
La rivoluzione digitale che stiamo vivendo è l’ultima delle tante conosciute dall’umanità, specie negli ultimi due secoli, vedi la rivoluzione industriale. Oggi, però, il quadro è molto più complesso e mette in discussione l’umanità dalle sue fondamenta. Una sfida che chiama in causa anche la Chiesa e il papa. Come Leone XIII, l’omonimo predecessore a cui si ispira, anche Prevost non vuole sottrarsi al confronto col proprio tempo e rilancia la dottrina sociale cattolica, che ha avuto avvio con la Rerum Novarum. In questo libro si offrono dati, spunti e riflessioni, oltre al dialogo dell’autore con noti "esperti" che, alla luce della propria esperienza, propongono una lettura originale del cambiamento in atto e delle attese che suscita l’attuale pontificato.
Soli e disperati, ma instancabilmente sorridenti. Violenti a parole, ma nei fatti disposti a combattere solo contro la cellulite. Capaci di slanci ma immobilizzati da media che ci istillano desideri impossibili e paure irrazionali. Occupati a inseguire le nostre ansie, dimentichiamo di curare le nostre anime e quando ci guardiamo attorno spesso il panorama umano del nostro tempo appare desolante. Persone trasformate in cose tra le cose, sotto un cielo ingombro di satelliti - l’orgoglio delle nostre scoperte scientifiche e tecnologiche - ma vuoto di senso. Un mondo tanto godereccio quanto incapace di vera felicità: perché non siamo più in grado di cogliere l’unicità della nostra vita come dono, come costruzione di un progetto che può migliorarci e migliorare il piccolo spicchio di mondo intorno a noi. C’è un rimedio a questo processo di sfacelo? Sì: fare silenzio, per ascoltare e osservare, per contemplare e meditare. Coltivare l’originalità dello sguardo e la meraviglia del cuore. Allenare la capacità di immaginare la bellezza, di riconoscerla e riprodurla, di condividerla. In queste pagine, Susanna Tamaro analizza la modernità con acume entomologico, senza fare sconti ai nostri vizi, alle nostre pigrizie, alle nostre colpevoli rimozioni. Ma offre, al contempo, un prezioso percorso sapienziale che porta al rinnovamento del cuore, alla comprensione dell’autentica libertà. Allora vedremo al di là del velo delle paure e degli egoismi da cui ci siamo lasciati condizionare, scoprendo come la felicità che cerchiamo affannosamente stia dentro di noi. E finalmente potremo afferrarla.
"Natura umana e condotta" rappresenta un testo fondamentale nel dibattito sui rapporti tra individuo e ambiente e sulla funzione trasformativa delle pratiche sociali. La premessa di Dewey è che la condotta umana non è determinata esclusivamente da tratti intrinseci e fissi ma è plasmata dalla continua interazione fra le tendenze innate e il contesto sociale. Gli individui non sono prodotti passivi del loro corredo genetico ma agenti attivi che interagiscono con l’ambiente circostante. Le applicazioni pedagogiche di tale teoria sono molteplici poiché è proprio nel momento educativo che Dewey riconosce il fulcro per la trasformazione sociale, intesa come cambiamento dei paradigmi di pensiero. Gli adulti hanno per Dewey il compito di predisporre un ambiente sufficientemente flessibile e plastico su cui la generazione successiva possa esercitare un’azione creativa, improntata alla ricostruzione continua del patrimonio ereditato e non alla sua passiva conservazione.
Natale sul Nilo: è la notte dell’ultimo dell’anno e Christian De Sica deve sedurre la fidanzata del figlio (sua ex amante), in modo da dargli una scusa per lasciarla, ma la moglie lo coglie in flagrante. È il caos. Natale a Biella: è la notte dell’ultimo dell’anno e un onorevole spara accidentalmente al genero della guardia del corpo del sottosegretario; quest’ultimo cerca di sostenere di non aver visto nulla perché - a mezzanotte - era andato a buttare la spazzatura. È il caos. Quale delle due è la trama di un cinepanettone e quale la realtà? Nessuno potrebbe dirlo. Un tempo la commedia si ispirava alla vita, ora è il contrario: i «mostri» di cui una volta ridevamo ora sono al potere e non hanno vergogna di niente. Eppure, per decenni abbiamo capito meglio l’Italia e noi stessi grazie a trame corrosive o surreali, a battute rimaste nella storia, a personaggi indimenticabili. Ci piacevano, quei personaggi, con tutti i loro difetti, e ci facevano ridere. Oggi che invece ci fanno paura, è il momento di riscoprire le caratteristiche dell’italiano rappresentato in quelle pellicole: spesso arrivista, arruffone, un po’ vigliacco, ma anche umano, comunicativo, creativo. Magari campanilista, ma capace di viaggiare e di farsi capire. A volte ignorante, ma con il rispetto di quella cultura che non possiede. Giovanni Floris dà fondo a una competenza enciclopedica sulle commedie e sui cinepanettoni che gli deriva dall’averli visti tutti, alcuni più volte. Ne emerge un ritratto degli italiani sincero ed esilarante, che ci farà ripercorrere alcune delle pellicole più amate da tutti noi. E che contiene un’ombra di nostalgia, e di riflessione: perché quella «medietà» che ci sembrava il male oggi la rimpiangiamo. E perché i personaggi da film dovrebbero tornare a farci ridere (e pensare) anziché governarci.
