Il rapporto tra autonomia e dipendenza è un tema che ha sempre interrogato la filosofia. Esso trova però oggi una formulazione particolare all'interno della cosiddetta Gen-Ethik (o etica dei geni) riguardo al progetto di eliminare la casualità dell'origine dell'uomo. Attraverso la tecnologia genetica la realtà pone, così, alla filosofia un problema teorico che si trasforma in un'opzione pratica: la possibilità di una radicale indipendenza dell'uomo dai suoi stessi condizionamenti naturali. Nell'affrontare tale questione questo libro si concentra su una tematica kantiana: quella dell'autonomia, che qui viene esaminata alla luce del pensiero di autori come Habermas, Kelsen e i pensatori dell'autonome Moral, che l'itinerario di Kant hanno effettivamente seguito. Il presente volume offre un articolato percorso filosofico-teoretico, grazie al quale pensare la realtà dell'uomo contemporaneo e la sua domanda di autonomia.
Per molto tempo si è pensato che i confini della spiritualità medioevale coincidessero con quelli del mondo monastico e del suo atteggiamento di fuga dal mondo. Questo profilo sintetico di André Vauchez mostra l’unilateralità di tale luogo comune, tuttora persistente. I contenuti e le caratteristiche fondamentali dell’esperienza religiosa in Occidente dall’VIII al XIII secolo non vengono ricostruiti a partire da teorie, dottrine e scritti dei grandi maestri dell’epoca. Piuttosto, Vauchez prende in esame stili di vita, disposizioni del vissuto e movimenti sociali, delineando così un Medioevo della spiritualità molto concreto e composito. In questa prospettiva, protagonisti dell’opera non sono tanto i monaci e i chierici, quanto i laici, il popolo, gli incolti con le loro peculiari forme di espressione religiosa: devozione, celebrazioni liturgiche, osservanza dei precetti, sacre rappresentazioni, iconografia, pellegrinaggi, culto delle reliquie ecc. Ne emerge, scandito nei suoi diversi stadi di sviluppo, il grande processo storico che porta la cristianità occidentale dalle forme ritualistiche e dalla rigida precettistica dell’età carolingia fino al nuovo orizzonte spirituale del XIII secolo, quando si afferma una religiosità più sensibile ai valori interiori e rinasce, con san Francesco, l’ideale di vita evangelica.
André Vauchez (1938) è stato direttore di ricerche per il Medioevo all’Ecole française di Roma e professore di Storia medioevale all’Università di Paris X-Nanterre.
È membro dell’Institut de France (Academie des Inscriptions et Belles Lettres) e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. I suoi studi hanno avuto per oggetto la storia della spiritualità e della santità, il profetismo e le eresie in Occidente tra XII e XV secolo. In italiano sono stati tradotti: La santità nel Medioevo (Bologna 1989); I laici nel Medioevo (Milano 1989); Ordini mendicanti nella società italiana (Milano 1990); Santi, profeti e visionari. Il soprannaturale nel Medioevo (Bologna 2000).
«Dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio»: dagli inizi della civiltà cristiana questa frase ha significato la rivoluzione più importante nella storia delle istituzioni, ma anche la più difficile da realizzare. Ancora oggi parlare di Stato laico e di libertà della Chiesa, e tradurre in pratica tali concetti, significa muoversi su un terreno ricco di insidie e di contraddizioni. Per affrontare questi temi attualissimi, Ombretta Fumagalli Carulli sceglie la via del discepolo medievale che, mettendosi ‘sulle spalle del gigante’, vede meglio e più lontano. In questo caso ‘il gigante’ è l’autorevole tradizione giuridica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con i suoi prestigiosi maestri: Vincenzo del Giudice, Orio Giacchi, Giuseppe Dossetti. Così, dopo avere ricordato l’apporto della dottrina canonistica, sono tre le piste di ricerca proposte: l’emergere dell’idea laica nella storia europea, la posizione dello Stato italiano, le nuove frontiere dell’Europa. Alla nascita e alla storia dello Stato laico, dal Medioevo alla Rivoluzione francese, è dedicato il primo capitolo. Sulla base delle categorie storico-giuridiche così costruite, viene poi focalizzato il rapporto tra Stato italiano e fenomeno religioso. Dopo brevi cenni sui modelli di Stato - liberale e fascista - precedenti l’età democratica, sono affrontati i problemi che laicità e libertà pongono allo Stato democratico. A causa delle ambiguità presenti nelle nostre leggi e della lentezza dell’iter parlamentare, a produrre diritto è spesso la Corte costituzionale. A essa perciò è riservato ampio spazio, in particolare rispetto all’emersione della libertà religiosa istituzionale a fianco di quella individuale e collettiva. Nel terzo capitolo l’orizzonte si amplia dall’Italia all’Europa, completando il quadro dei problemi e le prospettive di ulteriori evoluzioni. Dalla CSCE, oggi OSCE, alla Costituzione europea viene analizzato il consolidamento della libertà religiosa istituzionale e il ruolo delle religioni nella costruzione dell’Europa unita.
