
Che sapore ha l'amore? Quando Lara lascia la provincia di Napoli in cui è cresciuta per iniziare una nuova vita nella capitale, per lei l'amore ha il sapore dei panini imburrati che sua madre le preparava la mattina, prima di andare a scuola. A Roma, in quella città dove ciò che a Napoli è folklore diventa degrado, Lara però scopre che l'amore può avere un sapore molto più amaro di quanto avrebbe mai immaginato. Ma questa è solo la prima delle sue trasformazioni: da Napoli, città autentica, si è trasferita a Roma, città della finzione, e ora il suo destino la porta a Milano, la città dove lavorano tutti, ma che a lei apre le sue porte segrete, guidandola alla scoperta del vero sapore dell'amore. E ora ha capito che ciò di cui si vergognava da piccola di fronte alle sue amiche lì è di gran moda. È cool. Come quel panino fatto in casa che sua mamma le preparava infagottato nel sacchetto del pane e che lei nascondeva nello zainetto con timidezza di fronte alle merendine sintetiche e cellophanate ostentate dalle sue compagne. O glamour, come la sua fedele amica, una buona lavatrice, che fa il bucato e non ti tradisce mai. E allora ecco che il suo cuore si trasforma nella centrifuga di una lavatrice, in un groviglio di capelli, nella vertigine di un giro su un ottovolante che non si ferma mai. Caterina Balivo ci sorprende inventando un personaggio che molto le somiglia: Lara, la magnetica e spiritosa ragazza napoletana che spesso parla troppo, che dice sempre la verità e che taglia i vestiti dei suoi fidanzati se scopre che la tradiscono. Guarda i loro cellulari, li avverte. Prima. Nelle pagine di questo romanzo d'amore si ride e ci si commuove. E, naturalmente, si sogna. C'è una lei. Ci sono le amiche. E poi diversi lui. Intese fulminee e tanti ostacoli pronti a dividerli. Tra ragioni e sentimenti, buoni o cattivi che siano. L'amore finisce, gli uomini si cambiano, ma le lavatrici buone no. Le lavatrici buone sono come i diamanti: per sempre. O, se non proprio come i diamanti, sono come i fidanzati: bisogna tenersele finché durano.
3 maggio 2019 : il mondo che conoscevamo è arrivato al capolinea. Ha smesso di esistere. Senza preavviso, da un momento all'altro, tutti gli uomini e le donne con più di diciassette anni e mezzo si sono bloccati, congelati nell'azione che stavano svolgendo in quel preciso istante, chi mentre aspettava il treno del mattino, chi mentre guidava verso l'ufficio, chi mentre dormiva o mentre faceva l'amore. Tutti inspiegabilmente sospesi in un sonno senza fine. Statue di carne, né morte né vive, con il cuore che continua a battere, lentissimo, e i polmoni a respirare. I sopravvissuti, tutti ragazzi, millennials, si sono ritrovati all'improvviso soli, senza nessuno che badi a loro e nessuno a cui badare. Niente più divieti. Niente più imposizioni. Solo una inebriante, assoluta libertà da assaporare fino in fondo e senza freni. Dopo tutto, a che serve darsi delle regole, quando c'è il mondo intero a disposizione? Ma passate le prime settimane di anarchica euforia, accanto a chi sceglie una vita randagia fatta di violenza e sopraffazione, c'è anche chi si ingegna per ricrearselo, il proprio mondo. Un mondo nuovo, certo, diverso dal precedente, magari più piccolo, ma a misura di millennial e forse persino migliore. Un mondo iperconnesso e iperdemocratico dove piccole comunità sopravvivono e si sviluppano grazie alla trasmissione della conoscenza resa possibile dal syn, una grande piattaforma globale di condivisione delle informazioni. Ora, quattro anni dopo, c'è chi dice che i bloccati si stiano per risvegliare. Nessuno sa con certezza se quei corpi mummificati contengano ancora genitori, fratelli e sorelle, e soprattutto nessuno sa se il loro ritorno metterà a rischio l'esistenza di tutto quello che i ragazzi hanno costruito. Un mondo imperfetto, magari, ma che per una volta è davvero e pienamente loro.
