
Rendere accessibile a chiunque tutto ciò che è scritto, parlato, ritratto, filmato. Decretare la validità delle conoscenze con un voto di maggioranza. Scegliere le cure in base alla popolarità. Ritornare con l’intero pianeta alla condizione arcaica del villaggio, dove i comportamenti di ognuno erano sotto gli occhi di tutti. Questo è il futuro che ci annunciano Google, Wikipedia, YouTube, Facebook & Co. Forse.
È un’idea molto diffusa oggi che la tecnologia sia il motore e anche la guida dello sviluppo, che progredisca secondo i suoi disegni e determini con le sue ricadute gran parte delle nostre vite. Nulla è più lontano dalla realtà. Innanzitutto perché molte volte il puro e semplice caso gioca in questi processi un ruolo determinante: quasi mai le innovazioni più importanti – dal treno, alla radio, a Internet – sono state generate per lo scopo per il quale hanno poi avuto fortuna. Spesso gli stessi protagonisti non sanno quello che stanno facendo, come nel caso di Google, responsabile simultaneamente del più grande successo e del più grande insuccesso degli ultimi dieci anni. E infine a volte sono proprio le cosiddette ricadute a costituire l’innovazione, come mostra lo straordinario fenomeno del social networking. In queste condizioni conviene, allora, raccontare storie, storie vere, piuttosto che cercare di teorizzare: si capisce di più e meglio. È quanto fa questo libro con Google, Netflix, YouTube, Wikipedia e altro ancora.
Indice
Prologo – 1. In fila con Yelp – 2. Vere (e false) innovazioni tecnologiche – 3. Netflix – 4. Google – 5. YouTube – 6. Piccola riflessione sull’innovazione – 7. Entusiasti, incazzati e prime donne – 8. Il mito dell’accesso – 9. Attendibile o verificabile? – 10. Su cosa votiamo – 11. Venezia, Las Vegas - Epilogo
Ouesto libro è la cronaca appassionata di un caso italiano: il 1977. Un nuovo Sessantotto, culminato nelle morti tragiche di tre militanti: Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Walter Rossi. Ma è anche l'anno che segna la drammatica ascesa delle Brigate rosse, che a Torino uccidono il presidente dell'Ordine degli avvocati Fulvio Croce e il vicedirettore della "Stampa" Carlo Casalegno. Concetto Vecchio, trent'anni dopo, è tornato a Bologna, Roma, Torino, rivisitando i luoghi di allora, e ha ripercorso gli ultimi mesi di vita di Casalegno e dei suoi assassini. Attraverso quasi quaranta testimonianze, tra cui quelle di Gad Lerner, Ezio Mauro, Diego Novelli, Giancarlo Caselli, Giampaolo Pansa, Gianfranco Bettin, Diego Benecchi, Bifo Berardi, Silvio Viale, Renato Nicolini, racconta l'attacco dei giovani del movimento al Pci, la nascita di Radio Alice, il trionfo della controcultura. Spiccano figure indimenticabili come quella di Carlo Rivolta, giovane promessa di "Repubblica" stroncato dalla droga, e di Antonio Cocozzello, un piccolo democristiano che si ritrova incredibilmente nel mirino del terrorismo.
Durante il giorno, padre di famiglia e stimato giornalista; la notte, agente segreto con il nome in codice “Betulla”. Sarebbe questa la doppia vita di Renato Farina emersa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il SISMI e il commando CIA nella strana vicenda del rapimento e del trasferimento in Egitto di Abu Omar, imam di Milano. Lo stesso agente Betulla avrebbe avuto un ruolo importante – secondo le dichiarazioni del capo dei servizi segreti italiani, Nicolò Pollari – nelle operazioni dell’intelligence per i sequestri di italiani, come Quattrocchi, poi ucciso, e la Sgrena, che invece venne liberata. Insomma, Farina sarebbe stato un agente coperto di primo rango. Congegni sofisticati, identità fasulle, lavori di copertura? Lo si vedrà in questo racconto vero e affascinante come una spy story. Farina non ci sta però a passare per una spia. Non accetta di essere trattato come un traditore per aver agito secondo coscienza, nell’interesse del proprio Paese. Radiato dall’ordine dei giornalisti – benché avesse già rassegnato le dimissioni – oggetto di insulti ma anche di ammirazione, Renato Farina ha deciso che è venuto il momento di raccontare (quasi) tutta la verità sull’agente Betulla. L’occasione per saperne di più sul mondo dei servizi segreti, ma anche per capire che cosa non va in quel sistema di potere dal quale Farina sostiene di essere stato perseguitato ingiustamente, sentendosi autorizzato a togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe, rivelando verità scomode, finora taciute.
