«Ogni società, qualunque sistema politico abbia, si trova eternamente in bilico tra un passato che rappresenta la sua memoria e una visione del futuro che ispira la sua evoluzione. Lungo questa strada, è indispensabile avere una leadership: occorre prendere decisioni, conquistarsi fiducia, mantenere promesse, proporre una rotta da seguire.» Tra coloro che meglio hanno incarnato quest'arte del buon governo, Henry Kissinger, diplomatico e statista leggendario, annovera sei personaggi che hanno forgiato la storia del secondo Novecento. Sei leader straordinari con i quali Kissinger ha avuto modo di interagire o collaborare e che racconta in queste pagine in sei ritratti inediti, individuando le strategie distintive di ognuno. Dopo la seconda guerra mondiale, per esempio, Konrad Adenauer riportò la Germania sconfitta e moralmente distrutta nella comunità delle nazioni con quella che Kissinger chiama «strategia dell'umiltà». Charles de Gaulle abbracciò la causa antinazista e con la «strategia della volontà» restituì alla Francia la sua storica 'grandeur'. A Richard Nixon, del quale Kissinger fu consigliere per la sicurezza nazionale, e alla sua «strategia dell'equilibrio» si dovettero gli sforzi per il disimpegno degli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam e il coraggioso tentativo di costruire nuove relazioni con la Cina. Dopo venticinque anni di conflitto, Anwar Sadat portò una visione di pace in Medio Oriente attraverso una «strategia del superamento» dei contrasti. Contro ogni previsione, Lee Kuan Yew creò una potente città-Stato, Singapore, grazie alla «strategia dell'eccellenza». Salita al potere quando l'importanza internazionale della Gran Bretagna era in declino, Margaret Thatcher seppe rinnovare il proprio paese e riposizionarlo al centro della scena con la «strategia della determinazione». Leadership è un testo fondamentale e uno spunto di riflessione per il presente, in cui si avverte la necessità di statisti dotati della lungimiranza e della forza d'animo necessarie a guidare i loro popoli verso destinazioni ricche di speranza.
Guerra e shock energetico. Cambiamento climatico. Squilibri demografici e pressioni migratorie. Ricatti alimentari. Non è facile distinguere fra crisi vere e false Apocalissi annunciate da profeti interessati a gettarci nel terrore. Siamo entrati in un'era segnata dalla scarsità. Ci sentiamo assediati da ogni sorta di penuria. Mancano l'energia e spesso anche l'acqua. Alimenti essenziali costano più cari. Troppe aziende lamentano di non trovare lavoratori. Sullo sfondo c'è la decrescita della popolazione, che non risparmia la Cina. Con l'inflazione e il rialzo dei tassi diventa più rara e costosa la moneta. Quanto è reale, quanto è «fisica», oggettiva e palpabile, la scarsità in ciascuno di questi aspetti? Quanto è invece fabbricata, artefatta, il risultato di comportamenti e scelte politiche sbagliati? È irreversibile? O invece è un fenomeno temporaneo da cui usciremo come guarimmo da altre crisi? Il trauma, cominciato con la pandemia e aggravato dalla guerra in Ucraina, sarà solo l'inizio di una fase storica segnata da ristrettezze, sacrifici, razionamenti e tagli su tutto? Dalla profezia errata sulla fine dello sviluppo che fu l'ossessione degli anni Settanta, dovrebbe essersi insinuato fra noi un dubbio: che vedere dietro l'angolo l'Apocalisse imminente sia un tratto di civiltà decadenti. In Europa diverse opinioni pubbliche chiedono sempre più Stato. Gli aiuti erogati durante la pandemia sono un antipasto rispetto a tutto quel che viene richiesto ai governi per proteggerci dalle avversità. Uno Stato-mamma troppo invadente addormenta i riflessi vitali e non è efficiente, sono state proprio le scelte dei governi negli anni passati ad aver fabbricato questo disastro. L'Italia è il paese occidentale più vulnerabile alla tentazione statalista, per il suo debito pubblico già eccessivo; perché ha una burocrazia invadente e inetta; perché una parte della sua popolazione ha introiettato l'assistenzialismo come orizzonte di vita. I passaggi d'epoca, le grandi rotture storiche, si capiscono guardando a un triangolo fondamentale: energia, moneta, tecnologia (che include le armi). L'America domina ancora quel triangolo strategico. L'Europa arranca in ritardo. Ha le idee confuse, invischiate in dogmi e tabù. Ha più velleità che ambizioni. Ha il disarmo facile. E con il disarmo arriva la sottomissione. Il lungo inverno all'insegna di tante scarsità è anche inverno della ragione. Lo supereremo se attingiamo alle qualità del nostro modello, non se ammiriamo chi ci odia. Il lungo inverno può preludere a una stagione di creatività, in cui troveremo risposte innovative ai nostri problemi energetici ed economici.
