
«Volgeranno lo sguardo a colui che è stato trafitto». Con queste parole, che concludono il racconto della Passione, l'evangelista Giovanni descrive lo sguardo del «testimone credente» verso il costato trafitto del Salvatore, uno sguardo che cerca di penetrare l'interiorità del Crocifisso.
Giovanni Paolo II ha spiegato con espressioni felici questo testo, ricordando che l'apertura fisica del costato e del cuore di Gesù invita a «pensare in metafora». E spiega: «Il cuore non è soltanto un organo […] È un simbolo. Esso parla di tutto l'uomo interiore. Parla dell'interiorità spirituale dell'uomo. E la tradizione ha subito fatto, in questo senso, una seconda lettura del testo di Giovanni […] È così, in realtà, che lo guarda la Chiesa, che lo guarda l'umanità. Nel colpo di lancia del soldato, tutte le generazioni di cristiani hanno imparato sempre a leggere il mistero del cuore dell'Uomo crocifisso, che era e che è il Figlio di Dio».
I contributi raccolti in questo libro rappresentano cammini diversi, che tendono però verso un unico scopo: comprendere sempre meglio «il mistero del cuore», ossia «l'interiorità spirituale» dell'Uomo crocifisso.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. I. Verso un rinnovamento della spiritualità del Cuore di Gesù. II. La sete di Gesù morente. III. L'obbedienza di Cristo e l'obbedienza cristiana. IV. Teologia del cuore di Cristo. La signoria di Gesù: la sua obbedienza al Padre, la sua coscienza filiale. V. Il simbolismo del sangue e dell'acqua del costato trafitto (Gv 19,34). VI. Sangue di Cristo e oblatività. VII. L'alleanza dei Cuori di Gesù e di Maria.
Note sull'autore
IGNACE DE LA POTTERIE (1914-2003), teologo e biblista gesuita belga di fama internazionale, è stato professore ordinario e poi emerito di Esegesi del Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma e membro della Pontificia commissione biblica. Fra le sue opere ricordiamo: Studi di cristologia giovannea, Marietti, Genova 1986; La figlia di Sion, La civiltà cattolica, Roma 1988; La Passione di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni, Paoline, Cinisello Balsamo 1988; L'esegesi cristiana oggi, Piemme, Casale Monferrato 2000.
Il volumetto propone la prolusione d'apertura al Convegno internazionale «Il concilio ecumenico Vaticano II alla luce degli archivi dei padri conciliari» (3-5.10.2012), promosso dal Pontificio comitato di scienze storiche in collaborazione col Centro studi e ricerche «Concilio Vaticano II» della Pontificia università lateranense.
Il contributo si sofferma su tre nodi ermeneutici emergenti dai principali fatti e documenti del periodo di cui il Congresso si occupa: il rapporto tra l'elemento teologico e quello storico, e di conseguenza la definizione del «soggetto» dell'ermeneutica conciliare; la questione dell'«indole pastorale del Vaticano II»; e l'intreccio tra «evento» e «corpus dottrinale».
L'intenzione dichiarata, «offrire qualche pista per un'adeguata ermeneutica conciliare necessaria per comprendere il processo di recezione», trova nell'idea di riforma nella continuità, proposta da Benedetto XVI, la categoria che sembra «più conveniente per leggere la natura dell'evento conciliare e per un'adeguata ermeneutica del suo corpus nell'ottica della pastoralità».
Sommario
Avvicinarsi oggi al concilio. I. Il soggetto dell'ermeneutica conciliare. II. L'indole pastorale del concilio. III. Evento e corpus dottrinale. IV. «La Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio».
Note sull'autore
ANGELO SCOLA, cardinale, è arcivescovo di Milano. Ha insegnato Antropologia teologica al Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense, della quale è stato rettore magnifico. Nel 2002 è stato nominato patriarca di Venezia e nel 2005 è stato relatore generale della XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata a «L'eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa».
