
Fabio Barbero ci conduce con coraggio in un'esperienza personale, che si legge come un thriller psicologico. Quarant'anni fa iniziava per lui un lungo percorso di spersonalizzazione all'interno di una comunità religiosa. Con un racconto lucido e dettagliato, Barbero svela i meccanismi subdoli che lo hanno portato ad annullare la propria personalità: la manipolazione attraverso la trasparenza dei pensieri e la confessione alla Vergine; l'isolamento dal mondo esterno e la demonizzazione degli affetti; il controllo totale del tempo e delle azioni; l'imposizione di un linguaggio falsamente devoto, che distorce la realtà. Con la precisione di un chirurgo, Barbero analizza il contesto ecclesiale che ha facilitato quella esperienza terrificante, mettendo in luce un fenomeno ben più ampio: la deriva settaria di non pochi movimenti religiosi cattolici. Ne esce un libro di grande attualità che, partendo da un caso individuale, affronta i temi cruciali come l’abuso spirituale e il dibattito sul reato di manipolazione mentale. Una testimonianza terribile e coinvolgente che invita a riflettere sulla fragilità della coscienza e sulla necessità di proteggere sopra ogni cosa la libertà e la dignità del soggetto. Prefazione di Ludovica Eugenio.
Philip Sheldrake esplora l'essenziale dimensione mistica non solo della fede cristiana, ma anche delle altre tradizioni spirituali del mondo.Il saggio, sfidando le interpretazioni abituali, esordisce con una profonda riflessione sulla natura della mistica e sul rapporto con le credenze. Percorrendo cinque dimensioni fondamentali dell'esperienza mistica - amore e desiderio, conoscenza e non-conoscenza, meraviglia e bellezza, mistica e prassi quotidiana, il mistico come profeta radicale - Sheldrake guida il lettore in un viaggio illuminante. Non si limita a descrivere le esperienze mistiche, ma ne esplora l'impatto trasformante sulla nostra vita. Svela come il misticismo, lungi dall'essere un'esperienza per pochi intimi, sia al contrario una via di conoscenza della realtà che, intensa e penetrante, offre a tutti una prospettiva per superare la razionalità e le definizioni limitanti, accompagnando verso un "oltre" indefinibile e inafferrabile.Mondo trasfigurato è allora un invito a riscoprire la dimensione mistica della vita, aprendo gli occhi alla meraviglia del quotidiano e alla profondità del mistero che ci circonda.
"Vento d’anime" è una raccolta di 71 poesie che esplora la bellezza e la complessità dell’animo umano, come un vento leggero che solleva le foglie secche per un ultimo, struggente ballo autunnale. Attraverso metafore evocative e immagini cariche di delicatezza, le poesie conducono il lettore alla scoperta di sentimenti primordiali, immersi in un mare di paure inconsce e vorticosa inquietudine. Ogni verso si svela come un invito a riappropriarsi del desiderio di vita che abita ogni essere vivente. Le poesie rievocano frammenti di vita quotidiana, dispiegandosi in versi di realistica introspezione morale e anelando a un significato divino. Con un linguaggio di disarmante tenerezza, l’autrice evoca ricordi immutabili e profondamente umani, nei quali ogni lettore può ritrovarsi, sentendosi avvolto e accolto. La raccolta segue i tre elementi naturali della terra, della luce e dell’aria, simboli di tre fili conduttori dell’animo umano: la nostalgia, la ricerca del divino e la sete di bellezza. Insieme, queste poesie compongono un inno al più puro dei sentimenti, l'Amore, declinato nelle sue espressioni più profonde.
