
Don Mazzolari scrisse "Rivoluzione cristiana" tra la fine del 1943 e il 1944, con la speranza di pubblicarlo anonimo alla macchia, ma il suo disegno non poté realizzarsi, prima a causa degli arresti che gli inflisse la polizia tedesca, poi a motivo della condanna vaticana. Rimasto tra gli inediti conservati dalla sorella Giuseppina, fu dato alle stampe nel 1967 per i tipi dell'Editrice La Locusta di Vicenza, e poi riproposto da EDB nel 1995. L'edizione critica ne riproduce per la prima volta il testo originale, tranne che per l'ultima pagina, evidentemente smarrita, per la quale si seguono le edizioni già ricordate. Il fondamento teologico della riflessione mazzolariana sulla "rivoluzione cristiana" sta nella dinamica dell'Incarnazione: la rivoluzione cristiana è portata da Cristo Rivoluzionario e non c'è vera rivoluzione senza di lui. Per don Primo la prova cruciale della permanente vitalità del cristianesimo consiste proprio nel suo saper essere fermento rivoluzionario nella storia contemporanea. Con questo ulteriore volume, la Fondazione Don Primo Mazzolari e le EDB proseguono nell'edizione critica delle opere di Mazzolari. I criteri della revisione vengono di volta in volta illustrati dal curatore, nella nota introduttiva di apertura.
"Comprendiamo a che cosa serviva questo testo nella comunità o nelle comunità che l'hanno visto nascere? Possiamo determinare il modo in cui questo testo giocava esattamente e funzionava nei riguardi dei primi ascoltatori?" (dalla Prefazione). Sono queste le grandi domande che p. Standaert pone sul Vangelo di Marco, in un commentario che è frutto di quindici anni di lavoro. A suo modo di vedere, sul piano letterario il testo contiene tutti i segni distintivi che ne fanno un discorso convenzionale e un'azione drammatica, che richiede di essere proclamata in una sola volta, d'un fiato. L'ipotesi guida della sua lettura è la seguente: Marco veniva letto durante la notte pasquale cristiana, nella veglia fra il sabato e la domenica. I suoi destinatari erano una comunità mista, a maggioranza di gentili. Per alcuni nuovi membri della comunità tale notte era il punto d'approdo della propria iniziazione: al termine della lettura integrale del racconto evangelico venivano battezzati e partecipavano per la prima volta al banchetto eucaristico. Nella seconda parte del commentario, Standaert tratta la sezione che va da 6,14 fino alla fine del capitolo 10, in cui Marco introduce il suo lettore alla vera comprensione di chi è Gesù e alle conseguenze pratiche derivanti da tale corretta comprensione dell'identità riconosciuta.
"Che cosa possiamo sperare? La pace, la giustizia, la salvaguardia del creato. In che modo? Direi: per mezzo di una rinascita intelligente del teologico-politico. Vale a dire, anzitutto, attraverso la comunione tra gli uomini, nelle diverse comunità che essi formano; questa comunione non è statica, ma è una dialettica costante tra la 'morte', vale a dire la sottomissione di un desiderio, certo buono, ma individuale, alla parola che viene dall'altro, dagli altri, che non può che spiazzare la preoccupazione di sé, e la 'risurrezione', vale a dire la felicità che risulta dall'essere insieme, ove il personale è trasfigurato attraversa la rinuncia costruttrice di tutti." (dalla Conclusione). L'autore afferma di essersi dedicato alla stesura del libro per verificare a che punto fosse la propria speranza e per condividerla. Il punto di vista che la sua riflessione sviluppa il convincimento che oggi muoia una civiltà fondata sul primato del "logico", inteso come intelligibile e ragionevole, e che l'epoca attuale inviti a raintrodurre il simbolico, ovvero il primato del legame nella struttura e nella vita del reale, nel desiderio e nel sapere umani.
I vari contributi, originati in occasione del XXX convegno di Ravennatensia (Centro studi e ricerche antica provincia ecclesiastica ravennate), dedicato alle architetture del sacro nel bacino adriatico (Adria, settembre 2009), permettono di acquisire una visione vasta sul tema che viene esaminato sotto differenti punti di vista. La riflessione prende avvio dal nesso tra le architetture sacre e la tipicità culturale di un luogo. Antichi edifici di culto individuano percorsi complessi, incastonati in itinerari antichi lungo i quali si può supporre si muovessero tanto le capacità tecniche dei costruttori, quanto la devozione dei fedeli. Le analisi dei contesti locali che alcune relazioni propongono hanno per oggetto non solo le origini del cristianesimo nel bacino adriatico, ma anche lo studio del territorio nella sua unità e nelle sue tipicità e individuano un fitto intreccio che tiene insieme le due coste e appare ancora oggi ben riconoscibile e documentato, nonostante gli strappi del recente passato.
