
Il libro presenta terribili testimonianze di vita, direttamente raccolte nelle carceri, nelle comunità di recupero, per le strade, da giovani violenti. Contro la frequente e comune rimozione sociale che accompagna il proliferare dei comportamenti giovanili violenti, criminali, devianti, Paolo Crepet tenta di comprendere, e far comprendere, da dove traggano origine tali condotte e, al di là del contesto degradato, suggerisce quanto anche il decadimento delle nostre relazioni affettive e l'indisponibilità all'ascolto possano influire sulla diffusione della criminalità tra i giovani.
Il volume, che si rivolge tanto ai pedagogisti quanto agli educatori, si divide in tre parti. La prima parte presenta una riflessione sul bisogno di riconoscimento, definito primario e costitutivo per la persona. È ad esso che tentano di portare una qualche risposta tutte le imprese umane di cura che chiamiamo educative; costituisce pertanto il tema e il problema proprio di una pedagogia fondamentale. La seconda parte disegna le linee di una fenomenologia dell’esperienza educativa. Il fenomeno originario è descritto come avvenimento della persona, generato però sempre da una relazione interpersonale di reciproco riconoscimento; l’intenzionalità costitutiva di questo evento è denotata con la dizione intenzionalità vicariante. Nella relazione educativa si tratta sempre di una definita proposta di vita buona, che l’educatore consegna all’educando. All’origine della consegna e a determinarne l’invio, c’è l’attestazione dell’educatore: egli si fa testimone responsabile della proposta e spera che la consegna lasci almeno intravedere a chi voglia accoglierla quanto promette, una possibile piena fioritura della persona. Per parte sua, l’educando conquista la virtù dell’educazione quando, mosso da questa promessa, cerca di dare un senso al suo desiderare, facendolo diventare desiderio di pervenire a una pienezza di vita. Può riconoscersi allora nell’ideale di vita buona che gli è proposto, vedendovi in trasparenza una figura meno impropria di sé: ora egli è in grado di giudicarla come approssimazione a una vita autentica. Perché l’ideale informi la vita, portando una fioritura nuova davvero vitale, è necessario però che l’educando lo incarni in una forma nuova, che ne esprima potenzialità latenti. La terza parte del volume è dedicata al metodo empatico, movendosi nell’orizzonte di un’ermeneutica del testo. Si tratta di una forma di dialogo esistenziale ed esige, nel concreto, di dar vita a microcomunità etiche: ambiti educativi di socialità ristretta, ricchi di amicizia e di cura benevolente, segnati soprattutto da una comune ricerca veritativa di senso per l’esistenza. Il suo fine è di aiutare la persona a maturare, apprendendo una competenza esistenziale: la disposizione abituale a porsi domande sul senso, e sul senso assoluto – non relativo, dell’essere e dell’esistenza. La cura dell’anima è appunto questo evento d’essere e di senso: messa in questione dell’io concreto e riappropriazione del sé autentico, che rendano il soggetto capace di vedere e intendere ogni realtà particolare nel suo nesso col tutto (il finito nell’infinito – oppure, anche, nell’Infinito). L’esito è l’esistenza in prima persona, che nel testo è detta massima personalizzazione dell’essere: esercizio attivo, autonomo, sempre in qualche modo consapevole e libero, dell’essere che la persona è, al cospetto della totalità.
Gli autori
Antonio Bellingreri è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università degli Studi di Palermo; vi insegna anche Pedagogia della famiglia. Con Vita e Pensiero ha pubblicato i volumi Per una pedagogia dell’empatia (2005), Il superficiale il profondo. Saggi di antropologia pedagogica (2006) e Scienza dell’amor pensoso. Saggi di pedagogia fondamentale (2007). È inoltre autore dei testi «L’autorità genitoriale: fondamento e metodo» (Milano 2008) e «I nonni e la cura del patto intergenerazionale» (Brescia 2009).
La psicoterapia del Vangelo di Cristo contiene insegnamenti assimilabili alla psicologia junghiana e freudiana. La psicoterapia termina nel momento in cui il paziente viene a contatto con il proprio Sé, il "maestro interiore"; nel cristianesimo, ciò è chiamato "voce di Dio", e lo si ricerca mediante lo stato di grazia raggiungibile con l'integrità etica e la purezza di condotta. Nel testo Gesù viene interpretato come simbolo della psicologia junghiana. Il Sé è la Scintilla e la Guida di Dio nell'anima, che indica la via per raggiungere il pieno benessere e sviluppare il proprio potenziale.
