A cura di Renato Pettoello e Vincenzo Latronico
DESCRIZIONE: La “scoperta” delle geometrie non-euclidee e la Teoria della relatività di Einstein costrinsero scienziati e filosofi a prendere posizione e a rivedere radicalmente le loro categorie di pensiero. Ne derivò un dibattito accesissimo, al quale parteciparono gli esponenti più significativi sia della scienza sia della filosofia dei primi decenni del XX secolo. Uno dei temi al centro della discussione era la natura dello spazio. Il giovane Carnap vi si inserì con autorevolezza grazie a questo breve scritto, nel quale si proponeva di analizzare i vari significati di spazio, convinto com’era che l’inconciliabilità delle posizioni in conflitto fosse dovuta al fatto che «dalle differenti prospettive si parla di oggetti molto differenti». L’interesse di questo testo per il lettore odierno è molteplice. Da un lato esso è uno splendido esempio di come scienza e filosofia possano proficuamente incontrarsi; dall’altro ci mostra un Carnap nella sua fase di apprendistato, già padrone degli strumenti scientifici necessari ad affrontare un tema scottante come quello dello spazio, ma ancora incerto su quale prospettiva filosofica fare propria.
COMMENTO: La prima edizione di un classico di un grande storico della Filosofia, che spiega il concetto di spazio nella storia occidentale e nella scienza contemporanea.
RUDOLF CARNAP (1891-1970), filosofo tedesco emigrato all’avvento del nazismo negli Stati Uniti, è stato tra i maggiori pensatori del ’900. Tra le sue opere: La costruzione logica del mondo (1928), La sintassi logica del linguaggio (1934); Significato e necessità (1947); Fondamenti logici della probabilità (1950).
DESCRIZIONE: “Dignità umana” è un concetto che ispira, paradossalmente, opposte prese di posizione etiche. Ma qual è il criterio per attribuire a un soggetto dignità? In Germania è formalizzato come base costituzionale nel Grundgesetz (Legge fondamentale) del 1949: «La dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla». Una definizione che fa della dignità umana un principio normativo vincolante.
I testi qui tradotti riprendono alcuni dei più controversi dilemmi bioetici – lo statuto degli embrioni, la loro strumentalizzazione a scopo di ricerca, selezione, eugenetica positiva – e, alla luce di quella definizione di dignità, indagano la differenza fra un valore e un diritto. Emerge una nozione di dignità umana come a priori: possibilità universale perché si diano diritti umani. Se la posta in gioco della secolarizzazione, oggi, è l’etica della vita, in queste pagine Böckenförde sembra riformulare il suo celebre paradosso: la bioetica, per esser se stessa, vive di princìpi che non può porre sotto condizione.
COMMENTO: Da parte del grande pensatore cattolico tedesco, un testo illuminante sulle questioni chiave della bioetica (l'embrione, la tecnica, le questioni di inizio e fine vita), lette alla luce dei problemi della democrazia.
ERNST-WOLFGANG BöCKENFöRDE (1930) ha insegnato presso le Università di Münster, Heidelberg, Bielefeld e Freiburg i.B. Dal 1983 al 1996 è stato giudice del Tribunale Costituzionale tedesco. Tra le sue opere ricordiamo: Stato, Costituzione, Democrazia (Giuffrè 2006). Presso la Morcelliana: La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione (2006); Cristianesimo, libertà, democrazia (2007).
DESCRIZIONE: Il saggio Amore e conoscenza (1915) è una intensa e originale chiarificazione del rapporto tra atti conoscitivi e atti d’amore nello spirito umano. I diversi temi in esso affrontati convergono nell’affermare il ruolo dell’amore, inteso come atto emotivo di natura intenzionale, in vista della conoscenza del reale nelle sue molteplici dimensioni. L’amore, per Scheler, si caratterizza come originaria via d’accesso alla realtà: è quell’atto che in certo modo la rende visibile, facendola riaffiorare dal mare del non visto e dello sconosciuto.
COMMENTO: Una straordinaria riflessione sull'amore come origine e guida della conoscenza personale e intellettuale. Un libro che completa le riflessioni contenute nel volume Ordo Amoris.
MAX SCHELER (1874-1928) – filosofo e docente nelle Università di Jena, Monaco, Colonia e Francoforte – è stato tra i maggiori esponenti della fenomenologia. Tra le sue opere tradotte: Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori. Nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico (San Paolo Edizioni 1996); La posizione dell’uomo nel cosmo (Franco Angeli 2004); L’eterno nell’uomo (Bompiani 2009). Presso la Morcelliana: Ordo amoris (2008).
