
Viviamo in una realtà frantumata, frastagliata. Il pluralismo è il volto visibile della globalizzazione, e a questo destino non sfugge nemmeno il mondo religioso. Ora, c'è chi reagisce denunciando il supermercato delle credenze e lamentando il bricolage religioso. E c'è chi si chiede che senso dare a questo fenomeno rispetto alla fede del Dio unico che interviene nella storia per salvare tutti gli esseri umani. Alla cacofonica di Babele, Rémi Chéno risponde con la sinfonia di Pentecoste: insegna ad accogliere teologicamente la diversità che non abolisce le differenze (e la verità!), ma le trasfigura in cangianti riflessi policromi. Lo fa inseguendo, con umiltà e rispetto, le orme di Colui per mezzo del quale tutto esiste. Ecco allora un libro talvolta scomodo, spesso sorprendente, sempre rivelatore: una guida intelligente per integrare nella fede cristiana lo "scandaloso" pluralismo religioso dei nostri giorni. «Il mio approccio, che definirei postliberale, opta per un esercizio umile della ragione nel confronto con le ricchezze dell'altro, senza peraltro cadere negli estremi dell'esclusivismo o del pluralismo» (Rémi Chéno).
Il lavoro di Dario Cornati ha per oggetto l'unità di metafisica e amore. Si presenta come viaggio nella cultura antica e moderna, medievale e romantica: un lungo viaggio alla ricerca della sapienza d'amore. Come ogni viaggio, non potendo toccare tutte le terre bagnate dal lógos, ne privilegia alcune (Platone, Agostino, Bonaventura di Bagnoregio, Spinoza, Blondel, Balthasar, fra le altre), in grado restituire la parola, altrimenti tanto spensierata e maltrattata di agápe. Ne restituisce lo splendore della verità e lo spessore della giustizia, andando controcorrente rispetto alle mode contemporanee dei neo-razionalismi e dei fideismi del credere. Al termine di questa audace navigazione, ciò che spunta all'orizzonte è il contesto, reso di nuovo abitabile, di una città dell'uomo, edificata dall'éthos laborioso dell'amore che ne rigenera la speranza. Certo, riacciuffare persino nelle filosofie di Cartesio, di Spinoza, di Kant, di Hegel una riflessione sull'essere amabile e il rendersi amabile dell'umana creatura pare un'impresa; come lo è, del resto, l'impegno condiviso a plasmare la realtà nell'ordine ritrovato dei nostri affetti più sacri. In entrambi i casi, tuttavia, si tratta di mettere in campo non soltanto l'aspirazione della ragione e lo slancio del sentire, bensì - in aggiunta - un'etica della dedizione e del sacrificio, della resistenza ostinata e della resa fiduciosa. Una passione per il "corpo a corpo" del vivere, insomma, che il cristianesimo, rimesso finalmente in strada, sembra oggi riscoprire. «Di senso non si parla più oggi. Si parla di benessere, di sicurezza, di futuro, di pace, ma del senso spirituale del mondo che abitiamo si tace. Qui, invece, per tutta risposta, noi faremo spazio pensosamente a quell'assoluto che è l'amore» (Dario Cornati).
Qual è il posto concreto dello Spirito nella nostra vita? Dove ci è dato di sperimentare quella realtà che ci sostiene e ci libera, e che chiamiamo Spirito santo? Che significato ha per noi essere cresimati e confermati? Cosa vuol dire ricevere il battesimo dello Spirito?
Per rispondere, Rahner non si nasconde dietro i luoghi comuni. Scruta dov’è che lo Spirito ci dona vitalità, sprigionando forza e promettendo futuro. Ed esamina quali sono le esperienze che oggi, in modo forse discreto e anonimo, portano testimonianza allo Spirito.
Con delicatezza e discrezione, Rahner invita allora a scorgere la presenza dello Spirito di Dio in tanti piccoli-grandi segnali: negli sforzi che si compiono, o quando ci si assume disinteressatamente delle responsabilità, o ancora nelle vittorie che si conseguono; ma altresì nell’esperienza delle cadute o della “morte quotidiana”, nelle speranze più intime che si coltivano, nello sguardo globale sulla vita che ne intuisce la positività pur senza poterla dimostrare...
