
Negli ultimi anni la Turchia si è trasformata da Stato satellite dell’Occidente a nuova – e pericolosa – potenza mondiale indipendente. Come e perché è avvenuto questo cambiamento, capace di scombinare il delicato equilibrio politico globale? Quali sono le intenzioni e gli obiettivi di Erdoğan per il Paese e le relazioni internazionali? Uno dei più noti e autorevoli studiosi italiani mostra, ancora una volta, come la storia abbia tanto da insegnarci per capire il presente, e soprattutto il futuro.
Le istituzioni e i governi europei hanno in corso un complesso negoziato per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Molti dubbi e perplessità sono stati sollevati negli ultimi anni su questa trattativa. I fautori dell’adesione sostengono che la Turchia sarebbe un alleato naturale dell’Occidente contro il fondamentalismo islamico. Ma la Turchia di oggi non è più quella secolarista di Kemal Atatürk. Le elezioni del 2002 hanno visto la vittoria, confermata nel 2004, del «partito del velo» del premier Recep Tayyip Erdogan e del presidente Abdullah Gül, che provengono dalle file degli islamisti radicali. D’altra parte, il Trattato di Lisbona attribuisce agli Stati europei dell’Unione un peso politico proporzionale a quello demografico. La Turchia, che si avvia a raggiungere gli 85 milioni di abitanti, sarebbe il Paese più popolato e quello che avrebbe il maggior numero di rappresentanti nel Parlamento europeo. Mentre l’Europa rinuncia alle sue radici cristiane, la Turchia presenta un’identità politico-religiosa estremamente forte e la sua richiesta di ingresso nella UE non è stata avanzata per rinunziare a tale identità, ma per imporla. Con o senza Erdogan, la Turchia si affermerebbe come il Paese leader del mondo islamico all’interno delle istituzioni europee, dove giocherebbe un ruolo da protagonista. L’eventuale ingresso della Turchia in Europa costituirebbe un beneficio o un’irreparabile catastrofe per il nostro continente? Questo volume solleva il problema e lancia l’allarme. La Turchia è un grande Paese, situato in un’area strategica del pianeta. La sua posizione geopolitica, il suo peso demografico, il suo potenziale economico, e anche la bellezza del suo territorio e l’ospitalità dei suoi abitanti, ne fanno un possibile «partner» e certamente non un «nemico» dell’Europa. Il rapporto di partnership è tuttavia diverso dall’inserimento a pieno titolo nelle istituzioni pubbliche europee. Il problema che vogliamo sollevare nel presente studio è questo: un’eventuale entrata della Turchia nell’Unione Europea – vista dal primo ministro turco Erdogan come «un incontro di civiltà» – costituirebbe un beneficio o una catastrofe per il nostro continente? Si tratta di una questione che vogliamo esaminare in maniera approfondita e senza pregiudizi perché tocca direttamente il nostro avvenire e quello dei nostri figli.
ROBERTO De MATTEI insegna Storia del Cristianesimo presso l’Università Europea di Roma, dove presiede il Corso di Laurea in Scienze storiche. È presidente della Fondazione Lepanto e direttore della rivista «Radici cristiane». Tra le sue più recenti pubblicazioni ricordiamo: Pio IX (2000, tradotto in portoghese e inglese); La sovranità necessaria (2001, tradotto in francese e in portoghese); Guerra santa. Guerra giusta (2002, tradotto in inglese e portoghese); La Biblioteca delle Amicizie (2005); De Europa. Tra radici cristiane e sogni postmoderni (2006); Finis Vitae, a sua cura (ed. inglese 2006; ed. italiana 2007); La dittatura del relativismo (2007, tradotto in croato, polacco e portoghese).
La scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922 scatenò l’immaginazione di tutto il mondo. Mentre Howard Carter ne svuotava i tesori, la mania verso il faraone attanagliava il pianeta e, per molti versi, non è ancora cessata. Ma chi era il re bambino e com’era veramente la sua vita? Garry J. Shaw racconta la storia completa del regno di Tutankhamon e la sua moderna riscoperta. Come faraone, Tutankhamon dovette gestire un impero, destreggiarsi tra cortigiani influenti e soffrire per la perdita di almeno due figli, il tutto prima del suo diciannovesimo compleanno. Shaw esplora i tesori e i beni del re bambino, da una ciocca di capelli della nonna a una canna tagliata con le sue mani. Si sofferma anche su Ankhesenamun, la moglie di Tutankhamon, e sul potere che le regine detenevano. Si tratta di una nuova biografia avvincente che intreccia dettagli intriganti sull’antica cultura egizia, sulle sue credenze e sul suo posto nel mondo.
Gli effetti della globalizzazione sui mercati economici e finanziari sono stati radicali e manifestamente visibili. Non altrettanto può dirsi riguardo all’assetto politico-istituzionale in Occidente. La celebre teoria del villaggio globale di McLuhan viene smentita dai trend di analisi dei sistemi politici europei che evidenziano una marcata reviviscenza dei fattori identitari, culturali, etnici, territoriali e religiosi.