Teologi, biblisti e filosofi di diverse Chiese cristiane e diverse religioni riflettono sulla fragilità di Dio. L'occasione è offerta dal primo anniversario di un fatto di cronaca, il terremoto che ha sconvolto l'Emilia-Romagna nel maggio 2012 e che ha provocato domande cui è arduo rispondere. Non è difficile comprendere perché il solo pensiero di un sisma produca un senso di ansia e non occorre aver letto Kierkegaard per sapere che l'angoscia è prodotta dal possibile e non dal reale. Accanto a mille problemi urgenti e materiali, quell'evento suscita una riflessione sulla fragilità degli esseri umani, delle comunità e delle Chiese nei confronti di ciò che è imprevisto e imprevedibile e mette a nudo la povertà che in genere sorregge le sicurezze, anch'esse, alla prova dei fatti, estremamente fragili.
Il fenomeno delle stigmate, da sempre ritenuto centrale nella vita di san Francesco d'Assisi, viene indagato dall'autrice nel dibattito culturale, religioso e scientifico del '900. Anche se il mondo francescano ha continuato ad assumerlo come sigillo dell'Ordine e della Regola, la lettura teologica del fatto, cioè la causalità soprannaturale, è entrata in crisi in modo decisivo a partire dal XIX secolo, aprendo le porte a nuove letture e a nuovi tentativi di comprensione. Il volume è composto di due parti, entrambe precedute da introduzioni dedicate alle immagini che si impongono tra il 1882 e il 1926. La prima parte è ulteriormente suddivisa in due capitoli che si propongono di verificare se la figura tradizionale del santo di Assisi è ancora presente in pubblicazioni, articoli e recensioni. La seconda parte, anch'essa suddivisa in due capitoli, approfondisce, infine, i dibattiti suscitati dalle nuove letture delle stigmate di Francesco.
Note sull'autrice
LIVIANA BORTOLUSSI, laureata in Giurisprudenza all'Università di Trieste, ha conseguito il dottorato in Teologia spirituale alla Pontificia Università Antonianum. Appartiene alla Fraternità francescana di Betania e con la sua comunità collabora alle attività della missione cattolica italiana della diocesi di Würzburg, in Germania. Collabora alla rivista Frate Francesco.
Eroina di un breve libro di soli quattro capitoli, Rut può essere definita la Cenerentola della Bibbia perché la sua storia sviluppa un tema del folclore universale dalle infinite variazioni, quello di una ragazza di modesta origine che trova un marito ricco e potente, il "principe azzurro" di tante fiabe popolari. Poiché è povera, vedova, straniera e senza figli, cioè nella peggiore condizione per una donna del mondo antico, gli ostacoli che la separano dal matrimonio con il facoltoso Booz si accumulano. Tuttavia, la generosità della protagonista e la sua nobiltà di cuore le attribuiscono i titoli che le consentono di salire nella scala sociale e che le permettono di ottenere, anche se straniera, l'equivalente del "diritto di cittadinanza". Sotto un'apparente semplicità, il breve libro biblico rivela una grande ricchezza di significati e attribuisce a Rut il compito di impersonare la presenza di Dio e di divenire strumento della sua grazia. Con il testo integrale del libro di Rut dalla Bibbia di Gerusalemme.
Con l'affermazione che il magistero della Chiesa non è al di sopra della Sacra Scrittura, ma al suo servizio, la Riforma protestante accende un dibattito che ha conseguenze sull'intero cristianesimo occidentale e sulla cultura europea della prima età moderna. Lo sforzo di procedere nel solco della teologia medievale, il vigoroso tentativo umanistico di privilegiare la Bibbia alle cerimonie e ai riti esteriori e l'applicazione pratica del principio del sola scriptura come unica fonte della rivelazione e norma della fede non sono tuttavia né semplici né pacifici. Se in campo cattolico questo tema diviene la prima questione teologica di peso affrontata al Concilio di Trento, con dibattiti accesi e prolungati, in ambito protestante si verifica un processo di identificazione tra Scrittura e Parola di Dio che produce l'effetto di considerare la Bibbia un libro ispirato persino nell'apparato di vocalizzazione del testo ebraico. L'insolita "battaglia delle vocali" che ne deriva scuote le Chiese riformate per oltre mezzo secolo e mostra i limiti e la grandezza del protestantesimo del Seicento nel mezzo di una transizione epocale dall'aristotelismo al cartesianesimo.
