
Una panoramica del Medioevo che adotta una prospettiva meno centrata sul solo occidente europeo, con una considerazione più marcata per le vicende e le strutture dell'ambito europeo-orientale e per il mondo islamico, e con una maggiore attenzione ai rapporti intercorrenti fra gli avvenimenti storici e le coeve espressioni della cultura. Dopo una breve premessa sul concetto di Medioevo e sulle fonti per lo studio, l'autore segue la storia medievale secondo la tradizionale partizione di alto e basso Medioevo, toccando tutti i principali aspetti politici, sociali, economici e culturali che caratterizzano il periodo.
Questo libro, che si presenta come un vademecum della scrittura dedicato agli studenti (universitari e non), intende sfatare i pregiudizi e i luoghi comuni che riguardano la pratica dello scrivere e fornire istruzioni concrete per acquisire le principali abilità comunicative. Numerosi e interessanti suggerimenti concernono la redazione delle varie tipologie di testo: lettera, curriculum, relazione, tema e riassunto, mentre le due appendici aiutano a fare chiarezza su alcuni dei più comuni dubbi ortografici e a realizzare una bibliografia.
Il manuale offre un quadro completo del diritto internazionale quale essenziale fattore di regolazione delle relazioni e dei conflitti della società internazionale. Questa nuova edizione, curata da Paola Gaeta, tiene conto dei più recenti e importanti sviluppi della prassi e della giurisprudenza internazionale. Il testo, arricchito e in parte ristrutturato, mantiene quella peculiare ispirazione a considerare gli istituti giuridici internazionali non solo da un punto di vista strettamente giuridico, ma anche come istituzioni calate nella realtà storica, politica e sociale in cui operano.
Dopo le mnemotecniche rinascimentali dell'ormai classico "Clavis universalis", Paolo Rossi non ha mai smesso di occuparsi dei teatri della memoria. E in questo libro mostra come, lungi dal costituire un fossile intellettuale, l'arte della memoria abbia subito una serie di rinascite e trasfigurazioni. Ad esempio, le immagini costruite per ricordare che compaiono, fra Cinque e Seicento, negli scritti dei Gesuiti, nella manualistica per i confessori, nei catechismi per gli illetterati, ricompaiono oggi nelle scuole per pubblicitari. Memoria e immaginazione non sono dunque facoltà contrapposte, come vuole certa disinvolta pedagogia antinozionistica.
A partire dalle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Callimaco, in questo breve saggio Vernant analizza nella cultura greca la costante di un'opposizione tra Altro e Identico, civiltà e selvatichezza, ideale apollineo e frenesia dionisiaca. Emblemi di questa eterna oscillazione sono tre divinità: Dioniso, Artemide e Medusa. Dioniso, dio del teatro, fa irrompere nel quotidiano l'ebbrezza e il delirio; Artemide, dea della caccia e delle zone di confine (tra umano e ferino, tra adolescenza ed età adulta) assolve una funzione di mediatrice nella sua veste di dea dell'ospitalità. Medusa infine, con la sua maschera orrida e grottesca, è figura del disordine cosmico, dell'indicibile: in essa l'immaginario greco proietta l'alterità assoluta ed elabora la propria idea della morte.
Nell'epoca contemporanea una serie di profondi cambiamenti ha investito i rapporti affettivi ben oltre il terreno privato e la sessualità è stata considerata un potenziale spazio di libertà, fuori dalle restrizioni della civiltà contemporanea. A che punto è oggi la "rivoluzione sessuale"? Per esplorare le trasformazioni dell'intimità avvenute nelle società moderne, alle quali le donne hanno contribuito in misura fondamentale, occorre risalire alla nascita dell'amore romantico alla fine del Settecento. Ma se l'ethos romantico presupponeva una forte asimmetria nella coppia e una soggezione domestica delle donne, quella che sembra delinearsi oggi è la possibilità di una "relazione pura", basata sulla parità sessuale, sentimentale ed emozionale. Una ristrutturazione della sfera intima in cui risulta centrale ciò che Giddens definisce "sessualità duttile", vale a dire eccentrica, libera dai vincoli della riproduzione, dalla fallocrazia, dagli stereotipi di genere, fondata sull'autonomia della persona e non necessariamente orientata alla monogamia e alla stabilità. In quanto negoziazione di legami interpersonali da parte di eguali, l'intimità diventa allora una vera e propria esperienza di democrazia, capace di impatto "sovversivo" anche sul sistema sociale.
Nel Risorgimento convissero due diverse idee di nazione, una romantica e una liberale, Mazzini e Cavour. L'idea liberale fu però presto minoritaria: prevalsero il nazionalismo, poi il socialismo, poi il fascismo. Solo dopo la fine del secondo conflitto mondiale potè rinascere un'idea di democrazia liberale, ma lo scontro ideologico conseguente alla guerra civile che si era combattuta e alle contrapposizioni della guerra fredda hanno ostacolato l'educazione politica degli italiani in senso liberale. Dopo centocinquant'anni, abbiamo lo Stato ma gli italiani non hanno ancora imparato ad essere cittadini.
Il 29 maggio 1453, dopo un lungo assedio, gli Ottomani guidati dal sultano Maometto II espugnavano Costantinopoli. Finiva, dopo undici secoli di storia, l'impero bizantino. Ma da cinquant'anni almeno Bisanzio era un impero fantasma, ridotto a pochi brandelli di territorio: Costantinopoli, Tessalonica, il Peloponneso. Questi drammatici decenni terminali sono raccontati nel nuovo libro di Harris secondo una prospettiva originale: non fu già per i bizantini uno scontro di cristianesimo e islam, una battaglia per la fede, ma un meno eroico e più umano affannarsi per salvare se stessi che guidò i comportamenti degli ultimi bizantini, dei governanti come dei semplici individui. Dalle cronache, dalle lettere, dai racconti dei viaggiatori, dai documenti d'archivio Harris fa rivivere dal di dentro l'agonia e la morte di Bisanzio, seguendo poi attraverso il destino dei tanti rifugiati anche i profondi effetti che quell'evento ebbe sulla cultura europea.
Tra il 1905 e il 1906 un giovane professore di storia ecclesiastica tenne presso il Seminario Romano un corso di lezioni dedicate al medioevo. Le lezioni non avevano nulla di straordinario: furono preparate attenendosi a un tono uguale allo spirito di conformità del tempo, vennero litografate e distribuite agli alunni del corso, tuttavia scomparvero dalla circolazione pochi mesi dopo. Il professore era Ernesto Buonaiuti. Dalla fine del 1906, venticinquenne, egli dovette abbandonare la sua cattedra al Romano, sospettato di partecipare a quella trasformazione che la Chiesa romana avrebbe definito "sintesi di tutte le eresie", il modernismo. Le sue "Lezioni di storia ecclesiastica", qui ripresentate, sono solo in parte un elemento della storia della persecuzione che Bonaiuti subì. Piuttosto, esse ne sono la preistoria e la premessa non necessaria a tutto quanto avvenne dopo, quando Ernesto Buonaiuti fu percepito e volle essere percepito come una sorta di "papa" del modernismo.