
Partendo dall'idea di storicismo, religiosamente laico, critico e problematico, come tentativo di individuare una nuova razionalità, che, senza etica ripugnanza per il tema della "relatività", sia capace di intendere lo spazio autonomo del molteplice come "connessione" e "relazione", processo di universalizzazione dell'individualità, la "religione dello storicismo" si afferma in queste pagine come un originale paradigma della filosofia della religione. Una concezione inquieta e inquietante, rigorosamente anti-fondamentalistica perché affidata alla responsabilità dei soggetti, alla forza etica del loro irresistibile tendere oltre, sempre dinanzi al rischio della spietatezza della storia da essi stessi costruita. "Evacuata est crux Christi". Il libro, dopo un preliminare tentativo di chiarificazione teoretica del problema, delinea i tratti di una possibile storia di questa categoria, a partire da una serie di "sondaggi" storiografici su figure, grandi e minori, sempre autenticamente significative, dell'Otto-Novecento europeo.
DESCRIZIONE: Un nuovo commento alla Sura di Maria è presentato da un rappresentante contemporaneo di una scuola sapienziale di musulmani europei nella prospettiva di accostarsi senza pregiudizi alla seconda religione d’Europa, ma anche di saper riconoscere nella rivelazione islamica quell’Oriente che ha dato la luce anche a Ebraismo e Cristianesimo. La Sura di Maria ci introduce così in questo Oriente metafisico, senza tuttavia farci perdere il contatto con le tematiche più vitali per i nostri tempi: convenzioni sociali, ricchezza e povertà, nascita e morte, ritrasmissione del patrimonio tradizionale alle nuove generazioni sono infatti solo alcuni dei temi di questo capitolo del Corano, che ci parla innanzitutto della maternità miracolosa di Maria e della figura di Gesù e di altri Profeti ricordati dalla dottrina islamica.
Un testo attuale per promuovere gli scambi intellettuali fra le civiltà, togliere terreno a ogni fondamentalismo e favorire il superamento della profonda crisi che investe la società contemporanea.
COMMENTO: Introduzione, traduzione e commento della Sura (parte del Corano) dedicata a Maria, da parte di uno dei maggiori rappresentanti dell'Islam in Italia.
YAHYA PALLAVICINI è Imam della Moschea al-Wahid di Milano e Vice-presidente della Comunità Religiosa Islamica (CO.RE.IS.) Italiana. Dal 2006 è consigliere per l’Islam del Ministro dell’Interno italiano. È consulente delle Nazioni Unite per Alliance of Civilisations e del Consiglio dei Leader Religiosi d’Europa. Ha pubblicato L’Islam in Europa. Riflessioni di un imam italiano (Il Saggiatore, 2004), Dentro la Moschea (Rizzoli, 2007), Il Misericordioso. Allah e i Suoi Profeti (Messaggero di Sant’Antonio Editrice, 2009).
Epifanio si collega alla tradizione eresiologica inaugurata da Giustino nel II secolo e proseguita da Ireneo e Ippolito, ma, vissuto nel IV secolo, scrive in un Impero ormai cristiano, nel periodo delle grandi controversie teologiche, nel corso delle quali l’intervento imperiale svolge un ruolo non trascurabile. Il Panarion è un vero e proprio trattato eresiologico, anche se nel corso del III e del IV secolo alcuni autori inseriscono nei loro scritti elenchi, più o meno lunghi, di eresie – basti pensare a Clemente d’Alessandria, Origene, Eusebio di Cesarea, Cirillo di Gerusalemme.
L’opera, monumentale e ricca di documenti, si compone di tre libri, ripartiti in sette tomi, nei quali sono presentate e confutate ottanta tra eresie e scismi: il primo libro contiene tre tomi e quarantasei eresie (Barbarismo, Scitismo, Ellenismo, Giudaismo e Samaritanismo, con le rispettive suddivisioni, e le eresie sorte dopo l’incarnazione di Cristo, dai Simoniani ai Tazianei), il secondo due tomi e ventitré eresie (dagli Encratiti agli Ariani), il terzo due tomi e undici eresie (dagli Audiani ai Massaliani). Chiude il trattato «la difesa della retta fede e verità, che è rappresentata dalla santa, cattolica e apostolica Chiesa», in cui l’autore sintetizza i punti fondamentali della dottrina cattolica ortodossa – la Trinità, l’incarnazione di Cristo, la resurrezione dei morti, il giudizio eterno – e i principi istituzionali che reggono la Chiesa – la liturgia, le riunioni, i digiuni, le festività, la vita dei fedeli e dei monaci, le prescrizioni per la vita quotidiana. Il risultato di questo lavoro è un panarion, appunto, una cassetta di medicinali, dalla quale poter trarre rimedi contro morsi e punture mortali. Fuor di metafora, una sorta di manuale di pronto soccorso, al quale i cristiani della retta fede possono attingere le informazioni di cui necessitano per riconoscere a quale categoria appartengano gli eretici incontrati nel loro cammino, eventualmente per confutarli, per convincerli a rinsavire, e anche per guidare i fedeli a non cadere nell’errore.