Dedicato sia a chi frequenta quotidianamente la Messa, sia a chi non può prendervi parte, il libretto tascabile contiene la liturgia della Parola e le parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive, affiancate dal commento di fratel MichaelDavide Semeraro osb e da una preghiera quotidiana. Segnala i Santi del giorno e le feste, giornate e ricorrenze della Chiesa cattolica, delle altre confessioni e religioni; propone inoltre una lectio continua della Bibbia. Ogni mese offre il rito della Messa, il calendario liturgico, quattro modelli di santità, due catechesi mistagogiche per calarsi in un tempo e in gesto liturgico. Le letture e il salmo sono proposti in corpo più grande per rendere più agevole la lettura. Uno strumento utile per chi desidera ogni giorno confrontarsi con la Parola di Dio.
E arriva il gesto. Cinquemila persone pendono dalla bocca di Gesù e osservano con trepidazione il movimento dei suoi occhi e delle sue mani. Attendono qualcosa di straordinario. Con cinque pani e due pesci tutti si saziano. E forse il messaggio sta qui: solo la condivisione produce sazietà, ma il presupposto è che i pani vengano spezzati e i pesci vengano distribuiti. La condivisione, paradossalmente, sazia chi offre il pane, ma anche chi lo riceve, non provoca umiliazione, ma stabilisce la pace nella fraternità ritrovata.
Sommario
INTRODUZIONE. Il rapporto testo-lettore. La progressione di Marco. La donna e il suo profumo. Lo stacco di Mc 6,6b. MC 6,6b-13. Un richiamo sintetico alle pagine precedenti. La missione condivisa con i dodici. Li inviò «a due a due». Avvisi ai naviganti. Il bastone e i sandali. Il consiglio della stabilità. Conversione o «ritorno»? MC 6,14-29. L'efficacia del «nome» di Gesù. Interrogativi sull'identità di Gesù. Il potere di Gesù e quello di Erode. La denuncia di Giovanni Battista. Erode e il suo combattimento interiore. L'insegnamento di Gregorio di Nissa. Il giorno del rendiconto inevitabile. L'amo della passione e la bellezza. Un giuramento improprio da non fare mai. E morirono insieme Erode e Giovanni Battista. Siracide e la sua morale. MC 6,30-44. La missione e i rischi del proselitismo. Una preparazione compiuta nel deserto. «Vide una grande folla». Un pastore che favorisce la vita. «Su pascoli erbosi mi fa riposare...». Come per un simposio. Il dono di una forza «altra». Un messaggio nascosto. MC 6,45-56. Uno strappo necessario. I luoghi del confronto-verifica. «Voleva oltrepassarli». In preda all'angoscia. «Io sono». Non a Betsàida ma a Gennèsaret. Un insegnamento di Gregorio di Nissa. MC 7,1-23. Parole rivoluzionarie. La caduta faticosa delle barriere. Uno scontro durissimo. Gesù un osservante non ipocrita. Il discernimento necessario. Interrogativi molto attuali. Come distinguere tra puro e impuro. Lo scrupolo superato dall'amore. MC 7,24-37. L'attraversamento del confine. «Non poté restare nascosto». Un seme disposto a marcire. L'umiliazione accettata con serenità. Lontano dalla folla. Un'esperienza indicibile di «intimità». Profondità inaudite e indicibili. L'azione dello Spirito nei sacramenti. MC 8,1-13. «In illo tempore». Una commozione divina. Frantumare il grano è ragionare. L'accoglienza del dono rende generosi. Due gesti simultanei e distinti. I doni sono per «tutti». «E li lasciò perdere». MC 8,14-26. «Anche voi avete il cuore indurito?». L'importanza di una seconda lettura. Il gesto del «mystis». La nascita dei «sensi spirituali».
