
La descrizione dell'esperienza personale di maternità. Il racconto di una vita sorpresa dall'esperienza di essere madre. Essere madre è fare esperienza del fatto che la vita è sorpresa da un altro. Come ogni sorpresa, anche l'arrivo di un figlio, pur se atteso e desiderato, cambia e scompiglia. A questa sorpresa rispondiamo, in modi diversi, educando ed imparando a seguire l'altro che si affaccia nella nostra vita. La sorpresa caratterizza anche le maternità non biologiche quali adozioni ed affidi.
In una cultura come quella attuale, che privilegia il provvisorio e la pluralità, i legami familiari sono al tempo stesso forti e fragili. Da un lato, infatti, si continua ad attribuire valore ai rapporti tra le generazioni e a considerare la famiglia uno dei luoghi primari di sviluppo dell'identità personale; dall'altro lato, le rotture coniugali sono sempre più frequenti, le famiglie si disperdono, si dividono, si ricompongono. E ciò che risulta sempre meno evidente è il radicarsi della famiglia nel corpo: i legami familiari non sono soltanto razionali, contrattuali; sono anche "carnali", attraversati dall'affetto, dal piacere, dalla sofferenza; sono "per la vita e per la morte". Ma è ancora possibile parlare di legami, nel nostro mondo che proclama il primato della felicità del singolo, che fa della libertà individuale la misura di tutte le cose? Xavier Lacroix propone un'etica dei legami. Si spinge ad affermare che la coppia coniugale, anche se resa fragile, resta il perno della famiglia. Contesta l'idea che essa possa essere fondata sul solo legame con il figlio. Propone di riscoprire il senso del matrimonio come la migliore chance per vivere la relazione tra carne e parola, corpo e istituzione, vita e libertà.
Quando da Genova il Santo Padre mi ha chiamato a servire come Vescovo la Chiesa Ambrosiana, da subito ho avuto la forte consapevolezza della necessità di insistere nelle mie linee pastorali sulla realtà della “missione”.
La grande Diocesi di Milano, che in parte già conoscevo perché mi ha generato nel mio essere cristiano e poi sacerdote, possiede una ricchissima tradizione di fede, di apostolato, di carità, ma corre il rischio – se non si apre prioritariamente alla missione - di non essere pienamente fedele al Vangelo in questo mondo che cambia.
C’è una missione anzitutto verso i tanti milanesi e lombardi, che hanno perso totalmente o quasi il riferimento alla fede cristiana o che, più spesso, conservano solo qualche elemento dei valori del Vangelo, qualche sporadica pratica religiosa e un generico e occasionale contatto con la comunità cristiana.
Ci sono poi le nuove generazioni verso le quali la catena ininterrotta da secoli della traditio fidei, che le dovrebbe tenere unite a chi ci ha preceduto nella fedeltà al Vangelo, rischia di spezzarsi.
Infine, occorre pensare ai tanti nuovi venuti - cattolici, cristiani, appartenenti ad altre religioni o senza un preciso credo -, verso i quali la nostra Chiesa non ha solo un dovere di accoglienza e di solidarietà umana, ma soprattutto di annuncio del Vangelo e di testimonianza a Gesù, il Crocifisso risorto, l’unico, universale e necessario Salvatore del mondo e di ogni cuore umano.
Proprio in questa prospettiva i due Percorsi pastorali triennali – “Mi sarete testimoni” e “L’amore di Dio è in mezzo a noi” – hanno avuto come tema centrale la missione, riletto in particolare nell’ottica della famiglia nel secondo triennio. E prima ancora, nella mia omelia il giorno dell’ingresso in Diocesi il 29 settembre 2002, dopo aver ricordato che «il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell’esistente», concludevo con l’aggiunta: «Non ci è dunque lecito sottrarci all’impegno missionario! Non lo può questa nostra Chiesa ambrosiana se vuole essere degna della sua vocazione, della sua storia e della magnifica testimonianza di dedizione al Vangelo e di servizio all’uomo».
