
Una caratteristica delle opere teologiche di Antonio Rosmini è la ricchezza di citazioni e di allusioni alla Sacra Scrittura. Nella sua riflessione Rosmini parte dai testi scritturistici e sviluppa poi la sua concezione, sulla base della vasta e profonda conoscenza che egli ha della grande Tradizione e sullo sfondo della sua visione personale di pensatore originale. Ne risulta una singolare unità organica, in cui la sacra Scrittura costituisce l'anima e l'ispirazione generale della teologia rosminiana, anticipando le indicazioni date a questo proposito dal concilio Vaticano II. Il presente lavoro si divide in due parti, costituite la prima dallo studio dell'opera: "L'introduzione al vangelo secondo Giovanni commentata", la seconda dallo studio della "Antropologia Soprannaturale". Per ognuna di queste opere ricerchiamo dapprima l'esegesi che l'autore dà dei testi pneumatologici neotestamentari, di quelli giovannei, di quelli paolini, dei vangeli sinottici e degli altri scritti sacri. La teologia dello Spirito Santo proposta dal Rosmini appare così nel suo aspetto di profonda radicazione nella grande Tradizione della Chiesa Cattolica e insieme nel contributo originale della visione personale di lui.
II termine "jihad" è da tempo entrato a far parte del nostro uso quotidiano, e ogni qualvolta lo si legge o lo si sente il nostro pensiero non può non correre alle terribili immagini delle Torri Gemelle che si sgretolano anticipando l'apocalisse. Ma cos'è in realtà la jihad? Da dove nasce questo concetto? Quali sono le interpretazioni che di esso sono state date lungo la storia dell'islam? Quali sono i significati che oggi la maggior parte dei musulmani vi attribuiscono?
Cos'è successo all'Università "La Sapienza" di Roma all'inizio del 2008? Perché è stato impedito al Papa di parlare agli studenti? Attraverso un'analisi dettagliata degli articoli pubblicati dalla stampa in quei giorni, l'autore ripercorre giorno per giorno le tappe di una censura in piena regola: dall'invito formale al Santo Padre per l'inaugurazione dell'anno accademico alla lettera dei "67" professori con la quale è stato chiesto espressamente al Rettore Magnifico di vietare la partecipazione di Benedetto XVI; dalla decisione di quest'ultimo di rinunciare alla conseguente polemica. Ne emerge un quadro preoccupante, in cui risulta evidente quanto sia in gioco la libertà e, con essa, la stessa laicità.
I valori tradizionali, frutto della millenaria storia giudaico-cristiana, sono sotto assedio e c'è in atto un tentativo di scardinarli per lasciare spazio al "progresso". Nulla di nuovo sotto il sole. Da sempre chi si ribella a Dio, e alle leggi della natura, ritiene di poter costruire un mondo più bello e più giusto, ma il primo passo, indispensabile, verso la costruzione del nuovo mondo è la distruzione dell'esistente. Il nostro tempo è testimone del tentativo di liquidazione non solo di una civiltà millenaria, ma anche del concetto stesso di democrazia. La guerra culturale in atto in Europa e nel mondo nasce dall'ideologia socialista. I numi tutelari della nuova rivoluzione radical-marxista sono due: la scienza e la giustizia. L'ideologia socialista ha sempre visto nella scienza un alleato naturale perché convinta che dalla scienza sarebbero giunte quelle verità capaci di scardinare le superstizioni religiose. Una volta piegata la scienza all'ideologia, resta un altro ostacolo da superare: la percezione profonda del popolo. Per far progredire il progetto si è resa necessaria la scesa in campo del potere giudiziario. Si ripropone allora l'inquietante quesito che Igor Shafarevich, dissidente matematico russo, poneva nel suo libro Il Fenomeno Socialista: "È bastata l'esperienza della Russia? È bastata per il mondo intero e specialmente per l'Occidente? Saremo in grado di comprenderne il significato? O il genere umano è destinato a passare attraverso questa esperienza su una scala immensamente più vasta?".
II libro raccoglie le lettere che il fondatore della logoterapia ha scritto a parenti e amici dopo essere stato salvato dagli americani dai campi di concentramento nazisti. Ne viene fuori un racconto intessuto di esperienze terrificanti ma allo stesso tempo di grande umanità. Il lettore viene messo a confronto con la grande fede di Frankl e con la sua tenacia che gli ha consentito di sopravvivere alla follia di un sistema di massacro organizzato.
