
Da qualche tempo c'è inquietudine nella chiesa cattolica, un'inquietudine che si riflette anche nel campo della teologia. E il motivo è questo: non è stata ancora risolta la questione di cosa significhi il concetto di libertà. Detto in termini più forti: la chiesa può impegnarsi con una Modernità imperniata sull'idea del diritto all'autodeterminazione individuale? Il saggio di Magnus Striet, che reagisce con energia a uno scritto polemico di Karl-Heinz Menke (La verità rende liberi o la libertà rende veri?, Queriniana, Brescia 2020), risponde in maniera chiarissima: l'autonomia della libertà dev'essere riconosciuta teologicamente come principio. Sicché la chiesa cattolica, da parte sua, dovrebbe abbracciare finalmente la Modernità basata sulla libertà, per giungere a una nuova, necessaria e urgente comprensione di sé. Non ne va quindi di una controversia qualsiasi: ci sono in gioco questioni cruciali che intrecciano libertà, verità e autorità.
Il contesto in cui viviamo sembra non favorire un sentire culturale per una comprensione della fede in chiave sacramentale. «L'aspetto visibile, concreto, della religione, il rito e il simbolo», scriveva R. Guardini già negli anni Venti del secolo scorso, «viene compreso sempre meno, non è più vissuto in modo immediato». Eppure, le categorie di "rito" e di "mistero" costituiscono due riferimenti essenziali per la fede, per una riflessione credente sulla realtà e, non da ultimo, per un approccio al tema del sacramento. Il sacramento esiste infatti come evento nel quale si dà il mistero di Cristo nell'azione rituale della chiesa. Guidando a una ripresa sistematica di questi argomenti, a partire dal confronto con la sacramentalità della rivelazione e della chiesa, insieme al rimando ai sacramenti in genere ritus, il manuale offre una chiave di lettura aggiornata e originale sulle classiche questioni dell'istituzione, dell'efficacia, del ministro, a cui si aggiunge il tema del rapporto tra sacramenti come atti di culto e di santificazione. Non mancano alcune schede sul carattere pastorale del settenario e, per finire, un'Appendice sul senso e il valore dei cosiddetti "sacramentali": rito delle esequie, liturgie della Parola, benedizioni, consacrazioni, esorcismi, dedicazione della chiesa... Gli elementi fondamentali della riflessione teologica sui sacramenti in un manuale chiaro, documentato, completo, sistematico.
Questo breve saggio nasce da un’idea a prima vista insopportabile: la fine della storia è ormai cosa certa. È insomma passata l’epoca in cui potevamo sperare di impedire, con un ultimo sussulto di orgoglio collettivo, l’annientamento prossimo del nostro mondo. È iniziato il tempo in cui la fine dell’umanità è diventata del tutto certa, nel volgere di un periodo storico abbastanza breve.
Ne consegue che affrettarsi a distruggere tutto, magari provandoci gusto, diventerà non solo sempre più allettante, ma anche sempre più ragionevole: che altro resta da fare, infatti, se tutto è perduto? Anzi, per certi versi la tentazione del peggio anima fin da ora coloro che sanno che viviamo i tempi della catastrofe finale.
Sotto questa luce crepuscolare, il Male – così come la violenza e il senso della vita – cambia valore e contenuto. Castel se ne lascia interpellare ed esplora le conseguenze – talora paradossali – di questa prospettiva reale, già presente più che futuribile. Al Male imminente, esiste forse un qualunque Bene da opporre? Insomma: siete pronti per la fine del mondo?.
Da qualche tempo – osserva Menke – nella teologia cattolica si nota una drammatica polarizzazione. Temi come il celibato, il sacerdozio femminile, l’ammissione dei divorziati ai sacramenti, i matrimoni tra persone dello stesso sesso, l’organizzazione partecipativa della comunità sono diventati sempre più la linea di faglia di un movimento tellurico.