La lingua italiana non ha mai avuto un suo museo. Un museo grande, articolato, tecnologico come quelli dedicati ad altre lingue. A dispetto di progetti e tentativi, quel museo è rimasto un sogno: questo libro è un modo per realizzarlo. Aprire questo libro significa entrare in un ideale museo della lingua italiana e attraversare, pagina dopo pagina, una storia fatta di parole ma anche di oggetti da cui sprigionano suoni, colori, profumi, rumori, emozioni, ricordi, sapori. A ricostruire questa storia secolare, sessanta pezzi distribuiti in quindici sale disposte su tre piani corrispondenti ad altrettante epoche: l'italiano antico, moderno e contemporaneo. Quando l'Italia ancora non esisteva, Dante definì gli italiani come «le genti del bel paese là dove 'l sì suona». La lingua come essenziale punto di riferimento e il suono di quella parola - che serve a esprimere accordo e consenso - come base di una comune identità. L'italiano è stato per secoli una lingua fondata sul prestigio letterario: una lingua soprattutto scritta, perché il parlato era dei dialetti. Ma attraverso la lingua non passa solo la cultura intellettuale, passa l'intera vita di una comunità. Passano i cambiamenti sociali, i rivolgimenti politici, l'immaginario collettivo, le abitudini individuali. Ecco perché un viaggio nella storia della lingua italiana non può fermarsi alla lingua letteraria, ma deve prevedere molte tappe nei territori della lingua comune. E un museo della lingua italiana non può accontentarsi di esporre solo testi e documenti, ma deve lasciare spazio alla cultura materiale: agli oggetti che nel tempo hanno segnato la vita di tutti i giorni. Sala dopo sala, una teca dopo l'altra, i sessanta pezzi di questo museo virtuale ci accompagnano lungo un percorso che dalle più antiche testimonianze scritte arriva alla lingua dei predicatori e dei mercanti medievali, all'italiano stentato degli emigranti di fine Ottocento e dei soldati della Grande guerra, a quello pop della pubblicità, della televisione e della musica leggera fino al disinvolto e-taliano usato oggi nei social network. E ci aiutano a cogliere i profondi cambiamenti intervenuti, la ricchezza dei contributi apportati dalle tradizioni locali e dai continui scambi con le altre lingue. Ci permettono di ritrovare, sparse un po' ovunque nell'odierno villaggio globale, le storiche tracce della nostra lingua. Un ulteriore segno della sua vitalità, della sua bellezza, del fascino che ancora oggi l'italiano continua a esercitare in tutto il mondo.
Franco Nembrini da anni, tiene per tutta l'Italia un ciclo di lezioni su Dante e la Commedia. Alla fine di uno di questi incontri, a Roma, Nembrini è stato avvicinato da un ragazzo che gli ha detto che le sue parole gli avevano cambiato la vita. Poco dopo Nembrini ha scoperto che il ragazzo era Gabriele Dell'Otto, uno dei più importanti disegnatori del mondo, artista di punta delle due grandi casi editrici americane di supereroi, Marvel e DC. È nato così un progetto che è anche un sogno. Rivestire la Divina Commedia per portarla al grande pubblico, nel millennio che è appena iniziato. Dopo l'introduzione di Alessandro D'Avenia, Nembrini illustra tutta l'opera, e poi i singoli canti dell'Inferno. Ogni canto ha un'introduzione alla lettura scritta da Nembrini, il testo originale di Dante e, a fronte, una parafrasi in italiano contemporaneo curata dagli studiosi dell'associazione "Cento Canti" per permettere la lettura a tutti, e una riproduzione delle meravigliose tavole di Gabriele Dell'Otto che illustrano il contenuto del canto. Un grande progetto, che continuerà, ovviamente, con Purgatorio e Paradiso.
"Se i rami secchi ingombrano il nostro mondo interiore ci ammaliamo di ansia, insonnia, depressione. Nessun sapere convenzionale ci può aiutare quando stiamo male. Proprio perché siamo unici, c'è qualcosa dentro di noi che sa come curarci: sì, siamo abitati dal nostro psicoterapeuta nascosto e non lo sappiamo." In questo libro Raffaele Morelli ci insegna a prenderci cura di noi stessi. A trovare da soli la via della guarigione dai nostri problemi psicologici. Oggi tutti vanno dallo psicoterapeuta per parlare della loro vita sfortunata, del loro passato, dei rapporti difficili con la madre o il padre. Niente di più sbagliato, dice Morelli. Bisogna smettere di cercare risposte, smettere di giudicarsi: bisogna invece affidarsi a se stessi, lasciar fluire l'energia antica nascosta nella propria anima. Perché "dalla notte dei tempi, qualcosa di interiore conduce spontaneamente ogni essere vivente verso la propria meta... ho scelto tredici semplici mosse che raccolgono i codici della saggezza antica, di quel sapere con cui l'uomo si è sempre preso cura di sé". Cerca il vuoto, non la spiegazione dei tuoi disagi. Aspetta senza aspettative. Vivi la trasformazione silenziosa. Diventa più insicuro. Smetti di rimuginare sui problemi. Dimentica la tua storia. Osservati per ciò che sei, e non giudicarti... Tredici semplici regole, tredici mosse per cambiare il proprio sguardo su se stessi e sul mondo, e avviarsi verso la guarigione.