Rachele ha trentotto anni quando il tumore che aveva scoperto mentre aspettava il terzo figlio si ripresenta. Da lì la decisione di scrivere qualcosa da lasciare ai suoi bambini, un diario della sua vita. Lo fa mandandomi venticinque messaggi vocali, un racconto senza sconti o giri di parole di tutto quello che ha vissuto e che vale la pena raccontare. Li ho custoditi e poi trascritti. Oggi Rachele non c'è più, ma riascoltare la sua voce e le sue parole ha acceso in me una domanda: per cosa vale la pena vivere? La sensazione più forte dopo la pandemia è di quanto tutto sia precario, mutevole, di quanto la vita sia preziosa e valga la pena alzare la testa. Così ho cominciato a osservare e ascoltare come sta cambiando il mondo e ho cercato persone che potessero regalarmi con l'esempio una convinzione: si vive una volta sola e non si deve sprecare un solo istante. Bisogna essere fedeli a sé stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità, regalandosi ogni giorno la possibilità di scegliere. Per Franco significa, dopo oltre sessant'anni di vita insieme, non lasciare la mano di sua moglie neppure per un giorno. Per Claudia, trovare la forza di ribellarsi al marito camorrista, alle sue regole, e ricominciare da capo. Per Camilla, attraversare l'oceano in cerca delle proprie origini. Per Sami, rispondere con l'impegno e la memoria agli orrori che hanno segnato la sua storia. Per Laura, scegliere la vita, reagire, anziché rinunciare e arrendersi.
«Io sono solo, Rachele, e vedo che tutto è finito.» Così Mussolini nell'ultima telefonata alla moglie, a poche ore dall'arresto e dalla morte. «L'Ucraina non esiste» disse Putin. «E, se esiste, è una colonia russa.» «Mario, che fai? Mi lasci sola?» Giorgia Meloni si aggrappò con una battuta a Mario Draghi che il 23 ottobre si congedava da Palazzo Chigi, dopo le consegne alla nuova padrona di casa. Sapeva quanto enorme fosse il compito affidatole dagli elettori in uno dei momenti più difficili del dopoguerra. Guerra civile, rilancio tragico di un conflitto che ci sembrava impossibile nel cuore dell'Europa del XXI secolo. E una donna di 45 anni, alla quale nessuno ha regalato niente, chiamata all'appuntamento con la Storia: prima presidente del Consiglio della nostra Repubblica, prima capo di governo di destra. Una «grande tempesta» che attraversa un secolo di storia italiana e internazionale. Bruno Vespa rende contemporanei i tre avvenimenti raccontandoli, come d'abitudine, in presa diretta. L'ultimo atto della storia del fascismo, che si apre con l'arresto di Mussolini a villa Savoia e si chiude con la macabra esposizione del suo cadavere a piazzale Loreto, è denso di retroscena insospettabili per il lettore comune. Re Vittorio Emanuele III e il maresciallo Badoglio non sanno dove sistemare l'ex Duce, e l'ex Duce s'illude di ritirarsi da pensionato alla Rocca delle Caminate. Sa, fin dal momento della liberazione sul Gran Sasso, di essere prigioniero di Hitler e quindi si adatta a guidare la repubblichetta di Salò sperando che le truppe d'occupazione nazista riservino all'Italia un trattamento migliore che alla Polonia. Ma Salò significa guerra civile, narrata in queste pagine anche negli aspetti meno frequentati dagli storici, fino al suo tragico epilogo. Solo un altro dittatore crudele e cinico come Vladimir Putin poteva riportare la guerra in Europa a ottant'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale. Vespa ne ha parlato con Volodymyr Zelensky e con sua moglie Olena, ha avuto vivaci discussioni con l'ambasciatore russo a Roma Sergej Razov e con Vladimir Solov'ëv, il principale anchorman della televisione russa, ma entrando nelle chiese di Leopoli si è convinto che il popolo ucraino non si arrenderà mai, nonostante le minacce nucleari di Putin. Il conflitto in Ucraina ha avuto pesanti conseguenze sulla politica e sull'economia italiana, trovatesi nella «grande tempesta» di elezioni anticipate che hanno sconvolto il panorama politico nazionale. Vespa racconta i dietro le quinte della conferma di Sergio Mattarella al Quirinale e dell'improvvisa crisi di governo del luglio 2022. Si è confrontato con tutti i leader dei partiti di maggioranza e opposizione, svelando i retroscena della formazione del nuovo esecutivo, e ha avuto lunghe conversazioni con Giorgia Meloni, che si è detta decisa a cambiare profondamente la Nazione. «Altrimenti vado a casa» ha confidato all'autore.
