
Il volume riporta e contestualizza i risultati di una ricerca empirica, commissionata dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana e presentata nel corso del convegno Testimoni Digitali (Roma 22-24 aprile 2010). La ricerca, diretta da Chiara Giaccardi con il coinvolgimento di tutti i centri di ricerca sulla comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Almed, Arc, Crta, OssCom), si concentra sulle modalità relazionali in rete dei giovani tra i 18 e 24 anni. Dall’indagine qualitativa, basata su un campione nazionale, emergono aspetti interessanti, che da un lato confermano i risultati di ricerche sullo stesso tema svolte su base quantitativa, dall’altro consentono, grazie all’approccio adottato, di scendere più in profondità su motivazioni e significati delle pratiche. Per la presenza di una solida base empirica, ma anche di una serie di riflessioni approfondite con un taglio socioantropologico, il volume è uno strumento utile dal punto di vista didattico, ma può avere un bacino di utenza molto più ampio ed extra accademico, offrendosi come strumento aggiornato per gli operatori della comunicazione, per chi ha a che fare col mondo giovanile (educatori, insegnanti, psicologi), per chi vuole approfondire il significato ‘ambientale’ e relazionale delle nuove tecnologie.
Questo libro aiuta ad affrontare consapevolmente le questioni fondamentali del nostro tempo: per abitare il presente con entusiasmo e responsabilità, per affrontare anche la crisi come un'occasione di rinascita.
La capacità di stupirsi, di coltivare sogni e desideri, di interrogarsi sull'Oltre, di riconoscere la sacralità dell'esistenza propria e altrui, necessita di 'attimi di solitudine'. Questa qualità antropologica tanto ricercata dagli antichi come elemento di contemplazione della vita, interpella, ancora oggi, coloro che non vogliono arrendersi alla cultura della frammentazione, della contrapposizione, del vuoto esistenziale. La necessità di 'ritirarsi in sé' diventa infatti elemento indispensabile per scoprire la bellezza dell'interiorità. Il lavoro di Damiano Meregalli mette al centro della riflessione pedagogica la 'beata solitudo', intesa come strumento introspettivo necessario per destare l'uomo dall'apatia, dal torpore, dalla superficialità per giungere alla comprensione della propria singolarità. Per compiere questo passaggio occorre essere guidati da 'maestri' che, scommettendo sull'umano, diventino testimoni di una vita complessa ma affascinante, fragile ma ricca di opportunità, determinata ma spalancata all'eternità.
"Il messaggio che viene trasmesso fin dalla più tenera età è che siamo troppo fragili per affrontare le difficoltà della vita e che è possibile al massimo limitare i danni, facendosi curare. È il paradosso del salutismo, che ha creato nuove forme di dipendenza: più ci si sottopone a cure e controlli, peggio si continua a stare." La nostra cultura è sempre più sensibile al tema della salute, fino all'ossessione. Una ossessione alla base del suo attuale disagio di vivere: più ci si cura e più ci si scopre fragili, ansiosi, impauriti. Da qui la tendenza a esasperare l'aspetto malato delle persone, non solo nell'ambito della salute mentale ma nei contesti più diversi della vita, come la politica, le relazioni affettive, l'educazione. Con effetti devastanti. Nel libro si presentano le molteplici sfaccettature di questa preoccupante novità del nostro tempo, cercando di risalire alle sue radici culturali. La salute a tutti i costi ha comportato un grave impoverimento culturale e spirituale che sta lentamente spegnendo il gusto di vivere dell'uomo occidentale.
Il fenomeno dell’abuso sessuale nella Chiesa forse non sarà mai eliminato del tutto, ma in questi anni l’impegno in ambito ecclesiale e civile è cresciuto. Tuttavia non bisogna abbassare la guardia. Tutti possono fare qualcosa; riconoscere i segni di abuso o i rischi che a volte corrono i minori è possibile, ma bisogna essere preparati e sapere a chi rivolgersi. Questo volume è pensato per tutti coloro che si occupano di giovani: educatori, formatori, accompagnatori vocazionali, superiori di congregazioni, genitori, insegnanti… È scritto a più mani da persone esperte che da anni affrontano il problema con serietà, competenza, professionalità e che in queste pagine consegnano e condividono volentieri la propria esperienza con ogni lettore.
