Gerusalemme, 1120: nel cielo chiaro del mattino, dove prima risuonava il canto del muezzin, ora vibrano i rintocchi bronzei della campana del Tempio di Salomone. In questo luogo mistico, crocevia dei fedeli di varie confessioni, hanno da poco preso dimora i chierici guardiani dei caravanserragli e delle vie di pellegrinaggio verso la Città Santa. Da questa nuova casa hanno tratto il nome: templari. Ma di quella campana che tenne a battesimo i milites Christi oggi non resta che una fotografia in bianco e nero, scovata tra le carte d'archivio ora al museo Rockefeller. Con questa campana comincia la Storia dei templari in otto oggetti di Franco Cardini e Simonetta Cerrini, entrambi convinti che la Storia non si trovi soltanto racchiusa nei libri, ma anche e forse soprattutto nei reperti che il tempo lascia dietro di sé. Così una chiave, un cucchiaio, un sigillo, una formula magica, un reliquiario, un portale si rivelano scrigni prosaici di verità liberate dalla polvere del passato, dalle incrostazioni delle leggende. Questi oggetti raccontano in modo nuovo e originale la vicenda dei templari, ripercorrendone gli snodi principali e le sottotrame più segrete: conosceremo la reliquia della Vera Croce rubata da un sacerdote che, pentito, decide di lasciarla in custodia ai templari di Brindisi prima di essere gettato tra le onde; seguiremo le rocambolesche peripezie di Ruggero di Flor, il templare che si fece corsaro, e assisteremo alla retata francese in cui furono catturati più di mille milites tra cui Jacques de Molay, ultimo gran maestro dell'ordine. Risolveremo l'enigma dell'architettura templare, scopriremo che cosa aprivano le chiavi del Tempio e che cosa significa l'immagine dei due cavalieri sul loro misterioso sigillo; vivremo la quotidianità dei riti del cibo e del vino, la fedeltà che legava ogni templare al suo cavallo. Infine, sulla scia delle fantomatiche logge massoniche e rosacrociane, evocheremo la resurrezione postuma del loro mito tra verità e mistero, complotti e chimere, tutto infuso idealmente nell'ultimo oggetto, una preziosa tiara neotemplare del XIX secolo. Con rigore storiografico e viva curiosità, Cardini e Cerrini guidano il lettore tra le teche illuminate di un museo ideale, mostrando ancora una volta come la Storia si nasconda nei dettagli, spesso superando di slancio la fantasia dei romanzi.
La musica classica è di tutti. Per troppo tempo l'abbiamo considerata noiosa, adatta a vecchi ricchi intellettuali, lontano dal suono dei tempi; l'abbiamo legata al flauto dolce a cui ci costringevano a scuola; alle occhiatacce per un applauso sbagliato a teatro; a simboli incomprensibili annotati su fogli ingialliti. Per troppo tempo abbiamo lasciato che pregiudizi e cliché ci tenessero lontano dalla bellezza che per secoli ha sedotto uomini e donne, di tutte le classi e di tutte le età. Beatrice Venezi, neppure trent'anni, non si è lasciata sopraffare da questi luoghi comuni: ha scoperto la bellezza istintiva di una composizione classica fin da piccola, l'ha inseguita sugli spartiti, l'ha studiata e oggi, cerca di portarla in ogni orchestra che dirige in tutto il mondo. Beatrice non ha dubbi: chiunque, anche oggi, può innamorarsi della musica classica, proprio come ha fatto lei. Forse basta farsi condurre dalla giusta guida. La melodia diventa così un mezzo per scoprire il mondo, il ritmo un tentativo di ascoltare noi stessi e l'armonia una prova di vita sociale. E a ben guardare le trame dell'opera sembrano ricalcare la nostra attualità: così "Carmen" diventa un simbolo per combattere la violenza sulle donne, e la "Bohème" una trasposizione parigina di serie tv di successo come "Friends" o "How I met your mother". Tra spartiti e semiminime, biografie di compositori e di direttori d'orchestra, Beatrice Venezi ci mostra come la musica classica, una volta libera dagli stereotipi, sia un bene globale: una bellezza che appartiene a tutti. Con e-book scaricabile fino al 30 giugno 2019.