Note sull'autore
INNOCENZO GARGANO, monaco camaldolese, è stato maestro dello studentato generale camaldolese fino al 2005. Risiede a Roma nel monastero di San Gregorio al Celio, del quale è priore amministratore. Professore straordinario di patrologia al Pontificio Istituto Orientale, insegna storia dell'esegesi dei Padri presso il Pontificio Istituto Biblico. È impegnato da decenni nella lettura della Bibbia in prospettiva patristica e assieme al popolo credente. Ha pubblicato: La teoria di Gregorio di Nissa sul Cantico dei Cantici. Indagine su alcune indicazioni di metodo esegetico, OCA, Roma 1981; con Tomás Spidlík, La spiritualità dei Padri greci e orientali, Borla, Roma 1983. Dirige l'edizione latino-italiana delle Opere di Pier Damiani, Città Nuova, Roma. Ha collaborato a varie opere collettive e dizionari di teologia e spiritualità. È stato direttore di Vita Monastica fino al 2006. Ha fondato i Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli. Presso le EDB ha pubblicato una trentina di volumi di Iniziazione alla «Lectio divina» (1988-2012), una serie di «Lectio divina»sia in volumetti che su audiocassette/CD, la trilogia Camaldolesi nella spiritualità italiana del Novecento (2000-2002) e la serie delle Letture semplici delle lettere di Paolo (2006-2009).
Il Decalogo viene consegnato agli uomini nel contesto di una storia di liberazione nella quale Dio appare come il liberatore. Il preambolo, recita il Deuteronomio, afferma infatti: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile". La collettività di Israele non viene fondata sulla signoria del re, ma sulla volontà divina sintetizzata nelle Dieci Parole che costituiscono l'antimodello al diritto regale antico-orientale e si propongono di superare una mentalità di sudditanza per una formazione del cuore. Per la prima volta, la libertà politica viene connessa alla volontà di Dio, il quale relativizza tutti i diritti di lealtà. Su questo fondamento si basano "i moderni diritti umani, non solo come diritti di difesa contro lo stato, bensì come doveri per la coesione solidale nella società". I Dieci Comandamenti hanno dunque il compito "di dare una forma alla libertà", tenendo vivo per tutte le generazioni il ricordo della fine dell'oppressione.
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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Nel mio cuore. Custodire (Omelia d’inizio del ministero petrino)
di Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.193
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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La Chiesa esca da se stessa
di J.M. Bergoglio
Regno-doc. n.7, 2013, p.194
Ben pochi, specie tra gli osservatori italiani, avevano preso in considerazione, il 7 marzo scorso, a cinque giorni dall’inizio del Conclave, l‘intervento alla Congregazione generale dell’allora card. Bergoglio, che invece destò grande impressione nel Collegio cardinalizio. Il 23 marzo l’arcivescovo de L’Avana, card. J.L. Ortega y Alamino, ne ha riferito ai presbiteri e ai fedeli riuniti per la messa crismale, rendendo pubblico – con il consenso del papa – il testo in cui l’autore sintetizzò, su richiesta del confratello cubano, i quattro punti essenziali di quel discorso pronunciato «a braccio» (Avvenire 27.3.2013, 3; L’Osservatore romano 28.3.2013, 7).
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Nel mio cuore. Una lettura in prospettiva (Discorso ai rappresentanti dei media)
di Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.195
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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Nel mio cuore. Per l’unità nell’amicizia (Ai rappresentanti delle Chiese e di altre religioni)
di Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.196
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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Segno di stima e di vicinanza
di A. Nocolas, Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.198
La «novità» dell’elezione di un religioso gesuita al soglio di Pietro è stata sottolineata, nei giorni immediatamente successivi, da un breve ma intenso carteggio pubblico intercorso tra il preposito generale della Compagnia di Gesù, p. Nicolás, e lo stesso papa Bergoglio (testo spagnolo della Dichiarazione in www.sjweb.info; testo italiano della Lettera in www.vatican.va).