È un fatto innegabile che i movimenti fascisti siano in ascesa a livello globale: se vogliamo contrastarli, dobbiamo comprenderne i meccanismi. Uno, centrale, è la cancellazione della storia, ridotta a una narrazione unica e uniforme, emanazione del gruppo dominante e strumentale al mantenimento delle gerarchie. Ma perché la storia è percepita come una minaccia dai vecchi e nuovi autoritarismi? Perché il suo studio conduce a una visione plurale e dialettica del passato e tiene conto dei momenti in cui, invece, la gerarchia è stata messa in discussione e sovvertita. Grazie alla storia, i cittadini imparano che può esserlo di nuovo: ecco perché fa paura. Uno dei campi di battaglia su cui i due orientamenti si scontrano è l’istruzione: le democrazie affidano a scuole e università la conservazione di una memoria comune di cambiamento positivo, generato da proteste, movimenti sociali e ribellioni, mentre la destra autoritaria le prende a bersaglio perché vuole eliminare questa versione dei fatti e, con essi, la pratica stessa dell’indagine critica che è stata così spesso il motore del progresso. Jason Stanley ci rende consapevoli dell’offensiva fascista all’istituzione più egualitaria di tutte, la scuola: non uno spettro da temere, ma una drammatica realtà, negli Stati Uniti e altrove. Documentatissimo e profondamente necessario, "Cancellare la storia" rappresenta una chiamata alle armi che non potrà lasciare indifferente chi ha a cuore il destino dei principi di libertà e uguaglianza. Prima che sia troppo tardi.
Nel 1863, la pubblicazione a Parigi della "Vie de Jésus" di Ernest Renan e la sua immediata traduzione italiana aprirono un intenso dibattito sui fondamenti del cristianesimo, innescando la prima discussione pubblica su temi religiosi nell'Italia unita. Il Gesù di Renan era un uomo superiore, ma nient'altro che un uomo: per i laici rappresentava l'inizio di una grande rivoluzione culturale, per i cattolici un attacco blasfemo. Sullo sfondo l'eterno problema del potere temporale dei papi e del suo destino. La Chiesa, ormai priva dei tradizionali strumenti censorii e della protezione statale, reagì con una mobilitazione inedita: raduni, processioni, sottoscrizioni, campagne di stampa e testi apologetici. Roberto Pertici, a partire da quella che si può definire la prima "guerra culturale" e il primo caso letterario del neonato mercato editoriale italiano, riflette sull'evoluzione del secolarismo nell'Italia ottocentesca e sulla trasformazione della Chiesa in attore politico e sociale nella nuova società liberale.
«Da psichiatra mai come in questo momento avverto l’inadeguatezza a dare risposte forti per la cura della sofferenza: ho solo la certezza che riguarda ciascun uomo preso singolarmente ed è che può cambiare radicalmente in poco tempo. Ma i temi della crisi devono essere affrontati con la forza dei principi costitutivi di una civiltà.» Il nuovo libro di Vittorino Andreoli è una grande dichiarazione d’amore per la storia e la cultura dell’Occidente che nasce nella Grecia classica, fiorisce nella Roma del Diritto e s’incontra con il cristianesimo per poi arricchirsi con la scienza e la tecnologia, esprimendosi attraverso figure tanto diverse quanto cruciali e affascinanti. Il loro messaggio può aiutare a superare l’agonia che la società sta vivendo, dalla crisi della politica all’aumento della povertà, al dilagare della violenza, al fallimento della educazione delle nuove generazioni. L’autore ci invita e ci accompagna nella riscoperta delle nostre radici, seguendo una formula tradizionale e originale a un tempo: un antico breviario monacale ritmato in una liturgia dell’esistenza, con una meditazione mattutina sui 14 principi che nell’insieme disegnano l’umanesimo, e con una lettura serale che per un intero anno incontrerà i personaggi che hanno costruito la nostra civiltà. Uomini e donne che con il loro esempio di vita, e le loro idee, hanno tracciato un cammino che non si deve arrestare.
Il Giubileo rappresenta un evento di grazia che richiama all'esigenza di una rinascita morale e spirituale e all'urgenza di dareforma a una prassi di vita radicalmente rinnovata. Questo evento, peculiare della tradizione cattolica, affonda le sue radici nelmondo ebraico, ma soltanto nella storia millenaria della Chiesaraggiunge un ruolo di altissimo prestigio, dal punto di vistastorico, morale e teologico, grazie alla ricchezza del simbolismoche esso porta con sé. Nel contesto contemporaneo, poi, il Giubileo intreccia anche i linguaggi dell'arte, della letteratura, dellamusica e della filosofia. Il volume che viene proposto ai lettorivuole raccogliere questa densità di contenuti e significati, conl'auspicio che l'annuncio della speranza cristiana raggiunga ilmondo contemporaneo - non più animato da una speranza atutto tondo ma che si accontenta di micro-speranze, utili alla gestione del presente o dell'immediato - anche grazie alla ricchezza dell'evento giubilare, colto nella sua dimensione ecclesiale ein quella culturale
Grazie ai suoi insegnamenti preziosi e fuori dagli schemi, in questi anni Alberto Maggi è riuscito a conquistare decine di migliaia di lettori credenti e non credenti, al punto da essere oggi riconosciuto come una delle voci più spiazzanti e insieme più incisive della Chiesa. "Brutto come il peccato" raccoglie alcune delle sue riflessioni più profonde e originali sulla fede e sull'importanza di vivere la propria vita in modo autentico: lungi dal presentarsi come un maestro esemplare, padre Alberto cerca di trasmettere in queste pagine la straordinaria attualità del messaggio evangelico attraverso uno stile personale inconfondibile, contraddistinto da grande chiarezza. Nel notare come la Chiesa abbia adottato per secoli un linguaggio per molti versi antitetico a quello del vangelo, ricorrendo a termini e formule dottrinali che esprimono le dinamiche del potere, che separano e dividono, che giustificano l'esclusione e creano distinzioni, padre Alberto ci invita a riscoprire la semplicità, il pragmatismo e la coraggiosa schiettezza delle parole di Gesù, con l'obiettivo di realizzare, ciascuno nel proprio piccolo, un ideale umano, prima ancora che cristiano, di comunione e unità.