EPIFANIO DI SALAMINA (310/320-403), di famiglia cristiana, fu uomo di grande erudizione che si dedicò fin da giovane allo studio della Scrittura e all’ascesi. A vent’anni fondò un monastero e intorno al 367, pur continuando a condurre vita ascetica, divenne vescovo di Costanza a Cipro. Le sue grandi opere sulle eresie furono scritte nella maturità e portano nomi simbolici: l’Ancorato (374) e il Panarion (374-377).
Una delle questioni più dibattute ai giorni nostri concerne il tema della giustizia: la litigiosità cresce, i diritti collidono, le cause si moltiplicano, in una sorta di gioco perverso.
Già Aristofane nelle Vespe aveva messo sulla piaga il suo dito di caustico commediografo, riuscendo a volgere in un riso grottesco eventi e conflitti, la smania processuale dell’Atene democratica a lui contemporanea.
Una commedia che, riletta oggi, non smette di far valere l’attualità della satira ma anche il ripensamento del buon uso di uno strumento giuridico allora affidato al popolo.
UMBERTO ALBINI è professore Emerito dell’Università di Genova. Tra i numerosi successi editoriali vanno ricordati: A tu per tu con gli antichi (Bari 2006); Maschere impure (Milano 2005); Atene segreta (Milano 2002); Euripide o dell’invenzione (Milano 2000); Nel nome di Dioniso (Milano 1999). Alla commedia antica e ad Aristofane ha dedicato Riso alla greca (Milano 1997).
DESCRIZIONE: Hubert Jedin ha raggiunto lo scopo di offrire, al di là degli interessi della ricerca scientifica, un «contributo all’orientamento ecumenico come all’interpretazione delle dottrine di fede definite a Trento», contributo la cui importanza attuale è manifesta. Il periodo trattato (1547-1552) in questo terzo volume è di interesse del tutto particolare per il lettore: in esso si decise definitivamente che la frattura nella fede, originatasi in Germania, divenisse una scissione nella Chiesa. In esso cadono i dibattiti e le trattative decisive del concilio, in essi tra l’altro si vennero a discutere proprio quei punti di controversia che furono determinanti per la prassi religiosa dei primi decenni dopo la riforma, quali indulgenze, penitenza ed unzione degli infermi, eucarestia, comunione sotto le due specie, sacrificio della messa, voti dei religiosi, sacramento dell’Ordine e celibato. Chiunque prenda sul serio la fede cristiana sa quanto siano ancora vivi e presenti molti di questi temi.
Piano dell'opera STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO di H. Jedin:
- Vol. I: Concilio e riforma del concilio di Basilea al quinto concilio Lateranense. Perchè così tardi? La storia precedente al concilio di Trento dal 1517 al 1545
- Vol. II: Il primo periodo 1517-1545
- Vol. III: Il periodo bolognese (1547-58). Il secondo periodo trentino (1551-52)
- Vol. IV*: La Francia e il nuovo inizio a Trento fino alla morte dei legati Gonzaga e Seripando
- Vol. IV**: Il terzo periodo e la conclusione. Superamento della crisi per opera di Morone, chiusura e conferma.
COMMENTO: Il terzo volume della storia del Concilio di Trento affronta il periodo 1547-1552: in esso cadono i dibattiti e le trattative decisive del Concilio e si vengono a discutere quei punti di controversia quali indulgenze, penitenza ed unzione degli infermi, eucarestia... Chiunque prenda sul serio la fede cristiana, a qualunque confessione appartenga, sa quanto siano ancora vivi e presenti questi temi.
HUBERT JEDIN è nato nel 1900 a Grossbriesen (Germania) e ha studiato teologia nelle Università di Breslavia, Monaco e Friburgo. Perfezionatosi negli studi storici all’Archivio vaticano dal 1926 al 1930, ha insegnato successivamente Storia della Chiesa nell’Università di Breslavia tornando in Italia nel 1933 come Bibliotecario al Campo Santo Teutonico, con una breve parentesi di tre anni, dal 1936 al 1939, a Breslavia come Archivista dell’Arcidiocesi, dando inizio anche alla sua opera più famosa: Storia del Concilio di Trento. Dal 1949 è stato Professore all’Università di Bonn; ha diretto la grande Storia della Chiesa (Jaca Book). È morto nel 1980.