Un'antropologia plasmata dal sapere delle scienze umane detta oggi la linea, in campo si accademico che politico. La teologia, collegandosi a quel discorso, può riscoprire l'istanza centrale che condivide con l'antropologia e che le è propria: ricordare agli uomini che cosa può significare essere in cammino verso una vita in pienezza. Questa è l’intuizione sviluppata da Jürgen Werbick: partendo dall'antropologia, egli interroga la teologia sistematica e la spinge a rileggere le sue dottrine, a rivederle se necessario, e a dare risposta a problematiche nuove. Allo stesso tempo, introduce criticamente nei discorsi antropologici le tradizioni di fede e le prospettive teologiche. Dunque Werbick non offre una antropologia in prospettiva teologica, ma una teologia in prospettiva antropologica: qui la teologia non dà anzitutto risposte, ma è l'istanza cui si avanzano richieste. La teologia sente che deve entrare nel dibattito antropologico, se poi esige che si presti attenzione alle cose che ha da dire. Il suo obiettivo deve essere quello di mostrare che può dare un suo contributo quando parla teologicamente di argomenti articolati antropologicamente.
Il libro riflette sull'identità e il ruolo dei diaconi permanenti, facendo tesoro di sessant'anni di esperienze e basandosi su una solida teologia imperniata sul legame indissolubile con il servizio. Luca Garbinetto sottolinea che il diaconato può essere compreso non isolatamente, ma solo in relazione alle altre vocazioni ecclesiali (presbiteri, laici e consacrati): in quest’ottica egli delinea una visione sinodale di Chiesa che, basata sulla comune grazia battesimale, valorizza l'originalità di ogni soggetto, in una dialettica di rapporti creativi e incarnati. La figura del diacono non si limiterà, così, a una funzione specifica, ma sarà testimone e animatore di una comunità missionaria e in uscita. La prospettiva pastorale del libro mira a superare una visione piramidale della Chiesa, promuovendo anzi una comunità attenta alle periferie esistenziali dell'umanità, radicata nella Parola e capace di rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo. Il diacono è chiamato, in particolare, a stimolare un rinnovamento coraggioso delle prassi pastorali, per renderle più adatte al contesto attuale.
In un contesto di rinnovata attenzione alla sinodalità, il discernimento comunitario si rivela cruciale per l'identità e l'azione della Chiesa. Una Chiesa sinodale discerne comunitariamente, affinando tale pratica per realizzare la sua vocazione di fedeltà al vangelo. Il racconto di Atti 15, sul cosiddetto concilio di Gerusalemme, offre un modello di discernimento ecclesiale, guidandoci attraverso le sue fasi. A partire da questo esempio, Vito Mignozzi anzitutto esplora tre elementi strutturanti: l'azione dello Spirito Santo, la partecipazione di tutta la Chiesa e il ruolo del ministero ordinato. E in secondo luogo presenta cinque criteri metodologici: l'ancoraggio alla realtà, la condivisione di narrazioni, il riferimento alla Scrittura, la ricerca dell'essenziale e la gioia. Questo agile libro si rivela così una guida per comprendere e soprattutto per praticare il discernimento comunitario, promuovendo un cammino di rinnovamento sinodale con la partecipazione attiva di ogni membro della Chiesa.
Al cuore di questo lavoro è incastonata la coscienza, vista come esperienza complessa e dinamica influenzata da percezioni sensoriali, impulsi affettivi e interazioni con l’ambiente fisico e virtuale. Voltolin esplora come i media digitali stanno trasformando noi e il modo in cui viviamo e percepiamo le cose, nella quotidianità ordinaria così come nella vita spirituale. Tecnologie digitali e realtà virtuale, concepite come un’estensione del corpo e delle capacità umane, amplificano le esperienze sensoriali e offrono nuove forme di interazione con il mondo e con il trascendente: permettono esperienze immersive che coinvolgono profondamente corpo, mente e spirito. La nostra coscienza, allora, può estendersi oltre i limiti fisici. Ciò in fluisce anche sull’esperienza religiosa, perché i linguaggi digitali possono arricchire la nostra spiritualità, permettendoci nuove modalità di preghiera e contemplazione. Infine Voltolin esplora la coscienza come esperienza vissuta. I media digitali facilitano una comprensione più integrata della coscienza, intesa come un flusso continuo tra percezione, emozione e pensiero, e superano la separazione tra soggetto e oggetto, trasformando l’interazione tra coscienza e realtà.