Sono passati dieci anni dalla prima edizione della Scuola Toniolo. Un viaggio ricco di momenti di approfondimento, di esperienze, di riflessioni, di discernimento sulle criticità e le questioni del nostro tempo. Uno spazio in cui si sono intessute relazioni, amicizie e confronti. Questo volume vuole essere memoria di questo lungo cammino di formazione attraverso un diario, in cui vengono raccontati i momenti principali che hanno scandito il cammino della Scuola, un inserto fotografico e una raccolta di alcune delle relazioni più significative di questi anni. La speranza è che questo volume, pur con tutti i suoi limiti, possa contribuire alla riflessione e a fondare una nuova stagione di cattolici impegnati nella società civile, che sappiano seguire la bussola della dottrina sociale della Chiesa, per costruire un mondo nuovo: inclusivo e giusto, in cui non trovino più spazio la guerra e le disuguaglianze.
La cura della salute ha accompagnato lo sviluppo dell’umanità fin dagli albori. Il libro recupera alcuni degli elementi più significativi che in tutti i tempi hanno caratterizzato questo percorso:dall’elaborazione filosofica alla pratica clinica,dall’educazione all’attività legislativa. Si tratta di un vero e proprio viaggio nell’integralità della persona e nella rivalutazione delle risorse che ciascuno ha a disposizione per tracciare la propria via della salute,intesa come valore in sée non solamente come diritto e mezzo per realizzare la vita personale. Una particolare attenzione è dedicata alle risorse arte e musica, le cui potenzialità sono evidenziate da ricerche e studi scientifici e dalle testimonianze di persone che non sono artisti di professione. Il volume si articola in quattro capitoli:La medicina nel tempo,Dalla prevenzione della malattia alla cura della salute,Arte e salute,Testimonianze.
AUTRICE
Rossella Semplici, laureata in psicologia, svolge l’attività di psicologa clinica come libera professionista. Comandata presso l’università di Verona,ha condotto ricerche psico-pedagogiche relative all’età dello sviluppo;è docente ai corsi FSE (Fondo Sociale Europeo Formazione e sviluppo delle risorse umane) e autrice di numerosi articoli su tematiche psicologiche e mediche pubblicati in riviste,siti specialistici e divulgativi.
In breve
Cosa significa prendersi cura di sé e quale influenza ha questa pratica nel percorso di crescita di un individuo: Franco Cambi esplora un tema complesso, intrecciando il piano pedagogico con la categoria della ‘cura’ in generale, concetto chiave della vita sociale e individuale. Un manuale che prefigura un iter formativo perché l’individuo si faccia guida di se stesso, coltivi la propria interiorità e riesca a divenire sempre più ‘persona’.
Indice
Prefazione- Parte primaRiflessioni sulla cura - 1. Aver cura della «cura» - 2. La cura in pedagogia: struttura, statuto, funzione - 3. L’aver «cura di sé»: un compito «lifelong» - Parte secondaLe vie maestre della «cura sui» - 1. La funzione formativa della narrazione - 2. Leggere per formarsi: un’avventura tra costruzione di sé e conoscenza del mondo - 3. La scrittura come «cura di sé» e come piacere... formativo - 4. L’autobiografia come cura di sé - Parte terzaAltre frontiere degli «esercizi spirituali» - 1. Attraversare spazi per formarsi - 2. Farsi «flâneur» - 3. Praticare l’ironia come «forma mentis» - 4. Dialogare con l’arte - 5. Poesia e cura di sé - 6. Classici e «cura di sé» - 7. Et alia... - Parte quartaQuasi un epilogo - 1. La cura di sé: categoria-chiave del presente - 2. La filosofia «diffusa» oggi: percorsi e funzione - Postfazione Tra adultità e scuola -Indice dei nomi
Il tema de presente volume è la cura in psicoanalisi, con un'attenzione particolare ai pazienti gravi e ai sistemi di autocura che vengono attivati per cercare di far fronte al dolore e alla sofferenza psichica. Nella prima parte del volume, l'Autore si riferisce alla cura psicoanalitica mentre Antonino Ferro sviluppa e articola il tema dei fattori terapeutici con estensioni sull'utilizzo clinico dei personaggi che compaiono in seduta e sullo sviluppo di funzioni mentali carenti o mancanti. Nella seconda parte Marta Francesconi e David Ventura presentano un'interessante materiale clinico che consente di vedere all'opera il modello clinico di Antonino Ferro.
