
Immaginato come un quaderno-diario di Sigmund Freud, questo affascinante romanzo – scritto da Stefano Massini in oltre sette anni di appunti e studi – è a tutti gli effetti un geniale clamoroso falso letterario. Perché nessuno ha osato origliare dentro i segreti di quel volume – L’interpretazione dei sogni – destinato a rivoluzionare la nostra percezione del mondo.
Cosa c’è oltre quel libro? E soprattutto chi c’è dietro? Per rispondere, Massini indaga l’animo dell’indagatore stesso e conduce il lettore all’esaltante scoperta di un Sigmund Freud reinventato, un personaggio meno scienziato e più Prometeo, intriso di un immenso fascino letterario: è come se il capolavoro di Freud venisse a sua volta sognato e riproposto in una forma anarchica, suggestiva e intensa.
Scorrono allora, pagina dopo pagina, decine di casi, decine di sogni, decine di pazienti e di umanissimi conflitti. Il tutto all’insegna di una grande domanda: come si legge un sogno?
In questa epopea, l’emozione di sentirsi coinvolti è fortissima fin dall’inizio, fin dal primo incubo infantile nel quale Freud veniva “derubato di se stesso”. Prende così forma un viaggio meraviglioso, in cui Massini ricostruisce passo per passo l’elaborazione di un metodo, usando i sogni come veri e propri “casi” che Freud risolve come se fosse Sherlock Holmes, con la capacità di deduzione e intuizione propria dei più grandi detective della storia. E in un susseguirsi di fallimenti e di trionfi, tutto si intreccia con il caso più difficile, quello dell’isterica Tessa W., il cui sogno cela inauditi traumi da far riaffiorare.
Dopo il successo eccezionale di Qualcosa sui Lehman (premio Selezione Campiello, salutato come un capolavoro dai principali giornali italiani e internazionali), Stefano Massini firma un’altra grande sfida letteraria: dopo il corpo a corpo con l’economia, il suo sguardo si ferma adesso sulla psicanalisi. E lo stile è inconfondibile, soprattutto se la lingua ritmica che aveva incantato i lettori di Qualcosa sui Lehman diviene qui la lingua del sogno, contrapposta alla prosa della riflessione e della vita quotidiana.
Con un nuovo libro straordinario, avvincente come un giallo e capace di rendere romanzo la teoria freudiana, Massini conferma di essere uno dei più originali e importanti scrittori contemporanei.
Scelti e pubblicati da Mondadori nel 1947, a cura di Lavinia Mazzucchetti, i testi etici e politici raccolti in questo libro furono scritti da Thomas Mann tra il 1922 e il 1945. La silloge si apre con il grande discorso berlinese del 1922 «Della repubblica tedesca» che segna l'approdo di Mann al pensiero democratico, e comprende tra l'altro la lettera al preside dell'università di Bonn che gli aveva tolto la laurea honoris causa, e i cinquantacinque radiomessaggi violentemente antinazisti inviati dall'America al popolo tedesco durante la guerra. Come scrive Giorgio Napolitano nella sua Introduzione, «la riflessione di Mann resta incancellabile - al di là dell'influenza che poté esercitare nel suo Paese prima e dopo essere stato costretto all'esilio -, riflessione che di certo non poté essere tale da salvare la Germania da quindici anni di regressione barbarica. È una lezione che torna ad ammonirci e illuminarci, nelle crisi sociali, culturali e politiche di questo inizio del XXI secolo in Europa».