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Nel mio cuore. Contro la povertà, per la pace (Discorso al corpo diplomatico)
di Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.199
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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Nel mio cuore. L’unzione giunga alle periferie (Omelia alla messa del crisma)
di Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.200
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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Nel mio cuore. Le sorprese di Dio (Omelia all’insediamento sulla cathedra romana)
di Francesco
Regno-doc. n.7, 2013, p.202
Custodia, servizio, unità, amicizia, povertà, pace, periferie, sorprese, misericordia… Insieme a una serie di gesti simbolici ed evocativi, sono alcune parole, semplici ma precise, «come se le domande a cui cerca di dare risposta le avesse presenti da sempre» (cf. Regno-att. 6,2013,121), ad aver caratterizzato i primi interventi pubblici di Francesco dopo che il Conclave lo ha eletto, il 13 marzo 2013, vescovo di Roma e sommo pontefice della Chiesa universale. Ne offriamo qui ampia documentazione, lungo un arco che va dall’omelia alla messa d’inizio del ministero petrino (19 marzo) a quella alla messa d’insediamento sulla cathedra romana, a San Giovanni in Laterano (7 aprile), e dal discorso ai rappresentanti dei media (16 marzo) a quello rivolto al corpo diplomatico (22 marzo). Alcune di queste parole ritornano anche nei punti essenziali dell’intervento che l’ancora card. Bergoglio pronunciò in Congregazione generale, il 7 marzo, e nella breve lettera che Francesco, primo papa gesuita, ha inviato il 16 marzo al confratello preposito generale della Compagnia di Gesù p. Nicolás (cf. riquadri alle pp. 194 e 198).
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Documento
Il laboratorio di talenti. Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori
di E. Solmi, C. Giuliodori, Conferenza episcopale italiana
Regno-doc. n.7, 2013, p.205
Gli oratori «sono ponti tra la Chiesa e la strada». Lo ha affermato mons. Giuliodori nel presentare – lo scorso 5 aprile, nella sede di Radio vaticana – la Nota pastorale sul valore e la missione degli oratori curata da due Commissioni episcopali della CEI, quella per la Cultura e le comunicazioni sociali e quella per la famiglia e la vita. Inserita nel percorso degli orientamenti pastorali del decennio sull’«educare alla vita buona del Vangelo » (cf. Regno-doc. 19,2010,601ss), la nota intende «riconoscere e sostenere il peculiare valore dell’oratorio» – istituzione che vanta 450 anni di esperienza – «nell’accompagnamento della crescita umana e spirituale delle nuove generazioni». Il testo si struttura in tre parti dedicate rispettivamente alla «memoria viva» delle solide radici dell’esperienza oratoriana; ai fondamenti, alle dinamiche e allo stile dell’educare in oratorio (con una «convinta valorizzazione del gioco, della musica, del teatro, dello sport, della natura, del volontariato e della solidarietà»), e alla «responsabilità ecclesiale» verso quei permanenti «laboratori educativi», che gli oratori «sono stati, sono ancora» e devono diventare sempre più.
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Consiglio permanente CEI - Nomine
di Episcopato italiano
Regno-doc. n.7, 2013, p.216
Si è svolta a Roma, tra il 18 e il 19 marzo, la sessione primaverile del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. «Una sessione essenziale, recita il Messaggio finale, caratterizzata dagli eventi che nelle ultime settimane hanno scandito la vita della Chiesa». Su tutte, spicca l’elezione di papa Francesco a cui i vescovi italiani, alla fine dei lavori, hanno indirizzato un messaggio nel quale si parla di «speciale sintonia (…) che ci rende testimoni privilegiati della sua missione, primi destinatari della sua premura e del suo magistero». Tra le altre cose, il Consiglio permanente ha proceduto alle seguenti nomine (www.chiesacattolica.it):
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Documento
L’intesa con gli induisti entra in vigore. { Repubblica italiana - Unione induista italiana }
di G. Napolitano
Regno-doc. n.7, 2013, p.222
Con la legge n. 246 del 31 dicembre 2012, entrata in vigore il 1° febbraio 2013, il Parlamento ha approvato le Norme per la regolazione dei rapporti tra lo stato e l’Unione induista italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell’art. 8, terzo comma, della Costituzione. L’intesa era stata firmata nel 2007 dall’avv. Franco Di Maria per l’Unione induista italiana (UII) e dal presidente del Consiglio Romano Prodi. Il provvedimento approvato regola gli ambiti nei quali la pratica religiosa dei circa 135.000 induisti in Italia entra in contatto con l’ordinamento giuridico del paese: riconosce l’autonomia dell’UII, il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, la possibilità di prestare assistenza spirituale ai fedeli in ospedale e in carcere, il diritto di istituire scuole, le prerogative dei ministri di culto, gli effetti civili dei matrimoni religiosi, la partecipazione all’otto per mille dell’IRPEF sia sulla base delle scelte espresse dai contribuenti sia – in proporzione – sulla base di quelle non espresse.