Se un tempo i suoi affiliati andavano a dorso di mulo, rubavano polli e vacche, e l'unica risorsa di cui disponevano era la violenza, oggi la 'ndrangheta è l'organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato annuo di diverse decine di miliardi di euro, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina. Grazie alla sua enorme capacità di stringere relazioni con il potere, si è infatti radicata in quasi tutti i continenti e ha assunto una dimensione «globale», in un singolare connubio di tradizione e adattabilità, forza d'urto e mediazione, logiche tribali e cointeressenze politico-finanziarie. Ma è anche, incredibilmente, l'organizzazione mafiosa meno conosciuta, tanto che non molti anni fa, prima della strage di Duisburg in Germania (2007), era ancora considerata una versione casereccia e «stracciona» di Cosa nostra. Eppure la 'ndrangheta ha una storia antica, che affonda le radici nella Calabria ottocentesca e nei suoi difficili, talora drammatici rapporti con il nuovo Stato italiano, ha attraversato indenne due guerre mondiali, il fascismo e la liberazione, grazie anche alle colpevoli omissioni e sottovalutazioni della classe dirigente e della magistratura, e si è sviluppata e rafforzata, cambiando pelle e diversificando la propria attività criminale, nella Prima e nella Seconda Repubblica, grazie alla debolezza della politica, delle istituzioni e dell'economia che con essa hanno scelto di convivere. Spazzando via molti luoghi comuni e alla luce di una ricca mole di documenti e carte processuali, Nicola Gratteri, un magistrato che da trent'anni è in prima linea nella lotta contro la mafia calabrese, e Antonio Nicaso, scrittore e docente universitario che da trent'anni anni la studia e la analizza in ogni suo aspetto, ricostruiscono in dettaglio tutte le fasi evolutive della 'ndrangheta e raccontano come, lungo un'ininterrotta e feroce sequenza di delitti e omicidi, di violenze e sopraffazione, si è trasformata da cosca regionale eversiva e parassitaria in sistema di potere e di governo del territorio, che sta infiltrando e inquinando pericolosamente la politica e l'economia nazionale e internazionale. Con questo libro che è, insieme, un grido d'allarme e una dichiarazione di guerra, Gratteri e Nicaso intendono farci capire quanto necessario sia combattere con ogni mezzo questo «mostruoso animale giurassico che non si estingue, perché sono ancora in tanti a proteggerlo, a tutelarlo e a legittimarlo», e spezzare quell'oscuro grumo di potere che continua ad alimentarlo.
La storia è maestra di vita: è urgente riscoprirla come guida. Che cosa lega l'invenzione della stampa moderna (Gutenberg) nel 1450, la Riforma protestante di Lutero e quel primo esperimento di globalizzazione che furono le grandi esplorazioni navali? È possibile paragonare Facebook o Instagram alle altre rivoluzioni della comunicazione? Che distanza c'è tra quella età del caos che chiamiamo Rinascimento, i suoi Savonarola, e i populismi di oggi? E perché la riscoperta dello Stato-nazione ci sembra un regresso, mentre con la Pace di Vestfalia fu un approdo di stabilità? Dopo "Le linee rosse", in cui ha guidato i lettori alla decifrazione del mondo attuale usando le mappe, Rampini applica lo stesso metodo alla storia, giocando con alcune date-chiave per fare luce sui sorprendenti legami tra eventi epocali del passato e il nostro presente. La nascita nel 1600 della Compagnia delle Indie, azienda privata a cui l'Inghilterra assegna il grosso del suo impero, in queste pagine diventa l'inizio di una storia del capitalismo che si dipana fino al crac di Lehman e alla grande crisi del 2008 da cui non siamo ancora usciti. La guerra dell'oppio (1840) spiega lo spirito di rivincita che anima oggi la Cina. Il 1869 vede la nascita del Canale di Suez, che ispira "Il giro del mondo in ottanta giorni" di Jules Verne: non solo un romanzo d'avventura, ma l'avvento del globalismo come ideologia. In tema d'immigrazione, si parte dal 1870: la Grande Fame degli irlandesi e quello che, secondo Marx, dovrebbe