
Il volume raccoglie testi editi di Giuseppe Lazzati a suggerire un itinerario di riflessione e di ricerca sul tema della vocazione del fedele laico, il suo ruolo e responsabilità. Pensati soprattutto per un pubblico giovanile, questi contributi affrontano motivi e istanze fondamentali dell'esistenza cristiana. A partire da alcune pagine sul tema biblico-teologico del Regno di Dio, sulle principali vocazioni cristiane (matrimonio, sacerdozio, vita religiosa, consacrazione secolare), attraverso la preghiera e la spiritualità laicale, si delinea l'importanza dell'impegno educativo nella formazione di autentici laici cristiani. Compito primario, quest'ultimo, per la comunità ecclesiale, a cui Lazzati si dedicò con perseveranza e che costituì il nucleo centrale del suo appassionato magistero presso l'Eremo di S. Salvatore sopra Erba (Como).
Il libro propone meditazioni vissute con giovani educatori: pagine preziose per radicare sempre più la vita cristiana e il servizio educativo nella Parola. il Vangelo di Matteo, che ha avuto un ruolo centrale nell'antica tradizione cristiana, ha il suo punto focale nella figura di Gesù Cristo che rende possibile e presente il regno di Dio tra gli uomini. "Dove due o tre. . . " ben riassume il desiderio di formarsi alla scuola della Parola, per realizzare una Chiesa di comunione e fraternità.
Un laico scrive a un prete e un vescovo a un laico. Con taglio diretto, personale si narra il sentimento cristiano di stupore e gratitudine di fronte al mistero insondabile dell'amore del Padre. Dalla bellezza della chiamata, al mistero dell'eucaristia, al segno misericordioso della penitenza e della riconciliazione. Ma esiste uno stile "giusto" nelle relazioni tra preti e laici? Queste due lettere rinnovano corresponsabilità, comunicazione e speranza. Per coltivare una profondità interiore che nasce da un buon rapporto con se stessi e da una vita di comunione. Per essere, infine, lanterne e scintille. In un unico abbraccio: cielo e terra, eternità e storia.
La XII Assemblea nazionale dell'Azione Cattolica ha avuto luogo in circostanze speciali: si è concluso un pontificato e ne è iniziato un altro. L'AC ha potuto così ringraziare con commozione Giovanni Paolo II per i grandi doni elargiti all'Associazione e alla Chiesa tutta, accogliendo con gioia e affetto filiale il nuovo papa Benedetto XVI. L'atteggiamento dell'Azione Cattolica durante l'Assemblea è stato, dunque, quello di porsi in "ascolto di ciò che il Signore in questi giorni va dicendo alla Chiesa", come ha esordito la presidente Paola Bignardi in apertura dei lavori. In ascolto, cioè, della Parola di Dio che trasforma, con l'atteggiamento vigile di chi vuole riconoscere nella quotidianità i segni di speranza che, come cristiani, siamo chiamati a discernere e a far maturare.
La convocazione dell'Assemblea straordinaria ha esplicitato la peculiarità del cammino che l'Ac stava percorrendo: una fase straordinaria per le questioni in gioco, ma anche per le opportunità e la capacità di dedizione e di sacrificio presente nell'Associazione.L'approvazione dello Statuto, a conclusione dell'Assemblea, accompagnata da un dibattito aperto e franco, ha costituito un esercizio di democrazia matura, mostrando come la prima caratteristica dell'Azione Cattolica di oggi sia quella di non nascondere a se stessa difficoltà e sfide, assumendosi la responsabilità di scelte che portano con sé tutti gli interrogativi e le esigenze di questo tempo.
La consapevolezza che, alla luce del mistero della creazione e della redenzione, la capacità di guardare il tempo e lo spazio si dilata, per noi laici rappresenta certamente una sfida. Riguardo all'organizzazione dell'esistenza e all'articolazione del tempo libero sta avanzando un modo di pensare che sbriciola le esperienze e tende a recidere il filo che ci permette di sentirci dentro una storia. Noi, proprio perché abbiamo una "casa", sappiamo dove mettere il nostro passato, che ci porta a ricordare il gesto di Fani e Acquaderni, e di tanti soci i quali, in anni difficili, hanno tenuto accesa la fiamma dell'associazione. Questa sfida culturale ci pone davanti alla straordinaria opportunità di tornare a dire, con parole nuove, che nel mistero dell'origine e della venuta del Signore i tempi della nostra vita si incrociano con quelli degli altri; che nasce e rinasce un nuovo popolo, si rigenera il senso di un'avventura condivisa, si riannoda il filo che impedisce al rosario della nostra esistenza di sgranarsi (L. Alici).
L'immediatezza e la semplicità del diario della mamma di Nennolina narrano la breve vita di una bimba "eccezionale", attraverso una quotidianità vissuta in modo normale tra ambienti che appartengono forse ad un'altra epoca. Antonietta Meo (Roma 15 dicembre 1930 - 3 luglio 1937), Nennolina, muore a soli sei anni e mezzo, investita da una "grazia tremenda e fascinosa" che le permette di raggiungere vette addirittura mistiche. Motivi struggenti, di una bellezza commovente, disegnano il progresso spirituale di Nennolina nei ricordi di tutti coloro che le sono stati accanto. In particolare assistiamo alla rapida evoluzione dell'intimo e meraviglioso rapporto tra una mamma e la sua bimba, rapporto investito in queste pagine da autentico pathos: dubbi, lacerazioni, sofferenze, stupore, gioia e speranze di una madre davanti all'ennesima prova da affrontare. Tra fede e dolore, la forza dell'amore rivela le meraviglie che Dio opera in Nennolina (e nei suoi) e che sempre può compiere, se trova anime generose. In appendice al volume letterine e fioretti di Nennolina selezionati da padre Piersandro Vanzan - Postulatore della causa di beatificaizone - una scheda biografica e, infine, un ottavino fotografico.