Il libro tenta di comprendere il preoccupante fenomeno dell'abuso di alcol da parte degli adolescenti, partendo dall'analisi della loro memoria breve, della percezione dell'abuso e della consapevolezza del rischio che esso comporta. In un disegno di prevenzione che ha come obiettivo principale quello di favorire la consapevolezza di sé, si vuole fornire ai ragazzi un mezzo agile di autovalutazione del tasso alcolemico al fine di aiutarli a rivedere il loro rapporto con le sostanze alcoliche.
Tutti noi dovremmo considerare il fatto che in Italia la gestione della morte, evento che riguarda seicentomila persone all'anno - e in ultima istanza, tutti - viene lasciata nell'incertezza e nell'ipocrisia. Anzi nell'unica certezza che la nostra volontà rischia di non venire rispettata. A meno che non combaci con quella di chi ha prodotto la legge sul fine vita, che incombe sulle nostre teste come una spada di Damocle dopo essere stata approvata alla Camera. Se i legislatori avessero guardato un po' più in là dell'opportunismo politico e si fossero messi a considerare la realtà dei fatti, si sarebbero accorti che sono molti, quasi il 70% secondo il Censis, gli italiani che vogliono avere la possibilità di decidere quando interrompere le terapie. Non sono questioni di poco conto il desiderio di mantenere la dignità fino alla fine, di poter stabilire dove e come morire, quanta sofferenza sopportare, quali confini dare a ciò che chiamiamo vita, e la sicurezza che le nostre disposizioni al riguardo verranno rispettate. Sono anzi questioni che andrebbero affrontate senza strumentalizzazioni. Con la verve del polemista, il rigore dei dati, e il calore di un vero medico curante - e ricorrendo al supporto di autorevoli voci, da Umberto Veronesi a Eugenio Scalfari e Ignazio Marino - Paolo Cornaglia Ferraris disegna il quadro della situazione attuale, riepiloga le motivazioni di laici e cattolici sul fine vita, e smaschera le ipocrisie di un sistema che rendendo arduo il morire, rende difficile perfino vivere.
L'Arma dei carabinieri ha sempre avuto un ruolo da protagonista in tutte le fasi della storia nazionale: dalla sua nascita, nel 1814, quando Vittorio Emanuele I, ritornato sul trono sabaudo con la Restaurazione, sentì l'esigenza di dare vita a un corpo militare che si identificasse con la monarchia garantendo ordine e sicurezza ai cittadini, sino a oggi, in cui rappresenta ancora il solo volto dello Stato nei territori più sperduti. Duecento anni di fedeltà all'Italia - come recita il motto "Nei secoli fedele" - nel segno di quella "diversità" che rende i carabinieri unici, insieme corpo combattente e corpo di polizia, e sempre presenti accanto agli italiani, dalla lotta al brigantaggio nel neonato Stato unitario al contrasto del terrorismo negli anni Settanta, dall'impegno contro la mafia e le altre forme di criminalità organizzata all'intervento in occasione di gravi calamità naturali. Nel tempo le competenze e gli ambiti d'impiego dell'Arma si sono evoluti: all'ordine pubblico e all'attività investigativa si sono affiancate la tutela della salute, la salvaguardia dell'ambiente, la difesa del patrimonio artistico, senza dimenticare il ruolo d'eccellenza svolto all'interno di missioni internazionali nei teatri di guerra del mondo. Soprattutto, grazie all'efficiente rete di stazioni sul territorio, i carabinieri hanno saputo conservare quell'attitudine di vicinanza ai cittadini, provvedendo alle loro esigenze di sicurezza e tranquillità...