Una riflessione sulla cura intesa come l'arte di accompagnare le persone nel loro cammino di crescita esistenziale-integrale (corpo, mente, spirito), in ogni fase del ciclo di vita. Il testo affronta anche l'influenza che la comunità e la società, la progettazione individuale ma anche gli eventi imprevisti, hanno sulla vita di ciascuno. A partire dalle provocazioni dell'attualità e da una riflessione sull'icona biblica del Vangelo secondo Marco.
"Cura" è una parola abusata. sembra che tutto sia cura e tutto vada curato. Ma quali sono i fondamentali del prendersi cura? Da sempre "cura" significa essere capaci di attenzione anche a ciò che appare casuale e secondario. Oggi, soprattutto nella cura del disagio psichico ed esistenziale, anche gli scarti dell'esperienza che si manifestano nei sogni e nelle immagini sono diventati importanti strumenti di cura. "Cura" è sempre capacità di assumersi rischi e di nutrire fiducia. Proprio perché nella cura e nell'educazione sta la radice del diventare umani dalla prima infanzia alla fine della vita, ogni sapere - scientifico e umanistico - è convocato a cooperare in una prospettiva transdisciplinare.
Prendersi cura di qualcuno, di qualcosa, del tempo è un rito che consapevolmente o meno attraversa il vivere delle donne e degli uomini. Ogni congiuntura storica interpella ciascuno con delle urgenze che chiedono cura, per custodire ciò che ci è stato consegnato e per seminare futuro. Curare le relazioni, le comunità, i corpi, soprattutto quando sono feriti o ammalati, è il modo più umano e umanizzante di abitare il mondo.
Giocare, celebrare e festeggiare diventano cosi risorse di senso per riconoscere la cura che riceviamo e doniamo.
La pratica della medicina ha ovviamente un'importanza immensa nella nostra società. Due dei suoi scopi principali sono curare e prendersi cura: sembra una cosa semplice, ma per perseguirli la medicina deve lavorare con teorie, pratiche, concetti e deduzioni controversi e tutt'altro che semplici. Questo libro descrive alcune delle complicazioni insite in questa scienza e alcuni dei principali dibattiti che la animano. Essere sani vuol dire solo non essere malati o si tratta di qualcosa di più? La malattia è solo uno stato fisiologico anormale oppure è una condizione che ha una componente valutativa? Di che genere di evidenze abbiamo bisogno per giustificare delle inferenze causali sull'efficacia degli interventi medici? La medicina riesce bene nei suoi intenti di curare e prendersi cura, in altre parole, gli interventi medici convenzionali sono generalmente efficaci? L'omeopatia funziona? È giusto che le innovazioni mediche siano protette da brevetto oppure dovrebbero essere contributi al bene comune, non tutelati dalle leggi di proprietà intellettuale? Jacob Stegenga ci introduce alla filosofia della medicina affrontando i risvolti concettuali, metafisici, epistemologici e politici, e le loro inevitabili implicazioni etiche, e presentandoci non solo il "nucleo canonico" di questa disciplina, ma anche come essa viene praticata oggi, in modo innovativo, dai suoi massimi studiosi. Il territorio è molto mutato negli ultimi quindici anni, e questo volume ne descrive non solo il substrato archeologico ma anche il paesaggio contemporaneo. Prefazione di Paolo Vineis.
Una vita dedicata ai "suoi" pazienti e ai "suoi" volontari. Una vita dedicata a cercare di migliorare la vita degli altri, a trasformare i sogni impossibili in realtà, a fare in modo che la speranza non si spenga mai. Ma "il prof", come tutti lo chiamano, ha impiegato molto meno di una vita per capire che curare significa prima di tutto prendersi cura. È la lezione che ha imparato dai maestri, che ha fatto sua nella pratica quotidiana ed è il messaggio che sente di affidare al futuro. In questo libro tocca temi cruciali, di cui ha avuto esperienza diretta: dal ruolo fondamentale del volontariato, alla lotta contro il fumo, all'alleanza fra medico e paziente. Esprime la sua opinione, decisa e autorevole, su temi di forte attualità, come i tagli alla sanità e le cure alternative (agli onori della cronaca per il recente caso Stamina). Indica la strada da seguire per affrontare il dolore e il fine vita, e rivolge i suoi consigli a chi vuole avvicinarsi a una professione, quella del medico, diversa da tutte le altre. "Curare è prendersi cura" è una confessione aperta e sincera, e insieme un contributo al dibattito sulla salute: un libro che pone sul tavolo questioni a cui è impossibile restare indifferenti. Presentazione di Giovanni Malagò. Prefazione di Giuseppe Remuzzi.