Ciò si traduce, sotto il profilo istituzionale, nella predilezione per il ruolo delle autonomie locali territoriali, in quanto meglio incarnano il senso delle comunità coniugato alla buona amministrazione. Nella UE un preciso segnale di conferma a questo orientamento è stato il fallimento del Trattato per la Costituzione europea, che dimostra la difficoltà dell’Europa nell’individuare piattaforme comuni di governo che sappiano conciliare le radici identitarie del Vecchio Continente. Come evidenziato da Todorov e da Amartya Sen, uno dei principali elementi di instabilità che mina la società politica occidentale sorge dall’eclissi di identità, che è invece fattore di inclusione e integrazione sociale, dunque di stabilità politica.
In questo libro la tematica del fattore identitario nell’organizzazione politica europea viene declinata secondo quattro prospettive di cogente attualità: la tutela delle minoranze, il ruolo delle autonomie locali, lo sviluppo del principio di sussidiarietà e il rapporto tra libertà religiosa e diritti politici, alla luce, in particolare, del massiccio fenomeno di migrazione entro i territori della UE di popolazioni di fede islamica. Le autonomie territoriali e locali appaiono in Europa uno strumento privilegiato per la tutela del fattore identitario, confermando l’analisi di uno dei maggiori giuristi italiani, Costantino Mortati, secondo il quale a ogni comunità intesa in senso socio-culturale deve corrispondere un ente in chiave giuridico-costituzionale, e non viceversa.
Luca Galantini è docente di Diritto internazionale all’Università degli Studi La Sapienza di Roma ed è specializzato in Diritto internazionale umanitario e dei conflitti armati. Ha insegnato Istituzioni sociali europee all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ha partecipato ai lavori del Trattato per la Costituzione europea in qualità di componente del Gruppo di supporto per le riforme istituzionali europee costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. È stato consigliere esperto presso il Ministero degli Affari Esteri, curando le politiche istituzionali e culturali di integrazione europea. Dal 2007 è docente di Diritto internazionale e diritti umani a Sarajevo, nell’ambito dei programmi di cooperazione per l’associazione della Bosnia-Erzegovina alla UE.
Chiedete a un insegnante. Vi dirà che il vero nemico quotidiano del suo lavoro non sono gli studenti indomiti, i tagli ai fondi di un nuovo ministro o il cattivo stato delle strutture scolastiche. Ma i genitori: è colpa loro se il ruolo e l'identità degli insegnanti sono stati degradati, la loro autorità delegittimata, la loro professionalità vilipesa. È il punto di vista ironico e spietato della "Profe": l'insegnante con gli anfibi diventata nota con libri, blog, radio, giornali e tv. Un divertentissimo ricevimento genitori, campionario delle varie tipologie: il genitore assente, il genitore disarmato, quello delegante, quello "ggiòvane", il genitore che fa finta di non esserlo e quello che "lasciamo che si esprimano!", il genitore che ha studiato e fa sfoggio di cultura e quello che "troppo studio fa male", quello arrogante, competitivo, che fa i compiti al figlio e vuole un voto alto per sé. E con un pizzico di indulgenza in più racconta anche gli studenti che di questi genitori sono prodotto. L'autrice è consapevole che "questo è un libro impopolare. Un libro che potrebbe far discutere, senz'altro innervosire coloro che si riconosceranno nel bestiario dei genitori. Si astengano semmai dal leggerlo i permalosi, i portatori di coda di paglia e i deficienti di umorismo".
Cosa ci hanno trasmesso e a cosa mirano i poteri dominanti? Il femminile viene indagato puntando oltre i soliti dibattiti che lo vedono contrapposto al maschile. Qui viene esaltato il ruolo di entrambi, evidenziando come la natura, il mito e gli archetipi fondino il proprio equilibrio sulle due essenze complementari. La sfida per la donna è rimanere sé stessa. Un viaggio da Eva al mito di Atena, fino alla Vergine Maria: il femminile può salvare l'umanità dagli inganni nascosti nelle logiche dei poteri. Una vera rivoluzione educativa!
La felicità e l'ottimismo si possono coltivare: la disciplina che se ne occupa si chiama psicologia positiva e si basa sull'analisi dei fattori che infondono benessere e serenità nelle persone. In questo libro i migliori esperti di psicologia positiva ci raccontano le loro scoperte e i loro esperimenti sulla felicità, svelando i meccanismi psicologici su cui si basa l'ottimismo in ogni parte del mondo. Comprendere qual è il potere positivo delle persone felici ci può aiutare a creare la nostra stessa felicità e a diffonderla nel mondo che ci circonda.