Con il tempo, che mi permetteva una maggiore conoscenza della concreta situazione pastorale, è maturata in me la convinzione che un rinnovato impegno missionario della nostra Chiesa esigeva anche un ripensamento del suo modo di “strutturarsi” già a livello di base. E questo non affatto per vanificare la ricchissima tradizione delle nostre parrocchie, segnata da una presenza intensa e capillare sul territorio che da secoli ha reso il Vangelo “pane quotidiano” per la gente di ogni paese e città; e neppure soprattutto o solo per rispondere all’invecchiamento e al consistente calo numerico dei sacerdoti. La ragione è specialmente un’altra ed è questa: per essere fedeli oggi alla missione di servire il Vangelo occorre che la nostra Chiesa viva maggiormente, anche nel suo modo di organizzasi e di agire, una reale comunione, che, valorizzando la ministerialità di tutti - una ministerialità fondata sul battesimo e sul sacerdozio comune dei fedeli -, si traduca in una reale collaborazione e in una vera corresponsabilità.
Missione, comunione, ministerialità: ecco le “parole chiave” delle Comunità Pastorali, che ne spiegano l’esistenza e ne guidano l’impegno. Comunità Pastorali che nascono come modalità o mezzo o strumento per rendere la nostra Chiesa ancora più missionaria, ancora più evangelica. In questo senso ho affermato con grande chiarezza e forza nell’omelia della Messa crismale del Giovedì santo di quest’anno 2008: «Diciamolo francamente: se le Comunità pastorali dovessero servire solo a “risparmiare” qualche prete o ad “aprire” qualche spazio in più di ministerialità ai laici, ma non dovessero portare a un vero, costante e concreto rinnovamento missionario, occorrerebbe riconoscerne e dichiararne il fallimento!».
Le Comunità Pastorali sono solo una forma, non l’unica, della “pastorale d’insieme” che deve caratterizzare la Diocesi di Milano in questi anni. E sono solo uno dei “sottocantieri” di quel “cantiere aperto” che è ora la Chiesa ambrosiana e che la vede impegnata nel ripensamento della pastorale giovanile, nel completamento della riforma del rito ambrosiano, nella sperimentazione sull’iniziazione cristiana, nelle nuove modalità di ingresso nel ministero dei sacerdoti, nel rilancio dell’invio di sacerdoti, diaconi e laici “fidei donum”, nel rinnovato impegno per la presenza nella scuola, ecc. Resta comunque il fatto che le Comunità Pastorali possono essere considerate forse la scelta più carica simbolicamente del rinnovamento missionario – insieme spirituale e pastorale - della nostra Chiesa.
La loro notevole crescita, in poco più di due anni, ha manifestato sempre di più l’esigenza di avere a disposizione di chi vi è chiamato a farne parte – come semplice fedele o con compiti di responsabilità nel Direttivo – o di chi comunque è interessato al tema, un testo che raccogliesse i documenti che stanno alla base di questo profondo rinnovamento strutturale e missionario della nostra Chiesa e presentasse la realtà concreta delle Comunità Pastorali.
La Commissione arcivescovile per la pastorale d’insieme e le nuove ministerialità, che ha il compito di seguire e accompagnare il cammino della Diocesi in questo ambito, ha quindi preparato questa pubblicazione che ora ho la gioia di presentare. Essa si apre con “37 domande e risposte” che vogliono delineare la nuova esperienza delle Comunità Pastorali in termini semplici e al contempo affascinanti, senza eludere interrogativi, curiosità, problemi, obiezioni, paure, fatiche e… speranze. Seguono poi tre documenti fondamentali: due omelie del Giovedì santo: quella del 2006, con relativo documento sulla “nuova strategia pastorale”, che dà inizio al cammino delle Comunità Pastorali, e quella del 2008, sul sacerdozio comune dei fedeli. Si tratta di testi che non sono nati “di getto” dalla penna dell’Arcivescovo, ma sono frutto di un lungo confronto all’interno in particolare del Consiglio Episcopale Milanese: frutto quindi di una profonda comunione e di una passione missionaria che mi lega ai miei Vicari e ai quali va la mia sincera gratitudine. Infine, vengono presentate quattro schede che la Commissione ha preparato, e già iniziato a sperimentare, su quattro aspetti decisivi per la nascita e il buon funzionamento di una Comunità Pastorale: il progetto pastorale, la regola di vita del Direttivo, la presenza di diversi ministeri nel Direttivo stesso e l’amministrazione della Comunità Pastorale.