Quanto può contare la fede in un mondo come il nostro, in corsa verso il futuro, scosso da rapide trasformazioni, crisi morali e domande sull’esistenza? È un interrogativo che ha attraversato la storia della riflessione religiosa recente. Nel «Secolo breve», segnato dalle guerre mondiali, il pensiero cristiano ha compiuto passi rilevanti sul piano teologico, filosofico e sociale: in queste pagine curate da Enzo Bianchi e Marco Vergottini s’intrecciano i ritratti di quaranta figure chiave del secolo scorso che hanno lasciato un segno profondo, dimostrando come la fede cristiana – nelle sue diverse confessioni – abbia continuato a dialogare con i diversi ambiti del sapere, in Europa e nel mondo. Un mosaico di uomini e donne che hanno interpretato lo «spirito del Novecento». Teologi come Karl Rahner, Hans Urs von Balthasar e Dietrich Bonhoeffer; biblisti come Luis Alonso Schökel e Paul Beauchamp; ecclesiastici quali Pedro Arrupe e Óscar Romero; filosofi come Emmanuel Lévinas, Simone Weil, Etty Hillesum e Paul Ricoeur; letterati come Giovanni Pozzi e Flannery O’Connor. E ancora, testimoni di vita, quali Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, Julius Nyerere, Martin Luther King. Ogni personalità rivive nelle parole di numerosi studiosi e autori di oggi, da Gianfranco Ravasi a Laura Boella, da Luigi Ciotti a Gian Antonio Stella, da Andrea Grillo a Giulio Albanese.
I saggi contenuti in questo volume, in prima edizione italiana, mostrano in modo organico la peculiarità del «realismo cristiano» di Niebuhr, una teoria politica tra le più originali del Novecento che ha ispirato negli Stati Uniti il New Deal di Roosevelt. Niebuhr propone una teologia politica antiperfettista dell'esistenza umana e della storia, che mira a comprendere realisticamente in tutte le sue contraddizioni la vicenda personale dell'individuo e la vicenda globale dell'umanità. Sono analizzati, con chiarezza e disincanto, i grandi temi della politica: ottimismo\pessimismo nella vita delle democrazie liberali, il ruolo delle utopie nella azione politica, la pace e la Chiesa, le illusioni di un governo mondiale, il dilemma nucleare, i limiti da porre al potere militare anche in caso di guerra. La sua attualità è una difesa della tradizione democratica che si ispira al pensiero di Sant'Agostino.
Il termine "abuso" esprime un rischio fondato: che ogni relazione asimmetrica possa trasformarsi in una relazione abusante e di sopruso a livello di potere, di coscienza, di violazione dell'intimo spazio del rapporto con Dio. La scoperta di questo scandalo nella Chiesa cattolica ha coinvolto un po' tutti: da cardinali e fondatori di nuovi movimenti e congregazioni religiose all'ultimo educatore d'oratorio. Il libro ha origine dall'iniziativa di un gruppo di docenti del Biennio di specializzazione in Teologia Morale della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale sezione di Torino che, considerando il vuoto conoscitivo e formativo rispetto al tema degli abusi, ha chiamato tre teologi, uno psicologo e uno specialista in diritto canonico a riflettere insieme sul tema, in vista della proposta di un corso universitario. Avviato il corso, le lezioni si sono caratterizzate anche per scambi vivaci. Da tale percorso è nato questo testo che ha la pretesa di porsi in un "terreno di mezzo", in quanto propone una lettura del fenomeno interdisciplinare e integrata.
Enigmi ed esperimenti mentali rivestono un ruolo fondamentale nella filosofia della mente. Anche il mondo reale offre ai filosofi una ricca gamma di rompicapi. Questo volume raccoglie cinquanta tra i più significativi esperimenti mentali - ormai divenuti storici o provenienti dalla stretta contemporaneità - suddivisi in cinque sezioni: coscienza e dualismo; teorie fisicaliste e metafisica della mente; contenuto, intenzionalità e rappresentazione; percezione, immaginazione e attenzione; persone, identità personale e sé. Ogni capitolo fornisce un inquadramento teorico, descrive uno o più casi esemplari, analizza la letteratura pertinente e suggerisce letture di approfondimento.
«Questo socialismo, questa Resistenza e questa continua lotta sono stati lo strumento per vincere in qualche modo il dolore del mondo. Perciò amo di più il tormentato Dostoevskij dello storico e obiettivo Tolstoj.» A quarant'anni dalla fine del suo settennato alla presidenza della Repubblica, questo libro ricorda la storia e le idee dell'ultimo eroe del Novecento italiano, Sandro Pertini, attraverso le sue stesse parole. Si intrecciano così pubblico e privato, la famiglia, la vita sotto le armi (una medaglia d'argento nella Prima guerra mondiale e una d'oro nella Seconda), la prima tessera del Partito socialista unitario. E poi l'esilio in Francia, il periodo tra carcere e confino (sei condanne di cui una all'ergastolo e una a morte), la guerra di liberazione con il ruolo da comandante della Resistenza tra Roma, Firenze, Genova e Milano, la collaborazione con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli alla stesura del Manifesto di Ventotene per un'Europa libera e unita. Marzio Breda e Stefano Caretti ricostruiscono con sapienza il profilo del presidente più amato dagli italiani. Una vita che è già di per sé un grande romanzo del Novecento: le sue idee di libertà e socialismo, le sue staffilate senza ipocrisie (in pubblico e in privato), la condanna delle Brigate rosse, la denuncia della corruzione nemica della democrazia e dello scandalo P2, la rivoluzione «interventista» del ruolo di capo dello Stato, la vittoria «con la Nazionale di calcio» ai Mondiali del 1982 e il suo rapporto vivissimo con un Paese intero e con i suoi cittadini.