DESCRIZIONE: Memoriale della creazione e della libertà – e per questo cuore della vita ebraica – il sabato (Shabbat) acquista nelle parole di rav Benedetto Carucci Viterbi il sapore di una conoscenza che cerca di dar conto di quale sia il rapporto di Dio con le sue creature, di quale “progetto” abbia Dio stesso per tutta l’umanità.
Rav Carucci Viterbi si addentra nel significato dei versetti biblici, nei movimenti della vita quotidiana, nella sapienza di maestri antichi e moderni, per cercare di avvicinare il lettore alla complessità della celebrazione del sabato, ma anche alla sua assoluta centralità nella vita degli ebrei di tutti tempi. L’immagine, proposta da Abraham Joshua Heschel, del sabato come di una «architettura del tempo» è sufficiente a farci comprendere anche l’insegnamento antiidolatrico racchiuso nell’idea del sabato. Le pietre si consumano, le case costruite sulla terra sono destinate a crollare, a ritornare polvere. Sulla polvere non è possibile edificare qualcosa di eterno. Pretendere di farlo sarebbe sovvertire l’ordine delle cose, idolatrare lo spazio. Il sabato, dice Heschel, è fatto «per celebrare il tempo», non per idolatrare un luogo.
(Gabriella Caramore)
COMMENTO: Un'intervista al preside delle Scuole ebraiche di Roma sul significato e il culto del sabato per gli ebrei.
BENEDETTO CARUCCI VITERBI è preside delle Scuole ebraiche di Roma e insegnante del Corso di laurea in Studi ebraici del Collegio rabbinico di Roma. Tra le sue opere: Il qaddish (Marietti 1992); Rabbi Aqivà (Morcelliana 2009).
DESCRIZIONE: Una sintesi aggiornata, ma refrattaria alle mode intellettuali, sul mondo della politica, che fa il punto sulle categorie fondamentali, sulle innovazioni dell’età moderna e sulle prospettive della globalizzazione. Da tre assunti che dominano l’immaginario contemporaneo un approccio realistico alla politica ci dovrebbe liberare: dalla convinzione che la modernità rappresenti un superamento delle logiche del potere che il pensiero classico aveva individuato; dalla tesi che l’universalismo e il cosmopolitismo abbiano davvero fatto i conti con il passato coloniale dell’Occidente; dall’illusione che la democrazia costituzionale sia il traguardo ormai consolidato della storia universale.
COMMENTO: Le parole chiave della politica: democrazia, dominio, libertà, Stato, Impero, violenza, ecc... in un compendio per tutti. Un libro che illumina sul presente.
PIER PAOLO PORTINARO insegna Filosofia politica presso l’Università di Torino. Fra le sue pubblicazioni: La crisi dello jus publicum europaeum. Saggio su Carl Schmitt, Edizioni di Comunità 1982; Il Terzo. Una figura del politico, Angeli 1986, La rondine, il topo e il castoro. Apologia del realismo politico, Marsilio 1993; Stato, Il Mulino 1999; Il realismo politico, Laterza, 1999; I concetti del male (a cura di), Einaudi 2002; Il principio di disperazione. Tre studi su Günther Anders, Bollati Boringhieri 2003; Il labirinto delle istituzioni nella storia europea, Il Mulino 2007; Introduzione a Bobbio, Laterza 2008.