«È gelida l'acqua. Mi entra nelle ossa. Non riesco a liberare la stazza dall'acqua. Uso tutta la mia forza e la mia agilità ma la lancia resta piena. E cado. Ho paura. È notte fonda e fa freddo. Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito, mi lasceranno qui e sarà la fine. Non voglio morire così. Non a sedici anni. Il panico sta per impadronirsi di me e comincio a urlare con quanto fiato ho in gola, cercando di rimanere a galla e di non farmi trascinare giù da questo mare che ci consente di sopravvivere ma che può anche decidere di abbandonarci per sempre. "Patri" urlo. "Patri." Lui è al timone e non mi sente. La fine si avvicina, penso. Poi qualcosa accade... Ciò che non potevo sapere allora è che non solo quella notte sarebbe rimasta per sempre impressa nella mia mente ma che la mia esistenza sarebbe stata segnata da un mare che restituisce corpi e vite e che sarebbe toccato proprio a me salvare quelle vite e toccare per ultimo quei corpi». Pietro Bartolo è il medico che da oltre venticinque anni accoglie i migranti a Lampedusa. Li accoglie, li cura e, soprattutto, li ascolta. Queste pagine raccontano la sua storia: la storia di un ragazzo mingherlino e timido, cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola. E che, non dimenticando le difficoltà passate, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo.
Brigate rosse, Gladio, Aldo Moro: sono nomi che evocano alcune tra le pagine più drammatiche del nostro recente passato, su cui tanto è stato scritto. "Cuore di Stato" offre tuttavia una prospettiva inedita: quella della Legge, di chi ha dedicato buona parte della propria vita alla difesa delle Istituzioni e ha indagato con tenacia la criminalità politica nel suo retroterra logistico, morale, ideologico. Attraverso il racconto in prima persona delle numerose inchieste condotte dal giudice Mastelloni, emergono verità dirompenti: strategie occulte e intrecci istituzionali che hanno pesantemente condizionato la nostra vita democratica. Indagare sulle Brigate rosse e sull'assassinio di stampo politico ha infatti significato ampliare il raggio della ricerca a tutti coloro che all'epoca rivestirono un ruolo di primo piano e al contesto generale della politica italiana degli anni Settanta: ecco allora le inchieste sulla tragica vicenda di Aldo Moro e di numerose altre vittime della lotta armata e la minuziosa ricostruzione delle attività del Superclan, l'organizzazione clandestina costituita da Corrado Simioni, i cui componenti poi confluirono nella scuola di lingue Hyperion di Parigi. Tuttavia, come afferma l'autore, «il crimine in cui ci si imbatte può rappresentare la punta di un iceberg, il semplice sintomo di un fenomeno ben più vasto»: e così, l'inchiesta sui rapporti tra Br e Olp - che condusse Mastelloni a incriminare Yasser Arafat - ha fatto emergere misteriose triangolazioni di armi congegnate dallo Stato italiano; mentre le indagini sulla caduta nel 1973 dell'aereo Argo 16 si sono rivelate utili alla lettura da un lato dei segreti protocolli del nostro governo con l'Olp (il cosiddetto «Lodo Moro»), dall'altro del meccanismo della struttura segreta Stay-Behind/Gladio nonché dell'operato, anche sul nostro territorio, dei Servizi segreti israeliani. L'obiettivo di Carlo Mastelloni è quello di aiutare a capire meglio la ragione del susseguirsi dei delitti perpetrati dalle varie organizzazioni eversive di estrema sinistra contro il «cuore dello Stato» e al contempo di illustrare gli aspetti più occulti del «cuore dello Stato» e le difficoltà in cui ci si imbatte nell'affrontare verità scomode per il potere politico, che spesso rispose a tali inchieste opponendo il segreto di Stato. Una storia dell'Italia sconosciuta ai più, che non mancherà di suscitare nuovi interrogativi.
Da piccoli abbiamo imparato che il bene vince contro il male. Poi siamo diventati grandi e abbiamo scoperto che non è sempre così. La vita non fa sconti e sognare è la qualità dei coraggiosi. Eppure il lieto fine è possibile, anche quando il tuo antagonista è la malattia. Piccole fiabe per grandi guerrieri è un libro di fiabe contro il cancro, per raccontarlo disegnandone le emozioni attraverso la struttura della fiaba classica. Nove storie, per affrontarlo e possibilmente sconfiggerlo, senza mai nominarlo. Perché è proprio a questo che servono le fiabe, fin da quando siamo piccoli: esorcizzare e sconfiggere le paure, insegnandoci a conoscere la realtà.
