Siamo tutti scontenti dello Stato italiano. Governi e opinioni pubbliche delle altre nazioni europee, stupiti dalla mancanza di solidità e compattezza delle istituzioni e dalla loro difficoltà a governarci. I governanti nazionali, le cui politiche rimangono parzialmente inattuate. I governati, che lamentano costi e inefficienze dei poteri pubblici. I burocrati, frustrati e impotenti, per di più accusati del malfunzionamento dell'amministrazione. L'alta dirigenza, identificata come una casta. Le ragioni di questa situazione sono state ampiamente ricercate dagli storici. Mancava però una ricostruzione dall'interno della macchina statale italiana e un esame degli eventi esterni che ne hanno condizionato lo sviluppo nel secolo e mezzo di storia unitaria.
Il rapporto sull'analfabetismo religioso in Italia intende porre domande, tracciare percorsi e contestualizzare il tema dell'assenza del religioso nei processi educativi su scala internazionale. Il volume offre una riflessione organica su ciò che viene ignorato dal sistema scolastico e sui perché storico-teologici, oltreché storico-politici, di queste omissioni e lacune. A un'ampia analisi delle premesse teorico-critiche e dello scenario storico italiano da cui il fenomeno trae la propria natura si affiancano rassegne di studi, analisi delle esperienze riuscite e fallite e alcuni primi strumenti di cura che ambiscono a generare un dibattito pubblico sul tema e a costruire una riflessione capace di coinvolgere tutti gli attori sociali impegnati nel settore educativo e della formazione. Correda il volume una sezione info-grafica e di mappe che rende la lettura più intuitiva, trasferendo su immagini e simboli la complessità delle informazioni e dei dati raccolti.
Era inevitabile la Grande Guerra? Dall'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo doveva necessariamente scaturire un conflitto mondiale? O si è trattato di una guerra "improbabile", scoppiata per una serie di malintesi e di errori di valutazione? Rusconi ricostruisce il febbrile lavorio politico-diplomatico del luglio 1914 e analizza le vicende belliche sino alla battaglia cruciale della Marna. Il conflitto si configura come una "guerra tedesca" per rompere l'accerchiamento di cui la Germania si sente vittima da parte dell'Intesa russo-francese e inglese. Ma la lotta per l'egemonia sul Continente assume i tratti di una "guerra di civiltà" all'interno dell'Occidente stesso. Gli effetti sono di lunga durata, anche in termini strategico-militari: il secondo conflitto mondiale inizierà infatti con l'attacco alla Francia nel 1940 inteso come replica e rivincita del 1914.
La prima guerra mondiale fu teatro di una carneficina inaudita: i sopravvissuti dovettero fare i conti con quanto era successo e trovare linguaggi adatti ad esprimere sentimenti di perdita e demoralizzazione. Alla elaborazione di questo lutto, pubblico e privato, è alle varie forme che venne assumendo è dedicato il libro. Si parla della commemorazione dei morti, con l'istituzione dei cimiteri militari, i riti funebri collettivi, e dei modi in cui le famiglie e le comunità cercarono di superare la perdita dei loro componenti, per esempio attraverso la pratica dello spiritismo o affidandosi a credenze e superstizioni. Ma l'immaginario doloroso della Grande Guerra è presente anche nel cinema, nell'arte e nella letteratura del primo dopoguerra.
Fra il 1914 e il 1918 la grande guerra produsse mutamenti profondi: sul piano politico, economico, sociale, culturale, come pure sul piano più privato delle coscienze individuali. La sensibilità e il mondo interno di coloro che all'esperienza bellica parteciparono direttamente vennero scardinati: costretto per la prima volta dal predominio della tecnologia a una guerra prolungata e statica, chiuso nelle trincee, il soldato vede frantumarsi la propria identità in una disgregazione destinata ad avere pesanti ripercussioni nel dopoguerra. All'interno della propria personalità egli vede scavarsi un vuoto, una sorta - appunto - di "terra di nessuno" psicologica. Le lunghe ore trascorse in trincea alimentano nevrosi, claustrofobie, fantasie di volo che ridanno forza al mito di Icaro: l'aviatore diviene colui che può dominare il teatro di guerra, facendosene spettatore privilegiato. Attraverso gli apporti di antropologia, sociologia e psicologia, e le testimonianze dei combattenti, Leed rilegge in modo originale e innovativo l'"evento guerra", visto in termini non più solo di storia politica o militare, ma di immaginario, emozioni, memoria.
