
Il quarto Festival Francescano, il primo di Rimini, è un Festival al femminile: prendendo spunto dall'VIII centenario della consacrazione di Chiara d'Assisi si è parlato di donne e soprattutto hanno parlato le donne. Un Festival plurale: l'icona potrebbe essere costituita dalla tavola rotonda che vedeva per la prima volta sedute l'una accanto all'altra - e non, come sempre, l'una di fronte all'altra - Elsa Fornero e Susanna Camusso; oppure da un'altra tavola rotonda dove tre donne, una ebrea, una cristiana e una musulmana - le abbiamo chiamate Sara, Maria e Fatima - hanno parlato del loro Dio.
In occasione del quattrocentocinquantesimo anniversario della nascita di santa Maria Maddalena de' Pazzi (2 aprile 1566), "La Santa Fiamma" si propone di far meglio conoscere lo straordinario percorso storico e mistico della grande carmelitana fiorentina, "figura emblematica d'un amore vivo che rinvia alla dimensione mistica essenziale di ogni vita cristiana". "Santa Maria Maddalena de' Pazzi rimane una spirituale presenza ispiratrice per le Carmelitane dell'Antica Osservanza. In lei esse vedono la "sorella" che ha percorso interamente la via dell'unione trasformante con Dio e che addita in Maria la "stella" del cammino verso la perfezione".
La misericordia è il balsamo che si effonde con il nome di Gesù, è il nome di uno dei piedi di Dio, l’altro piede è la giustizia; il loro passaggio lascia nell’anima la traccia della speranza e del timore. La misericordia è il dono del Padre per le molte miserie dell’umanità, è il carattere che distingue la persona di Cristo, è il manto della Madre di misericordia, è il frutto del dono dello Spirito.
Nel volume cui il lettore si accosta viene seguito il filo rosso di questo tema in testi biografici su san Bernardo, in qualche sua lettera, nelle prime opere sull’umiltà, in alcuni sermoni sul Cantico della maturità e, infine, in altri sermoni liturgici dove la misericordia diventa il pane quotidiano; tutti modi di orchestrare un unico pensiero.
I testi qui presentati, tutti tradotti in italiano, costituiscono una piccola antologia ragionata del pensiero di san Bernardo sulla misericordia nell’anno santo ad essa dedicato.
Il testo parla della diffusione del culto di san Rocco in Italia e delle sue modalità. Ci dice come spesso, fuori dalle mura delle città o dei paesi, sorgessero cappelle, chiese, capitelli dedicati a san Rocco quasi per chiedere al santo taumaturgo di tenere il morbo della peste fuori dalla città. Come siano nate confraternite, chiese, oratori, santuari, Scuole dedicati a San Rocco. Gli autori raccontano come il suo culto conobbe una rapida e straordinaria diffusione dall'Italia settentrionale, dove abbiamo le prime testimonianze, a quella meridionale dove si è profondamente radicato.
L'autore riannoda i fili dell'avventura umana e religiosa di Chiara d'Assisi che sul giaciglio, prima di lasciare questo mondo, ricostruisce la sua storia di vita che lungo l'arco esistenziale l'ha legata a Francesco, il figlio del ricco mercante Bernardone. Dal racconto si evince il fascino che la figura di Francesco ha esercitato sulla badessa di san Damiano che nel momento cruciale della scelta di vita non esita alla rinuncia dei beni terreni pur di seguire il poverello, per stare al suo fianco nel tendere la mano ai derelitti, la schiera dei destinatari dei diritti negati. Una storia intrigante che a distanza di secoli rivendica la sua sconcertante attualità.
La Via di Francesco, dalla Toscana a Roma, è un percorso moderno che tocca i luoghi fondamentali dell'avventura francescana. Monasteri e chiese, borghi e solenni foreste, oliveti secolari e la imponente Valnerina sono le tappe di uno dei cammini europei di maggiore suggestione e successo. Circa 450 chilometri, per 23 o 24 giorni di cammino complessivi, ci conducono attraverso le Foreste Casentinesi, la valle del Tevere, il Subasio, la cascata delle Marmore, la Valle Santa di Rieti e la Sabina no alle porte della Città Eterna. E ci permettono di incontrare i religiosi e i camminatori, i volontari e gli hospitaleros che hanno dato vita alla Via. Sentieri e mulattiere nella natura ma anche dello spirito: il ricordo della presenza di Francesco è sempre presente tra i monasteri, gli eremi e i silenziosi panorami che poco sono cambiati negli ultimi otto secoli.
Nello storico Palazzo di Propaganda Fide - che ospita il Museo Missionario della Congregazione - in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, la "Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli" promuove uno omaggio al nuovo Papa Beato. La mostra testimonia i Suoi innumerevoli viaggi, con una selezione di scatti fotografici ed una scelta di filmati che raccontano gli anni del Suo Ministero apostolico. Un percorso multimediale che accompagna il visitatore, arricchendolo di forti emozioni, e che attraversa l'intero globo, raccontando alcuni dei momenti più significativi delle visite pastorali svolte da Giovanni Paolo II dal 1979 al 2004 nella Sua missione di successore dell'apostolo Pietro. L'esposizione propone inoltre una selezione di "doni" ricevuti durante i Suoi viaggi, simbolo della dedizione e dell'immenso affetto con cui è stato ricambiato ovunque nel mondo.