Questo libro vuole essere un'introduzione alla vita spirituale, a una vita radicata in Dio. Rispondendo alle sfide odierne della frenesia, della nostalgia insoddisfatta e della ricerca di senso, propone un'esistenza pacata, riflessiva e autocritica, animata dallo Spirito di Dio e orientata a Gesù Cristo secondo le Scritture - e nondimeno un'esistenza reale, che si svolge nel mondo contemporaneo, nella quotidianità, nella società plurale. L'autore, già direttore spirituale del Seminario di Lucerna, individua con lucidità a tale scopo gli ostacoli da superare, enuclea i presupposti concreti e gli atteggiamenti fondamentali (vigilanza e ascolto, disponibilità a imparare, un ritmo adatto e una base solida su cui costruire...). Presenta poi percorsi pratici (prevedendo opportunità di meditazione, di preghiera, di ritiri ed esercizi spirituali...) e getta lo sguardo sul patrimonio spirituale delle grandi religioni non cristiane. Al termine del percorso, Leimgruber riprende infine alcune orazioni tradizionali, tratte dalla liturgia e da autori cristiani, corredandole di brevi e intensi commenti. «Questa piccola introduzione, frutto dell'esperienza personale e della pratica dell'accompagnamento spirituale, mette a disposizione una "cassetta degli attrezzi" per percepire il soffio dello Spirito in un mondo secolare» (Stephan Leimgruber)
Con Dio intratteniamo spesso dei rapporti contrattuali. Quando, nella vita, ci capita qualcosa che "non era nel contratto", fatalmente perdiamo ogni fiducia in questo Dio del dare-e-avere cui avevamo affidato tutto perché, da Supremo Garante, ci proteggesse magicamente da tutto. Allora ci abbandoniamo al lamento: perdiamo la voglia di vivere spensierati, perché ci sentiamo minacciati da ogni parte. Intrecciando finemente racconto personale, meditazione teologica e rilettura spirituale del libro di Giobbe, Marion Muller-Colard fa balenare una fede intesa come audacia. Rileggendo la propria esperienza al capezzale del figlio, incita ad andare - oltre i sistemi rassicuranti - alla ricerca di una grazia incarnata nell'esistente. Perché Dio ha un altro volto. È l'Incommensurabile. È esigente. Con noi circoscrive il caos a favore della vita, ma non ci dispensa dalla vulnerabilità. Dio cerca chi lo ama per nulla, non per contratto. «Quel Dio "gonfiato" a cui Giobbe ed io avevamo affidato la nostra vita, nell'entusiasmo di una giovinezza colma di promesse, si era come "sgonfiato". E, con Giobbe, dovevo tenere in mano per molto tempo la pelle morta di quel Dio, come un indizio sulla via di un altro Dio» (Marion Muller-Colard).
Nell'attuale temperie culturale fatichiamo a comprendere la fede cristiana nella risurrezione. Che cosa intendiamo esattamente quando, per esempio, del nostro destino ultimo diciamo che è quello di risorgere dai morti? André Paul svolge, da storico, da biblista e da teologo, uno scavo accurato sulle origini e gli sviluppi di questa nozione. Sin dalla notte dei tempi, l'essere umano, alla ricerca del senso ultimo della sua sorte mortale, si è figurato un oltrevita, un aldilà. E non ha mancato di attribuire una immortalità a quella parte si sé che percepiva come incorruttibile: l'"anima". In una fase successiva la sua riflessione ha avuto accesso al concetto di risurrezione - non più dell'anima, ma del corpo -, che diventerà un elemento assiale del sistema cristiano. Oggi questa credenza si confronta con nuove fantasticherie di immortalità (come l'utopia transumanista): mentre vorremmo pianificare un'umanità "aumentata", in fondo noi non facciamo altro che perpetuare una ribellione verso il corpo e i suoi limiti. Quello stesso corpo che la risurrezione vuole però "trasfigurato", e in una forma così ardita che soltanto la fede davvero visionaria è in grado di prospettare. Un saggio chiarificatore che scommette sull'aldilà promesso in Cristo, tanto quanto sulla portata universale (e umanizzante!) del corpo risorto, delineando un messaggio teologico pregiato e più attuale di quanto non si pensi.
Come opera lo Spirito di Dio, dove si manifesta? Questo studio risponde: lo Spirito si lascia cogliere esattamente nell'agire umano. Prendendo le distanze dalle consuete affermazioni sullo Spirito Santo, troppo spesso indeterminate, Böhnke sollecita una pneumatologia in chiave pratica, che abbia come punto di partenza l'umano e come approccio fondamentale l'interazione tra gli esseri umani. L'autore analizza in profondità determinati gesti percepibili come esperienze - implicite o esplicite - dello Spirito di Dio: l'epìclesi, la parresìa, la dossologia, la sagacia... E, riflettendo su queste prassi e rifacendosi alla testimonianza biblica, evidenzia i caratteri distintivi dello Spirito di Dio, fino a giungere alla determinazione dello Spirito Santo come persona. Questo nuovo approccio apre allo Spirito Santo come entità divina che viene ricevuta, che libera, che riempie di sé, che esercita una pressione benevola. E dischiude prospettive inedite per l'ecclesiologia, per l'escatologia, per una concezione ecumenica della Trinità. Una ricerca davvero nuova su "lo Spirito nell'agire" e su "l'agire nello Spirito".
