuncio e un dialogo nel segno di un ‘nuovo umanesimo’, nuovo di novità evangelica e nuovo di puntuale consapevolezza per res novae dell’oggi. Ne è nata la proposta di un convegno, che non si è mosso con opzioni previe, ma ha inteso costituire un momento di convivenza di diverse formalità disciplinari dislocate epistemologicamente in modo vario, sollecitandone l’apporto specifico e favorendone il raccordo transdisciplinare. Emerge sempre più chiaramente come di fronte al pluralismo antropologico ed etico sia urgente una pertinente istruzione delle questioni, atta ad impedire percorsi aleatori ed approssimativi.
Paolo Carlotti è ordinario di teologia morale fondamentale e direttore dell’Istituto di Teologia Dogmatica presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, dove è vicerettore. È docente invitato presso diverse istituzioni universitarie pontificie romane e presta la sua opera in organismi della Curia romana. Collabora con riviste specializzate di settore ed annovera al suo attivo numerose pubblicazioni, tra cui le ultime: Teologia della morale cristiana, Bologna, EDB 2016; La morale di papa Francesco, Bologna, EDB 2017; (a cura di) La teologia morale italiana e l’Atism a 50 anni dal Concilio: eredità e futuro, Assisi, Cittadella 2017.
La dimensione del credere, come quella del non credere, nel soggetto pensante si rivela come una delle sfide che stimola e caratterizza la ricerca teologica, la riflessione interdisciplinare e l’insegnamento accademico dell’Istituto di Teologia Dogmatica dell’Università Pontificia Salesiana. Con questo orizzonte teologico, la loro proposta metodologica cerca di «integrare progressivamente fede, cultura e vita», verso l’orientamento di tutti gli atti della vita al Dio vivente. L’inderogabile attualità della teologia diventa oggi più che mai convincente nella misura che riesce ad operare la mediazione tra una matrice culturale e il significato del credere in quella matrice. Qui si auspica il passaggio da un’apologetica teologica che combatte la lotta della fede contro un avversario o contro un nemico da sconfiggere verso la funzionalità teologica di un’«apologetica originale» che opera la mediazione attenta, intelligente, riflessiva, affettiva e responsabile del soggetto pensante e credente.
Con scritti di: Guido Benzi, Roberto Spataro, Francisco Sánchez Leyva, Roberto G. Timossi, Antonio Castellano, Jesús Manuel García Gutiérrez, Antonio Escudero, Franco Garelli.
Francisco Sánchez Leyva, salesiano sacerdote, membro dell’Istituto di teologia dogmatica e professore aggiunto di teologia fondamentale nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si è laureato in teologia e filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove nel 2016 ha ottenuto il dottorato di ricerca in teologia fondamentale. I suoi campi di ricerca versano sull’apologetica teologica, l’ateismo, il metodo teologico e l’analisi lessicografico dei testi lonerganiani.
L’obiettivo che ha spinto i curatori a realizzare questa monografia su don Pietro Braido (12 settembre del 1919 – 11 novembre 2014) è anzitutto quello di presentare, anche a chi lo ha conosciuto sotto l’uno o l’altro aspetto, uno sguardo d’insieme sulla sua poliedrica figura e sulla sua multiforme azione: appassionato studioso e divulgatore del sistema preventivo di don Bosco; filosofo dell’educazione e teorizzatore in Italia del sistema delle scienze dell’educazione in un quadro realistico-critico di ascendenza aristotelico-tomista; storico di Herbart, di Makarenko e dello stesso don Bosco; ricercatore e pubblicista delle fonti salesiane; docente e conferenziere brillante e suggestivo; figura istituzionale di prim’ordine nella strutturazione della Facoltà di Scienze dell’Educazione (= FSE) e dell’Università Pontificia Salesiana (= UPS); Fondatore dell’Istituto Storico Salesiano (= ISS); e fuori degli ambienti accademici e di studio, coinvolgente animatore di giovani, di universitari, di famiglie, ricercato confessore e preziosa guida spirituale.
Al contempo è tra le intenzioni dei curatori far conoscere il quadro di riferimento delle sue opere a chi intenderà leggerle, studiarle, ricavarne stimolazioni per la ricerca pedagogica a tutti i livelli.
Ma l’aspirazione più grande è quella di offrire la possibilità anche alle nuove generazioni di studiosi o di “ricercatori di Dio” di poter cogliere la preziosità e la ricchezza dell’eredità che don Braido ci ha lasciato.
Il volume è stato suddiviso nelle seguenti sezioni: dopo un breve profilo biografico, nella prima sezione si sono raccolti alcuni studi sulle opere e l’azione di don Braido; nella seconda sezione, a complemento delle sue opere pubblicate, sono stati editi alcuni documenti manoscritti o esposti oralmente, e una antologia di lettere; segue, nella terza sezione, un’abbondante serie di testimonianze; conclude, opportunamente riveduta e aggiornata, la sua vasta bibliografia.