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Le altre intese firmate in Italia
di Redazione
Regno-doc. n.7, 2013, p.224
Con la legge n. 246 del 31 dicembre 2012, entrata in vigore il 1° febbraio 2013, il Parlamento ha approvato le Norme per la regolazione dei rapporti tra lo stato e l’Unione induista italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell’art. 8, terzo comma, della Costituzione. L’intesa era stata firmata nel 2007 dall’avv. Franco Di Maria per l’Unione induista italiana (UII) e dal presidente del Consiglio Romano Prodi. Il provvedimento approvato regola gli ambiti nei quali la pratica religiosa dei circa 135.000 induisti in Italia entra in contatto con l’ordinamento giuridico del paese: riconosce l’autonomia dell’UII, il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, la possibilità di prestare assistenza spirituale ai fedeli in ospedale e in carcere, il diritto di istituire scuole, le prerogative dei ministri di culto, gli effetti civili dei matrimoni religiosi, la partecipazione all’otto per mille dell’IRPEF sia sulla base delle scelte espresse dai contribuenti sia – in proporzione – sulla base di quelle non espresse.
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Documento
Eutanasia del legame sociale. Dichiarazione dell’episcopato belga
di I vescovi del Belgio
Regno-doc. n.7, 2013, p.227
Il nostro «rifiuto dell’eutanasia non è la scelta della sofferenza, né quella di fare soffrire, e nemmeno quella di lasciare soffrire», dicono i vescovi del Belgio in un dichiarazione resa nota lo scorso 6 marzo e intitolata Si può sottoporre a eutanasia il legame sociale? È infatti in discussione nel paese, dopo la depenalizzazione dell’eutanasia per gli adulti consenzienti nel 2002 (cf. Regno-att. 12,2002,408), un progetto di legge per estenderla anche ai minori – con o senza il consenso dei genitori – e ai malati mentali. La questione verte, naturalmente, attorno alla possibilità di esprimere un consenso valido. Ma – dicono i vescovi – anche se il consenso vi fosse, «è questa la società che vogliamo?». Una società prigioniera della propria «solitudine » che a maggiore ragione colpisce i membri più fragili. L’eutanasia delle persone fragili – concludono i vescovi – «contraddice la nostra umanità più profonda» proprio laddove dovrebbe «manifestare una solidarietà più stretta».
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Dalla parte dei figli. La Chiesa cattolica del Lussemburgo sul matrimonio omosessuale
di Commissione diocesana per la pastorale familiare
Regno-doc. n.7, 2013, p.229
«Procreare non è riprodurre (…). Diventare padre o madre (…) non è in nessun modo riducibile a un atto biologico o tecnico. Si tratta di un’unione di corpi, di parole e di mistero». Così il nucleo centrale della dichiarazione della Commissione diocesana per la pastorale familiare della Chiesa cattolica del Lussemburgo, rilasciata lo scorso 15 marzo in merito al dibattito che anche in questo piccolo stato sta avendo luogo sulla possibilità di estendere l’istituto matrimoniale alle coppie dello stesso sesso, con tutte le conseguenze relative alla filiazione. Da questo breve testo emerge anche un’altra riflessione interessante: gli «studi che dimostrerebbero che la composizione familiare non ha effetti sullo sviluppo psicologico dei bambini» o che «i genitori omosessuali sarebbero educatori (…) validi» quanto i genitori eterosessuali, a parte la questione del loro «valore scientifico», non possono ancora valutare un dato fondamentale sui figli di coppie omosessuali: quello relativo alla loro filiazione, quando (e come), cioè, decideranno di diventare essi stessi padri o madri.
