
Le diverse questioni etiche che attraversano il nostro tempo interpellano profondamente l’uomo contemporaneo e spesso creano numerose contrapposizioni ideologiche, come se fossimo tutti “stranieri morali”. Il libro cerca di presentare il concetto di cura come base per un linguaggio comune che segni l’inizio di una passaggio da un’etica individualista, fondata sui criteri di imparzialità e giustizia, a un’etica relazionale, basata sulla consapevolezza che la costitutiva vulnerabilità umana ci rende interdipendenti tra noi e bisognosi di ricevere e donare cure.
In un tempo in cui sono troppe le contrapposizioni ideologiche sulla morale, il presente lavoro presenta il concetto di cura come base per un linguaggio comune. Urgente è passare da un’etica individualista, fondata sui criteri di imparzialità e giustizia, a un’etica relazionale: “prendersi cura” dell’altro è la forma più alta di servizio e di donazione di sé in quanto mostra di essere consapevoli della costitutiva vulnerabilità umana.
Attraverso abbozzi di diari, articoli di giornale e scambi epistolari, il libro ripercorre la vita di Don Filippo Di Grazia senza scadere in un asettico resoconto di eventi o, ancora peggio, in un’agiografia epurata da difetti ed errori. L’esperienza con Don Oreste Benzi, la collaborazione con Maria Massani, l’ordinazione a sacerdote, i numerosi viaggi e l’insegnamento in Terra Santa sono solo alcune delle tappe fondamentali della intensa vita di Don Filippo. Se la precoce vocazione all’insegnamento e all’educazione, seguita in età matura dall’ordinazione a sacerdote, mettono in luce il suo desiderio di dedicarsi agli altri, le sue lettere ci parlano di un uomo che non ha mai rinunciato alla sua libertà di pensiero ed azione. Un intellettuale che si è battuto per coniugare l’ortodossia e la norma alla concreta vita che incrociava ogni giorno nelle confidenze dei suoi discepoli spirituali. Un sacerdote che ha sempre rispettato il voto di obbedienza verso l’autorità senza mai rinunciare alle sue convinzioni. Un uomo che ci ha lasciato – anche tra le righe di queste pagine – uno spunto di riflessione, una polemica costruttiva, un insegnamento intelligente e pratico.
In questo libro l’Autrice ricostruisce le fasi dell’itinerario di preghiera – solitudine, silenzio, preghiera contemplativa e comunione con Dio in un’ottica di fraternità universale – che il monaco trappista Thomas Merton (1915-1968) sapeva proporre in modo creativo, eppure così fedele alla tradizione da ripresentare alla fine un famoso detto agostiniano, secondo il quale «la misura della nostra carità è paradossalmente amore senza misura […]. Siamo resi liberi di donare agli altri l’amore ricevuto nell’intimità della contemplazione».
«Dio è amore». Un nuovo paradigma che prende le distanze dalle categorie della filosofia greca e riscopre la sconvolgente rivelazione cristiana. Gli antichi attributi della divinità e i suoi interventi nella storia sono rivisti in questa ottica singolare e consolante. Un Dio capovolto. Un Dio che spiazza definitivamente le obiezioni dei maestri del sospetto. Semplicemente il Dio di Gesù Cristo.
In un periodo storico nel quale non è chiaro quali siano i percorsi ecclesiali e teologici da intraprendere, il pensiero di Paolo De Benedetti (1927-2016) è essenziale e provocante. Mette in dubbio la logica occidentale nel fare Teologia. La mette in crisi e ci mette in crisi. Costringe chi lo ascolta a non essere banale nel parlare di Dio, della Bibbia, della fede e della vita. Nel leggere le Scritture Paolo De Benedetti spinge l’intercolutore a non fermarsi mai al primo “senso”, ma ad andare sempre oltre, fino ad arrivare al “settantunesimo senso”, cioè al “proprio” senso. Per De Benedetti la realtà della fede è misteriosa e sfuggente. Come il volto di Dio, che si mostra ma nello stesso tempo si nasconde, in un gioco quasi sempre incomprensibile. Le pagine di questo piccolo libro rileggono la vicenda esistenziale di Paolo De Benedetti come vicenda teologico- ecclesiale capace di aprire nuove piste di riflessione e di azione.
La «identità nella comunione delle differenze» è la caratteristica della persona. Su questo i due Testamenti concordano: «Dio non ha creato un’umanità già fatta», ma un’immagine che deve somigliargli. In particolare san Paolo insiste sulla novità della persona di Gesù che, pur essendo di natura divina, vive la sua parabola umana, crescendo come perfetta icona del Padre, senza mai deluderlo e adempiendo la missione di salvare il mondo. Per questo Egli diventa principio creativo di nuova umanità (cfr. Ef 2,15).
Con chiarezza e capacità di coinvolgimento il testo si propone di far conoscere don Lorenzo Milani nella sua complessa personalità. Il suo insegnamento profetico ha ancora tanto da dire su alcune questioni nevralgiche dei nostri giorni, come la potenza rivoluzionaria del messaggio cristiano, la centralità della scuola per la costruzione di una civiltà più a misura d’uomo e la sfida di una convivenza pacifica fra i popoli. La lettura del testo è utile a chi, giovane, ha sentito soltanto il nome di don Milani e a chi lo ha letto in passato, per riscoprirne la testimonianza in occasione del cinquantenario della morte (26 giugno 1967).
Il pluralismo religioso si impone come una componente irriducibile che interpella tutte le religioni in un esercizio fondamentale di dialogo. Le opzioni oggi sono molto chiare: o la rivalità o il dialogo tra religioni come condizione per la pace tra le nazioni. Ci sono persone che, abitando le frontiere, hanno scelto la via del dialogo. Il volume presenta alcune storie di vita segnate da tale vocazione dialogale.
L'umanizzazione del lavoro, che è il grande tema dell'età moderna, si è riproposto nel mondo globale di oggi, caratterizzato dalle nuove schiavitù. Se ne è occupata soprattutto Simone Weil, filosofa, mistica francese, militante sindacale e politica, che alla riflessione sul suo lavoro ha affiancato l'esperienza personale di una non trascorso in fabbrica. Entrando in contatto con il lavoro sventura, inteso come oppressione che rende muto il pensare, la ricerca di Simone Weil è volta al possibile riscatto dei lavoratori dallo sradicamento.