C'è già tutto Ratzinger in questo libro, tanto prezioso quanto poco conosciuto, che risale alla sua stagione giovanile. Al centro vi è il problema della politica, affrontato con il metodo che caratterizza l'autore sin dalla formazione, e cioè con uno sguardo storico e teologico rivolto con attenzione alla tradizione cristiana, ripensata con intelligenza filologica e creatività. L'interesse è qui rivolto esclusivamente al mondo antico e ai Padri della Chiesa, rappresentati da due nomi significativi: Origene e Agostino. Attraverso lo studio della patristica viene così impostata in modo originale l'indagine su un tema che, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, diventa di attualità con la teologia politica. Per Ratzinger seguendo Agostino, che insiste sulla presenza permanente nella Chiesa dell'unità delle nazioni preannunciata a Pentecoste - l'aspirazione è quella di "rendere presente la nuova forza della fede" in questo mondo provvisorio. Dove il cristianesimo relativizza tutte le realtà, compresa quella politica, perché guarda all'unico assoluto.(Giovanni Maria Vian)
È noto che il metropolita Anthony Bloom non scrisse mai nulla. Si rivolgeva a ogni genere di ascoltatori, sia che gli fossero personalmente conosciuti, sia che si trattasse di un pubblico anonimo. Dagli anni Sessanta le sue predicazioni e i suoi discorsi cominciarono ad essere registrati e in seguito trascritti. In questo modo è nato anche il presente Living prayer (1966), Per una preghiera viva. La propria esperienza spirituale non era per lui un possesso geloso, ma il dono di un incontro con Dio cui l'uomo partecipa liberamente e responsabilmente, una relazione molto personale, da condividere con gli altri. Insisteva spesso sul fatto di non essere teologo, di non aver mai frequentato una scuola teologica. La sua ricchezza nascosta era la preghiera, una specie di specchio nel quale l'uomo si vede alla luce di Cristo, avvertito come presenza discreta e reale. La preghiera aveva per Bloom una finalità pratica, permettendogli di essere sempre "presente" alla realtà, "qui ed ora", con grande consapevolezza di persone, tempi, avvenimenti e cose. La preghiera era per lui tutt'altro che estraniazione, piuttosto non-dispersione, antidoto alla vana agitazione, rigetto della piccineria meschina. Ecco, era attenzione, rispetto, di ogni persona, di ogni creatura, di ogni fatto.(Enzo Bianchi)
In questo ormai classico studio Jacques Maritain affronta uno dei problemi di maggiore attualità: il rapporto tra persona e società. In esso l'autore, riferendosi alla concezione tomistica, critica le tre principali filosofie sociali e politiche - individualismo borghese, anti-individualismo comunista, anti-comunismo e anti-individualismo totalitario o dittatoriale - che, ognuna a suo modo, con la divinizzazione o con la "organizzazione" dell'individuo considerato come entità materiale, hanno condotto a una svalutazione della persona umana in quanto entità spirituale.
DESCRIZIONE: Queste “scintille”, brevi brani da cui dovrebbe accendersi il lento fuoco d’una meditazione quotidiana, illuminano con intensità crescente squarci del pensiero teologico e spirituale di Guardini. Vi domina il senso dell’abbandono fiducioso all’occhio misericorde di Dio. Al suo sguardo, ogni inadeguatezza, tutto ciò che in noi è indegno e cattivo, che di giorno in giorno ci contrista, non è ancora mortale, se non si sottrae a quella luce di verità e insieme di amore infinito. È questa disposizione come una sorgente inesauribile donde zampilla il rinnovamento: tutto è possibile nella forza liberatrice di Dio.
COMMENTO: Un pensiero di Guardini per ogni giorno dell'anno. Una guida spirituale per scoprire nella vita quotidiana il volto di Dio. PRIMA EDIZIONE
ROMANO GUARDINI (1885-1968) è stato una delle maggiori figure della storia culturale europea del sec. XX. Presso la Morcelliana è in corso di stampa l'Opera Omnia.
Chiamato al compito abbastanza difficile di definire lo spirito della filosofia medioevale, ho accettato, pensando all'opinione assai diffusa che, se il Medio Evo ha una letteratura e un'arte, non ha una filosofia propria. Tentar di sceverare lo spirito di questa filosofia, era impegnarsi a fornire la prova della esistenza, o a confessare ch'essa non è mai esistita. Cercando di definirla nella sua propria essenza, mi sono visto condotto a presentarla come la "filosofia cristiana" per eccellenza. Non si tratta di sostenere che il Medio Evo abbia creato questa filosofia dal nulla, non più di quanto abbia tratto dal nulla la sua arte e la sua letteratura. Non si tratta neppure di pretendere che nel Medio Evo non ci sia stata altra filosofia che la cristiana, non più di quanto si potrebbe pretendere che tutta la letteratura medioevale e tutta l'arte medioevale siano cristiane. Il solo problema da esaminarsi è sapere se la nozione di filosofia cristiana abbia un significato, e se la filosofia medioevale, considerata nei suoi rappresentanti più cospicui, non ne sia precisamente l'espressione storica più adeguata. Lo spirito della filosofia medioevale, quale lo s'intende qui, è dunque lo spirito cristiano, che penetra la tradizione greca, la elabora dall'interno e le fa produrre una visione del mondo, una Weltanschauung, specificatamente cristiana.