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Una Costituzione da riformare. Conferenza episcopale del Vietnam alla revisione della Costituzione
di Conferenza episcopale del Vietnam
Regno-doc. n.7, 2013, p.232
In risposta alla consultazione avviata dall’Assemblea nazionale, con una coraggiosa scelta pubblica i vescovi cattolici del Vietnam hanno proposto un proprio contributo alla revisione della Costituzione del 1992, mettendo esplicitamente in questione il monopolio del Partito comunista e dell’ideologia marxista-leninista e chiedendo coerenza nella difesa dei diritti umani affermati dal testo costituzionale. Il documento, intitolato I vescovi cattolici del Vietnam trasmettono le loro osservazioni e contributi riguardo al progetto d’emendamento della Costituzione del 1992 (emendamento 2013), è stato inviato il 1° marzo 2013 al Comitato di redazione del progetto d’emendamento della Costituzione del 1992, ed è stato elaborato dal Comitato permanente della Conferenza episcopale del Vietnam. Pubblicato in lingua vietnamita sul sito della Conferenza episcopale (hdgmvietnam.org), è stato integralmente tradotto in francese dalla redazione di Églises d’Asie, l’agenzia d’informazione della Società per le Missioni estere di Parigi.
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Salvaguardare le risorse idriche europee. Programma quadro della Commissione europea
di Commissione europea
Regno-doc. n.7, 2013, p.235
A partire dal 2000, con la Direttiva sulle acque l’Unione Europea «ha affrontato per la prima volta in modo globale i rischi cui sono esposte le acque» del suo territorio, «mettendo in evidenza che la gestione va ben oltre le questioni di distribuzione e trattamento delle acque». Occorre infatti tenere conto della «gestione del suolo», della «pianificazione territoriale adottata dagli stati membri» e alle concrete disponibilità finanziarie. La direttiva mirava a «raggiungere un buono stato delle acque entro il 2015» e ciò sarà possibile per il 53% delle acque. Per il 47% rimanente si rendono «necessari ulteriori interventi», che sono oggetto del presente Programma quadro firmato dalla Commissione europea e reso noto il 14 novembre 2012. In particolare le «principali cause dei pericoli per lo stato delle acque» sono legate alla modalità di gestione di una serie di eventi collegati tra loro (cambiamenti climatici, uso del suolo, produzione energetica, industria, agricoltura e turismo, sviluppo urbano, cambiamenti demografici) da considerare in un’ottica «ecocompatibile» e più efficiente dal punto di vista della «gestione delle risorse idriche».
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Dell’universale e delle particolarità. Lezione di commiato di Pierre Gisel all’Università di Losanna
di P. Gisel
Regno-doc. n.7, 2013, p.249
Lo scorso 9 novembre, davanti alla Facoltà di Teologia e di scienze delle religioni dell’Università di Losanna, dove è docente dal 1976, il teologo Pierre Gisel ha tenuto la sua lezione di commiato sul tema: Resistenze delle particolarità e trappole dell’universale. Per un utilizzo sovversivo dei corpi, delle tradizioni e dei confini. Gisel entra nel cuore della modernità occidentale – e del cristianesimo stesso –, là dove «particolarità identitarie ed ereditarie» convivono in tensione con una pulsione al loro superamento (cui «fanno resistenza»). Ma l’universale verso cui ci si dirige nasconde – nella tendenza a «integrare» o assimilare l’alterità – delle «trappole» (forme di omogeneizzazione e banalizzazione), «o peggio ancora» (violenza). L’analisi parte da concrete realtà religiose, che la «secolarizzazione» non sembra affatto superare, ma anzi produrre in nuove forme «fuori dal religioso», e le interroga quale «forza critica» dell’antropologico e del sociale. «L’invito è a puntare al cuore delle particolarità in gioco» per aprire, in una stagione di crisi «costante e poco produttiva», un diverso interrogativo «sull’umano e sulla società».