Come ha fatto Veltroni, tutt'altro che un homo novus, a guadagnare una popolarità tale da essere prima segretario del Pd e poi candidato premier? Ciò che ha reso attraente e spendibile la sua immagine è stata l'esperienza da sindaco di Roma. La credibilità della sua "novità" si è basata quasi interamente sul cosiddetto "Modello Roma", la formula coniata da Goffredo Bettini, eminenza grigia della politica capitolina. Ma quella sperimentata in Campidoglio con Veltroni sindaco è stata effettivamente un'amministrazione esemplare? Questo libro affronta in modo irriverente, ma non preconcetto, numerosi aspetti del governo veltroniano: dalla gestione del decoro urbano alla creazione dei famosi eventi (Telecomcerto, Notte Bianca, Festa del Cinema etc.), dalla pulizia della città alla crescita economica in controtendenza rispetto al resto d'Italia, dal nuovo volto architettonico della Capitale all'amministrazione del patrimonio comunale, dai servizi pubblici alla città "riqualificata". Il "Modello Roma", da estendere nel messaggio veltroniano a livello nazionale, si rivela in quest'analisi un caso di amministrazione molto tradizionale, non priva di tipici vizi italiani, resa "esemplare" grazie a un'instancabile azione di promozione mediatica. Nell'uso dei media, secondo Marcucci, il segretario del Pd si dimostra un maestro, superando ormai anche il suo avversario, Silvio Berlusconi.
Un vero e proprio manifesto per una nuova Italia. Lamberto Dini traccia un percorso preciso attraverso una Carta dei valori dei liberaldemocratid con proposte concrete. In un paese in cui tanti si dicono liberali, ma frenano le liberalizzazioni e imperversano con le lottizzazioni, Dini indica una vera mappa per una via liberaldemocratica per un paese attorcigliato nelle rendite, nei corporativismi, nei privilegi, negli sprechi grazie all'opera di buona parte delle classi politiche. Un vero e proprio progetto per sradicare la partitocrazia e liberare la crescita.
L'educazione può essere intesa come azione volta alla promozione del singolo, alla piena umanità e al suo inserimento sociale, come diritto al pieno sviluppo della persona, ma anche come strumento fondamentale per realizzare ideali di pace e giustizia sociale. Il ruolo centrale che l'educazione riveste nella società diventa particolarmente evidente quando ci si confronta con le cosidette emergenze sociali, come la devianza minorile, che è anche e soprattutto una emergenza educativa. Questo lavoro si propone di evidenziare il rapporto tra la devianza e l'educazione, la più credibile delle promesse di riscatto per il futuro, prima diritto negato a quanti vivevano condizioni di esclusione o emarginazione. In questo lavoro si è tentato di definire la devianza e di individuarne, in un'ottica multifattoriale, i possibili indicatori di rischio, tra cui spiccano significativamente le carenze educative. Sono state quindi analizzate le dinamiche sociali, stigmatizzanti ed emarginanti, messe in atto da istituzioni pseudoeducative. L'ultima parte del libro è dedicata a una riflessione sull'educazione, e quindi sulla formazione della persona come processo complesso, al crocevia tra possibilità e rischio, tra marginalità e integrazione sociale.
Com'è nata la società mediatica? E, soprattutto, chi comanda all'interno di questa società? Il libro di Álvarez traccia un interessante profilo del mondo occidentale facendoci vedere quanto e come i media pervadano la società e trasformino i rapporti di potere che si creano all'interno di essa.
Tommaso Campanella mostrò un costante interesse per la profezia in tutte le sue forme. Ma se da un lato egli è molto attento a salvaguardare l'ambito della profezia divina, evitando rischi di indebite naturalizzazioni, come quelle operate da medici e filosofi che riducono ogni forma profetica a squilibri di umori e patologie corporee, dall'altro non nasconde il proprio interesse per la divinazione e la decifrazione dei segni rintracciabili nei cicli, in ogni aspetto della natura, nel corpo e nello spirito dell'uomo. Egli affronta tali tematiche nella Metaphysica: la grande opera scritta nel corso di lunghi anni, pubblicata a Parigi nel 1638, a un anno dalla morte, e da lui definita con giusto orgoglio "bibbia dei filosofi".