La comunità degli psicoterapeuti e dei consulenti analitico transazionali è, ed è sempre stata, flessibile e disposta ad integrare diverse idee nel cuore della teoria e della pratica AT. Questo libro riflette questa apertura ed integrazione presentando nuovi concetti e nuove prospettive che sono integrate con le teorie ed i metodi di Eric Berne: una vera collezione per l’Analisi Transazionale contemporanea.
L’Analisi Transazionale offre un insieme di teorie e metodi che guidano gli psicoterapeuti nel fornire psicoterapia e consulenza ai livelli cognitivo, comportamentale, affettivo, fisiologico e relazionale dello sviluppo del cliente. Questo libro riflette la vastità dell’Analisi Transazionale e nello stesso tempo combina nuove idee con la teoria AT classica, offrendo molti eccellenti esempi di come la AT viene applicata nella psicoterapia contemporanea.
Anche gli operatori più esperti possono trovare in questo libro l’opportunità per riflettere su diversi aspetti della loro esperienza in psicoterapia attraverso le prospettive offerte dai vari autori. Le loro nuove intuizioni possono mettere in discussione, oltre che confermare, il proprio modo di mettere in pratica l’Analisi Transazionale in psicoterapia.
Fin dalle età più remote la bellezza ha sedotto lo spirito umano. La vicenda dell’uomo, infatti, è contrassegnata dalla ricerca del bello, manifestantesi sotto tutte le latitudini e in tutte le epoche e coinvolgente, in forma crescente, ogni ambito dell’umana esistenza. A ciò si aggiunge che l’interesse per il fenomeno artistico ha determinato ai nostri giorni il sorgere di approcci teoretici molteplici: approcci di na­tura psicologica, sociologica, etnologica, fenome­nologica, che, tut­ta­via, a motivo delle precomprensioni loro sottese, lasciano sovente inevasa la questione concernente la definizione dell’arte e l’essenza del bello. Scopo di questo volume è pertanto offrire uno studio in chiave filosofica della problematica estetica che, sen­za pretese di esaustività e in dialogo con le soluzioni più rilevanti maturate nel corso dei secoli, pervenga a una definizione dell’arte che ritrovi nella bellezza la ragion d’es­­sere più profonda e, nel pulchrum, una dimensione trascendentale dell’essere e un anelito ineliminabile di ogni esistente. È inoltre convincimento dell’autore che, se è eccessivo affermare che solo la bellezza può salvare l’uomo, un’esistenza, in cui il vero, il bene e il bello non siano armoni­camente correlati tra loro, è radicalmente inadeguata a colmare le ambizioni dello spirito umano.
L’accattivante riflessione su Archivi e memorie di santità nasce dalla collaborazione tra Centro Studi sulle Figlie di Maria Ausiliatrice della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” e Archivio Storico dell’Ispettoria Piemontese delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) di Nizza Monferrato. Un contributo più generale sulla santità uciale introduce ad altri sui caratteri specifici salesiani, sugli archivi in cui si devono custodire le tracce di un vissuto educativo multiforme. Le attività di ricognizione e ordinamento del prezioso archivio storico della Casa madre delle FMA manifestano, in tal senso, l’intenzione di aprirsi all’interesse della vasta comunità di studio e sociale, anche grazie all’adesione al sistema informativo di CEI-AR. Dalla lettura emerge come la memoria di un’identità sia sempre condizionata da chi conserva o disperde documentazione che ritiene significativa o meno, come pure che la santità, anche quella feriale, ha una componente di originalità che supera gli schematismi virtuosi in cui si è tentati di circoscrivere il vissuto. Per questo il volume, muovendo dagli archivi delle FMA, intende offrire spunti di riflessione a chiunque abbia interesse alla memoria quale germe e “chiave di accesso” al futuro.
Il volume offre al lettore i frutti della accurata indagine sulle testimonianze del Processo canonico di S. Maria Domenica Mazzarello, confondatrice con don Bosco dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La conoscenza e l’approfondimento della figura spirituale dei fondatori e delle fondatrici è di grande importanza per la comprensione dell’identità dei membri di un Istituto religioso. Per la specifica missione ricevuta da Dio, i fondatori diventano insostituibile punto di riferimento, “regola vivente” e modello di santità, per i discepoli. La ricerca si concentra sulla santità, elemento che riteniamo radicale e centrale nella vita di Maria Domenica Mazzarello. La fecondità della sua vita e della sua missione ecclesiale nasce esattamente dal peculiare tipo di santità che ella ha realizzato: si tratta di scoprire non ciò che Maria Domenica ha fatto per Dio, ma ciò che Dio ha realizzato nella sua via e come ella si sia lasciata abitare e trasformare dalla grazia, diventando riflesso della bontà di Dio, vangelo vivente per le sorelle e le giovani del suo tempo e oltre il suo tempo. Cogliere teologicamente la missione e la forma di santità è dunque compito di straordinaria importanza, non solo per la comprensione personale della Santa mornesina, ma anche per la retta interpretazione ed attuazione della sua eredità spirituale.