Il referendum su Brexit, l'elezione di Donald Trump, l'ascesa dei movimenti populisti in Europa e in Italia. Istituzioni e meccanismi che hanno regolato la politica e il dibattito pubblico per decenni sembrano sempre più pericolanti, se non già in macerie. Cosa è successo? E cosa ci aspetta? Francis Fukuyama ha scritto il libro che ha fatto il punto sulla fine del Novecento e sul trionfo del modello capitalistico e democratico: "La fine della storia e l'ultimo uomo". Oggi torna con una diagnosi che completa quel quadro e spiega come mai improvvisamente quell'ordine sembra così in crisi all'alba del nuovo millennio. Utilizzando concetti di grande tradizione filosofica e calandoli nei più attuali scenari sociopolitici, Fukuyama è in grado di mettere in fila una serie di fenomeni che sembrano scollegati e fornire una chiave di lettura del nostro presente: da dove viene la forza apparentemente invincibile del populismo? È davvero un fenomeno solo negativo? Perché i social media sono pieni di odio e aggressività? Come mai le classi sociali meno abbienti sembrano ormai del tutto disinteressate a politiche di sinistra? Come convivono nelle nostre società movimenti sempre più avanzati di difesa dei diritti delle minoranze e pulsioni autoritarie? Le risposte di Fukuyama a queste domande indicano una strada da percorrere, al di là della condanna degli estremismi o delle lamentazioni sulla decadenza della politica. E al centro di tutto c'è l'identità, il bisogno di vedersi riconosciuta la propria identità - un bisogno che può portare ad affidarsi a tradizioni inventate, nazionalismi di ritorno, leader carismatici e populisti: «L'affermarsi della politica identitaria è una delle maggiori minacce che le democrazie si trovano ad affrontare, e se non riusciremo a ritornare a visioni più universali della dignità umana, ci condanneremo a un conflitto senza fine». Un libro per capire il presente e immaginare il futuro. Con e-book scaricabile fino al 30 giugno 2019.
Affermatasi con un proprio campo d’indagine e un proprio apparato teorico e metodologico nell’ambito delle scienze del linguaggio dopo la metà del secolo scorso, la sociolinguistica ha visto via via accresciuto il suo raggio d’interesse sino a diventare un crocevia importante fra settori diversi delle scienze linguistiche. Questo Manuale di sociolinguistica intende dare una presentazione complessiva (corredata da un abbondante apparato di esercizi e materiali di analisi e riflessione) dei principali temi, categorie, metodi e modelli teorici che sono stati sviluppati nello studio dei rapporti fra lingua e società. Il fine essenziale è quello di fornire una conoscenza solida e per quanto possibile aggiornata delle acquisizioni della disciplina, con particolare attenzione ai due grandi campi tradizionali della sociolinguistica, vale a dire la variazione delle lingue in relazione a fattori sociali, e la posizione dei sistemi linguistici nelle società. Il volume cerca di unire una prospettiva istituzionale ad aperture verso sviluppi più recenti della disciplina, e si presta anche a un’utilizzazione modulare che privilegi certe parti a scapito di altre.
Leonardo, che ancora nella pancia scalcia così forte da staccare la cartilagine di una costola alla mamma, Chiara («In trent’anni di lavoro non ho mai visto una cosa del genere», dice il radiologo).
Leo, che da neonato piange senza sosta e dorme pochissimo; che appena impara a usare le mani vuole smontare le prese elettriche e appena impara a camminare corre e sbatte dappertutto.
Leo, che al parco giochi spinge e picchia gli altri bambini, e non si capisce perché.
Come mai non si calma, come tutti (nonni, pediatri, maestre d’asilo) assicurano che farà, col tempo? Perché Chiara non riesce in nessun modo a farlo comportare da “bravo bambino”? Forse hanno ragione in paese, dove in tanti reputano Leo un teppistello maleducato e lei una cattiva madre?
Leo non sembra un bambino ma due: uno è ribelle, agitato, non sta fermo un attimo e non ubbidisce, ha reazioni imprevedibili e a volte violente; l’altro è dolce, intelligente, capace di dare attenzioni e ricevere affetto.
Con l’aiuto di una psicologa infantile, Chiara scopre che Leo soffre del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), una sindrome di cui si sa ancora molto poco, nelle famiglie e nelle scuole, nonostante le diagnosi si stiano in questi anni moltiplicando.
Oggi che Leo ha dieci anni, che ha degli amici a scuola e fuori, che suona la batteria e gioca a basket, Chiara ha deciso di raccontare la loro storia, così che sempre meno genitori si ritrovino smarriti di fronte a questi bambini, sempre meno insegnanti li trattino come piccoli delinquenti, sempre meno persone li giudichino, li isolino, non li capiscano.
Nei primi decenni del secolo scorso la parola "Abissinia" occupava un posto di rilievo nell'immaginario collettivo degli italiani. Bastava nominarla per evocare non solo luoghi esotici divenuti mitici grazie alle imprese militari in terra d'Africa compiute dal nostro paese in epoca post-risorgimentale, ma anche un confuso groviglio di desideri inespressi: il fascino dell'ignoto, la ricerca dell'isola felice, a cui si accompagnava la volontà di rivalsa per le sconfitte subite in Etiopia nell'ottocento. In questo clima si gettarono le basi del progetto imperiale mussoliniano che culminò nella guerra d'Abissinia. Gli stati d'animo e le aspettative di quegli anni offrono ad Arrigo Petacco lo spunto per ripercorrere l'intero arco dell'avventura coloniale italiana.