Si tratta di una prima pubblicazione, di carattere pratico, ma penso non priva di interesse. Certamente il tema delle Comunità Pastorali meriterà ulteriori approfondimenti, di carattere teologico, spirituale, pastorale, canonico, sociologico, ecc., ma intanto viene ora messo a disposizione di tutti un testo che mi auguro abbia una sua vera utilità.
Mentre ringrazio i membri della Commissione per il loro impegnativo e paziente lavoro, auguro di cuore a quanti già ora sono coinvolti - o lo saranno più o meno presto – fiducia e gioia nel vivere il servizio al Vangelo nell’avventura missionaria delle Comunità Pastorali.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano
Non possiamo far finta di niente: o liquidare l’Uomo, o ribellarci alla società del guscio, alla società del lustrismo. Non è da saggi rassegnarsi al fatto che il look valga più di una laurea, che le facce contino più delle idee, che la statura sia più importante della levatura! Brutti del mondo alla riscossa! Non già per esaltare la bruttezza, ma per ricordare che vi è ben altro oltre il canone estetico; per gridare che ogni passo in avanti deve essere preceduto da un passo al di dentro perché non si trasformi in un passo all’indietro.
L’Amore non sa solo di zucchero. L’Amore va guadagnato. L’Amore va costruito. L'Amore fa fiorire. l’Amore fa miracoli. Queste pagine sono state scritte perché tutti gli innamorati siano ‘pazzi’, ma non ‘stupidi’, siano ‘maturi’, non ‘cotti’!
Una spiritualità per il nuovo millennio. Una riflessione sul pianeta Terra, organismo vivo la cui sopravvivenza è a rischio. Una sfida per l’umanità che, oggi globalizzata, può ricevere salvezza scegliendo di praticare tre virtù fondamentali: l’ospitalità, la tolleranza, la commensalità.
Dalla quarta di copertina:
Il tipo di relazione che l’umanità ha stabilito nel corso degli ultimi secoli con la natura, sfruttando tutte le sue risorse naturali in modo sfrenato, ha provocato due minacce, con gravi conseguenze prevedibili.
La prima riguarda il pianeta Terra come un tutto. Gli squilibri stanno decimando la biodiversità e mettendo a rischio la biosfera. Non è più garantito il futuro del sistema-vita. Per affrontare una tale minaccia urge proclamare e vivere un’etica dell’impegno, della corresponsabilità collettiva, della solidarietà e della compassione.
La seconda minaccia riguarda l’umanità, oggi globalizzata. Abbiamo costruito una macchina di morte capace di porre fine alla specie umana o di dividerla tra quei pochi che posseggono tutti i mezzi di vita e i molti che sono abbandonati alla propria sorte. Per opporsi a questa minaccia abbiamo bisogno di alcune virtù fondamentali: l’ospitalità tra le persone, i popoli e le culture; la convivenza, il rispetto e la tolleranza di fronte alle diversità; e infine la convivialità che significa potersi sedere insieme alla stessa mensa, mangiare e bere come un’unica, grande famiglia. Il risultato della pratica di queste virtù è la cultura della pace.
Sono questi i temi che le tre parti di quest’opera, Spiritualità per un altro mondo possibile, vogliono svolgere e approfondire.