Le domande di una figlia al padre, al suo passato e ai suoi silenzi riflessi nel volto della madre. E le risposte inafferrabili, tese sul filo del ricordo familiare, nascoste nelle pieghe di un amore segreto. Il giorno in cui scopre che suo padre è stato un prete Agnese ha tredici anni. Lo viene a sapere per caso, quando trova in fondo a un cassetto un piccolo album rosso: sulla copertina si legge il nome «don Pini» e le foto raccolte all'interno ritraggono un giovane sacerdote dall'espressione assorta. È in quel giorno che l'infanzia di Agnese finisce e comincia per lei una nuova vita: una vita in cui è costretta a misurarsi con un segreto bruciante e una verità impossibile da accettare. Ventisei anni dopo, "La verità è un fuoco" dà voce alle incomprensioni e alla tenerezza indicibile che legano un padre e una figlia, e al passato di quello stesso padre prima di sua figlia. Oggi per Agnese è arrivato il momento di rispondere ad alcuni interrogativi ineludibili: cosa ha spinto don Pini a lasciare tutto per amore di una ragazza dagli occhi verdi di nome Mira? Dove ha trovato il coraggio di ignorare ogni condanna per sposarla, e poi per diventare padre di Agnese e dei suoi due fratelli? Soprattutto, cos'ha significato per lui e per Mira portare dentro di sé per anni, insieme all'amore che li unisce, una verità tanto scomoda da condividere? In questo memoir Agnese Pini intraprende un'indagine faticosa ma implacabile, scrivendo pagine emozionanti in cui rivivono gli oggetti e i ricordi di famiglia, si animano i volti di chi ha conosciuto don Pini prima della svolta avvenuta a fine anni Settanta, il passato restituisce i luoghi di un'Italia recentissima eppure già lontana. E si compie la riconciliazione di una donna con il passato suo e delle persone amate che le hanno dato la vita.
I seguaci di Gesù sono veri, sono come noi, noi siamo come loro, affascinati dal Figlio dell'Uomo, orgogliosi di far parte della sua squadra, emozionati dai suoi miracoli, ma anche limitati dall'incredulità, spiazzati dalle sue richieste, delusi e spezzati dal dolore, arrabbiati quando scoprono che essere suoi seguaci non li risparmia dall'umiliazione, non i mette al riparo dalla perdita.
Anche noi, come loro, siamo stati scelti.
Noi apparteniamo a lui
I fiori, seppure in modi diversi, sono sempre stati presenti nei luoghi di culto e questo libro propone anzitutto un excursus storico che dalle civiltà antiche porta alla Chiesa delle origini fino alla Chiesa postconciliare. Si parla poi di "arredo floreale e luoghi della celebrazione" (altare, ambone, fonte battesimale, custodia eucaristica) e di "arredo floreale e tempi della celebrazione", facendo riferimento ai tempi forti di Avvento-Natale e Quaresima-Pasqua. Il libro è arricchito dalla normativa ecclesiastica sull'uso dei fiori nella liturgia e da appendici sul significato simbolico di fiori, frutti e piante, dei colori, dei numeri e delle forme geometriche, che possono aiutare nella composizione dei bouquet floreali per le chiese.
«Il ritorno del frastuono osceno delle bombe così vicino a noi, nell'Ucraina aggredita, la guerra riesplosa in Medio Oriente, insieme con i tanti conflitti dimenticati nel mondo, sono motivo di grande preoccupazione, di un'angoscia che, per chi porta ancora nel corpo e nell'anima gli incubi del secolo scorso, è forse ancora più acuta». La senatrice a vita Liliana Segre, dopo un trentennio speso a testimoniare ciò che è stato, consegnando ai giovani un messaggio di pace, non può che soffrire per quanto accade oggi nel mondo. Eppure, così come ha scelto finora di impegnarsi e di non tacere, nonostante dal 2019 viva sotto scorta, continua anche oggi, in questo momento così delicato, a riflettere sul presente e a raccontare il passato. Perché dagli errori di ieri si possa imparare, scongiurando nuovi rischi. Nell'intervista inedita che apre questo libro, parla della sorte di israeliani e palestinesi, esprime sconforto per le vittime innocenti dell'una e dell'altra parte, confessa di sperare ancora nella soluzione «due popoli, due Stati». E non mancano i timori per il destino dell'Ucraina, così come per le tensioni autoritarie e gli altri conflitti che attraversano il mondo. Completa il volume una scelta delle rubriche, degli interventi e dei discorsi pubblici più significativi. Ciò che ne nasce, a ottant'anni dalla fine del Secondo conflitto mondiale e dalla liberazione di Liliana Segre dai lager nazisti, è una riflessione di altissimo profilo su guerra, pace e democrazia. Ma anche un accorato appello a lasciare ai bambini di oggi un mondo migliore, pacificato, contro ogni spirito di vendetta.
Dopo la Germania il Regno Unito è la maggiore economia europea. È in testa per spesa e potenza militare. Di fronte a uno scenario internazionale ad alto rischio la promessa di riavvicinarsi all'Unione europea non potrebbe essere più cruciale, anche per noi Italiani. Londra riscopre interessi e valori comuni. Per capire il ritorno di questo Paese tra i protagonisti internazionali occorre ripercorrere il decennio appena trascorso: dalla Brexit al possibile «reset» verso l'Europa del nuovo governo laburista, dalla fine del lungo regno di Elisabetta al nuovo corso di re Carlo. E il modo migliore per farlo è compiere un viaggio nei luoghi dove si prendono le decisioni che cambiano la storia. Ogni capitolo è una tappa nell'affascinante metropoli inglese che spiega le tendenze in atto nel Paese: palazzi del potere come Westminster e Downing Street per indagare la fine dell'era dei conservatori e il ritorno dei laburisti. Buckingham Palace per raccontare la svolta dei Windsor. L'ambasciata americana per approfondire il rapporto con la presidenza Trump e il dilemma di porsi tra Washington e Bruxelles. Quartieri come l'East End, aree della grande immigrazione e di un clima sociale difficile e Kentish Town, la «nuova Islington» dei laburisti. A raccontare i luoghi del potere di Londra e i «dieci anni che sconvolsero il Regno» (per parafrasare il celeberrimo reportage sulla Rivoluzione bolscevica) è uno dei volti più noti della Rai, a lungo corrispondente da Londra. Che spiega la fase di ripartenza per la Gran Bretagna sia sul versante politico sia istituzionale. Con il nuovo sovrano che ha fatto della sua malattia un segno di vicinanza a tutti i sudditi, all'unisono con la futura regina Catherine, consorte del principe William. Perché tra tabloid e social network la famiglia reale resta un capitolo importante per capire l'enigma inglese e spiegare la nuova fase della vita britannica.