Siamo abituati a guardare le piante che ci circondano con indifferenza. Nel millennio dell'iperconnessione, dei social, della corsa all'ultimo dispositivo tecnologico e della facilità di spostamento abbiamo perso il nostro rapporto con gli alberi. Lo sviluppo delle città ci ha portato ad allontanarci dalla natura: non conosciamo più i nomi degli alberi, non sappiamo capirne lo stato di salute, l'età, la storia né, spesso, accudirli. Recuperare un legame con gli alberi, imparare a conoscerli e amarli, tuttavia può essere un modo per ritrovare noi stessi, per metterci in contatto con le nostre radici. Zovi, esperta guardia forestale, con questo libro costruisce un trattato che è un manuale d'amore: ci spiega come gli alberi si muovono, cosa scoprire accarezzando 1a corteccia o come ascoltare un bosco in un giorno di vento. La ricerca dello spirito dei boschi, ci dice Zovi, è allo stesso tempo la ricerca del nostro spirito.
Negli ultimi anni la Resistenza è stata oggetto di innumerevoli narrazioni e contronarrazioni, non di rado discutibili. Ma se molti sono i contributi che ne hanno analizzato la portata etica e politica - e altrettanti quelli che in modi diversi hanno cercato di negarla o ridimensionarla - pochi storici recentemente hanno avuto il coraggio di fare un passo indietro rispetto alle ideologie, e ripartire da una rigorosa cronistoria dei fatti della guerra civile. É il caso di Gianni Oliva, che in questo libro ci offre una narrazione accurata dei rivolgimenti epocali e delle vicende quotidiane degli italiani dopo l'estate 1943: la destituzione di Mussolini e 1'8 settembre, la scelta tra due diverse Italie per cui combattere, la creazione della R.S.I., il proclama Alexander, l'ultimo, durissimo inverno di guerra e le insurrezioni dell'aprile '45. Ma non solo: Oliva decide di non interrompere il racconto con la fine ufficiale delle ostilità: ricostruisce anche la tragica resa dei conti seguita di lì a poco, e la prosecuzione della Resistenza nella vita civile della nuova Italia fino al 1948, nell'idea che proprio in quei tre anni l'esperienza partigiana ha trovato vero compimento.
Questo nuova edizione dell'Atlante ripercorre la trama della storia attraverso 93 tavole corredate da numerosissime carte, esaurienti testi esplicativi e molte illustrazioni. La cartografia, ricca di informazioni, si presta a molteplici chiavi di lettura, dal quadro d'insieme all'analisi dettagliata. I testi, integrati da approfondimenti e sintetiche cronologie, consentono di cogliere sia i momenti più significativi che gli aspetti meno noti di quanto descritto. La storia è rappresentata nel suo continuo divenire: gli eventi, proposti come quadri dinamici, sono messi in relazione fra loro come componenti di un processo fitto di intrecci. L'Atlante è suddiviso in diverse sezioni, dalla preistoria all'età contemporanea, con particolare attenzione alle problematiche del terzo millennio e ai più scottanti temi di attualità. In chiusura, una serie di tavole cronologiche ripercorrono le tappe salienti della storia dipanandosi lungo efficaci linee del tempo. Un indice dei luoghi e dei personaggi agevola la ricerca degli argomenti trattati.
Ci sono viaggi che non si dimenticano, momenti che restano scolpiti nel cuore. Come l'ultima vacanza che Martin e il fratellino Charlie hanno trascorso in un minuscolo paese sulle coste della Cornovaglia. Era estate, un'estate straordinaria, e ogni giorno i due bambini andavano al porto per vedere le spettacolari acrobazie del bellissimo delfino che con l'alta marea si spingeva nelle acque cristalline della baia. Sono passati molti mesi da allora, ma Martin e Charlie sono pronti a tutto pur di rivedere quel delfino, i suoi salti, le sue capriole. Anche a scappare di casa un sabato mattina e a percorrere quasi mille chilometri, tra avventure, fughe rocambolesche e incontri di ogni tipo. Martin adora il piccolo Charlie, sa che lui non è come gli altri bambini, che è speciale. È il motivo per cui Martin deve essere il miglior fratello maggiore del mondo e proteggerlo da tutto e tutti. Questo però non è sempre possibile, e Martin lo scoprirà proprio sulle spiagge della sua amata Cornovaglia. Dove lo aspetta, ancora una volta, l'alta marea.