«Come camminare due milioni di passi senza raggiungere uno straccio di illuminazione.» Un lutto insopportabile, coinciso con un periodo difficile sul piano privato e professionale, spinge Antonio, graphic designer quarantenne, a ritornare all’amata India, ma con l’intenzione, stavolta, di attraversarla a piedi, «alla ricerca di qualche sorta di illuminazione». Percorre così oltre 1800 chilometri da Dharamsala, nell’estremo nord del Paese, in direzione sud, verso Mumbai, inseguendo elusive verità superiori e scovando doni ancora più preziosi: umanità, accettazione e ascolto da una terra che lo accoglie a volte come matrigna, più spesso come madre amorevole e protettiva. Tra scimmie aggressive, rituali ancestrali e volti segnati da storie più antiche del tempo, giorno dopo giorno Vagaboots (l’alter ego dell’autore) abbandona la vecchia identità scoprendo nuove parti di sé e portando a termine un irresistibile, autoironico e mai retorico cammino di trasformazione.
Da questo racconto, rigorosamente fondato su fatti e notizie rimasti finora insabbiati, prende vita l'esperienza collettiva degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, quando la democrazia italiana fu messa a dura prova dai terrorismi nero e rosso.
C’è il badante ultradevoto con le mani di pastafrolla che attribuisce i danni che causa al demonio. C’è l’ex bodyguard zoppo che si veste di nero con gli occhiali scuri e prima di aiutare il suo assistito controlla anche sui tetti che non ci siano cecchini. C’è il cingalese educato nelle scuole del britannico impero che lo chiama sir e l’ex ufficiale dell’Armata Rossa rigido come l’acciaio.
A Riccardo la sorte non ha fatto mancare niente. A 23 anni la cidp, una malattia neurologica degenerativa grave, anni dopo il Parkinson e per finire un infarto. Eppure a volte il problema più grosso della sua vita è gestire i badanti. Persino trovare la donna giusta sembra più facile che imbattersi in un uomo serio e affidabile, e che non abbia bisogno lui stesso di un controllore.
Per fortuna, la stessa sorte ha dotato Riccardo di tenacia, forza e senso dell’umorismo che lo hanno aiutato ad affrontare la sua difficile malattia. Non ha mai smesso di lottare per mantenere la sua indipendenza, sperimentando su se stesso cure inedite, e riuscendo a realizzarsi sul lavoro e ad avere una vita piena.
E quando gli capitano momenti di sconforto, Riccardo pensa alla moglie Nelly, una guerriera che combatte al suo fianco giorno dopo giorno, e considera che quella sola fortuna basta a compensare tutte le sfortune del mondo. Poi c’è anche Stepan, molto più di un badante, forse quello giusto pure lui. Ma bisogna esser cauti, perché il dio dei badanti è più suscettibile di Cupido.
Una storia di resilienza, amore, amicizia che fa sorridere e sperare.
La ricca produzione machiavelliana è testimonianza di una delle epoche più tormentate e significative della civiltà occidentale, ove prassi politica, riflessione storico-filosofica e inventiva letteraria si fondono armonicamente insieme. La riflessione politico-filosofica machiavelliana non è affatto avulsa dal contesto, bensì sempre radicata nella quotidiana esperienza umana e politica di quegli anni di doloroso travaglio storico, i quali tuttavia furono fonte inesauribile di ispirazione, di una costante meditazione sulla natura e sulla condotta umana. Riproponiamo al lettore in un unico volume, secondo l'edizione critica di Mario Martelli, le opere di uno dei massimi ingegni del Rinascimento.
«... Questo vezzo di perle... Io voglio che il duca me lo comperi...perché io ne ho grandissima voglia» Eleonora di Toledo «alcuno di quegli huomini stringendosi il naso con un morso di corno, & ungendosi gli orecchi con un oglio, ...con un sacchetto al fianco, si calano giù per quella corda; e quanto più presto possono, empiono il sacchetto, o canestrello pieno di quelle ostreghe» Viaggio dell'Indie orientali, di Gasparo Balbi, gioielliero venetiano, 1590 Rare e preziose, le perle hanno ispirato artisti e scrittori, conquistato in ogni epoca il favore di uomini e donne che le hanno incluse fra gli ornamenti prediletti. Culturalmente assai dense, sono emblema del lusso, della raffinatezza e della purezza, sinonimo delle vette di perfezione che può raggiungere madre natura. La Venere botticelliana fuoriesce da una conchiglia marina, quasi fosse una perla, evocando eterne nascite, un ciclo perennemente rinnovato di amore e procreazione. Allo stesso tempo simboleggiano anche dolore e perdita: quante perle nei funerali più chic... Il libro ci propone un viaggio avventuroso, dal Nuovo Mondo all'Asia, dal Venezuela al golfo Persico e a quello di Mannar, dalle piazze dello smercio più frenetico, come Venezia, Anversa e Siviglia, alla Cina e al Giappone: come venivano pescate le perle? Chi le commerciava? chi le indossava? Come giungevano nelle botteghe di orafi dalle mani sapienti e da lì, sotto forma di splendidi gioielli, nelle corti sfarzose a decorare i corpi e le vesti di re, regine, cortigiane e cortigiani? E quali erano i loro altri usi? Se il linguaggio che parlavano era soprattutto quello del potere, del prestigio e della bellezza, mille sono le sfumature che accompagnano la fortuna delle piccole sfere bianche e luminescenti lungo i secoli e fino ai giorni nostri.