In un mondo lacerato da conflitti e divisioni ha senso recuperare l'appello profetico di Eugen Wiesnet per una giustizia riparativa, che guarisca e riconcili abbandonando la logica della vendetta. Con profonda competenza esegetica ed esperienza pastorale, Wiesnet smantella la pretesa fondazione religiosa del modello giuridico retributivo, che ci ha accompagnato per secoli e ancora oggi trova la sua espressione più evidente nel diritto penale, e ci mostra come questa visione, basata sul principio del "tanto quanto", abbia tradito la vera natura della giustizia divina, che non si limita a punire, ma cerca la salvezza e la guarigione di chi ha sbagliato. Una ricognizione attraverso i testi dell'Antico e del Nuovo Testamento nella quale non mancano i richiami alle aberrazioni di spaventosa crudeltà cui ha dato luogo nel corso dei secoli la giustizia retributiva in ambito penale, spesso esercitata in nome di Dio. Un testo teologico, dal respiro universale, estremamente attuale, su una questione oggi decisiva per la convivenza pacifica, ben oltre i confini delle norme giuridiche e del sistema penale.
Il libro propone una ricerca originale sulla Sindone di Torino e sul Volto Santo di Manoppello. In queste due fondamentali reliquie della tradizione cristiana le autrici ravvisano moltissimi segni, riconducibili ai movimenti compiuti da Gesù subito dopo la risurrezione. Il raffronto con immagini, documenti e icone sparsi per l’Europa mostra sorprendenti analogie, che il libro illustra con l’ausilio di immagini a colori.
I brevi capitoli, di agile lettura, guidano il lettore in un percorso avvincente, alla scoperta di una Verità profonda.
Biografia degli autori
PIERA ARGELÀ BIDER è stata insegnante di Scuola Primaria e formatrice di adolescenti. Iconografa feconda – avendo «scritto» centinaia di icone secondo l’originale tecnica bizantina, ora sparse nei cinque continenti – ha dedicato gli ultimi vent’anni a ricerche sulla Sacra Sindone e sul Volto Santo di Manoppello. Gli esiti dei suoi studi si possono trovare al sito www.lasacrasindone.it, ricco di approfondimenti inediti.
MARIA GRAZIA ELLERO MINELLI, per molti anni insegnante di religione cattolica, da sempre condivide con Piera l’interesse e la passione per la ricerca religiosa.
Si può fare teologia con le serie TV? Portando sul piccolo schermo le esperienze centrali della vita quotidiana, le serie mettono in scena le domande esistenziali più profonde e le trasformazioni della fede nella nostra società e dunque offrono al teologo – e più in generale al credente – percorsi nuovi di riacquisizione del senso della fede stessa. Questo saggio mette in luce gli elementi biblici e teologici reinterpretati da alcune importanti serie televisive di questo inizio di terzo millennio. Perché, consapevolmente o meno, le serie formulano una domanda che è anche ecclesiale: come parlare di Dio al mondo post-metafisico?
Quarta di copertina
«Dando voce alle inquietudini e alle aspirazioni di un’intera società, le serie TV possono essere considerate come l’espressione di un heideggeriano “Essere-qui”, che mette al centro l’uomo nella fragilità della propria condizione e nel rifiuto della solitudine. A ben guardare allora queste storie ricordano al credente l’intimità originaria della sua stessa vocazione e cioè quella di abitare, stare qui, nel tempo che resta da qui alla fine del mondo, alla luce del mistero di Cristo».
Biografia dell'autore
Andrea Franzoni è docente di religione cattolica presso l'Istituto superiore J.M. Keynes di Castel Maggiore in provincia di Bologna. Ha conseguito il baccellierato e la licenza in teologia presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna (FTER) e da diversi anni studia il nesso tra le produzioni dell'industria culturale contemporanea (film, animazione, letteratura, videogiochi) e l'immaginario cristiano. Ha collaborato con le riviste Il Regno e I Martedì di San Domenico; scrive tuttora per il portale di informazione religiosa Settimananews.
La nostra specie è solo l'ultimo ramoscello di un albero intricato di forme che si sono succedute e hanno convissuto negli ultimi sei milioni di anni. Ma quaranta millenni fa sulla Terra ancora coabitavano almeno cinque specie umane differenti, e con almeno due di queste Homo sapiens ha interagito e si è ibridato. Ma perché tutte queste specie umane in circolazione? Ciascuna era la discendente di una delle tante migrazioni di forme del genere Homo fuori dall'Africa. E va ricordato che tra 900 e 800.000 anni fa abbiamo rischiato anche di estinguerci quando un drammatico cambiamento climatico ridusse le popolazioni umane di più del 98%. Perché siamo rimasti, allora, l'unica specie umana sul pianeta? Due tra i migliori scrittori di scienza italiani, un evoluzionista e un medico, fanno il punto sulle scoperte che negli ultimi anni hanno profondamente cambiato quello che pensavamo di conoscere su di noi e raccontano la storia accidentata e imprevedibile di una specie cosciente e invadente che, forse per prima, si è interrogata sul senso del mondo. Capire l'unicità di Homo (non la sua superiorità) ci aiuta a leggere meglio anche le tendenze evolutive in atto, le sfide della salute e dell'ambiente, gli scenari futuri.
