
Il volume ripercorre la storia dell’Istituto delle Suore Sacramentine di Bergamo, fondato da madre Geltrude Comensoli, dalle sue origini - individuate a partire dal 1882 - fino al secondo dopoguerra. Tale evoluzione storica viene qui indagata in una prospettiva prevalentemente economica, sociale, finanziaria e organizzativa, secondo il profilo metodologico di ricerca applicato da alcuni anni dal gruppo di ricercatori coordinato da Mario Taccolini, presso il Dipartimento di Scienze storiche e filologiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In particolare il primo capitolo del libro analizza l’evoluzione carismatica della presenza della congregazione religiosa bergamasca in Italia e nella sua prima apertura missionaria mondiale. Nella seconda parte dello studio si affronta la delicata e nodale questione della gestione patrimoniale dei beni di volta in volta acquisiti dall’istituto. Nella terza viene approfondito l’aspetto legato all’andamento cronologico e qualitativo della demografia riferibile alla congregazione, tema strettamente correlato a quello della valorizzazione delle risorse umane convenute nella famiglia religiosa nel corso del tempo. Nell’ultimo capitolo, per molti versi il più innovativo, vengono enucleate le dinamiche reddituali e di funzionamento economico dell’istituto, potendo attingere le informazioni fondamentali da una lunga serie storica di dati di bilancio, analitici e consolidati, relativi alla gestione economica della stessa congregazione, con attinenza anche alle dinamiche di rapporto tra centro e periferia. Con questa monografia, trova così ulteriore e fattivo sviluppo l’intenzionalità storiografica generale del percorso di ricerca indicato, volto alla ricostruzione dei caratteri della presenza e dell’azione economica e sociale delle congregazioni religiose in età contemporanea
Gli autori
Giovanni Gregorini svolge la propria attività di ricerca scientifica presso il Dipartimento di Scienze storiche e filologiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nella stessa Università insegna Storia economica e sociale nella facoltà di Sociologia a Brescia e in quella di Economia a Cremona. Ha effettuato indagini nei campi della storia finanziaria e bancaria, come pure della storia dello sviluppo economico, dell’industria e dei corpi intermedi a livello sia nazionale sia regionale lombardo. Tra le sue pubblicazioni: Il frutto della gabella. La Ferma generale a Milano nel cuore del Settecento economico lombardo (Vita e Pensiero, Milano 2003); Work, production, community. Economy and society in the one hundred and fifty years of the story of the installation of the industrial metallurgymechanic plant in Lovere, in G. Gregorini - C. Facchini, Waves of steel. The works, Lovere and the lake: 150 years of history (2006); Per i bisogni dei ‘non raggiunti’. L’Istituto Suore delle Poverelle tra Lombardia orientale e Veneto (1869-1908) (Vita e Pensiero, Milano, 2007).
Coscienza e autorità, religione e libertà, rinnovamento e tradizione: alcuni tra i principali interrogativi posti da Frederick Denison Maurice (1805- 1872) sono tuttora al centro del dibattito filosoficoantropologico ed etico-politico. Maurice, sacerdote anglicano, a lungo professore di teologia e filosofia morale a Londra e a Cambridge, focalizza la sua riflessione sui concetti di conscience, social order e divine order, confrontandosi con alcuni dei pensatori più significativi dell'epoca, come J. Bentham, A. Comte, J.S. Mill, H. Mansel e J.H. Newman. Dopo aver ripercorso gli anni della formazione di Maurice, il volume esamina a fondo i suoi scritti, mostrando come il punto di confluenza delle diverse problematiche filosofiche, religiose e sociali, di cui essi si occupano, sia reperibile nella questione della natura e del dinamismo della coscienza: in aperta polemica con il soggettivismo razionalista e lo scetticismo empirista di certa modernità, Maurice rivendica alla coscienza un'apertura oggettiva e una capacità veritativa, che ne fanno il fulcro dell'identità personale e il fondamento della moralità, individuale e sociale.