Il volume affronta sul piano della riflessione teorica e dell’approfondimento empirico il significato che assumono i legami familiari nell’esperienza delle persone migranti, gli aspetti problematici che li caratterizzano e quelli che li rendono risorsa per coloro che li attivano, una sorta di ‘capitale’ umano e sociale da coltivare e spendere nelle difficili dinamiche di incontro con i Paesi ospitanti.
Il volume si articola in tre parti: la prima, intitolata Il quadro teorico interdisciplinare di riferimento, offre le coordinate utili a inquadrare adeguatamente il complesso fenomeno della migrazione considerato entro una prospettiva familiare attraverso contributi di tipo socio-demografico, psicologico, sociologico e filosofico.
La seconda parte focalizza peculiarmente il tema delle reti sociali, delle politiche e dei servizi, identificando processi di rilevanza sociale che hanno significative ripercussioni sulle famiglie coinvolte nelle scelte migratorie.
La terza parte, infine, offre sia una ricognizione critica della letteratura sulle famiglie migranti, sia la presentazione di alcune ricerche psico-sociali e cliniche.
Il testo rappresenta quindi uno strumento rivolto agli studiosi e agli operatori che fronteggiano le problematiche connesse ai fenomeni migratori nell’ambito dei servizi alla persona e alla famiglia.
L’obiettivo della promozione delle capacità dei ragazzi e dei giovani, il sostegno al loro protagonismo, viene cercato nella possibilità di realizzare eventi di autoespressione giovanile in vista di un pubblico riconoscimento del valore e delle condizioni di vita delle persone incontrate in strada.
Servono oggi educatori (operatori, insegnanti, genitori…) convinti che non è solo la droga il rischio mortale dei giovani ma la vita senza sogni, senza progetti e senza speranza che quotidianamente essi respirano nei loro ambienti di vita, nella cultura vuota della scuola, nel lavoro mancante, incerto o di pura prestazione, nel sentirsi ai margini, eppure ammaliati, di un mondo di efficienza e di immagine.
Domenico Cravero, parroco e ricercatore, è anche coordinatore di comunità terapeutiche e progetti di promozione educativa rivolti agli adolescenti e alle loro famiglie.
L'impegno educativo oggi richiede un grande sforzo per individuare ciò che è veramente essenziale e per distinguerlo da ciò che non lo è. In questo senso la proposta del libro offre alla riflessione alcune idee orientative di fondo, che sottendono a loro volta una ben definita visione della persona, ispirata al Vangelo di Gesù Cristo, e che possono costituire un punto di riferimento al di là di ogni contrapposizione confessionale. Nato dall'esperienza di un "laboratorio pedagogico" fra varie realtà educative nella Diocesi di Palermo, questo libro si propone come stimolo e risorsa per dare vita a iniziative analoghe a quella che lo ha originato.
Una introduzione per i bambini alla Messa e alle sue singole parti. Attraverso i testi e le illustrazioni, il bambino viene introdotto alla celebra zione eucaristica nata dalle parole di Gesù “Prendete e mangiate”. Brevi introduzioni spiegano il senso ai Riti di Introduzione, alla Liturgia della Parola, alla Liturgia Eucaristica e alla Preghiera Eucaristica, ai Riti di Comunione e di Conclusione. ILLUSTRATRICE
Nicoletta Bertelle, nata a Padova, dove vive e lavora, ha frequentato l’Istituto d’arte e la Scuola dell’illustrazione del maestro Stephan Zavrel. Tiene laboratori e letture ani mate nelle scuole e nelle biblioteche; ha illustrato numerosi libri per editori italiani e stranieri. Per la San Paolo ha illustrato tutta la serie di Annae altri albi illustrati.
