
La chiarezza della Guida allo studio del greco del Nuovo Testamento si manifesta nei risultati che derivano dalla sua utilizzazione. Non essendo richiesta, né prevista, alcuna precomprensione della materia, l’utente si ritrova accompagnato, passo passo, fino a padroneggiare una disciplina che difficilmente si sarebbe figurato così ricca di spunti e suggestioni. Il lettore si scopre introdotto in un territorio che non consiste solo nel patrimonio che per convenzione definiamo «greco biblico» ma è alla radice di un processo, storico-culturale oltre che religioso, durato venti secoli. In altre parole, una lettura integrale della Guida può costituire la chiave di accesso a un mondo di cui non tutti immaginano l’esistenza, che non consiste soltanto negli scritti che formano il Nuovo Testamento, bensì rappresenta la struttura portante della civiltà di cui siamo eredi e continuatori.
In allegato: Soluzioni degli esercizi, a cura di Agnes Linder.
Nata dalle sollecitazioni della rivista americana “The Christian Century”, questa breve autobiografia di Karl Barth – tre decenni di vita e pensiero dal 1928 al 1958 – è corredata da un Prologo e un Epilogo che la inquadrano nell’insieme del percorso esistenziale e teologico dell’autore, dalla formazione all’ultimo decennio di vita, facendone un’introduzione semplice ed efficace al teologo probabilmente più significativo del secolo scorso.
Pubblichiamo questo volumetto anche come piccolo contributo alle celebrazioni barthiane del 2019: centenario della pubblicazione della prima versione del commento all’Epistola ai Romani e cinquantesimo anniversario della morte del teologo (10 dicembre 1968).
Nel 1938, la rivista americana “The Christian Century” chiese a Karl Barth (1886-1968) un resoconto dell’evoluzione del suo pensiero nel decennio appena trascorso. La richiesta fu ripetuta nel 1948 e nel 1958: ne risultò un agile e interessante autoritratto del grande teologo nella fase centrale del suo percorso. Accompagnato da un sintetico apparato critico, esso costituisce una delle fonti principali per la ricostruzione di alcuni aspetti dell’evoluzione della teologia di Barth, ma anche un documento umano e letterario di notevole interesse: dall’insegnamento universitario alla politica, senza dimenticare gli aspetti privati e familiari, le dimensioni di un’esistenza ricca di sfaccettature sono tratteggiate con piglio energico e senso dell’umorismo.
Tradotta in inglese, francese, spagnolo, coreano e polacco, la "Guida allo studio dell'ebraico biblico" di Giovanni Deiana e Ambrogio Spreafico presenta una grammatica elementare dell'ebraico della Bibbia con esercizi, e relative chiavi, antologia di testi autoriali, vocabolario e sussidio audio online. Il presente volume contiene la Chiave degli esercizi e un'Analisi grammaticale della crestomazia.
Evitando accuratamente un uso semplicistico e strumentale dei testi antichi, Thomas Römer e Loyse Bonjour propongono un percorso storico nel mondo del Vicino Oriente antico e delle Sacre Scritture alla ricerca delle diverse concezioni dell’amore e delle relazioni omosessuali in quelle società nonché dello statuto che queste vi accordavano.
Tra i cristiani, l’argomentazione biblica sul tema dell’omosessualità gioca un ruolo decisivo ma pericoloso: il ricorso alla Bibbia rischia infatti di legittimare, in maniera a-storica, posizioni antitetiche di condanna o giustificazione.
Gli oltre duemila anni che ci separano dalla Bibbia ebraica richiedono invece un’attenta lettura contestuale dei testi biblici e di quelli delle antiche civiltà che li hanno influenzati. Thomas Römer e Loyse Bonjour delineano quindi un percorso storico e informativo nel mondo del Vicino Oriente antico e della Bibbia per identificare concezioni e statuto delle relazioni amorose omosessuali, in particolare tra uomini, in quelle società.
«L’epistola del cardinale Jacopo Sadoleto alla città di Ginevra, che aveva da poco aderito alla Riforma, e la risposta di Giovanni Calvino sono testi di spiritualità cristiana e di matura riflessione teologica nonché documenti della battaglia in atto nella cristianità occidentale fra le forze conservatrici, espresse in ambienti cattolici e imperiali, e quelle progressiste, realizzate dal partito protestante e dalle nuove forze della borghesia europea».
Giorgio Tourn
Nel marzo 1539, tre anni dopo la costituzione della Chiesa ginevrina riformata, il cardinale umanista italiano Jacopo Sadoleto scrisse una lettera aperta ai magistrati e al popolo della repubblica di Ginevra esortandoli a tornare alla tradizione e all’unità della Chiesa di Roma. Sollecitato da Guillaume Farel e Martin Bucer, nel settembre dello stesso anno Giovanni Calvino si fece carico della risposta, precisando il punto di vista riformato sui grandi temi teologici al centro della polemica con la Chiesa romana e difendendo, in quel modo, l’indipendenza politica della città.