Amare la vita e desiderare la felicità: sembra ovvio, e tuttavia è proprio quello che accade alla maggioranza di noi? Finché si è bambini è forse più facile, ma poi le cose si complicano e capita di cadere in situazioni che ci portano a odiare la vita e a una profonda infelicità. Le ragioni di questo sono tante e spesso svolgono un ruolo determinante le circostanze esterne, ma molto dipende da noi e dalle nostre scelte. In realtà ogni uomo è naturalmente orientato alla ricerca della felicità, ma, nell'urgenza di trovarla, finisce per soddisfare bisogni effimeri imposti dall'esterno, come il denaro e il successo, o per seguire insegnamenti e perseguire obiettivi che non sono fatti per lui. Sul filo della Regola di san Benedetto, Dom Guillaume ci guida in un percorso attraverso i meccanismi che giorno dopo giorno ci chiudono in una gabbia sempre più soffocante. Perché oggi l'uomo è tutt'altro che libero. La strada per la vera libertà, e dunque per una felicità piena e feconda, passa per una profonda conoscenza di sé: la consapevolezza dei doni ricevuti, dell'importanza del proprio ruolo nella comunità dei viventi, ma anche di questo desiderio di vita e felicità che ci abita e rappresenta il potente motore che, correttamente indirizzato, ci spinge a crescere e a vivere davvero.
Di recente sono tornati ad affacciarsi molti interrogativi a proposito della figura di santa Chiara d'Assisi. Perché la giovane seguì Francesco, fuggendo nottetempo dalla casa paterna? Si era forse invaghita di lui o voleva davvero imitare Gesù, secondo l'esempio del Poverello? Perché anche altri familiari, addirittura la madre di Chiara, lasciarono la dimora patrizia per una vita di strettissima povertà? In occasione dell'ottavo centenario della fondazione dell'ordine delle Povere Dame, Gianluigi Pasquale ha rivisitato la storia di questa santa che si distinse per tenace umiltà. La narrazione, dai toni vividi, proietta il lettore nello scenario del XIII secolo e gli permette di assaporarne i colori e i suoni mentre svela le imprese e i drammi attraverso i quali Chiara divenne "donna di luce". Una donna - la prima a scrivere una regola di vita monastica - che fu capace di contrapporsi persino al Papa pur di ottenere il privilegio della povertà assoluta, appunto la sua "luce". Con una scelta innovativa l'autore somma alla piacevolezza della rievocazione storica il fascino della consultazione diretta delle fonti, arricchendo il racconto con una fondamentale selezione di documenti originali.
Convertitosi al cattolicesimo nel 1922, Chesterton pubblicò questo "bozzetto" su san Francesco nel 1923, come se dalla conversione del Santo di Assisi traesse uno spirituale alimento per la propria. Per Chesterton san Francesco era soprattutto un uomo innamorato di Dio e della Creazione, un poeta che si sentiva piccolo e cantava la gloria delle piccole cose, dei piccoli esseri viventi, della vita ordinaria di coloro che aiutava nella lotta contro la miseria. Dai folli gesti di carità compiuti quando era ancora il figlio di un mercante al rifiuto del mondo e alla creazione di un Ordine e di una regola che davvero imitavano la vita di Cristo, alle stigmate ricevute sul monte della Verna, e fino alla morte, ogni passo del suo cammino su questa terra era rivolto al cielo. Un amore così grande e appassionato, una mistica così semplice e assoluta appaiono "scandalose" alla mentalità moderna. Ma è proprio essa che Chesterton vuole scuotere in queste pagine, cercando di aiutarla, con la consueta ironia, a compiere il movimento di rivoluzione interiore che fece del piccolo Francesco Bernardone il grande san Francesco. Prefazione di Giulio Meotti.
Com'è diventato santo Padre Pio? E dove? Perché il suo paese natale, Pietrelcina, è tenuto nell'ombra? Perché il frate non riuscì a lasciare quel piccolo borgo fino all'età di quasi trent'anni (si ammalava ovunque andasse e guariva solo se vi ritornava)? Per anni in questa località del Beneventano il frate cappuccino ha combattuto il Demonio, sconfiggendolo sempre, anche se nessuno ne parla. Tutta la sua formazione, i trent'anni che lo hanno forgiato, sono inspiegabilmente dimenticati, come se non contassero nulla; mentre lì è la radice di tutto. Padre Pio è divenuto santo a Pietrelcina, un paese che è un luogo dell'anima, come ne esistono pochi in Italia e nel mondo, che nei vicoli del Castello, lungo la via del Rosario e all'ombra della cappellina dell'olmo di Piana Romana o della chiesetta di San Michele ispira a tutti serenità e pace, e anche gioia e stupore. Luigi Ferraiuolo ha condotto a Pietrelcina un'inchiesta serrata che gli ha permesso di ricostruire molti episodi inediti e di raccogliere testimonianze oculari mai prima d'ora documentate, come un Padre Pio rivoluzionario e democristiano; lo scontro con Giulio Andreotti e il successivo sostegno di quest'ultimo, anche per la santità; l'amore del frate per la scienza e la medicina; il no a De Gasperi per una riforma agraria demagogica; i numerosi vip che lo amano ancora oggi: da Massimo Giletti a Orietta Berti, Toto Cutugno, Antonio Bassolino e tanti altri. Prefazione di Dino Boffo