Dalla sorpresa al disgusto, dalla gioia alla rabbia, le emozioni entrano in gioco e si muovono nelle storie di personaggi sensibili, poetici e immaginati, a infondere coraggio anche quando non ne hai più: Petra con il suo scoglio, il giovincello con la schiena curva, il criceto pettirosso, il gigante e molti altri. Fiabe universali, da leggere a ogni età.
Anche se non si è bambini, anche se non si è malati.
Mosca, luglio 1987: il magnate Donald Trump visita per la prima volta la Russia su invito del governo sovietico.
Londra, dicembre 2016: Luke Harding incontra in segreto in un pub di Londra Christopher Steele, ex agente del MI6 (i servizi di intelligence britannici) per parlare dei legami con la Russia del neopresidente Trump. Harding segue due tracce: i soldi e il sesso.
Washington, gennaio 2017: un esplosivo dossier preparato da Steele sostiene che il Cremlino ha «coltivato e sostenuto» Trump per anni ed è in possesso di informazioni compromettenti sul suo conto. Trump risponde su Twitter: «FAKE NEWS».
In Collusion, il pluripremiato giornalista Luke Harding svela la reale natura del trentennale rapporto di Trump con la Russia; lo fa sulla base di esclusivi materiali inediti e consultando fonti della comunità dell’intelligence internazionale.
Harding accompagna il lettore alla scoperta di tutti i particolari non dicibili e inquietanti della vicenda «Trump-Russia», un evento di tale portata da coinvolgere spionaggio mondiale, banche offshore, loschi contratti immobiliari, il concorso di Miss Universo, la criminalità organizzata, il riciclaggio, i dissidenti avvelenati, la pirateria informatica e le elezioni più sconvolgenti di tutta la storia americana. I nomi russi coinvolti, Aras Agalarov, Natal’ja Vesel’nickaja e Sergej Kisljak, conducono dritti al cuore del Cremlino; quelli americani sono ormai arcinoti e includono lo stratega della campagna elettorale repubblicana Paul Manafort.
Il risultato è un atto di denuncia esplosivo, con l’intensità di un thriller, che porta allo scoperto il più grande scandalo politico dell’era moderna. La Russia sta sovvertendo a proprio vantaggio l’ordine mondiale e la democrazia americana. È una questione che ci riguarda tutti.
Peter Coniglio e le sue tre sorelline non stanno più nella pelliccia: sta per arrivare Babbo Natale! Ognuno di loro ha un desiderio speciale. Riusciranno a ricevere i regali che hanno chiesto? Età di lettura: da 3 anni.
Il mondo sembra impazzito. Stagnazione economica. Guerre civili e conflitti religiosi. Terrorismo. E, insieme, la spettacolare impotenza dell'Occidente a governare questi shock, o anche soltanto a proteggersi. Senza una guida, abbandonate dai loro leader sempre più miopi e irrilevanti, le opinioni pubbliche occidentali cercano rifugio in soluzioni estreme. Alla paura si risponde con la fuga all'indietro, verso l'isolamento da tutto il male che viene da "là fuori" e il recupero di aleatorie identità nazionali. Globalizzazione e immigrazione sono i due fenomeni sotto accusa. Il tradimento delle élite è avvenuto quando abbiamo creduto al mantra della globalizzazione, quando il pensiero politically correct ha recitato la sua devozione a tutto ciò che è sovranazionale, a tutto ciò che unisce al di là dei confini, dal libero scambio alla finanza globale. Il triste bilancio è quello di aver reso i figli più poveri dei genitori. Il tradimento delle élite si è consumato quando abbiamo difeso a oltranza ogni forma di immigrazione, senza vedere l'enorme minaccia che stava maturando dentro il mondo islamico, l'ostilità ai nostri sistemi di valori. Quando abbiamo reso omaggio, sempre e ovunque, alla società multietnica, senza voler ammettere che questo termine, in sé, è vuoto: non indica il risultato finale, il segno dominante, il mix di valori che regolano una comunità capace di assorbire flussi d'immigrazione crescenti. E il tradimento è continuato praticando l'autocolpevolizzazione permanente, un riflesso pavloviano ereditato dall'epoca in cui "noi" eravamo l'ombelico del mondo: come se ancora oggi ogni male del nostro tempo fosse riconducibile all'Occidente, e quindi rimediabile facendo ammenda dei nostri errori. In questo acuto pamphlet di denuncia - inclusa un'autocritica sul ruolo dei media - Federico Rampini indica le possibili vie d'uscita: un'economia liberata dai ricatti delle multinazionali e dei top manager; un'immigrazione governata dalla legalità e nella piena osservanza dei nostri princìpi; una democrazia che torni a vivere della partecipazione e del controllo quotidiano dei cittadini; e, infine, un dibattito civile ispirato all'obiettività e al rispetto dell'altro, non ai pregiudizi, all'insulto e alla gogna mediatica dei social.