Nel presente volume si propone l’espansione del modello della democrazia rappresentativa alla sfera della politica globale. Nell’epoca della globalizzazione sempre più i cittadini subiscono le conseguenze di decisioni prese oltre confine senza avere la possibilità di esprimere il proprio consenso o piuttosto il proprio dissenso. Come risposta a tale deficit di partecipazione politica negli affari internazionali, il libro sviluppa un progetto di democrazia globale che intende restituire voce politica agli individui e legittimità alle istituzioni pubbliche. Questa originale posizione è sviluppata attraverso una critica analitica delle più significative teorie pro e contro la democrazia globale. Le principali posizioni rivali (realismo, nazionalismo, civilizzazionismo e internazionalismo liberale) sono respinte sulla base della loro limitata capacità di inclusione democratica. Utilizzando una nozione di giustizia interazione-dipendente, tali teorie forniscono infatti un supporto ideologico cruciale all’esclusione che è tipica dell’attuale sistema internazionale. Contro tali paradigmi esclusivisti, il libro sostiene un modello cosmo-federalista che si presenta come inclusivo, multilivello e radicato. Il testo adotta una prospettiva interdisciplinare che unisce tre principali aree di ricerca: la teoria politica internazionale, le relazioni internazionali e la sociologia politica. All’interno di esse vengono analizzate le più importanti controversie sulle questioni politiche globali oggi al centro della discussione pubblica: la disputa etica sulla giustizia globale, il dibattito istituzionale sul sovra-nazionalismo e la discussione sulle lotte politiche transnazionali. Da questa prospettiva interdisciplinare deriva un testo che sarà di interesse per gli studenti e i ricercatori impegnati negli aspetti politici della discussione sulla globalizzazione e sull’ordine democratico globale.
"Svolta di respiro", l'espressione che dà il titolo al libro, è una densa e suggestiva immagine di Paul Celan per indicare l'opera del poeta, e in genere quella dello spirito: l'uomo fa proprio ('inspira') il mondo che lo circonda e lo restituisce ('espira') rielaborandolo in visioni, immagini, comprensioni della vita e del suo significato. E' l'attività creatrice dello spirito aperto al mondo. La spiritualità infatti non appartiene a un tempo e a uno spazio separati, ma all'esperienza ordinaria del vivere, anche nei suoi aspetti più feriali. Questa concezione delle cose ispira Antonio Spadaro nella lussureggiante spiritualità del mondo contemporaneo proposta in queste pagine. Essa si sviluppa attraverso una fitta trama di riferimenti a scrittori, poeti, teologi che hanno dato parola ai modi fondamentali con cui gli uomini si dispongono alla bellezza della vita: l'attesa, il desiderio, la sorpresa, l'innovazione, il genio, lo studio, il dubbio. L'elenco potrebbe essere inesauribile, al pari delle esperienze concrete fatte di cose, ambienti, colori, azioni quotidiane che emergono qui nel loro nitore affascinante, grazie a quella parola creativa che le strappa alla pratica opaca dell'abitudine. "L'uomo", ci ricorda e ci sprona Spadaro, "è chiamato a tendersi verso la freschezza del reale, è spinto a cercarla e trovarla. E' chiamato a non indugiare disincantato su ciò che è stagnante e induce a disperare, oppure a credere che tutto finisce man mano che il tempo passa. In fondo alle cose vive una freschezza sorgiva".
Antonio Spadaro, gesuita, è redattore della rivista "La Civiltà Cattolica", per la quale si occupa soprattutto di letteratura. A partire da Tracce profonde. Il viaggio tra il reale e l'immaginario (1993), ha pubblicato diversi libri e saggi in volume. Tra i più recenti: A che cosa 'serve' la letteratura? (2002), Lontano dentro se stessi. L'attesa di salvezza in Pier Vittorio Tondelli (2002), Connessioni. Nuove forme della cultura al tempo di internet (2006), La grazia della parola. Karl Rahner e la poesia (2006), Abitare nella possibilità (2008), L'altro fuoco. L'esperienza della letteratura (2009), Alla ricerca del lupo. Genio, tensioni, vanità (2010). Dal 1998 è presidente dell'associazione culturale BombaCarta, esperienza di esercizio e riflessione sull'espressione artistica e creativa, che si esprime anche attraverso una comunità virtuale. E' inoltre coordinatore del comitato scientifico "La sfida e l'esperienza", composto da intellettuali e professionisti, che coniuga i temi della spiritualità e quelli dell'innovazione.