Dal quartiere Trionfale di Roma rientravano i generali dell'impero dalle battaglie vittoriose. Nella stessa zona, in via Fani, il 16 marzo 1978 si consuma una delle più gravi sconfitte dello Stato italiano: alcuni militanti delle Brigate rosse attaccano la vettura che conduce il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro a Montecitorio per votare la fiducia al quarto Governo Andreotti. I carabinieri e i poliziotti dell'auto di scorta vengono massacrati. Il leader viene trascinato fuori dall'auto e rapito. Questo libro racconta gli ultimi cinquantacinque giorni di vita dello statista, che verrà assassinato il 9 maggio 1978. Nella prima parte Claudio Martelli ricostruisce quelle settimane drammatiche in cui affiancò Bettino Craxi nel tentativo politico di salvare la vita al leader democristiano: una lucida riflessione sulla «trattativa», che si contrappone alla linea della fermezza scelta dal governo e segna la profonda divisione del Paese in quel tragico passaggio. Nella seconda parte, Francesco De Leo indaga sui retroscena della vicenda nei dettagli, attraverso le testimonianze inedite di alcuni dei protagonisti di allora (Franco Piperno, Claudio Signorile, Aldo Tortorella, Giovanni Pellegrino, Massimo D'Alema, Luigi Zanda, Valerio Morucci), e ricorrendo a documenti come il memoriale di Craxi e il diario inedito di Amintore Fanfani, il presidente Dc del Senato che così scriveva in quei giorni: «In un momento assai delicato della vita nazionale e dei rapporti internazionali è stato eliminato con la violenza il più autorevole statista del nostro Paese».
La ricerca sugli esseri umani, in ambito biomedico o nelle scienze umane e sociali, pone sfide etiche fondamentali. Questo volume, frutto di anni di esperienza sul campo e di un'ampia riflessione teorica, si propone come una guida indispensabile per affrontarle. Partendo da una disamina storica della questione e sottolineandone specificità e nuovi aspetti, offre un quadro completo e aggiornato dei principi fondamentali, delle line guida nazionali e dei documenti internazionali, nonché delle "buone pratiche" per gli operatori. Un'attenzione particolare è dedicata al ruolo cruciale dei comitati di etica della ricerca, con suggerimenti per la loro composizione, funzionamento e interazione con i soggetti coinvolti. Vengono analizzati i principali temi emergenti come il consenso informato, la protezione dei dati personali, le garanzie per i soggetti vulnerabili, l'avvento delle nuove tecnologie (intelligenza artificiale, data science) e forniti strumenti operativi, con indicazioni metodologiche per la loro applicazione concreta. Il volume si rivolge ai ricercatori, ai componenti dei comitati di etica della ricerca (in particolare di quelli istituiti o in fase di costituzione nelle università), agli studenti e a chiunque voglia approfondire le caratteristiche etiche di un lavoro scientifico responsabile.
Dopo quasi quarant'anni dalla fine della Guerra fredda, la guerra è tornata dalla periferia al centro del sistema internazionale, costringendo l'Europa e il mondo a confrontarsi persino con il rischio di uno scontro diretto tra grandi potenze. Questo disincanto è il segno per eccellenza del collasso dell'ordine internazionale: un collasso che investe i rapporti diplomatici, le istituzioni internazionali, la globalizzazione economica e le norme fondamentali della convivenza internazionale - a cominciare da quelle sull'uso e sui limiti dell'uso della forza. Da qui, allora, l'urgenza di chiedersi come sia stato possibile ricadere in questa condizione, dopo le illusioni e l'euforia di soli trent'anni fa. Rinunciando come prima cosa a contrapporre una presunta età dell'oro dell'apertura e dell'ottimismo a una regressione nella chiusura e nel risentimento. E riconoscendo come, in realtà, la condizione attuale sia in larga parte figlia delle forzature, delle amnesie e dei veri e propri errori che l'ordine internazionale liberale ha accumulato già a partire dalla sua fondazione.
Il lusso è un fenomeno che caratterizza la contemporaneità. In diverse forme, si presenta all'esperienza quotidiana attraverso la pubblicità, le vetrine dei grandi marchi della moda, gli schermi degli smartphone. La presenza pervasiva del lusso nelle nostre vite richiama una riflessione su questa categoria. Obiettivo del libro è dunque un'indagine sul lusso attraverso una duplice prospettiva, tematica e storica. Rispondere alla domanda "Perché un'estetica del lusso?" significa porre le questioni del gusto, del possesso, dell'apparire e perfino dell'essere. Non solo, il lusso genera un peculiare tipo di esperienza che oggi, più che mai, orienta la creazione, la pubblicizzazione, la vendita e, da ultimo, l'acquisto di un prodotto. Sullo sfondo di una trattazione sfaccettata, suddivisa in diversi periodi storici ma sempre con uno sguardo al presente, si illumina un fenomeno che riveste particolare importanza nello sviluppo della nostra società e di alcuni dei suoi fenomeni più sorprendenti.
La teologia deve rinnovarsi? Nell'eventualità lo faccia, in che direzione? A domande così impegnative risponde l'autore in questo saggio, primo volume di un'intensa riflessione che muove dalla suggestione di Han Urs von Balthasar sulla necessità di una "teologia in ginocchio" che non perda nulla del rigore scientifico e non indulga al pietismo o al devozionismo, ma stia "con la testa in cielo e i piedi per terra", "fedele alla terra" dove scruta i misteri del cielo. Come esemplificazione e inveramento della proposta teologica, l'autore ha messo mano alla redazione di un salterio nuovo, peculiarmente cristiano, di cui questo volume propone i primi 33 componimenti.
La metafisica si distingue dalle scienze particolari anche per il legame speciale che mantiene nei confronti della propria tradizione. Questa non riveste, infatti, semplicemente un interesse storico-documentario, ma svolge un ruolo di primaria importanza nell'affrontare e risolvere questioni speculative. Allo stesso tempo, tuttavia, la metafisica è caratterizzata da un impulso antitradizionale che si esprime in quella tendenza, tipica di ogni filosofia prima, a "ricominciare da capo". A fronte di questa intima tensione, sorge la domanda che guida questo testo: qual è l'autentico significato metafisico della tradizione? Muovendo dall'analisi del ruolo che la tradizione assume nell'ambito del movimento neotomistico, il presente lavoro articola una risposta di carattere generale: la tradizione che determina la metafisica è la divina Tradizione. Essa assume, in particolare, un carattere che può essere definito come "profetico". In questo modo la metafisica si manifesta, da un lato come una disciplina che rinvia ad una fonte di sapere che la trascende e dall'altro come la depositaria, non tanto di una dottrina, ma di un principio che esige di essere continuamente riappropriato.