Che cosa vuol dire veramente “amare”?
È dedizione, crescita, esplorazione, conoscenza, passione, condivisione? L’amore ci aiuta a capire il significato del tempo, e non perché duri per sempre ma semplicemente perché ci consente di avere una diversa percezione della durata della nostra vita. Da sempre gli uomini studiano come allungare la vita, mentre bisognerebbe allargarla. In fondo, il tempo non è altro che un’emozione, e l’amore ci aiuta a rendere i suoi attimi più larghi.
Come mai in un'epoca caratterizzata dalla proliferazione dei mezzi di comunicazione, la reciproca comprensione è più difficile? Come mai ci ostiniamo a credere che il presente si riduca alla novità e che la novità si identifichi con la verità? Come mai le parole di Lucrezio sull'universo, di Cicerone sulla politica, di Seneca sull'uomo colpiscono la mente e curano l'anima più e meglio dei trattati specialistici? Ivano Dionigi, latinista, già rettore dell'Università di Bologna, con "Il presente non basta" affronta tali domande volgendo lo sguardo alla lingua che l'Europa ha parlato ininterrottamente per secoli, attraverso la politica, la religione, la scienza. Il latino evoca un lascito non solo storico, cultuale e linguistico ma anche simbolico: si scrive "latino", ma si legge "italiano, storia, filosofia, sapere scientifico e umanistico, tradizione e ricchezza culturale". Non è un reperto archeologico, uno status symbol o un mestiere per sopravvissuti; è il tramite che - oltre Roma - ci collega a Gerusalemme e ad Atene, l'eredità che ci possiamo spartire, la memoria che ci allunga la vita. È un'antenna che ci aiuta a captare tre dimensioni ed esperienze fondamentali: il primato della parola, la centralità del tempo, la nobiltà della politica. Come mater certa, anzi certissima dell'italiano, il latino - lingua morta eppure resistente nell'uso comune, dal lessico economico a quello politico, medico e mediatico - ci restituisce il volto autentico delle parole.
Come mai nell'epoca della comunicazione la reciproca comprensione è così difficile? Come mai ci ostiniamo a credere che il presente si riduca alla novità e che la novità si identifichi con la verità? Come mai le parole di Lucrezio, di Cicerone, di Seneca continuano a colpire la mente e curare l'anima? Ivano Dionigi affronta queste domande volgendo lo sguardo alla lingua che l'Europa ha parlato ininterrottamente per secoli, attraverso la politica, la religione, la scienza: si scrive «latino», ma si legge «italiano, storia, filosofia, sapere scientifico e umanistico, tradizione e ricchezza culturale». È un'antenna che ci aiuta a captare tre dimensioni ed esperienze fondamentali: il primato della parola, la centralità del tempo, la nobiltà della politica. Una riflessione quanto mai attuale di fronte alle nuove sfide delle scienze e delle tecnologie digitali, che possono e debbono trovare negli studia humanitatis un'alleanza naturale e necessaria.