Si conobbero a un ballo alla Webster Hall di New York e si innamorarono fin dal primo sguardo. Era il 1935 e poco dopo Harry e Ruby erano sposati.
Dal loro primo appartamento, una stanza ammobiliata nell’Upper West Side, agli anni nel Greenwich Village, al centro della scena artistica newyorchese e circondati da ballerini, musicisti e scrittori, fino alla scelta di trasferirsi in una comunità per anziani nel New Jersey, la loro è la parabola del grande sogno americano.
Insieme, attraverso la Grande Depressione, la guerra mondiale, il Maccartismo. Insieme, nei momenti duri – licenziamenti, crisi – e in quelli felici – l’acquisto della prima casa, la nascita dei due figli. Una storia d’amore durata quasi settant’anni.
Poi succede l’inevitabile: Ruby si ammala di leucemia e muore. Uno dei due doveva essere il primo, lo sapevano, ma Harry rimane improvvisamente solo: un’esperienza del tutto nuova e devastante. Così si mette a scrivere. Le parole arrivano da lontano, seguendo il flusso della memoria.
Indietro nel tempo, fino alla cittadina operaia del Lancashire in cui ha trascorso l’infanzia e alla strada di ciottoli sotto casa, divisa da un muro invisibile di pregiudizi e ideologie. E poi al primo giorno in America, dopo la scelta della madre di lasciarsi tutto alle spalle per emigrare a Chicago. Indietro nel tempo, al suo arrivo in una New York in ginocchio per la crisi del ’29, per poi perdersi nel ricordo del suo grande amore. E del giardino dorato costruito insieme, in cui ora ama passeggiare ripensando a Ruby.
Gli strilli di un bambino infrangono l’atmosfera di un grande magazzino alla vigilia delle feste. E dall’enorme costume rosso di Babbo Natale riemerge Madut, il ragazzo del Sudan, l’uomo nero.
In fuga dalla sua terra in fiamme, figlio di una popolazione di pastori, i dinka, Madut è giunto attraverso strade insolite e rocambolesche fino a Roma, per trovare il suo angolo di quotidianità in una lavanderia a gettone. Nella Città Eterna di Madut sogni e speranze, risate e dolori, desideri e negazioni si mescolano, si incontrano, si scontrano. Storie di immigrati e di prostitute, di poliziotti e di preti, in un balletto di vite che va in scena sul palcoscenico di una metropoli dal volto bonario ma densa di insidie, soprattutto se hai la pelle di un altro colore.
Una voce poetica e forte, appassionata e suggestiva. Una riuscita alchimia di relazioni e personaggi che sa tratteggiare vicende straordinarie e minuscole, esistenze sospese tra passato e presente, tra qui e altrove, che si fondono e si confondono con quelle del nostro Paese. Tutte insieme, nella scatola che custodisce i calzini spaiati che Madut ritrova nei cestelli della sua lavanderia.
Paolo Brosio è lontano dalla fede e dalla preghiera negli anni in cui acquisisce la notorietà di personaggio televisivo, prima come giornalista del Tg4, con Emilio Fede nei giorni di Tangentopoli, poi con la partecipazione a programmi importanti: “Quelli che il calcio”, “Sanremo Notte”, “Domenica In”, “L’Isola dei Famosi”, “Stranamore”, “Linea Verde”, le telecronache della Juventus su Mediaset e un programma di successo sul Giro d’Italia.
La fama, i soldi, la carriera si intrecciano a una vicenda umana inquieta e travagliata che lo porterà nel baratro più profondo del lutto, della delusione affettiva, della depressione; un baratro in cui ricchezza e popolarità non bastano più.
Nasce nel cuore una preghiera alla Madonna e il desiderio d’incontrarla a Medjugorje, il villaggio della Bosnia-Erzegovina dove, dal 24 giugno 1981, sei ragazzi hanno apparizioni e dove si recano in pellegrinaggio milioni di persone.
Per Brosio è una svolta. L’incontro con i veggenti e con tante persone di fede, ma soprattutto il desiderio di fare del bene e la decisione di raccogliere fondi per finanziare una casa di accoglienza per i bambini orfani a causa della guerra nei Balcani.
Con la semplicità e la simpatia che lo contraddistinguono, il giornalista racconta la sua vicenda umana e i passi di un ritorno a Dio che gli ha restituito forza, ottimismo e amore per la vita.S
A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua kolba di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l’arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa di Herat, dove il padre non la porterà mai perché lei è una harami, una bastarda, e sarebbe un’umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L’unica cosa che deve imparare è la sopportazione.
Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell’aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashto e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra.
Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall’intreccio di due destini, una storia indimenticabile che ripercorre la Storia di un paese in cerca di pace, dove l’amicizia e l’amore sembrano ancora l’unica salvezza.
«Questo libro non è una biografia di Strada. Si sa, i viventi non amano molto i libri su di loro. Forse per scaramanzia. Forse perché vogliono essere loro a scegliere il biografo. Forse per altre ragioni che mi sfuggono. Di questo libro porto per intero la responsabilità. La vita di Strada non è pertanto raccontata se non per quei cenni biografici ritenuti necessari a inquadrare la tesi che il libro si propone di sostenere. Il centro dell'interesse del libro sono le vittime di guerra e il no all'uso della forza armata senza "se" e senza "ma". Strada ed Emergency sono i testimoni di un percorso che il libro propone sulla scia della parabola del buon Samaritano. Non è un libro che si colloca al di sopra delle parti e neppure per intero da una sola parte. Ma al di sotto delle parti, là dove si annidano le comuni radici di un'umanità solidale con le vittime e con chi si preoccupa di curarle e rialzarle alla vita».
