
Dal dibattito sulla 194 alla situazione della famiglia, ai rapporti tra Chiesa e Stato, all'impegno dei cattolici in politica, l'autore raccoglie in questo volume i suoi "scritti corsari". Una voce coraggiosa che si leva fuori dal coro.
Il volume propone un'indagine accurata nel mondo semplice e complesso della polis greca alla ricerca della comprensione del nostro stesso problema esistenziale. Gianfranco Lami è docente di Filosofia politica all'Università La Sapienza di Roma.
Questo libro affronta un tema cruciale per le attuali società multiculturali: l'ingarbugliato nodo delle relazioni fra religione, diritto e antropologia, discipline che a prima vista possono apparire tra di loro autonome ma che in realtà, ad uno sguardo più attento, si rivelano ricche di interconnessioni reciproche.
La tradizione del diritto naturale poggia sulla convinzione che esista una giustizia oggettiva e universale che trascende e fonda le espressioni particolari della giustizia umana. In questo volume l'autore, distinguendo tra filosofia e ideologia, chiarisce i termini della questione orientando il lettore attraverso il perenne dibattito sul giusnaturalismo.
Secondo l'autore lo "spirito del capitalismo" non è stato influenzato solo dall'etica protestante, ma, accanto a questa, seppure in tempi più recenti, è sorta una teologia cattolica del lavoro alla cui elaborazione ha contribuito in maniera particolare l'Opus Dei.
È più solidale una società dove si divide in parti diseguali la ricchezza in un mondo di collaborazione e di pace, o si è più solidali laddove si divide in maniera comunque diseguale la miseria in un mondo di oppressione e di terrore, dove vige il principio per il quale "chi non ubbidisce non mangia"? Se il mercato è il meccanismo che, esigendo la pace e fondando la libertà politica, genera il maggiore e più diffuso benessere, è allora errato vederlo come uno dei mezzi che, per quanto imperfettamente, contribuisce a realizzare il comando evangelico dell'amore? Per tutto ciò, possono ancora i cattolici pensare al profitto come a un furto? L'autore nel testo propone risposte a queste a altre domande che ossessionano le coscienze di molti cattolici.
Il quadro si può leggere in due sensi, la storia raccontata in questo volume è quella vista da rovescio. Il seminatore volge le spalle al sole. La testa ne imita la forma in scala ridotta e vi si inscrive come una ruota dentata fatta muovere da un'altra. Ne riproduce sulla terra la generosità, vale a dire che ne "ha imparato la lezione". Oppure, tutto preso dal lavoro della terra, volta le spalle al gigante luminoso, mostruoso e divorante; o forse prende lo slancio per scagliargli qualche invisibile proiettile.
Se nell'individualismo si insiste a vedere la resa al basso istinto dell'egoismo, il relativismo e il nichilismo sarebbero addirittura il cancro dell'Occidente. Le accuse, dunque, sono delle più gravi. Ma sono esse anche sostenibili e ben fondate? Individualismo si oppone ad altruismo o piuttosto al collettivismo? E non è nei gorghi della teoria e della pratica del collettivismo che vennero e vengono travolte libertà, dignità e responsabilità delle singole persone? Se, poi, con relativismo si intende la constatazione empirica di un pluralismo di concezioni etiche che sfidano la nostra libertà e la nostra responsabilità, questo relativismo è la fisiologia o la patologia dell'Occidente? Su questi interrogativi vertono le considerazioni dell'autore.