La Terra Promessa di cose strane in cielo ne ha vise a iosa fin dall'antichità. Questo studio vuole approfondire quanto emerso dalla corposa casistica UFO ebraica, senza che alcun potere costituito insabbi la verità.
"Sarebbe così bello poter fare con gli UFO quello che facciamo con i fotoni o anche, più concretamente, con i meteoriti. Voglio dire, sarebbe bello fare astronomia con gli UFO, usarli come messaggeri, portatori di informazioni da altri mondi capaci di dare una mano a capire il cielo stellato intorno a noi. Sappiamo che c'è vita là fuori, sarebbe troppo strano che non ci fosse, da qualche parte. Fermi, apparentemente, non ci credeva, e diceva 'Ma se ci sono, perché non si fanno vivi?'. Speriamo solo che gli UFO si sbrighino a smentire il grande Enrico." (dalla prefazione di Giovanni Bignami)
A partire dai segni più evidenti del cambiamento in atto (la perdita dell'egemonia dello sguardo nei processi di percezione sensibile, la rottura del legame ontologico tra immagine filmica e realtà, l'affermarsi sempre più marcato di un "regime di simulazione" nei modi di produzione del visivo), il volume studia la crisi della forma che investe tanto il cinema contemporaneo come un sintomo di lucidità ermeneutica e diagnostica, e individua nelle due grandi serie di "Alien" e "Batman" il territorio privilegiato per indagare la mutazione che sta cambiando in profondità non solo il cinema, ma anche la forma del mondo che lo produce e lo consuma.
Obiettivo del volume è presentare il caso grave nel contesto della clinica dei disturbi dell'alimentazione (DA), considerandolo non solo dal punto di vista medico, ma soprattutto da quello della comorbilità psichiatrica. La gravità del paziente DA si declina infatti attraverso l'interazione di tre dimensioni: il corpo (gravità medico-internistica), la psiche (con riferimento alle comorbilità psichiatriche) e il contesto (dal punto di vista familiare e sociale). Gli autori offrono una riflessione su quanto la multidisciplinarità e la differenziazione degli interventi influiscano positivamente sull'esito della cura dei pazienti DA. L'esperienza clinica della Residenza Gruber a Bologna e il lavoro in rete hanno infatti evidenziato l'importanza dell'integrazione di approcci e interventi multiprofessionafi in ogni contesto (pubblico e privato) e in ogni setting (ambulatoriale, residenziale, ospedaliero). All'interno del volume vengono identificati e approfonditi gli elementi di cura nel trattamento residenziale e nella presa in carico in rete del caso grave DA. In particolare, la prima parte del testo affronta i contenuti teorici generali legati alla descrizione del caso grave, alla diagnosi e all'orientamento della cura, alle linee guida, al lavoro della rete e alla presa in carico multidisciplinare. La seconda parte, invece, è dedicata alla descrizione della terapia residenziale, focalizzata su interventi non protocollari ma fondati sul rispetto della singolarità del paziente.
A partire dai primi anni settanta, Norberto Bobbio è stato per Danilo Zolo un importante punto di riferimento intellettuale e morale, la cui lezione di pensatore al tempo stesso rigoroso e appassionato, attento alle vicende della vita politica e testimone esemplare di impegno civile, ha lasciato in lui una traccia profonda. Con Bobbio, Zolo ha condiviso il fastidio per la pedanteria degli accademici, per la loro pigra indifferenza di fronte alle tragedie del mondo, nonché lo "stile di pensiero" sobrio, austero e indipendente, che riflette quelli che Bobbio aveva chiamato "i frutti più sani della tradizione intellettuale europea": l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose. Il confronto critico con la figura e l'eredità intellettuale di Bobbio emerge in questo volume ancor più vivo e attuale grazie alla selezione delle lettere ricevute dal maestro torinese nel corso di oltre un ventennio, qui presentate con un ampio corredo di note esplicative che ne ricostruiscono i contesti storici e culturali.