Lo Stato sovrano creato all’inizio dell’età moderna non risulta più capace di proteggere noi e tanto meno le generazioni future dal pericolo di una guerra nucleare e dagli effetti del riscaldamento globale, le uniche due sfide veramente globali che chiudono la modernità – ma in modo ben diverso da quel che credono i ‘postmoderni’. La politica si trova ormai dinanzi al compito di lavorare per la sopravvivenza della civiltà materiale che rende possibile la vita del genere umano – e non semplicemente per la sicurezza dei singoli Stati. Ci riuscirà o fallirà? Furio Cerutti ricostruisce qui la genesi storica di quelle minacce letali sorte dalle attività stesse degli uomini e s’interroga sul significato profondo del nostro rapporto con i posteri, la vera chiave per capire se siamo tenuti o meno a fare sacrifici a loro beneficio. Rinuncia invece a fornire ricette di immediata – e caduca – spendibilità politica, preferendo penetrare con sguardo analitico i problemi normativi e istituzionali che soggiacciono alle sfide globali. Questo libro «audace» (Andrew Gamble, recensione dell’originale inglese su «The Political Quarterly»), «rigoroso e ben costruito» (Giacomo Marramao su «Iride») è amaro nel dar nome al male che gli esseri umani hanno fatto e rischiano di fare a se stessi, ma rifugge dal catastrofismo e dai toni predicatori, attestandosi su un discorso insieme filosofico e scientifico che include la scienza politica, la strategia nucleare e la climatologia. «Un libro impegnativo, ma non difficile», come ha scritto un altro recensore, Luca Fonnesu, grazie alla limpidezza delle argomentazioni e alla loro ricca illustrazione empirica.
Gli autori
Furio Cerutti è professore di Filosofia politica all’Università di Firenze e membro della rete europea d’eccellenza «Garnet». Ha recentemente curato il quaderno speciale di «Science and Engineering Ethics» dedicato a Risk and Responsibility e il volume The Search for a European Identity: Values, Policies and Legitimacy of the European Union (2008, con S. Lucarelli). L’edizione originale inglese di questo libro è stata pubblicata nel 2007 negli Stati Uniti.
Culla di civiltà e crogiolo di culture, il Mediterraneo ha da sempre costituito un’arena di incontro e il luogo di genesi di processi storico-politici in grado di influenzare lo sviluppo di Oriente e Occidente. Oggi più che mai quest’area è tornata a essere uno dei grandi ‘scacchieri’ delle relazioni internazionali contemporanee. Il Mediterraneo sta vivendo un processo di ridefinizione strategica il cui risultato non è ancora chiaro; e questo proprio nel momento in cui, anche alla luce dei mutamenti nel contesto internazionale del ‘dopo 11 settembre’, diventa sempre più un crocevia in cui i principali attori della politica mondiale definiscono interessi, identità e politiche. Questo volume muove dall’assunto che sia utile analizzare la politica internazionale del Mediterraneo alla luce dei due grandi progetti politici di ridefinizione dello spazio mediterraneo oggi sul tavolo: da un lato, l’idea europea di una regione Euro-mediterranea e, dall’altro, l’idea statunitense di un Grande Medio Oriente. Gli autori dei saggi – accreditati specialisti arabi, europei e americani di relazioni internazionali – esprimono la propria analisi in maniera audace e allo stesso tempo scevra da eccessivi tecnicismi accademici, con l’obiettivo di produrre un quadro che possa essere di forte stimolo al dibattito intellettuale e politico sul futuro del Mediterraneo in un momento in cui questo tema assume sempre più rilevanza non solo nell’agenda politica internazionale, ma anche in quella nazionale.
Gli autori
Elisabetta Brighi insegna Politiche estere comparate all’Università Cattolica di Milano ed è stata Junior Research Fellow di Relazioni internazionali all’Exeter College, Università di Oxford. Ha curato il libro Pragmatism in International Relations (2008). Fabio Petito insegna Relazioni internazionali all’Università di Sussex e all’Università di Napoli ‘L’Orientale’. Ha curato Ritorno dall’esilio: la religione nelle relazioni internazionali (2006) e Civilizational Dialogue and World Order (2009).