
L'ampia ricerca condotta sul testo biblico intende comprovare prima di tutto che la Bibbia non solo non sottovaluta l'esperienza mistica, ma ne è tutta intessuta. Per dire questo l'autore deve affrontare previamente l'argomento spinoso della definizione dell'esperienza mistica, arrivando a proporre di essa un'accezione larga: ogni autentico incontro con Dio è per sua natura esperienza del suo mistero; dunque è comprensibile come esperienza mistica. Inoltre, siccome la Bibbia contiene la storia della salvezza che a incominciare da Israele si è quindi aperta con Cristo a tutte le genti, l'Autore rilegge con occhio storico e teologico le pagine bibliche che più chiaramente riflettono un'esperienza del mistero di Dio, a partire da quelle che la critica ritiene letterariamente più antiche fino ai testi ultimi del Nuovo Testamento. Emerge così un ampio affresco della rivelazione biblica, riletta secondo la sua originale scansione storica e rivisitata attraverso la chiave di lettura dell'esperienza mistica.
Filippa se n’è andata, in un incidente stradale, dopo soli cento giorni di matrimonio, lasciando in chi l’ha conosciuta un grande e incolmabile vuoto e un’ultima comunicazione nella segreteria del telefonino: «Non ci sono, ma lasciate un messaggio».
Ma grazie al diario ritrovato dopo qualche mese, Filippa continua a comunicare con giovani e adulti. Aveva otto anni quando iniziò a scrivere il suo diario e diciannove quando vi appuntò l’ultimo pensiero. Su queste pagine ha annotato le gioie e le fatiche di un’adolescente che si affaccia alla vita, suda sui libri di scuola, vive le prime cotte e i conflitti della sua età.
Con il linguaggio tipico dei giovani ha affidato alla parola scritta avvenimenti e incontri: ne traspare il mondo a tratti fiabesco nel quale vive – è una vera principessa, quarta di sette fratelli – ma anche il cuore di una ragazza con una forte spiritualità, una fede non scontata, vivace, critica e capace di cercare sempre la volontà di Dio nelle sue giornate.
Filippa Sayn-Wittgenstein, principessa discendente di un antico lignaggio, quarta di sette figli, è morta a 21 anni in un incidente stradale, il 30 settembre 2001. Era sposata da soli cento giorni con Vittorio Mazzetti d’Albertis, anch’egli discendente da famiglie nobili.
Alcuni mesi dopo, viene trovato il suo diario, iniziato da Filippa all’età di 8 anni e proseguito sino all’incontro con colui che avrebbe sposato. Fatto circolare prima fra parenti e amici, che rimangono profondamente colpiti dalla carica umana e di speranza che esce dalle sue pagine, viene quindi pubblicato perché più persone possano trarre beneficio da questa lettura.
Il successo sancito dal pubblico di lingua tedesca, e poi da quello spagnolo, conferma la bontà dell’intuizione.
La prefazione per il libro è stata scritta dal Cardinale Christoph Schönborn, parente di Filippa.
Sta serpeggiando, almeno nel nostro mondo detto occidentale, ma con una dinamica di crescita non indifferente, un senso di smarrimento. Talvolta si ha l’impressione che non si sappia più cosa farne della vita, che ci è stata data, e contro cui ci si permette di protestare, perché sembra che col pacco non ci siano state date le “Istruzioni per l’uso”.
Ancora una volta Stella Morra tira fuori non un “Bugiardino”, ma la Parola della Verità, la Parola di Dio e rileggendola con calma apre un orizzonte di vita che non è una facile speranza illusoria, ma un’ancora per la vita.
Nella cornucopia di passi biblici che ci presentano il vero cammino dell’uomo verso la vita o dentro la vita, l’autrice ha scelto una serie di figure vivaci, sprizzanti di una fede non rassegnata, non passiva, al contrario colme di una fede che inventa, si lancia, incontra, contesta e abbraccia.
Una fede che fa vivere, che mette in piedi l’uomo e lo pone di fronte al suo Creatore, ma anche una fede tale che consente all’uomo di porsi con tutta la sua dignità di fronte al suo simile lasciandolo essere “altro”, ma con pari dignità.
Dalla Introduzione di fratel Cesare Falletti o.cist.
La gentilezza autentica favorisce il ben-essere personale e della società tutta. In questo tempo di arroganza e di volgarità, di anonimato e di trasgressione delle regole, si avverte una grande nostalgia di "cose buone". Anche negli eventuali conflitti quotidiani, che la vita può riservare, tutto migliorerebbe se imparassimo a comunicare le nostre ragioni, a sostenere i nostri diritti con civiltà ed educazione. Non è un problema di forma, ma uno stile di vita da acquisire. Per l'ambiente in cui viviamo il ritorno alla cortesia costituirebbe un'improvvisa esplosione di primavera.