Nel Cinquecento si verificarono quattro eventi rivoluzionari: la scoperta dell'America; l'invenzione della stampa; l'invasione musulmana ai confini d'Europa e il primo disordine finanziario globale. L'asse geopolitico dell'Europa si spostò dall'area mediterranea a quella atlantica. Era il Mundus furiosus, come fu definito. Oggi viviamo in un'epoca altrettanto traumatica a causa di quattro fenomeni paralleli: la «scoperta» dell'Asia e principalmente della Cina; l'affermazione della Rete che ci spinge verso una modernità artificiale; la guerra sul fronte orientale, dall'Ucraina al Medio Oriente, che è un unico attacco al nostro mondo occidentale. Mentre il rischio di un disordine finanziario internazionale è alle porte a causa dell'enorme massa di debito accumulata. Dopo aver voluto e fatto la globalizzazione, oggi troppi dei nostri «statisti» attoniti si muovono su questo scenario come «turisti della storia». Con una spiazzante lettura politica ed economica, Giulio Tremonti spiega quanto sia unico il momento che stiamo attraversando e illustra con lucidità la posta in gioco per l'Occidente e per l'Europa.
Il progresso della scienza e delle tecnologie biomediche apre nella vita dell'uomo scenari inediti. La procreazione medicalmente assistita (PMA), la gestazione per altri (GPA) e l'aiuto al suicidio medicalmente assistito sono tra i temi su cui la legislazione inevitabilmente si confronta con la morale, il diritto con l'etica. Il volume propone un quadro aggiornato della normativa italiana in materia e individua i nodi centrali della discussione: i diritti dei genitori e dei figli nati da fecondazione assistita, la donazione di ovuli e gameti, il riconoscimento nel nostro Paese dei bambini nati all'estero da maternità surrogata, il diritto dei malati a ricevere cure palliative e la possibilità di rinunciare ai trattamenti sanitari, l'obiezione di coscienza da parte dei medici, l'esigenza di istituire comitati competenti per l'etica clinica. Ne emerge la necessità di «ricostruire un linguaggio legislativo comune sulle tematiche del vivere e del morire», capace di garantire il valore intrinseco della dignità dell'essere umano.
«Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta...» Ira è una delle prime parole che definisce la civiltà occidentale e nell'Iliade di Omero segna l'inizio della guerra di Troia che durerà dieci anni. Oggi i comportamenti «contro» persone e cose sono aumentati e hanno assunto forme specifiche: rabbia, aggressività, violenza e distruttività. È il momento d'interrogarsi allora, come fa Vittorino Andreoli in queste pagine, sui processi dinamici che portano a queste azioni che caratterizzano le relazioni umane, i rapporti tra padre e figlio, il mancato rispetto della donna e delle persone più fragili. Al centro domina la frustrazione che esprime il vissuto d'inadeguatezza che la persona avverte nell'ambiente in cui vive: il suo sentirsi incompresa, emarginata. La più rischiosa deriva contemporanea è la distruttività che si caratterizza per la totale assenza di un movente e guida i comportamenti disegnando un'atmosfera di paura e una percezione di impotenza. La cronaca purtroppo è ricca di casi di delitti familiari, di raptus e devastazioni vandaliche nella scuola; soprattutto tra gli adolescenti che provocano danni non solo agli altri ma anche a se stessi. Una delle ragioni che ne è all'origine è lo sfasamento tra realtà e mondo virtuale incoraggiato dalle tecnologie digitali, il comportarsi nella vita quotidiana come ci si trovasse nella finzione, guidati dai «mi piace» e senza regole etiche. Comprendere queste dinamiche è essenziale per favorire una maggiore consapevolezza di sé e prevenire i comportamenti più pericolosi.
Un libro che si propone di mettere in luce gli aspetti "generativi" del mondo digitale, visto come "mondo della possibilità" e non solo come "mondo della negazione". Quello che si sta cercando è un "cambio di narrazione". Dal "distruttivo" al "generativo" senza ingenue illusioni. Il tema della "generatività" è declinato a partire da alcuni elementi che interessano certamente il periodo dello sviluppo ma in realtà sono comprensivi di tutto l'arco di vita del soggetto, in quella che ormai potremmo definire "condizione di vita post-digitale". In modo particolare si analizzano quei temi che rendono "generativo" il digitale e che rappresentano una possibilità di speranza per il futuro: Comunicazione; Creatività; Condivisione; Partecipazione; Relazione; Trascendenza. Prefazione di Domenico Pompili. Postfazione di Alberto Ravagnani.
Hammamet è il luogo scelto da Bettino Craxi per sfuggire ai processi di Mani pulite: una villa in Tunisia sulla «collina degli sciacalli e dei serpenti». Ma è anche la metafora politica della fine della Prima Repubblica e delle sue scorie mai del tutto smaltite. Per questo, rileggere quella vicenda surreale può apparire archeologia politica, ma è una questione aperta e attualissima. Chiama in causa la questione del primato della politica e il rapporto con la magistratura, che tuttora ci riguarda nella sua conflittualità. Fornisce una chiave attraverso cui ripercorrere il declino e l'agonia di un partito, il PSI, e soprattutto dell'uomo che lo aveva plasmato, cercando in parallelo di riformare l'Italia. Racconta la parabola di uno dei politici più potenti e controversi della storia nazionale, travolto dalle inchieste sulle tangenti. Ecco perché, a venticinque anni dalla morte di Craxi, questo libro, nato nel 1995 da decine di testimonianze dirette e da incontri riservati in quella che per i magistrati e una gran parte del Paese era la sua latitanza tunisina, e per i familiari e i socialisti il suo esilio, viene qui riproposto in una nuova edizione ampliata. È un documento che racconta in modo vivido i legami, le ipocrisie, le trame inconfessate che hanno unito la Prima e la Seconda Repubblica: dalla famelica corte finita nell'isolamento, al «tesoro» inghiottito in un labirinto dei prestanomi. Si materializzano attentatori misteriosi, vassalli e nuovi pretoriani, vescovi e donne, statisti, spie e faccendieri. E tutti ruotano intorno a Craxi. È lui il fantasma di Hammamet di cui l'Italia potrà liberarsi soltanto quando sarà riuscita a fare i conti con sé stessa, senza rimuovere le proprie latitanze interiori.