Il Cantico spirituale del grande mistico spagnolo (1542-1591) - fondatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, santo e dottore della Chiesa, considerato uno dei maggiori poeti in lingua spagnola - nasce come poesia nel carcere di Toledo, dove furono composte le prime 31 strofe, mentre le restanti (32-40) con il relativo commento dell'opera sono il lavoro svolto a Granada.
Il Cantico non viene composto come opera dottrinale, ma è, prima di tutto, un canto d'amore sgorgato nello spazio dell'orrore della prigionia, che narra l'esperienza dell'unione trasformante tra Dio e Giovanni a partire dall'interscambio dell'amore. Esso rappresenta l'icona più bella dell'uomo Giovanni della Croce, non solo perché riflette la bellezza della sua capacità di amare e di lasciarsi amare, richiamando l'esperienza biblica del Cantico dei cantici, ma anche per il fatto che comunica un clima positivo, rispetto a quello della Salita e della Notte, facendo trasparire che l'uomo mistico è uomo felice perché innamorato.
La specificità della traduzione di Luisito Bianchi sta nell'estrema fedeltà al pensiero dell'autore, ma soprattutto nello sforzo di aderenza al suo stile (rispetto dell'andamento sintattico, con tutte le subordinate, gli incisi, le ripetizioni, le riprese del pensiero).
Sommario
Nota preliminare (L. Bianchi). CANTICO SPIRITUALE. Prologo. Strofe tra l'anima e lo sposo. Argomento. Commento delle strofe d'amore fra la sposa e lo sposo Cristo. Giovanni della Croce (1542-1591). Notizia storica e letteraria.
Note sul traduttore
LUISITO BIANCHI è nato a Vescovato (CR) ed è sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d'ospedale. Attualmente svolge funzione di cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone, nel comune di San Giuliano Milanese (MI).
Da testimone dell'evento, l'autore rivendica le novità pastorali del Vaticano II: una Parola di Dio che orienti davvero la vita del cristiano e della Chiesa, una liturgia che impregni di Cristo tutta la loro esistenza e attività. Due elementi che dovrebbero far sentire primaria la voce del popolo di Dio e spingerlo a essere lievito del cammino dell'umanità tutta verso il regno di Dio, un cammino di accoglienza dell'amore di Dio e di solidarietà verso gli altri esseri umani, a cominciare dai più piccoli, i più poveri ed emarginati. Al tempo stesso Bettazzi manifesta la sua preoccupazione per un'ancora limitata accoglienza e ancor più limitata attuazione del Concilio. Soprattutto per il fatto che lo si interpreta in chiave minimalista, senza che la lettura della Bibbia diventi il punto di riferimento, o presentando la liturgia come la preghiera del popolo di Dio e non come "sorgente e culmine" della vita della Chiesa e dei cristiani. Egli pensa alle giovani generazioni quali destinatarie privilegiate delle sue parole, confidando che "qualche giovane coraggioso possa superare la barriera del modo diverso di pensare e di esprimersi" per raccogliere la testimonianza di un evento che deve ancora illuminare la Chiesa di oggi e di domani.
Con stile essenziale, mai recriminatorio né ripiegato su di sé, una madre racconta l'esperienza di due figli con handicap grave: la reazione al primo, i pensieri durante la seconda gravidanza, la gestione pratica dei problemi. Il titolo del volume esprime l'invito di ogni diversamente abile a chi gli si avvicina, è la proposta a prendere coscienza di una realtà misconosciuta. È un passaggio al di là delle apparenze, in un canale ricco di autenticità spontanea e senza pregiudizi. È la sollecitazione a leggersi dentro l'un l'altro, disabile o no, in quel luogo nascosto che si lascia trovare più facilmente di quanto si creda.
Se riconciliarsi con persone e situazioni costituisce una necessità non eludibile, in vista di un'effettiva riconciliazione è necessario approfondire i freni e gli ostacoli che la rallentano o la bloccano. Occorre conoscerli e stanarli per consentire alla vita di riprendere il suo corso senza riduzioni causate dai blocchi riconciliativi. Ogni persona è chiamata ad azionare quotidianamente le piccole leve a sua disposizione. Dopo aver indagato le dinamiche del processo di riconciliazione, affrontato i blocchi riconciliativi e individuato gli atteggiamenti che favoriscono la riconciliazione, nella quarta e ultima parte dell'opera l'autore delinea alcuni itinerari indispensabili per crescere nella capacità riconciliativa.
Per aiutare i ragazzi a conoscere Gesù, il volume, ricco di colorate illustrazioni, presenta un percorso a tappe lungo il Nuovo Testamento, ciascuna sviluppata in tre momenti: al tempo di Gesù e dei Vangeli; comprendere meglio il testo evangelico; per vivere e pregare oggi. In apertura è offerta un'agile panoramica del contesto storico e sociale in cui ebbero luogo le vicende evangeliche. Un vocabolario conclusivo spiega il significato dei termini ricorrenti e definisce personaggi e luoghi principali.