Non si tratta di semplici cambiamenti su questo o quel singolo punto della morale sessuale o dell’ecclesiologia. Non abbiamo a che fare con semplici strategie di adattamento o di liberalizzazione. No: ne va di qualcosa di sovversivo.
L’autore di questo pamphlet volutamente polemico spiega tutto ciò come frutto di una lettura radicale dell’autonomia del soggetto, fondata sull’affermazione kantiana del «diritto dell’uomo di condurre la propria vita secondo fini che lui stesso si è posto». Menke perciò caratterizza questa posizione come un capovolgimento del primato della verità sulla libertà.
Un grido d’allarme sulla transizione che il cristianesimo sta attraversando ai giorni nostri.
Dal 1968 è il più qualificato e apprezzato strumento di lavoro per la comunicazione di fede nelle assemblee liturgiche. Il suo intento non è quello di sostituirsi ai responsabili delle comunità cristiane, ma di offrire loro un qualificato contributo per animare in modo sempre più adeguato e incisivo le assemblee celebranti, domenicali e festive.
Per ciascuna domenica e festa vengono proposti quattro contributi per preparare l'omelia:
– un'analisi delle tre letture bibliche, con elementi per indagare il senso originale dei testi;
– una riflessione su un tema particolare che sta al centro della Parola di Dio;
– uno schema completo di omelia, con indicazioni per la celebrazione e la regia liturgica;
– due schede (una per il presidente, una per i collaboratori) che suggeriscono gli interventi di parola adatti alle diverse figure ministeriali e alle diverse sequenze celebrative.
Ogni fascicolo è inoltre arricchito da:
– un Dossier monografico che passa in rassegna una nutrita sequenza dei nostri modi di dire: Annunciare a tutti la buona novella, il Signore ha voluto così, a posto con Dio, essere testimoni del Vangelo, Dio vede e provvede, Gesù accoglie tutti, Dio ti vede;
– un Sussidio pratico per celebrazioni particolari durante l’anno liturgico e per interpretare cristianamente le vicende della vita civile ed ecclesiale (Celebrazioni della Parola, Via Crucis, Novene…)
– una Rubrica «Per comunicare meglio».
Riproporre la questione di Dio e del suo significato per l'oggi può sembrare un'operazione di minore importanza. Eppure l'epoca segnata da un ritorno della religione secondo una modalità post-secolare denuncia un'inversione di tendenza rispetto al significato di Dio per l'uomo e la storia. Difatti, da una percezione epocale della sua assenza come spazio di un inedito umanesimo, si passa ad una ripresa filosofica della questione Dio come ermeneutica del senso, fino alla novità del pluralismo religioso che detta l'agenda della realtà di Dio come mistero e alterità. All'interno di un simile paesaggio post-secolare si snoda l'itinerario di questo lavoro. Dotolo parte da una tesi: per la ricerca umana Dio rappresenta una questione aperta, che dischiude una visione del mondo e della realtà che va oltre l'ovvio e li noto, anche là dove il controsenso e il negativo decostruiscono il vissuto religioso. Per l'essere umano, anzi, lungi dal costituire un ostacolo alla libertà e al desiderio di felicità, Dio è risorsa: può rappresentare una interpretazione della vita e del mondo capace di intercettare l'inquietudine radicale che ogni uomo e donna è. In definitiva, incontrare il Dio che ci visita vuol dire attendere ad una novità relazionale, rivedendo anche i modelli che hanno alimentato la nostra esperienza credente, perché Dio è sorpresa costante che genera una nuova sintassi teologica per il pensare, il pregare, il narrare l'avventura dell'esistenza. Dio oltre i soliti schemi, come "evento sorprendente": una scommessa intellettuale di grande respiro. «L'immagine di Dio costruita dall'uomo non consente di coglierne l'autentica identità. Dio stesso ha operato una scelta inimmaginabile: si è spogliato della cosa più preziosa che aveva, il suo potere, per non ferire più gli altri».
