
La parabola artistica di Luigi Santucci (1918-1999) attraversa tutto il Novecento, segnandolo con una ricerca singolare e controcorrente rispetto ai percorsi più battuti. Autore prolifico, che ha spaziato dalla letteratura per l’infanzia al romanzo, dal teatro alla poesia e alla saggistica, Santucci ha confidato in varie occasioni che all’origine della sua vocazione letteraria si trova la particolare fascinazione ricevuta dalla Scrittura: “E’ stata la Parola il mio primo amore”. Nato e cresciuto nella vivacissima Milano, studente del Liceo classico dei padri gesuiti della sua città, quello di Santucci è, a tutti gli effetti, lo sguardo di un fanciullo: “Penso che la mia vocazione di scrittore nasca dal bisogno di lodare, nel senso in cui ci ammaestrò Francesco d’Assisi. Scrivo per lodare le cose che amo: luoghi, animali, stagioni del tempo e dell’uomo. Scrivo infine ‘per riconoscenza’, quasi per sdebitarmi e anche per innamorarmi ancora di più”.
Un libro che racconta la storia di Don Ivan Cornioli (1924-2009) poeta, artista, padre spirituale.
Raccolta di poesie dal Gulag Romeno
Il libro di Giovanni Padroni è un vero “laboratorio di pensiero e di sensibilità. Per la sua ricerca personale, ma anche e soprattutto per chi vuole comprendere l’immenso sforzo che la nostra contemporaneità ha profuso per inseguire il sogno della bellezza, preludio insopprimibile a una vita buona e vera.
La passione di don Lorenzo Milani per la parola e l’urgenza da lui percepita di doverla restituire ai poveri è nota e ampiamente studiata. E, tuttavia, non altrettanto investigato e messo a fuoco, almeno fino a oggi, è il vero e proprio laboratorio di scrittura che egli realizzò nella scuola popolare di Calenzano e, soprattutto, a Barbina. Una scrittura che doveva essere limpida, essenziale, diretta, frutto di una ricerca che ha contribuito non poco anche alla modernizzazione della lingua italiana.
Quieto silenzio,
Notte profonda,
Il Verbo eterno l'Onnipotente scende tra noi dal trono regale.
Venite adoriamo.
(Dalla liturgia)
Da quando l'umanesimo è stato messo a tema dei lavori del prossimo convegno ecclesiale di Firenze (novembre 2015), con il titolo programmatico In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, il dibattito sul senso di tale riferimento culturale sembra essersi riacceso. E tanto più di fronte alle profonde trasformazioni antropologiche in atto in un contesto storico e culturale sempre più plurale e contraddittorio. Ecco, allora, l'opportunità, proprio a Firenze, dove per primi "si imparò a dire la parola uomo con particolare intenzione" (Giovanni Paolo II), di provare a offrire un contributo di riflessione intorno all'idea di umanesimo. E di farlo a partire dall'eredità poetica e letteraria di Mario Luzi, uno dei grandi protagonisti della tradizione culturale fiorentina. Così, interrogarsi sull'umanesimo della poesia può significare - attraverso il contributo di alcuni tra i maggiori studiosi dell'opera di Mario Luzi, tornare a scoprire la poesia come cifra dell'umano: sforzo di portare alla parola, perfino in quella sperimentazione linguistica tanto cara a Luzi, il mistero della vita e così renderla veramente e pienamente umana.
La teologia nuziale, indagata attraverso contributi di numerosi specialisti e in un'ottica multidisciplinare, può proporre una forte risposta, in chiave trinitaria e nuziale, alle aspirazioni dei nostri contemporanei all'amore e alla libertà, alla luce del magistero del beato Antonio Rosmini. Il volume è arricchito dalla prefazione di Piero Coda e dalla postfazione di Marc Ouellet.
La poesia di Emanuela Ghini, giunta qui a una nuova matura prova, lascia trasparire la ricchezza del suo mondo interiore e del suo itinerario umano e spirituale, sempre teso all'essenziale, fin dagli anni della sua formazione, vissuta nel respiro del Concilio e alla scuola di maestri quale Giuseppe Dossetti, cresciuta nel solco della spiritualità carmelitana e al tempo stesso profondamente biblica. La relazione dell'anima con Dio si fa così dialogo aperto sulle relazioni umane e sul mondo,che vivono sospesi sull'orlo del mistero.
L'imperatore Qianlong, il quale è molto abile nel discernere i vizi e le virtù degli uomini, ebbe una così alta opinione della rettitudine di fratello Castiglione da cominciare a dubitare che si potesse trovare in tutto il mondo un altro uomo simile a lui. Rievoco qui le parole dell'Imperatore: "Ci sono in Europa pittori pari a te?". Risponde Castiglione: "Ce ne sono sicuramente molti". L'imperatore insiste: "Ma ne trovo anche uno solo con una virtù pari alla tua?".
Dalla Memoria postuma del fratello Giuseppe Castiglione