«Sadoleto e Calvino non rappresentano solo due teologie, due spiritualità, due fronti contrapposti in equilibrio, ma due ipotesi diverse ed opposte di comunità cristiane e, di conseguenza, due ipotesi di riforma della Chiesa».
Giorgio Tourn
A partire da un vissuto di fede e di impegno sociale e politico comune a molti di quanti restano fedeli ai valori del Sessantotto, Tonino Perna riflette sul senso dell’essere cristiani nel nostro mondo iperconnesso, ipertecnologico e biotecnologico, esortando a restare umani e camminare insieme verso la giustizia sociale e la salvaguardia del pianeta.
«La memoria e la luce sono alla base della nostra vita e della nostra fede, che si tratti di un credo religioso o politico».
Tonino Perna
Attraverso una riflessione su due elementi alla base del cristianesimo – la memoria legata a Cristo e la vera luce di Dio –, Tonino Perna si avvicina alla ricerca scientifica e alla ricerca della fede con la lente degli ideali incorrotti della contestazione sessantottina e si interroga sul senso dell’essere cristiani oggi. Minoranza in molte realtà e perseguitati in alcuni Paesi, per Perna i cristiani hanno davanti a sé un orizzonte comune a quanti – laici, non credenti o di diversa religione – sanno restare umani, dando priorità all’etica e dedicando la loro vita, in una responsabile “co-creazione” del mondo, alla salvaguardia dell’ecosistema e alla giustizia sociale, tra loro saldamente intrecciate quanto la memoria e la luce.
Teologo e studioso dei rapporti tra cultura pop e fede, l'autore racconta in queste pagine la meravigliosa storia del proficuo connubio tra cinema e Bibbia che ha fornito all'industria cinematografica una chiave narrativa universale con cui parlare a milioni di spettatori. «Sia la luce. E la luce fu». Accade nella Creazione e accade nelle sale cinematografiche quando un fascio di luce attraversa il buio per portare sullo schermo una storia: simbolica coincidenza che induce a riflettere sul lungo e proficuo rapporto tra Bibbia e cinema. Non solo il cinema ha preso a piene mani dal testo biblico storie popolari da raccontare, ma è intervenuto direttamente sull'immaginario degli spettatori, mostrando, per la prima volta in migliaia di anni, il Mar Rosso dividersi e Gesù - il personaggio storico più rappresentato - camminare sulle acque. Ma oltre a essere fonte inesauribile di soggetti, la Bibbia ha dato al cinema archetipi, schemi, trame per altre storie, come nel Western, sostanziale riscrittura della conquista della Terra promessa. Fino a che registi come Dreyer, Bergman, Pasolini, Tarkovskij o Tarantino vi hanno tratto ispirazione per parlare di conversione, redenzione, grazia, speranza.
«La preghiera è una pratica umana comune, ubiqua e ricorrente. È l’umano protendersi verso il Santo Mistero e la Santa Ultimità, un riconoscimento che gli esseri umani e le loro comunità sono penultimi e si pongono in dialogo con Colui che, benché appena accessibile, viene comunque invocato».
Walter Brueggemann
In tutta la Bibbia si trovano toccanti esempi ed episodi di preghiera. In questo suggestivo volume, il noto studioso Walter Brueggemann legge e illustra con competenza e profondità dodici preghiere dell’Antico Testamento legate ad Abramo, Mosè, Anna, Davide, Salomone, Giona, Geremia, Ezechia, Esdra, Neemia, Daniele e Giobbe. Aprendosi al testo biblico – che grida gioia e dolore, svela le profondità dell’esperienza umana oltre che l’amorevolezza di un Dio misericordioso che sempre ascolta – Brueggemann mostra come questi dodici antichi testi di preghiera possano rendere viva nel presente l’antica pratica umana del pregare.
La parola biblica deborda nei versi di Bob Dylan, costeggia l'opera di Woody Guthrie, preme nella "teologia del Padre" di Bruce Springsteen, sostiene la poetica di Johnny Cash, urla nella furia di Patti Smith. Che si manifesti nella lotta o nell'abbraccio, nella fede o nella sua negazione, il rapporto con la Scrittura feconda il canzoniere di alcune delle voci più significative del rock. Ed è proprio la distanza, la ferita che si apre tra la parola biblica e il suo riecheggiare nella musica pop a renderne fertile e vertiginoso il risuonare. Massimo Granieri e Luca Miele provano a catturare quegli echi inseguendo suggestioni e voci, incrociando percorsi, affastellando canzoni in modo dichiaratamente non sistematico, aperto e fluido. Prefazione di Antonio Spadaro.