"Questo libro raccoglie alcune cose che ho imparato in tanti anni di professione, di incontri, di esperienze, di libri letti e scritti, di speranze e delusioni..." Così Piero Angela riassume e spiega la sua ultima fatica, un testo scritto di getto e nato dall'urgenza del momento, e dalle enormi sfide che ci attendono. Un lascito morale, dopo una lunghissima carriera al servizio dell'informazione e della formazione di generazioni di italiani. "Com'è possibile" si chiede in queste pagine "che un paese come l'Italia, che ha marcato profondamente per secoli il cammino della civiltà, oggi sia così in difficoltà, e abbia perso le sue luci?" La risposta è in dieci semplici capitoli, dieci aree critiche su cui occorre agire. Per oltre cinquant'anni Piero Angela si è occupato a tempo pieno di scienza, tecnologia, ambiente, informazione, energia, televisione, comportamenti, e ha scritto "Dieci cose che ho imparato" per condividere con i lettori alcune proposte, frutto della sua lunga esperienza sul campo. Con questo libro, a cui ha lavorato fino all'ultimo, colui che è stato per tutti il volto rassicurante della scienza ha voluto dirci come usarla per migliorare le cose. Per rilanciare l'Italia con una nuova visione.
In casa di Coraline ci sono tredici porte che permettono di entrare e uscire da stanze e corridoi, e poi ce n'è una, la quattordicesima, che dà su un muro di mattoni. Un giorno Coraline scopre che dietro la porta si apre un corridoio scuro, e alla fine del corridoio c'è una casa identica alla sua, e nella cucina della casa vive una donna uguale a sua madre. Quasi uguale, anzi, perché al posto degli occhi ha due lucidi bottoni, attaccati con ago e filo. Amorosa e attenta, l'altra madre le chiede di diventare sua figlia: in cambio avrà tutto ciò che desidera. Ma Coraline, bambina saggia e intrepida, capisce subito di essere finita in una ragnatela fatta di nebbia e tenebra, al cui centro c'è un ragno straordinariamente pericoloso. E sa che, tra incanti e spaventi, gatti parlanti e spettri bambini, topi musicisti e vecchie attrici indomabili, toccherà a lei sconfiggere il buio e liberare i prigionieri dell'altra madre... Età di lettura: da 10 anni.
Che cosa può esserci di inaspettato in un mare che conosciamo da sempre. Davvero il Mediterraneo ha ancora segreti da svelare a chi vive sulle sue coste, si nutre dei suoi prodotti o vi si tuffa ogni estate? Ebbene sì, perché ciò che pochi conoscono è la sua storia più antica, sono gli eventi che hanno portato alla sua formazione, le vicissitudini che ha attraversato nei millenni, prima della comparsa di noi sapiens, e le straordinarie trasformazioni che ha subito nel corso della sua evoluzione. Adottando un originalissimo punto di vista, Mario Tozzi racconta l'ante-storia del nostro mare attraverso la voce delle specie che lo abitano e dei loro antenati - pesci, cetacei, elefanti e scimmie - che vi hanno vissuto quando ancora era il grande oceano Tetide e si sono dovuti adattare ai cambiamenti che ne hanno mutato il volto. Solo Antea, una femmina di tonno rosso, può ricordare come vivessero i suoi predecessori centinaia di milioni di anni fa, quando nuotavano nella sterminata Pantalassa prima che la deriva dei continenti la suddividesse in tanti oceani e mari. Solo la delfina Flippie può spiegare perché i suoi simili, i mammiferi marini, siano tornati nell'acqua dopo che alcuni pesci ne erano usciti per evolvere in anfibi o rettili e infine diventare mammiferi. E, dalla terraferma, solo Elly l'elefantessa può descrivere quale fu lo stupore dei suoi antenati quando videro il Mediterraneo quasi disseccarsi a causa del cambiamento climatico verificatosi sei milioni di anni fa. Le belle pagine di Tozzi narrano la stupefacente armonia cui questo mare splendido, fondendosi con la storia della Terra, ha dato vita. Ma soprattutto esprimono la preoccupazione davanti allo scempio di cui è quotidianamente vittima per mano dell'uomo, l'unica specie che, credendo di poter dominare i sistemi naturali, è stata in grado di dilapidare un autentico patrimonio, rubandolo alle generazioni future.