Nel nostro tempo, che ha scambiato l'essere con l'apparire, tocca a noi riportare il Natale alla sua essenzialità: il candore di un bimbo, la bellezza dei gesti di una mamma e di un papà, la semplicità di ogni casa che li accoglie, la sacralità della Presenza di Dio. Tocca a noi restituire al Natale la sua originalità e stupircene poi ogni giorno dell'anno. "Mi piacerebbe che accogliessimo questo Bambino che nasce come Maria, come Giuseppe, come i pastori e gli angeli, lodando Dio e rendendogli grazie, cambiando un po' noi stessi, assumendoci impegni di vita. Mi piacerebbe che tornassimo a respirare con Dio, nella sua Presenza e a riconoscerlo presente nell'altro, con amore. Perché Natale è la bontà di Dio che si è fatto bambino per portarci la tenerezza. Natale è la grandezza di Dio che davanti ad un bambino indifeso non ricambia occhio per occhio, dente per dente, ma scommette sulla nostra commozione. Natale è la nostra commozione che diventa giustizia, lo stesso pane, la stessa vita per me e per gli altri. Le pagine di questo libro parlano del Natale che amo. Leggerlo mi ha fatto bene: la lieta notizia di un Dio che ci ama così mi ridona speranza." (Dalla Presentazione di Ernesto Olivero)
Cosa può aggiungere un poeta alla Rivelazione? Qual è il contributo che egli può offrire con la sua arte? Sono tante le occasioni in cui vorremmo pregare, ma "non ci vengono le parole", o quelle che sappiamo a memoria da sempre ci appaiono formule vuote. Condannati ad assaporare le pieghe più nascoste dell'animo umano, allenati a scrivere sul limite sottile dei suoni e della grammatica, i poeti possono allora farci da guida e prestarci le loro parole, quando le nostre ci sembreranno troppo poche o troppo povere per chiedere, ringraziare, piangere, pregare.
"Nella vita ho sempre sognato di essere uno tra i tanti testimoni di Gesù, ben consapevole della mia inadeguatezza, ma anche certo che solo attraverso la conoscenza dei Vangeli mi sarebbe stato possibile intravedere i suoi sogni, quelli inconsci e quelli palesi, penetrare nella sua logica e nel suo modo di intrattenersi con il Padre, condividere la sua passione per gli ultimi della società, armarmi del suo coraggio per allontanare da me ciò che è farisaico e formale". È l'ottica con cui è scritto questo libro di commento al vangelo di Luca: sia per offrire l'occasione di leggerlo totalmente, almeno una volta all'anno, e così riscoprire nuovamente frasi che scuotono e turbano, incalzano e stimolano; sia per legare questi brani alla vita quotidiana e alla storia passata e presente, mostrando così il cammino che ci resta da fare per realizzare il progetto di Gesù.
Il lettore potrà immediatamente percepire la novità della proposta, così come la freschezza degli approcci e la bellezza del loro scrivere. Infatti, gli autori hanno voluto offrire una spiegazione di cosa accada nella famiglia quando essa apre la porta della propria casa a Gesù. Inizia così un magnifico intreccio narrativo, poiché Gesù vuole interagire con la famiglia e dare pienezza alla rete di rapporti che la compone. Ma lo fa con grande delicatezza, proprio perché con il Suo Spirito Egli offre un amore nuovo che si innesta in quelli già presenti nella famiglia portandoli a compimento.Dalla Prefazione di don Paolo GentiliVuoi metterti a scrivere la tua parte in questo gran teatro del mondo? Apri le porte della tua Betania all'amicizia con Gesù.
"Giovanni Paolo II rimane una figura da tutti amata e presente nella memoria collettiva. E prima di tutto in ragione di quanto egli è stato, manifestando nella sua persona quell'unità di mente e cuore, di umano e divino, che rende l'uomo semplice e vero. Egli è stato in tutta la sua vita un testimone, cioè una persona la cui vita non parla di sé, ma da sé. La Famiglia spirituale dell'Opera Madonnina del Grappa sente un particolare legame con l'insegnamento di questo grande uomo di Dio. Da qui l'esigenza della sosta che si fa riflessione, quasi a voler prendere coscienza dei fili comuni e sottili che legano l'uno all'altra. Molti tratti sembrano unire la figura di Karol Wojty?a - poi Giovanni Paolo II - a quella di Padre Enrico Mauri, fondatore dell'Opera Madonnina del Grappa. Entrambi sono stati resi partecipi della grande intuizione del mistero nuziale di Cristo e della Chiesa, quasi come di una luce che irradiasse in dono nuovo e fecondo l'articolazione della fede, rendendola partecipe di una forza e di uno slancio vivente, tale da coinvolgere tutto l'uomo e ogni uomo e donna. È singolare validità di questo testo indicare come il mistero nuziale sia significativo non solo per i temi del matrimonio e della famiglia, con le questioni etiche e morali che implicano nella situazione presente, ma anche perché tocca l'anima di una sensibilità che integra il tema dell'affettività nella riflessione e nella vita cristiana, aspetto tutt'altro che secondario alla sensibilità dei tempi che lo Spirito sollecita." (Dalla Presentazione di Francesco Pilloni)
Un dono di Natale speciale. La scatola contiene: Flacone di profumo 100 mldi profumo 'Fragranze divine'; 8 bastoncini diffusori; 1 libretto sui profumi nella Bibbia.