Il risultato è uno studio importante, che illumina la grammatica e le sintassi giuridiche e istituzionali di un tema controverso e affascinante, e «riprende le fila di un lungo discorso» per svilupparne le conseguenze, sia attuali sia rivolte al futuro che è per noi oggi l’Europa.
Ombretta Fumagalli Carulli si è laureata in Giurisprudenza all'Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1966. Dal 1975 è titolare di cattedra universitaria (Diritto canonico e Diritto ecclesiastico) prima all’Università di Ferrara, poi all’Università Cattolica di Milano, dove insegna tuttora. Eletta al Consiglio Superiore della Magistratura, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, dal 1993 più volte fa parte del Governo italiano. Dal 2003, nominata da Giovanni Paolo II, fa parte dell’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali. Visiting professor in diverse Università europee e membro di società scientifiche e di comitati di riviste giuridiche, è autrice di numerose pubblicazioni in diritto canonico, storia della Chiesa, ordinamento giudiziario, procedura penale, diritto costituzionale italiano, diritto ecclesiastico, diritto di famiglia, magistero sociale della Chiesa, diritto processuale civile. Segnaliamo: Intelletto e volontà nel consenso matrimoniale in diritto canonico (Vita e Pensiero, Milano 1974); I fondamenti religiosi dell'Assolutismo in Bossuet (Milano 1975); Il matrimonio canonico dopo il Concilio (Milano 1978); Società civile e società religiosa di fronte al Concordato (Vita e Pensiero, Milano 1980); Giustizia inquieta (Milano 1990); Il Governo della Chiesa universale e i diritti della persona (Vita e Pensiero, Milano 2002).
I nuovi interrogativi veicolati dalle tecnoscienze e la possibilità di intervenire profondamente sul corpo dell'uomo sembrano incrinare la consapevolezza di chi sia l'essere umano, facendo oscillare la riflessione tra la richiesta del riconoscimento e il desiderio della progettazione. Il contesto scientifico e tecnologico è, perciò, occasione di una rinnovata attenzione al tema dell'identità: nel rispetto delle distinzioni disciplinari e dei piani di indagine, la riflessione filosofica è interpellata su nuovi fronti tematici. Il ruolo della corporeità nell'identità personale si offre come privilegiato tema di confine per articolare questa ricerca. L'immagine dell'uomo così come emerge nel dibattito sul mind-body problem; l'azione nelle sue diverse forme come luogo in cui si manifesta, anche nell'esperienza del dolore e della malattia, la complessità dell'umano; il corpo nelle prospettive di manipolazione e modificazione proposte nelle biotecnologie: sono queste le tre tappe che il testo percorre nel tentativo di fare maggiore chiarezza su ciò che siamo e che, per molti aspetti, continua ad apparirci come l'incognita uomo.
L’arte di fondere campane, ancora oggi custodita da poche famiglie, ha origini antiche. La ricerca condotta da Elisabetta Neri si propone di mantenere la memoria di questa tradizione, nei suoi aspetti tecnici e socio-antropologici, tramite i nuovi dati forniti dall’archeologia.
L’interesse archeologico per il tema nasce negli anni Settanta, con i primi rinvenimenti di fornaci per campane e si rinnova negli anni Ottanta e Novanta, grazie ai numerosi scavi in edifici di culto che hanno restituito impianti produttivi, spesso di difficile interpretazione.