La famiglia, amore incarnato, cellula vitale della Chiesa e della società, è inserita in pieno nel flusso della vita,che procede con ritmi frenetici e a volte travolgenti. La famiglia abita una casa,ma i suoi componenti sono in perenne migrazione tra un luogo e l’altro: l’asilo,la scuola, il lavoro, il supermercato, la piscina, l’oratorio, gli allenamenti. È una corsa contro il tempo, che è sempre poco! Le molteplici esigenze e la varietà di impegni e responsabilità che compongono la vita della famiglia si frappongono ai buoni propositi. Per non parlare degli imprevisti (la malattia di un figlio, la lavatrice che si rompe, il rientro a casa in ritardo per colpa del traffico ecc.),che, paradossalmente, spesso sono… la «normalità»! E così la lettura della Bibbia in famiglia sembra essere un miraggio, un pio desiderio riservato a pochi fortunati… È proprio pensando ai tempi, agli impegni e alle stanchezze di una «normale» famiglia che questo libro è stato realizzato: è un umile e semplice tentativo di aiutare gli sposi, i genitori e tutti i componenti della famiglia, a leggere la Bibbia, o per lo meno a incominciare a leggerla, dedicando ad essa un momento – breve ma intenso – che può diventare una sosta ristoratrice alla fine di una lunga giornata.
AUTORE
Gregorio Vivaldelli, nato nel 1967,vive a Riva del Garda (TN) con la moglie Emanuela e i quattro figli Emanuele, Eleonora, Federico e Aurora. Ha conseguito la Licenza di specializzazione in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e il dottorato in Teologia Biblica presso l’Università Lateranense di Roma. È Professore Ordinario di Sacra Scrittura allo Studio Teologico Accademico di Trento (STAT), di cui è attualmente Direttore (www.teologiatrento.it). Svolge un servizio di formazione teologico-biblica in Italia e all’estero e collabora con l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei. È tra i responsabili della Associazione Comunità Shalom di Riva del Garda,una realtà ecclesiale che promuove la pace, la gioia e la condivisione con i poveri del mondo (www.comunitashalom.org).
Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Immagini di coppia nella Bibbia,(20032);“Il Signore è mia luce e mia salvezza”. Il Sal 27 e il suo contributo per una teologia biblica della fiducia in Dio(2004); Parla,Signore,questa famiglia ti ascolta. Pregare in famiglia con la Bibbia (con P. Rattin,20062), Donna, perché piangi? Le domande di Dio all’uomo (2007). Inoltre ha pubblicato con Ancora Se di domenica la Parola.Un laico commenta il Vangelo. Anno C (2003);Anno A (2004);Anno B (2005).
Tabacco, sostanze psicoattive (in particolare cannabis, ecstasy e droghe sintetiche), alcool, psicofarmaci, cellulari, internet:sono queste le dipendenze più diffuse tra i giovani. A quanti, educatori, insegnanti, genitori, hanno responsabilità educative nei confronti dei ragazzi, Antonello Vanni,educatore e docente di grande esperienza, fornisce una guida agile ma completa, organica e aggiornata,orientata principalmente alla prevenzione delle situazioni che maggiormente compromettono la salute psicofisica e la maturazione degli adolescenti. Il libro fornisce inoltre strumenti utili per progettare percorsi di prevenzione efficaci che caratterizzano la nostra realtà educativa,sia per quanto riguarda l’ambito familiare che quello formativo e scolastico.
AUTORE
Antonello Vanni, educatore e docente di Lettere, perfezionato in bioetica presso l’Università Cattolica di Milano, ha approfondito i temi della responsabilità e della tutela della vita umana e Il padre e la vita nascente. Ha curato la documentazione scientifica del libro Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita di Claudio Risé (San Paolo, 2007). Recentemente ha insegnato presso la facoltà di Bioetica dell’Ateneo Regina Apostolorum di Roma e presso l’Istituto per ricerche e attività educative di Napoli sul tema “adolescenti, media e droga”. E' molto attivo nel campo della prevenzione, sia nell’ambito scolastico sia in quello genitoriale e degli ambiti educativi.