Questo libro ormai classico ha esercitato un'influenza decisiva nel rinnovamento del modo di guardare alla prima guerra mondiale. Non è una storia del conflitto, né un esame dei suoi aspetti politici o militari: grazie a una ricca messe di testimonianze letterarie queste pagine pongono al centro dell'attenzione la vita concreta dei soldati e mostrano come la trincea e la battaglia, le esperienze estreme dell'uccidere e del morire lascino una traccia duratura nelle strutture emotive e intellettuali dell'uomo contemporaneo. Muovendosi fra la realtà effettiva della guerra e l'immaginario da essa suscitato, Fussell riconduce così alla Grande Guerra alcuni stereotipi della "memoria" del Novecento.
In questa nuova edizione il volume, fortemente innovativo per tesi, documentazione e metodo, ha segnato uno spartiacque negli studi sulla prima guerra mondiale. Le riviste dell'età della "Voce", i fogli interventisti, i diari di trincea e la letteratura sulla guerra: rileggendo questa sterminata produzione Isnenghi ha ricostruito l'atteggiamento di una intera generazione di intellettuali italiani nei confronti dell'intervento e poi dell'esperienza bellica. Da Marinetti a Papini, da Prezzolini a Gadda, da Soffici a Jahier, Serra, Malaparte, Borgese, d'Annunzio, la guerra si configura di volta in volta come occasione rigeneratrice per l'individuo e la società, come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe. Le molte facce del mito della Grande Guerra compongono in queste pagine uno spaccato di storia mentale, sociale, politica dell'Italia nel passaggio dalla politica delle élites alla società di massa.
Cosa si nasconde dietro gli annunci erotici online, nelle strade di periferia o negli appartamenti delle escort in centro città? Cosa rischia chi compra sesso? Cosa si può fare contro la tratta di esseri umani? Quali sono i diritti dei sex worker? Perché la Germania considera la prostituzione un servizio, e la Svezia la punisce come una delle forme più vergognose di violenza contro le donne? Controverse questioni di policy ma anche di intimità spesso ancora tabù, e sullo sfondo i temi della libertà di scelta, della sessualità, del lavoro, del potere.
Millenni di vita in ambienti ostili e di lotta per la sopravvivenza hanno plasmato un uomo proiettato verso l'accaparrare risorse, soprattutto dalla natura. Ma oggi, nei tempi di crisi che stiamo vivendo, una parola un po' desueta sembra trovare un nuovo senso e una nuova pregnanza. Frugalità è la scelta consapevole di chi sa che non si può continuare a consumare il mondo che ci circonda con i ritmi degli ultimi decenni. Non significa tornare a un edenico quanto irreale passato, ma abitare il presente e proiettarsi nel futuro facendo i giusti investimenti e puntando su ambiente, educazione, ricerca, arte, scienza.
Incostanza e mutamenti repentini di vita privata e pubblica non lasciano molto spazio alla perseveranza. Che pure orienta i nostri destini a vari livelli: quando ci si applica per portare a termine gli studi o un progetto in cui si crede, o, su un piano più alto, quando si lotta per una società più giusta nonostante le smentite della storia ci spingano ad abbandonare l'idea. Ma che cosa motiva questa virtù, a volte fino al sacrificio personale? Forse la risposta va cercata, appunto, in quella scia di sacro che sembra indissociabile dalla parola. Perseveranza, ovvero come saldare la realizzazione di sé e il bene di tutti.