L’accurata rilettura dei trattati medievali e postmedievali e il riesame dei resti archeologici delle officine per la fusione di campane guidano a scoprire due tradizioni operative fissate nella scrittura a distanza di tempo, ma praticate fin dall’altomedioevo. L’esistenza di diverse tecniche antiche in un’arte così settoriale è probabilmente riconducibile al diverso retroterra etnogeografico e culturale in cui queste nascono e si sviluppano. Proprio per poter ricavare dai resti archeologici il riconoscimento della tecnica seguita e per favorire una registrazione degli indicatori viene proposto un modello di schedatura delle fornaci. I dati archeologici, infatti, se puntualmente raccolti, forniscono informazioni preziose sull’ambiente che ospitava l’attività e sugli attori di un processo che talvolta assumeva le sembianze di un rito allo stesso tempo religioso e sociale.
Elisabetta Neri (1979) è laureata in Lettere classiche, con una tesi in Archeologia Medievale, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove frequenta la Scuola di Specializzazione in Archeologia e collabora con l’Istituto di Archeologia.
Ha studiato la produzione di campane nel medioevo e a questo tema ha dedicato interventi di scavo, relazioni a convegni e pubblicazioni.
Su un argomento tanto delicato come quello delle relazioni familiari viene oggi avanzata una nutrita serie di rivendicazioni. Si chiede che alla convivenza tra partner dello stesso sesso venga riconosciuto uno statuto identico alla costituzione di una famiglia da parte di un uomo e di una donna. O che venga decretato per legge che un bambino possa avere come genitori solo due padri, o solo due madri.
Xavier Lacroix, filosofo e teologo, affronta questi temi attuali e controversi con l’intento di offrire al grande pubblico dei ‘non specialisti’ strumenti analitici e criteri di giudizio per poter sostenere un dibattito ponderato. Egli ha ben presente, e da subito lo mette in chiaro, che la discussione in questo ambito è resa più delicata e faticosa da diversi fattori. Anzitutto, è difficile tenere nell’alveo della razionalità un discorso che tocca princìpi fondamentali per l’uomo. Poi, si deve fare i conti con un progressivo spostamento del significato delle parole, con la perdita di aderenza del linguaggio al reale. Nei dibattiti accalorati di questi ultimi tempi, parole come ‘padre’, ‘madre’, ‘genitore’, ‘matrimonio’ hanno perduto il loro senso univoco, fondato sull’esperienza del corpo, e vengono utilizzate da più parti in modi e con scopi diversi, spesso strumentali. Infine, è necessario non disgiungere il profilo dell’etica personale, con la sua enorme varietà di situazioni particolari, da quello istituzionale, cercando di riconoscere le strutture fondanti dell’essere umano. Procedendo in questa direzione, Lacroix fornisce al lettore una sorta di ‘argomentario’ per rispondere alle questioni sollevate in materia, valendosi anche del contributo di esperti in campo medico, filosofico, psicoterapeutico, giuridico.
Un impegno stimolante, afferma l’autore, che comporta un’attenzione particolare verso ciò che costituisce il nucleo irriducibile della vita familiare. «Chi dice famiglia» puntualizza Lacroix «dice nascita, crescita, genealogia, parentela e, dunque, simbolizzazione di realtà incise nel corpo. La costruzione della vita familiare non è un gioco».
Padre di tre figli, filosofo e teologo, Xavier Lacroix insegna Teologia morale all’Università Cattolica di Lione. Tra i suoi libri tradotti in italiano, Il corpo e lo spirito. Sessualità e vita cristiana (1996), Il corpo di carne. La dimensione etica, estetica e spirituale dell’amore (2001), Il matrimonio... semplicemente (2002).