«È stata fatale l'idea di esportare la democrazia liberale, la globalizzazione, la liberalizzazione dei mercati finanziari e della tecnologia, di fare insomma un mondo a immagine e somiglianza degli Stati Uniti, pensando che essi rimanessero al centro del nuovo sistema.» Tra la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 si è consumato uno dei più grandi inganni collettivi della storia: l'idea che l'affermazione dell'Occidente avrebbe determinato una diffusione universale del capitalismo democratico e dunque la fine della storia. Le cose però hanno preso un'altra piega. È cominciata una nuova storia che ha segnato la perdita di centralità di quel modello e dei suoi valori. Dai terremoti geopolitici a quelli demografici, dall'allarme climatico a quello per gli abusi della tecnologia, passando per l'arroganza del potere finanziario, il declino del lavoro e quello dell'informazione: in questa ampia e articolata intervista con il giornalista Paolo Pagliaro, Franco Bernabè racconta la storia di una resa, la cronaca di un autogol che vede a rischio la stessa democrazia. Nell'analisi del manager pubblico, unico occidentale per anni nel board del maggiore gruppo petrolifero cinese, emergono così i sintomi della crisi in corso (guerre, debolezza europea, minacce digitali) ma sono anche indicati alcuni colpevoli del naufragio (dalle riforme di Clinton al radicalismo di molti politici e intellettuali) e vengono suggerite le strategie necessarie a «mettersi in salvo», per l'Italia anzitutto.
«Il termine più antico conosciuto riferito alla meditazione è la parola sanscrita Dhyana, che indica un particolare stato di coscienza dove la mente e il cuore tornano puri come quelli di un bimbo, senza nomi, forme, giudizi: la pura consapevolezza di essere.» Daniel Lumera ha abbracciato la via della meditazione oltre trent'anni fa e, da allora, ne è diventato un autorevole punto di riferimento internazionale, nella convinzione che rappresenti una chiave di lettura rivoluzionaria non solo della sfera personale, ma anche di quella relazionale e sociale. Ma quali sono i reali benefici che genera in termini di salute e qualità della vita? E in che modo è in grado di modificare il nostro cervello? Come fa a rallentare i processi di invecchiamento e infiammazione? In che modo potenzia le nostre abilità cognitive e ci aiuta nella gestione dello stress? E che cosa sono gli stati superiori di coscienza? Lo spiega questo libro che ci introduce agli otto passaggi fondamentali dell'antica tradizione indovedica e ci porta all'unione della nostra individualità con la coscienza che contiene l'intero universo. Meditare non è pregare, non è visualizzare, non corrisponde, come erroneamente si crede, alla mindfulness. Nel contesto sociale iper-performante in cui viviamo, rappresenta davvero la medicina del nuovo millennio. Non a caso i Centers for Disease Control and Prevention indicano la meditazione come uno dei trend sanitari in più forte crescita degli ultimi anni e sempre più medici la integrano a scopo preventivo e in associazione alle cure tradizionali. Un libro imprescindibile e autorevole per chi vuole imparare e approfondire l'arte della meditazione.
«Gli avvenimenti della mia vita non sono successi mai casualmente, ma favoriti da incontri con persone straordinarie, ognuna delle quali ha contribuito a ciò che ho vissuto: un'avventura esistenziale irripetibile.» La memoria percorre il filo della vita di Paolo Crepet alla ricerca dell'essenziale: le radici artistiche della sua famiglia, le esperienze molteplici e cosmopolite nella formazione, la meraviglia della scoperta della psichiatria, la nascita della passione per la scrittura. In queste pagine dense di aneddoti e di eventi inconsueti, affiorano innumerevoli incontri singolari, ciascuno dei quali ha contribuito ad aggiungere un tassello al cantiere di un'identità personale e professionale in continuo rinnovamento; su tutti svetta la figura di Franco Basaglia, amico e maestro, l'uomo capace di trasformare la concezione della follia e di riconoscere diritti fondamentali ai più fragili e indifesi. Le grandi tappe della vita vengono così raccontate alla luce di un costante comun denominatore: gli affetti, le emozioni, la capacità di creare fra sé e gli altri un legame che oltrepassi la distanza e il tempo. Ai lettori viene affidato questo insegnamento che affiora da ricordi ironici e benevoli, simili a scogli a cui aggrapparsi saldamente mentre si avanza nell'ampio mare aperto.
Questo tempo globalizzato ci appare complesso, frammentato e povero di gratuità. La cultura dello scarto, le guerre protratte e dimenticate, il gioco cinico della geopolitica, le gravi condizioni in cui versa la nostra casa comune ci interpellano e ci riguardano. L'idea individualistica che l'uomo è un'isola e costruisce il suo io in modo indipendente è un abbaglio, perché la persona umana è parte di una comunità sociale e politica, pur conservando la propria unicità spirituale. Questo libro, nato dall'esperienza in campo umanitario e formativo dell'autrice, è come un "manuale di formazione" per chi opera nel campo della "cura", in tutte le sue accezioni, e al tempo stesso una riflessione e un appello alla società nel suo insieme.