Nella dimora bucolica di Critone si incontrano due liberi pensatori, due semplici uomini di campagna, e uno spettatore silenzioso. Lungo una settimana di appassionate discussioni, polemiche, argomentazioni, due massimi sistemi vengono contrapposti l'uno all'altro: il razionalismo critico del libero pensiero e la difesa cristiana di una concezione religiosa della vita.
Il Volto e l'Anima - come insegnano l'antica fisiognomica e la più recente psicologia - non sono due entità che si contrappongono. L'anima prende forma nel volto, esprimendo quello che lei crede o che in quel momento vuole esprimere; il volto, da parte sua, condiziona l'anima e i suoi disagi: un naso storno, uno sguardo liquido, un mento sporgente... Non c'è un solo volto per l'anima di ciascuno, ma tanti volti. E ogni ritratto, per Pericoli, è un piccolo furto. La trattazione e l'analisi è condotta a partire da 18 varianti inedite del ritratto di Beckett nel centenario della sua nascita.
I "Saggi di teodicea", pubblicati anonimi nel 1710, presso l'editore Troyel di Amsterdam, sono l'opera filosofica di più ampio respiro che Leibniz abbia scritto. Essi contengono la dottrina leibniziana della teodicea (giustificazione di Dio rispetto allo scandalo del male), e hanno quindi per oggetto la tradizionale questione della necessità e della libertà in rapporto al problema dell'origine e del senso del male.
Si presenta qui la prima traduzione integrale delle lettere di René Descartes a a partire dall'edizione nazionale delle Oeuvres de Descartes a cura di Charles Adam e Paul Tannery. L'epistolario cartesiano permette di entrare nel "laboratorio" in cui si sono via via definite, formulate o riviste le tesi cartesiane, in un serrato dialogo con corrispondenti quali Marin Mersenne, Antoine Arnaud, Pierre Fermat, Thomas Hobbes, Constantijn Huygens, Cristina di Svezia, Elisabetta di Boemia, figure tra le più significative della cultura europea del tempo. L'opera possiede un indice bibliografico delle lettere, un indice tematico, un lessico, una cronologia e tavole delle concordanze.
Charles S.H. Vane-Tempese-Stewart, settimo marchese di Londonderry, rampollo di una delle famiglie più nobili d'Inghilterra, cugino di Churchill e amico intimo del re, non nascose la sua ammirazione per Hitler. Un'ammirazione in realtà diffusa tra gli aristocratici inglesi, ma che fece di Lord Londonderry il capro espiatorio di una colpa che ricadeva su più vasti settori dell'establishment britannico: quella mancata opposizione all'Anschluss e alle leggi razziali che fu una delle cause dell'immane catastrofe della Seconda guerra mondiale.
Il "Simposio" di Platone è considerato uno dei grandi capolavori non solo del pensiero filosofico greco ma della letteratura universale. Partendo da un'enigmatica sentenza di un grande negatore di Platone come Nietzsche ("tutto ciò che è profondo ama la maschera"), Reale avanza una suggestiva interpretazione del grande testo e lega questa lettura ai suoi studi sulle dottrine non scritte di Platone. Il volume è stato pubblicato nei Saggi Rizzoli nel 1996.
"Chi dice che solo la storia, i romanzi, la poesia o i saggi ci fanno vedere la realtà-irrealtà della cosa uomo o delle cose dell'uomo? Altre zone, altri strati, quindi non solo lo stato delle cose o le cose in un certo stato. Un testo contenente un detesto perché quello che mi piace è solo surreale, voglia di metafisica e trascendenza del pensiero volatile fermo solo a certe stazioni mentali, "Nessun dogma!" liricamente né aforismi, né enigmismi..." (Alessandro Bergonzoni)
Chiunque, se interrogato su quale sia il dono che più ardentemente vorrebbe un giorno ricevere dagli Dèi, risponderebbe: "Un po' di serenità." Eppure la natura di tale stato d'animo è quanto mai misteriosa: tutti la desiderano, ma forse nessuno sa bene di cosa si tratti. Nulla a che fare con felicità, gioia, soddisfazione, contentezza: esperienze destinate alla radicale inafferrabilità dell'attimo fuggente così ben tematizzato da Orazio. Il sentimento qui interrogato riguarda l'eterno; un eterno perfettamente "immanente", però; che non osa strapparci via dal giogo della temporalità, e incantarci con la favola di una salvezza sempre di là da venire: che non va confusa con quanto vanamente promesso da troppe utopie, sia laiche che religiose.
Due amici. L'amante di entrambi. Un omicidio. Ramon, fanatico cattolico, ossessionato dall'idea di peccato, e Theo, generoso, responsabile, razionale, sono due amici che, oltre ad aver condiviso mille avventure, dividono la medesima amante, Leila, creatura libera e selvaggia, riluttante a qualsiasi legame stabile. Tornando da un viaggio, Theo trova Leila assassinata e sfregiata. L'accusa ricade sul suo amico Ramon che, inspiegabilmente, confessa il delitto. Ma la polizia non appare convinta della confessione di Ramon e Theo si rende presto conto dell'assurdità della confessione dell'amico. In un Messico assolato e ambiguo, l'autrice costruisce una trama fitta di colpi di scena, affondando la propria penna nelle pieghe più intime dell'animo umano.
Jean Hyppolite si propone di fare un commento e una parafrasi che seguono con fedeltà il testo hegeliano pagina per pagina, nell'intento di renderne più comprensibile l'insieme. Ogni appiglio interno al testo viene sfruttato per chiarire le varie connessioni di un'opera che ha esercitato sulle menti più diverse un fascino quasi pari alle difficoltà intrinseche che l'accompagnano. Grazie alla inesauribile fruibilità e all'esemplare rigore di questo strumento, come scrive Vincenzo Cicero nella sua introduzione al volume, "il commento di Jean Hyppolite alla Fenomenologia dello Spirito è ancora oggi, a sessant'anni suonati, un modello insuperato di interpretazione 'oggettiva' del libro più famoso di Hegel".