A diciotto anni Giuseppe Gulotta, giovane muratore con una vita come tante, viene arrestato e costretto a confessare l'omicidio di due carabinieri ad"Alkamar",una piccola caserma in provincia di Trapani. Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi. Gulotta ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito, ha lottato a testa alta e in questo libro racconta tutto per la prima volta: l'arresto, le torture, i processi (ben nove), la prigione, l'amore per Michela, che ha conosciuto mentre attendeva la sentenza definitiva (cioè l'ergastolo), per il figlio William, che ha visto crescere dall'altra parte del vetro divisorio, durante i colloqui settimanali, la verità su Alkamar.
«Questo libro è l'equivalente letterario delle quotidiane conversazioni al femminile. Può darsi che ci sia qualche volo di fantasia in piú, qualche momento in piú di pensiero astratto; partiremo piú spesso per la tangente, perché una di noi due senza tangenti non vive. Lo spirito, però, è esattamente lo stesso di quando si rimettono insieme i pezzi di un'amica che si è presa una mazzata esistenziale: ci si identifica l'una nell'altra, ci si racconta una barzelletta o due, le si fa presente che a chiunque può capitare di andare un po' fuori di testa, e nessuna legge può impedirlo».
Tania Kindersley, Sarah Vine, All'indietro sui tacchi a spillo. L'impossibile arte di essere donne
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All'indietro sui tacchi a spillo è la tua migliore amica, il tuo guru, la tua mamma e il tuo analista. Tutti insieme, in formato libro, con in piú un bel po' di battute fulminanti.
Come ha detto qualcuno, Ginger Rogers faceva tutto quel che faceva Fred Astaire. Solo, all'indietro e sui tacchi a spillo.
Sessant'anni dopo, le cose non è che siano cambiate granché. Nonostante dibattiti, chiacchiere, pretese e reclami, per le donne il mondo continua a non essere il posto ideale in cui vivere.
All'indietro sui tacchi a spillo è dedicato a tutte le donne che cercano di dare un senso alle contraddizioni in cui vivono quotidianamente. Discutendo di un po' di tutto, dal femminismo alle creme per il viso, dalle questioni economiche ai figli. È un libro profondo ma anche frivolo. Saggio, razionale e sconsiderato quanto basta.
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«Io non sono mai riuscita a capire esattamente che cosa sia il femminismo: so soltanto che mi danno della femminista ogni volta che esprimo sentimenti tali da distinguermi sia da uno zerbino, sia da una prostituta».
Rebecca West
Il 6 agosto 1991 fu lanciata la prima pagina virtuale a opera di un informatico inglese, Tim Berners-Lee. Oggi, dopo venticinque anni, sembra che attraverso internet si stia materializzando un nuovo Medioevo. Arcangeli riflette sui segnali che prefigurano questo scenario: il ritorno di fiamma di una oralità che si insinua sempre più decisamente nella scrittura elettronica; la propagazione incontrollata via rete di falsi giornalistici e leggende metropolitane; l'ibridazione dei saperi e l'indebolimento dei loro contenitori disciplinari; la sostituzione di una lettura lineare con le forme di una lettura reticolare o "stellare", e l'interruzione della linearità del testo scritto tramite l'inserzione massiccia o pervasiva delle immagini.
Movimenti populisti in ascesa in quasi tutte le democrazie liberali, crisi economica e demografica, insicurezza collettiva: nei segnali del malessere che affligge la nostra società dobbiamo leggere il cupo presagio di un tramonto prossimo dell’occidente? E se invece di un inevitabile declino si trattasse di una fase transitoria? Due visioni diverse ma complementari - più attenta l’una alle dinamiche geopolitiche, l’altra alla dimensione religiosa e ai processi culturali – si confrontano in queste pagine sul destino dell’Europa. Nella convinzione che proprio nella tradizione della civiltà europea si possano trovare le risorse culturali, politiche e istituzionali per guardare con fiducia al futuro.
Angelo Panebianco, già professore ordinario di Scienza politica all’Università di Bologna, è editorialista del «Corriere della Sera». Tra i suoi numerosi libri pubblicati dal Mulino segnaliamo da ultimo «Persone e mondi» (2018). Sergio Belardinelli è professore ordinario di Sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna. Il suo libro più recente è «L’ordine di Babele. Le culture tra pluralismo e identità» (Rubbettino, 2018). Scrive per il quotidiano «Il Foglio».