Queste stimolanti meditazioni, sviluppate a partire da un corso di esercizi spirituali, ripercorrono le pagine bibliche dell’Esodo, rileggendo alla luce del vangelo di Gesù quel cammino di riscatto e di crescita, di salvezza e liberazione.
L’Esodo racconta l’epopea del popolo di Israele che esce dall’Egitto, percorre un itinerario nel deserto ed entra nella terra promessa. Nello stesso tempo, però, quelle vicende sono paradigmatiche: permettono di accedere a un dato che non è solo ebraico e cristiano, ma tocca uomini e donne di tutti i tempi.
In quel cammino spirituale viene offerta una metafora della vita universalmente umana, una emblematica parabola della libertà umana nel suo sbalorditivo incontro con la libertà di Dio. Ed è una via che riguarda ciascuno di noi, che oggi ci mettiamo in ascolto della Parola rivelata: tra promessa e compimento.
Rivolgendosi a lettori e lettrici di tutte le età, fedi e culture, Rowan Williams offre in queste pagine la sua descrizione più accessibile della vita cristiana. Ricorre a teologi, poeti, santi e scrittori per esaminare il concetto di santità e per esplorare quello che egli definisce un modo per «prendere a modello quelle vite in cui qualcosa “funziona”, dalle quali emerge una certa completezza; vite che risultano magistrali interpretazioni della musica o del teatro dell’azione di Dio».
L’ex arcivescovo di Canterbury parla della Bibbia oggi, di spiritualità urbana, della Regola di san Benedetto, delle icone orientali, di sessualità e di peccato. Nell’ultima parte del libro Williams celebra il genio di santa Teresa d’Avila e il pensiero di Giuliana di Norwich.
Scritto da un maestro di pensiero e da un teologo all’apice del suo vigore intellettuale, Vite da santi è un libro per tutti coloro che sono interessati ad approfondire la propria consapevolezza spirituale, a “crescere in sapienza”.
Durante l’anno liturgico, la chiesa si premura di dischiudere ai fedeli «i molteplici tesori dell’unica Parola di Dio». Anche nel corso del Tempo ordinario «la chiesa si edifica e cresce nell’ascolto della Scrittura e i fatti mirabili che un tempo Dio ha compiuto nella storia della salvezza vengono in mistica verità ripresentati» di fronte ai nostri occhi.
Delle azioni compiute dal Dio biblico nella storia è testimone per esempio Anna, insieme al figlio Samuele. Nelle storie che vedono protagonisti prima Saul, poi i giovani amici Gionata e Davide, al tempo dei complessi inizi della monarchia, l’intero popolo di Israele può riconoscere l’intervento salvifico del Signore. Ed è la stirpe dello stesso re Davide che sale successivamente alla ribalta, nel bene e nel male: vuoi con le vicende che toccano Salomone e i suoi successori (come Ezechia, per esempio), vuoi con i profeti che pungolano criticamente l’istituzione regale. Ed ecco allora Elia ed Eliseo, Amos e Geremia dare voce al messaggio divino che richiama i termini dell’alleanza.
Le letture bibliche indicate dalla liturgia feriale del Tempo ordinario consentono, infine, di dedicare un’attenzione speciale ad altri personaggi di prim’ordine, come il sapiente Giobbe, l’apostolo Paolo e il suo fedele collaboratore nell’evangelizzazione, Tito.
Una storia divina-e-umana di realismo e di profezia che, focalizzata su singole figure e meditata nella lectio divina, si fa per noi «norma e sostegno di tutta la vita».
I sentimenti allo scoperto: gestione del potere e affettività
Che importanza hanno la gestione delle emozioni, il legame tra rabbia e perdita di status e la capacità di interpretare la leadership come sintesi virtuosa di tratti umani e religiosi? Considerare la vicenda di Saul e Davide aiuta molto anche la riflessione sul potere in generale e nella chiesa.