York, inverno 1372. Secondo la credenza popolare, le ferite di un cadavere riprendono a sanguinare quando si avvicina il suo assassino. Quasi fosse un segno divino, dal corpo di Drogo, il barcaiolo appena estratto dal fiume dove era caduto, il sangue comincia a fluire all’approssimarsi del maestro Nicholas Ferriby.
E non importa che Drogo non sia ancora morto, né che le sue ferite fossero state momentaneamente sanate dall’acqua gelida: la sentenza della folla, radunatasi intorno al malcapitato, è che il maestro Ferriby abbia tentato di annegarlo. È molto più facile incolpare quest’ultimo piuttosto che gli studenti che stavano dando la caccia al barcaiolo per aver rubato – dicono – la borsa di un loro compagno. Del resto, il maestro è già reo, agli occhi della gente di York, di aver aperto una scuola in concorrenza con quella della cattedrale, nonché di sostenere tesi prossime all’eresia.
Alla morte di Drogo, gli animi si accendono. Ma Owen Archer, capitano delle guardie dell’arcivescovo, interviene per sedare i pregiudizi ed evitare linciaggi. Insospettito dalle ferite del barcaiolo, che sembrano provocate da un’arma avvelenata, capisce infatti che dietro la sua morte c’è ben più del furto di una borsa o della bravata di qualche studente. E quando il fiume restituirà un altro cadavere, sarà chiaro che le accuse al maestro Ferriby non reggono di fronte a una trama di morte e ricatti che rischia di mettere in pericolo l’intera città.
Chi poteva aver lasciato un bigliettino con una richiesta d'aiuto dentro un souvenir di Venezia? Dovevo assolutamente scoprirlo e fare di tutto per portare il mio aiuto! Così sono partito per Venezia, ho cominciato a indagare... Per mille mozzarelle, che avventura incredibile! Età di lettura: da 6 anni
Non si può dire che Jack McClure abbia avuto una vita facile: prima la fuga dal padre violento, l’adolescenza allo sbando nelle strade di Washington, la dislessia a farlo sempre sentire diverso. E poi la morte della figlia adolescente, Emma, e il fallimento del suo matrimonio. Eppure, è uno dei migliori detective sulla piazza, e proprio il suo handicap si è rivelato nel tempo il suo principale punto di forza, dandogli capacità intuitive superiori alla media.
Non a caso, quando viene rapita Alli Carson, figlia diciannovenne del neoeletto presidente, è proprio quest’ultimo a chiedere che McClure affianchi i servizi segreti nelle ricerche.
Mentre si delinea una netta spaccatura tra il governo uscente, profondamente conservatore e religioso, e la linea più progressista promessa da Carson, sembra che il primo voglia sfruttare la vicenda di Alli per dichiarare guerra a una fantomatica organizzazione di “atei militanti” – il cosiddetto Ordine della Luce – accusata di essere una cellula terroristica che minaccerebbe la pace e la stabilità del paese. È in atto infatti un aspro conflitto tra chi punta a consolidare l’immagine dell’America come impero cristiano e chi invece vorrebbe una politica fondata su principi laici. Entrambe le parti in causa si proclamano paladine del bene, della verità, della salvezza. Da entrambe le parti, c’è chi non esita però a sacrificare vite umane per raggiungere i propri obiettivi. E Alli Carson potrebbe essere la prossima vittima.
Ma McClure saprà guardare oltre i conflitti politici, fino a incrociare i meandri perversi di una mente geniale, i cui piani gli daranno filo da torcere. Perché si tratterà di mettere in salvo non solo il destino di Alli, ma anche quello dell’intera nazione.
«Nel 2001 ho pubblicato in un’opera di tre volumi i commenti ai vangeli domenicali e festivi con il titolo Gettate le reti. Erano le riflessioni svolte in televisione nel programma “A Sua immagine”, in onda su Rai Uno ogni sabato sera. Da allora, avendo continuato fino a oggi il mio servizio televisivo alla parola di Dio, ho avuto modo di svolgere altre riflessioni e di riprendere, sintetizzandole, quelle precedenti. Il risultato è questo volume unico per tutti e tre i cicli liturgici annuali.
Ho cercato di cogliere, ogni volta, il tema dominante del Vangelo, basando su di esso le applicazioni alla vita. La cosa da fare quando ci si vuole assicurare di essere in ordine non è “guardare lo specchio”, analizzandone i materiali, la cornice, il supporto, ma è “guardarsi nello specchio”. Anche nei confronti dello specchio della parola di Dio la cosa più importante non è risolvere tutti i problemi critici, studiarne le fonti e i passi paralleli, ma lasciarsi interpellare da essa. Specchiarsi in essa. Mettere in pratica i suoi punti chiari, senza aspettare di aver risolto tutti i suoi punti oscuri.
In questo senso, il titolo del libro riflette perfettamente il suo contenuto. Una preoccupazione costante è stata infatti quella di far risaltare la straordinaria “presa” che il Vangelo di Gesù ha sulla vita; come esso rischiari il cammino degli uomini del nostro tempo».
Dalla Premessa
di Padre Raniero Cantalamessa
Per liberare il regno dalla tirannia del Signore dell’Ombra, gli inseparabili Lief, Barda e Jasmine hanno una missione da portare a termine: sconfiggere le orribili creature che vegliano il sonno dei quattro draghi di Deltora. Ma questa non sarà la parte più difficile dell’avventura. La catastrofe si annuncia quando Lief scopre che tra i suoi più fedeli collaboratori si nasconde un alleato del nemico. Purtroppo non c’è scelta, il tempo scorre inesorabile e il giovane re deve affrontare l’ultimo, più pericoloso avversario della storia del Regno di Deltora. E dovrà farlo da solo.