La Morcelliana ha pubblicato inoltre di Hubert Jedin: Introduzione alla storia della Chiesa; Riforma cattolica o controriforma?; Il tipo ideale di Vescovo secondo la Riforma cattolica (con G. Alberigo); Chiesa della fede – Chiesa della storia; Il matrimonio (con K. Reinhardt); Storia della mia vita; Breve storia dei Concili. I ventuno Concili ecumenici nel quadro della storia della Chiesa.
Sezione monografica: Costruzioni dell'eresia nel cristianesimo antico- Enrico Norelli, Introduzione - F. Stanley Jones, Jewish Christians as Heresiologists and as Heresy - Tobias Nicklas, Die Darstellung von innergemeindlichen Gegnern in der Offenbarung des Johannes - Enrico Norelli, Marcione e la costruzione dell'eresia come fenomeno universale in Giustino Martire - Carla Noce, L'accusa di eresia rivolta ai montanisti: la testimonianza del De ieiunio adversus psychicos di Tertulliano - Éric Junod, Les hérétiques et l'hérésie dans le "programme" de l'Histoire ecclésiastique d'Eusèbe de Césarée
In questo numero: BERTOLETTI I., Retorica delle riforme costituzionali e unità della Nazione. Il morire tra ragione e fede, a cura di Ines Testoni. I. TESTONI, La renaissance sociale della ricerca di senso intorno alla morte;G. GOGGI, Verità, fede, salvezza nello sguardo della struttura originaria; E. SEVERINO-A. SCOLA con interventi di S. Allievi, E. Berti, D. Capozza, A. Da Re, A. Maccarini, G. Thiene, Il morire tra ragione e fede. Un dialogo; A. TORNO, La morte nell'orizzonte dell'essere e della creazione. "Chiesa romana e modernità giuridica". Su un recente studio di C. Fantappiè, a cura di Francesco Ghia.Premessa; F. DE GIORGI, Modernità giuridica e modernizzazione ecclesiale; F. GHIA, Tra modernità e tradizione. Note filosofiche; M. MARCOCCHI, Sull'ecclesiologia del Codex juris canonici; A. MAFFEIS, Intrecci tra teologia e diritto canonico nella storia della Chiesa moderna; P. GROSSI, Il moderno, la Chiesa e il diritto; C. FANTAPPIÈ, Prospettive di ricerca.
COMMENTO: Il volume XXVI/1 dell'Opera Omnia è incentrato sulla corrispondenza epistolare tra Guardini e l'amico Josef Weiger. Uno spaccato della cultura cattolica europea della prima metà del '900.
DESCRIZIONE: «Se il Bene inconcepibile non può essere indagato e saputo dalla creatura, come può essa conoscerlo o pervenirvi? Si risponde così: La creatura in quanto tale non può conoscere l’inconcepibile, ma, se abbandona se stessa, se muore a se stessa con tutte le sue facoltà, rinnega e dimentica se stessa in conformità alla dottrina di Cristo, allora il Bene perfetto si trova, si sente, si gusta nell’intimo fondo dell’anima: appena cessa la creatura, inizia Dio».
Nel momento in cui l’Umanesimo prima, la Riforma protestante e la rottura dell’unità religiosa poi, misero in crisi la lettura tradizionale della Bibbia e le antiche, secolari, certezze teologiche, solitari cercatori di verità come Valentin Weigel continuarono a trovare nella mistica l’essenza del cristianesimo: non una teologia, ma l’insegnamento di Conversione e distacco e, con esso, la trasformazione interiore e la nascita del divino nell’uomo.
Una lezione che non ha perso nulla della sua universale validità.
COMMENTO: Da parte di uno dei maggiori mistici tedeschi, una guida alla vita spirituale.
VALENTIN WEIGEL (1533-1588) fu un semplice pastore protestante in un villaggio della Sassonia. Non pubblicò nessuna delle sue numerose opere, perché in contrasto con l’ortodossia luterana, ma esse circolarono abbondantemente tenendo viva la grande tradizione spirituale di Eckhart, Taulero, della Teologia tedesca, cui attinsero mistici come Czepko e Silesius, filosofi come Kant, Fichte, Schelling. Questa prima traduzione italiana di Weigel è presentata da Marco Vannini, che già ha curato per la Morcelliana i Paradossi di Sebastian Franck e (insieme a Giovanna Fozzer) la Sapienza mistica di Daniel Czepko.