insegnarci. Il 1948 segna la fine dell'impero britannico e della sua pretesa di fagocitare quello ottomano: una vicenda di cui settant'anni dopo la questione israelo-palestinese porta ancora le cicatrici. Esplorando gli anni 1963-67, riaffiora la terribile e seducente eredità del lungo Sessantotto americano, l'inizio di quella «guerra civile sui valori» tuttora in corso. L'incontro di Nixon con Mao Zedong nel 1972 innesca una reazione a catena che sfocia nel protezionismo di Donald Trump. E l'anno 1979 concentra tre eventi formidabili: la rivoluzione degli ayatollah in Iran, la svolta reazionaria dell'Arabia Saudita, l'invasione sovietica in Afghanistan, un triangolo dove viene piantato il seme degli islamismi moderni. Anche questo libro di Rampini non nasce «a tavolino». Le letture del passato si fondono con i racconti dei suoi viaggi di nomade globale - dalla profonda provincia americana che ha votato Trump al cuore islamico di Harlem, dall'Iran a Israele e alla Palestina - e con la sua vita in Cina o nella Silicon Valley californiana. L'avventura a ritroso nel tempo finisce per diventare una sorta di specchio magico. Così acquistano nuovi contorni e significati, e la giusta profondità, le cose da lui viste da testimone in prima fila: luoghi e personaggi, vertici internazionali e scontri tra leader che tentano di imprimere alla storia il loro segno.
Secondo dei tre volumi dedicati alle opere narrative di Philip Roth, recentemente scomparso, questo Meridiano propone i grandi romanzi della maturità dell'autore - Operazione Shylock (1993), Il teatro di Sabbath (1995) e Pastorale americana (1997) - preceduti da Patrimonio (1991), piccolo gioiello di fiction autobiografica dedicato alla morte del padre. La curatela (saggio introduttivo e notizie sui testi) di Paolo Simonetti.
"Mi obbligo a vedere l'amore anche dove si fa più fatica ad individuarlo - attingendo, nel mare del mio profondo, parole sempre cariche d'anima. Noi osserviamo il mondo attraverso lo sguardo che filtra emozioni dal cuore. Se le acque del nostro cuore sono limpide, penseremo sempre in positivo e tutte le cose belle della vita, tra cui i colori dell'amore, ci verranno incontro. Se al contrario ci scorre dentro un mare inquinato, vedremo le cose che ci circondano in bianco e nero. Tutto dipende dal pensiero del nostro cuore. La bellezza, l'amore, la libertà, il sogno, la speranza, la ricerca della felicità e, soprattutto, il mare." Mirko Sbarra crea aforismi che sono frammenti dell'anima. Con "il pensiero del cuore" dà voce a sentimenti ed emozioni nei quali si sono ritrovate finora moltissime persone. Nel 2017 è uscita la prima edizione di "Come battiti del mare" per una piccola casa editrice indipendente. Qui ne viene presentata una versione impreziosita, riveduta e ampliata dall'autore.
Questa incredibile storia inizia sul molo di un porto americano, con un giovane immigrato ebreo tedesco che respira a pieni polmoni l'entusiasmo dello sbarco. È il seme da cui nascerà il grande albero di una saga familiare ed economica capace di cambiare il mondo. Acuto e razionale, Henry Lehman si trasferisce nel Sud degli Stati Uniti, dove apre un negozio di stoffe. Ma il cotone degli schiavi è solo il primo banco di prova per l'astuzia commerciale targata Lehman Brothers (perché nel frattempo Henry si è fatto raggiungere dai fratelli Emanuel e Mayer). Con il tempo, al cotone si sostituiscono il caffè, lo zucchero, il carbone, e soprattutto la nuova frontiera di un'industria ferroviaria tutta da finanziare; ai padri subentrano i figli e i nipoti, in un mosaico di umanità diverse, assortite, contraddittorie. Spiazzante e pirotecnico, "Qualcosa sui Lehman" è un libro in cui non c'è più spazio per le tradizionali differenze fra generi: il romanzo si amalgama al saggio, l'epica al teatro, con continue incursioni nel cinema, nelle canzoni, e perfino nelle formule matematiche e nei fumetti. Una forma letteraria che, sfidando in un corpo a corpo artistico XIX e XX secolo, apre di fatto uno squarcio sul futuro.