«La morte ha una pessima reputazione. Perché mai dovremmo gioire di dover morire, anziché fuggire dai nostri limiti e dalla nostra finitudine?
Propongo qui una risposta umanista a questa domanda. Risvegliando due sentimenti: il senso di angoscia e il senso del tragico. L’erosione di questi due sentimenti segna la disumanizzazione, crea la soglia del post-umano». (Robert Redeker)
Descrizione
Il nostro non è forse il tempo dell’eclissi della morte? Tra sogni d’immortalità, culto della giovinezza e paura del cadavere, la morte non deve più fare parte della vita. Viene nascosta, snaturata, eclissata. Ed è un’eclissi sia nel linguaggio (dove per esempio “lasciare” ha sostituito “morire”) sia nell’ambito sociale (per cui la morte è stata evacuata dalla città). E il transumanesimo porta oggi a compimento tale eclissi, decretando che la vita è ormai senza morte e la morte senza vita.
È allora questa la difficoltà che viene affrontata da Redeker: quella di una vita che non è più ordinata verso una fine, verso la morte che le conferiva profondità e significato. Analizzando ciò che l’eclissi della morte dice del nostro tempo, il filosofo francese evoca i temi della cremazione, dell’eutanasia, del posto del corpo. E pone questa domanda scandalosa per la società contemporanea: perché mai dovremmo gioire di dover morire?
Commento
Un testo inusuale, provocatorio e salutare, in cui l’eclissi della morte è denunciata come perdita di umanità per tutti noi.
Humanae vitae: pietra d’inciampo che ha impedito l’aggiornamento della morale coniugale oppure pietra di confine che ha stabilito dei limiti invalicabili? Superando l’alternativa che ne ha polarizzato la recezione, questo libro interpreta l’enciclica di Paolo VI come una pietra miliare, il cui significato non è quello di congelare la dottrina morale della chiesa, ma di orientare il suo sviluppo.
Humanae vitae dichiara il nesso indissolubile tra la significazione unitiva e la significazione procreativa dell’atto coniugale. A fronte del privilegio solitamente accordato alla significazione procreativa, si recupera qui il valore della significazione unitiva, mettendo poi in luce come l’integralità dell’amore personale sia penalizzata non solo qualora un atto coniugale includa la contraccezione, ma anche qualora l’atto coniugale sia omesso.
Affrontando la spinosa questione del possibile conflitto delle due significazioni nella concretezza della vita coniugale, vengono infine indicati dei criteri per il discernimento di coscienza che i coniugi sono chiamati a operare per incarnare la comunione feconda dell’amore.
Tema monografico:
Città e sviluppo globale 1. L’umanità in movimento
Il secolo delle città. Percorsi verso la sostenibilità (pag. 25)
Dirk Messner
2. Riflessioni teologiche sull’urbanizzazione e le sue sfide
2.1 I primi cristiani come disturbatori della quiete pubblica nelle città. Esperimenti e visioni degli inizi sull’utilità della fede cristiana per l’organizzazione della società (pag. 38)
Martin Ebner
2.2 Imparare a vivere l’ospitalità. Fondamenti teologici dell’annuncio di fede nel pluralismo delle grandi città (pag. 49)
Margit Eckholt
2.3 Trasformare le nostre città. Il ruolo pubblico della fede e della teologia (pag. 61)
Felix Wilfred
3. Riflessioni etiche sull’urbanizzazione e le sue sfide
3.1 La città in prospettiva di responsabilità globale. Riflessioni etico-sociali dalla Germania (pag. 77)
Michelle Becka
3.2 Fede e religione nelle megalopoli globalizzate. Uno sguardo da Manila (pag. 91)
Daniel Franklin Pilario
3.3 Globalizzazione, urbanizzazione e bene comune (pag. 106)
Linda Hogan
4. La prassi della creazione di spazi umani
4.1 Liberazione dello sviluppo urbano e Chiesa sudafricana. Una riflessione critica, in dialogo con David Korten e Gustavo Gutiérrez (pag. 115)
Stephan F. de Beer
4.2 Il contributo delle organizzazioni della società civile alla trasformazione. Gli effetti del lavoro delle ONG: il caso di Misereor (pag. 125)
Georg Stoll
4.3 Vivere con dignità e in pace. La mobilitazione sociale per il diritto alla casa e il diritto alla città (pag. 132)
Lorena Zárate
4.4 Il terzo Paradiso (pag. 141)
Marco Kusumawijaya
4.5 La periferia in centro (pag. 147)
Luiz Kohara
Forum teologico
Pena di morte, dottrina della Chiesa e sviluppo del dogma. Considerazioni sulla modifica al Catechismo proposta da papa Francesco (pag. 157)
Michael Seewald