Che cosa avvenne alla Compagnia di Gesù dopo che fu messa al bando tra il 1759 e il 1773? Gli oltre quindicimila gesuiti che vivevano e operavano in ogni parte del mondo rinunciarono davvero alla regola di sant’Ignazio? E come fu possibile riportare in vita l’Ordine ignaziano nel 1814, dopo quasi mezzo secolo di estinzione? Questo libro prova a rispondere a tali domande, prendendo in esame le vicende di numerosi Paesi europei. Contribuisce così a fare luce su una fase particolarmente critica e poco nota nella storia dei gesuiti. Infatti, se il Cinquecento, secolo degli esordi, fu segnato dall’opera di santi e martiri, e il Seicento rappresentò il momento della piena realizzazione spirituale, apostolica e culturale dell’Ordine, il Settecento fu il secolo delle espulsioni e della soppressione, episodi che ancora oggi non sono stati pienamente elaborati, non solo nella storia della Compagnia di Gesù, ma anche in quella della Chiesa.
Paolo Bianchini è ricercatore in Storia dell’educazione presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Torino. Si occupa di storia delle pratiche di diffusione della cultura in Europa tra XVIII e XIX secolo, interessandosi in particolare alle modalità educative della Compagnia di Gesù e alla manualistica per la scuola. È coordinatore nazionale della banca dati italiana sul manuale scolastico (EDISCO).
All’inizio del XXI secolo, dopo più di trecento anni, la religione torna a essere ‘pubblica’. Il tramonto del sistema che la modernità aveva costruito sulle ceneri delle guerre di religione riapre il capitolo dei rapporti tra credo religioso e politica. Una convinzione teorica molto radicata all’interno della stessa disciplina delle Relazioni Internazionali considera la politicizzazione della religione come una minaccia alla sicurezza e alla risoluzione dei conflitti. Si lamenta il ritorno del fanatismo religioso sulla scena nazionale e mondiale; si denuncia, soprattutto dopo l’11 settembre, il legame tra terrorismo e religione; si afferma il ruolo destabilizzante della pratica religiosa nelle dinamiche di politica interna dei singoli Stati.
In questo libro, ricco e documentato, autorevoli studiosi propongono una prospettiva diversa, originale e orientata al futuro. Rileggendo criticamente la controversa tesi dello ‘scontro di civiltà’, il ruolo della religione viene posto come elemento di forza sostanziale per la politica, interna e internazionale; ciò consente di esplorare percorsi inusuali e controcorrente rispetto al pregiudizio diffuso, per affrontare le domande cruciali sulla guerra, la pace, la sicurezza, l’etica, la sovranità. La religione, ‘esiliata’ dalla costituzione delle relazioni internazionali, fatta sparire perché potesse nascere la politica internazionale moderna, torna oggi dall’esilio. Le strade di questo ritorno sono differenti, eppure tutte mirano al centro della vita di uomini e donne, così come delle comunità civili e politiche. In tale prospettiva, questo libro, senza minimizzare i rischi né sottovalutare i pericoli della commistione tra politica e religione, avvia un’indagine sui possibili modi in cui la ‘rinascita religiosa’, che tante sfide pone alla nostra epoca, può giocare un ruolo fondamentale nella difficile opera di costruzione di un nuovo ‘ethos’ politico globale.
Fabio Petito è professore affiliato di Relazioni Internazionali, ESCP-EAP a Parigi e insegna Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’.
Pavlos Hatzopoulos è dottore in Relazioni Internazionali presso il Dipartimento di Relazioni Internazionali della London School of Economics.
Questo volume affronta il delicato tema del disagio in classe alla luce di un’indagine, svolta in Lombardia fra il novembre 2004 e il maggio 2005, incentrata sulla percezione del problema e la formazione degli insegnanti. L’impianto euristico articola piani d’analisi complementari: l’acquisizione di informazioni utili ai fini di un’efficace progettazione di percorsi formativi sul disagio, l’analisi delle attese e dei bisogni espressi dagli insegnanti e dai dirigenti scolastici riguardo al variegato panorama delle attività formative, la problematizzazione del rapporto tra professionalità docente e formazione. L’analisi sviluppata fornisce elementi che concorrono a comporre e ad articolare un’ipotesi interpretativa ampia, riguardante gli snodi sia epistemologici sia strategico-progettuali della formazione, in una prospettiva di sviluppo delle professionalità della scuola.