I virus prendono il sopravvento, il clima si riscalda e la Terra si sta rinaturalizzando. Abbiamo a lungo pensato di poter costringere il mondo naturale a adattarsi alla nostra specie e ora siamo costretti a adattarci noi a un mondo naturale imprevedibile. Questo mette in discussione la concezione del mondo a cui siamo da tempo affezionati. E, di fronte al caos che si sta dispiegando intorno a noi, ci ritroviamo senza una valida strategia. Il noto teorico dell'economia e della società Jeremy Rifkin ci invita quindi a un radicale ripensamento della concezione del tempo e dello spazio. Perché, come osserva in questo libro, l'Età del Progresso, un tempo considerata sacrosanta, è ormai al tramonto, mentre una nuova e potente narrazione è in ascesa: l'Età della Resilienza. Durante l'Età del Progresso la regola aurea era l'efficienza, che ci imprigionava nell'incessante sforzo di ottimizzare l'espropriazione, la mercificazione e il consumo dei doni della Terra, con l'obiettivo di accrescere l'opulenza della società umana, ma al prezzo del depauperamento della natura. Nella nuova era, invece, l'efficienza sta cedendo il passo all'adattività portando con sé profondi cambiamenti nell'economia e nella società. La generazione più giovane, a sua volta, si sta riorientando dalla crescita alla prosperità, dal capitale finanziario al capitale ecologico, dalla produttività alla rigeneratività, dal prodotto interno lordo agli indicatori della qualità della vita, dall'iperconsumo all'ecogestione, dalla globalizzazione alla glocalizzazione, dalla geopolitica alla politica della biosfera, dalla sovranità dello Stato-nazione alla governance bioregionale e dalla democrazia rappresentativa alle assemblee di cittadini. In un momento in cui la famiglia umana guarda con angoscia al futuro, Rifkin ci apre una finestra su un nuovo e promettente mondo e su un futuro radicalmente diverso che può offrirci una seconda opportunità di prosperare sulla Terra.
Maria Oliverio, detta Ciccilla, nasce in Calabria, da famiglia poverissima. Combatte al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro l'esercito regio. Si conquista così un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei.
Daniele ha vent'anni e questa è un'estate che non dimenticherà. Uno stanzone d'ospedale, con sei letti, è il luogo dove si ritrova quando si sveglia. Non ha idea di come ci sia arrivato, finché gli viene comunicato che è stato disposto per lui un TSO: trattamento sanitario obbligatorio, dopo che è stato colto da una crisi di rabbia molto violenta. Dovrà trascorrere sette giorni in osservazione, parlare con gli psichiatri, cercare di spiegare perché il mondo gli fa così male. In realtà Daniele è un ragazzo come tanti, dotato però di una sensibilità estrema, le sue esperienze sono un susseguirsi di picchi e abissi: possibile che nessuno si accorga di quanto siamo fragili ed esposti ai capricci del destino? Di quanto la vita sia una recita che ci allontana da come siamo davvero? Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria: personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all'uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla assoluto di Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. "Sono i cinque pazzi con cui ho condiviso la stanza e questa settimana della mia vita. Con loro non ho avuto possibilità di mentire, di recitare la parte del perfetto, mi hanno accolto per quello che sono, per la mia natura così simile alla loro." In questo straordinario romanzo, vincitore nel 2020 del premio Strega Giovani, Daniele Mencarelli mette in scena la disperata, rabbiosa, ricerca di senso di un ragazzo che implora salvezza.