Le considerazioni maturate aiutano a corroborare e a specificare l’assunto fondamentale – suffragato dalla riflessione scientifica e richiamato dall’esame critico dell’esperienza – della corresponsabilità di tutti gli interlocutori implicati in un percorso formativo. Così si può dire riguardo allo sviluppo continuo delle professionalità della scuola, nella circolarità fra teoria e pratica, azione e formazione. Si delinea dunque un’idea di formazione intesa non come supporto, ma piuttosto come dimensione qualificante della professionalità nel suo quotidiano esercizio e sviluppo.
Renata Viganò è professore ordinario di Pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tra le sue pubblicazioni: Psicologia ed educazione in L. Kohlberg (Vita e Pensiero, Milano 1998); Metodi quantitativi nella ricerca educativa (Vita e Pensiero, Milano 1999); Pedagogia e sperimentazione (Vita e Pensiero, Milano 2002); Professionalità pedagogica e ricerca (Vita e Pensiero, Milano 2003).
Nella nostra cultura il ‘timore’ non gode di buona fama: è visto come sintomo di disagio o come segno di inferiorità da superare. Anche il linguaggio della spiritualità cristiana tende a fare a meno di questa parola antica, che sembra collegata a un’immagine di Dio ‘fredda’, segnata da una trascendenza arcigna, distante dal Dio d’amore che ci salva in Gesù Cristo.
In questo libro, Benoît Standaert non solo restituisce al timore il posto che la tradizione sapienziale gli ha assegnato, ma va ancor più in profondità. Il timore, sottolinea, è una realtà preziosissima: come recita il titolo, che riprende un versetto del libro di Isaia, «il timore di Dio è il suo tesoro», esperienza di rara ricchezza per il credente.
Lontano da quella paura che non appartiene alla fede cristiana, il timore è la disposizione dello spirito che non si ritiene il principio ordinatore di ogni cosa, ma riconosce nell’Alterità di Dio la fonte inesauribile di una vita sempre nuova, diversa dagli schemi in cui fatalmente si tende a rinchiuderla. Il timore è lo spazio rispettoso tra i due termini dell’Alleanza: l’uomo e Dio. È la caratteristica di uno spirito sveglio, teso alla sapienza del vivere mai completamente posseduta.
Questo tema possente e ‘inattuale’ è affrontato da Standaert nella forma di una raccolta epistolare. Ventuno lettere, di diversa lunghezza, indirizzate a una giovane interlocutrice, l’adolescente Nathalie, che nel suo cammino di preparazione alla cresima diventa icona e simbolo di tutti coloro che si accostano all’iniziazione cristiana. Il tono colloquiale, sostenuto dalla forza di una scrittura appassionata, rende pienamente godibile questa «passeggiata attraverso trenta secoli di letteratura». Ogni lettera è l’occasione per un incontro nuovo sul tema del timore di Dio, non solo nel solco della Scrittura (dai Salmi a Isaia, dal Siracide al Deuteronomio, dal vangelo di Marco alla prima lettera di Giovanni), ma anche nell’esperienza di uomini e donne che hanno «distillato l’altissima qualità» del timore (da san Benedetto ai padri del deserto, dagli eremiti di Gaza alla mistica Giuliana di Norwich, da san Francesco ai dodici patriarchi), senza tralasciare gli stimoli che provengono dalla tradizione giudaica, dalla pratica musulmana, e perfino dalla dottrina zen.
Ogni pagina di questo libro è concepita come un ‘esercizio’, e l’opera intera come un‘allenamento’ da praticare su quel «cammino di felicità che si apre per colui che si applica al timore di Dio».
Benoît Standaert (1945), monaco benedettino dell’abbazia belga di Zevenkerken (Brugge), è uno tra i più innovativi e pensosi esperti di spiritualità biblica. È autore di diversi volumi tradotti in italiano, tra cui: Il Vangelo di Marco (Roma 1984); Pregare il padre nostro (con O. Clement, Magnano Vercellese 1988); Le tre colonne del mondo. Vademecum per il pellegrino del XXI secolo (Magnano Vercellese 1999); Lo spirito dell’apostolo. Quando il mistero ha un’anima (con C.M. Martini e G. Danneels, Milano 2002); Come si fa a pregare? Alla scuola dei salmi, con parole e oltre ogni parola (Vita e Pensiero, Milano 2002).