
Il secondo capitolo della tetralogia La caduta di Shannara, con la quale Terry Brooks concluderà per sempre l'epopea che lo ha reso uno dei maestri indiscussi del genere fantasy.
Le Quattro Terre sono sotto assedio. In possesso di un'abilità magica praticamente incontrastabile, i misteriosi invasori sconfiggono ogni oppositore, dai più temibili eserciti Troll all'Ordine dei Druidi. Provenienti da una lontana nazione chiamata Skaar, i feroci aggressori riveleranno presto un volto più umano, che tuttavia non attenuerà in alcun modo la brutalità delle loro azioni. Dar Leah, un tempo la Lama del Druido Supremo, ha incrociato in precedenza le strade – e le spade – del leader degli Skaar Ajin d'Amphere, e sa bene che se esiste qualche speranza di vittoria, questa è riposta nelle mani del Druido Drisker Arc, ora intrappolato all'interno di Paranor, la fortezza scomparsa nel primo capitolo della saga. Mentre Drisker tenta di trovare l'«antica conoscenza» che potrebbe liberarlo, Dar va in cerca di Tarsha Kaynin, la giovane donna con il dono del Canto Magico, il cui potere potrebbe riportare Drisker nel mondo reale. Ma ben presto scopriranno che ciò che già sembrava una terribile invasione, è solo l'avanscoperta di un esercito immenso, il cui unico intento è la conquista totale.
Venticinque milioni di dollari in lingotti d’oro appartenuti a Pablo Escobar sono sepolti in una grande e misteriosa villa nella baia di Miami Beach. Il bottino fa gola a molti, gente senza scrupoli che tiene d’occhio la casa. Primo tra tutti Hans-Peter Schneider, un uomo perverso e pericoloso che vive delle fantasie malate di altri uomini ricchi.
Cari Mora è una ragazza colombiana di venticinque anni con un passato drammatico, scampata alla violenza del suo paese. È l’unica persona ad aver accettato di fare la custode di quella villa; la sola a non temere le voci inquietanti che circolano su quel luogo. Bella e coraggiosa, è la preda perfetta per Hans-Peter, che nel frattempo ha affittato la villa per cercare di mettere le mani sul tesoro di Escobar. E sulla ragazza.
Ma Cari Mora ha doti sorprendenti, un’intelligenza fuori dal comune e innanzitutto è una sopravvissuta.
Nessuno scrittore contemporaneo è mai riuscito a evocare nei lettori in modo tanto vivido e terrificante quei mostri annidati nelle crepe sottili che si creano tra il desiderio dell’uomo e la sopravvivenza della donna.
Cari Mora, sesto romanzo di Thomas Harris, segna il grande ritorno del maestro americano.
Rudy è un cantante lirico tanto bravo quanto determinato, il candidato alla vittoria del talent show più importante d'Italia. Ma un giorno, rimasto per caso da solo, incontra Mimì, cantante dell'altra squadra, e se ne innamora perdutamente. Accanto a lei depone la corazza e si riscopre fragile, fallibile, perché è costretto ad ammettere che ci sono cose che non può controllare. Mimì infatti è malata, di un male misterioso che le cova dentro minacciando il suo percorso verso il successo e forse addirittura la sua vita. Accanto a loro, nella scuola di "Amici", un gruppo di giovani artisti pieni di passioni e sentimenti. Come Musetta, ballerina dai sogni disordinati, che torna nella casa dopo l'eliminazione e ritrova Marcello, il cantante più impetuoso del gruppo, che non riesce a perdonarle di averlo lasciato per un ricco produttore cinematografico. Tra amicizia e rivalità, gelosia e ambizione, si avvicina il giorno del verdetto. La paura di veder sfumare i propri sogni inasprisce i rapporti tra i ragazzi e persino la malattia di Mimì. Cosa riserva loro il destino? L'amore può davvero vincere ogni cosa? Alfonso Signorini cala nel contesto contemporaneo della scuola di "Amici" una storia ispirata alla "Bohème" di Giacomo Puccini.
Greta Thunberg è svedese, ama i cani e i cavalli e non sa ancora cosa farà da grande. Le piace la scuola e non ha una materia preferita perché è brava in tutte, ma il venerdì, ogni venerdì, salta le lezioni. Sciopera a favore del clima.
Si siede davanti al Parlamento svedese con un cartello e protesta. Ha scoperto che la situazione ambientale del nostro pianeta è sull'orlo del baratro e che se non si comincia subito a fare qualcosa di concreto, nel giro di pochi anni il problema raggiungerà il punto di non ritorno. Perciò ha deciso che se gli adulti non fanno niente per risolvere la questione tocca alle ragazze e ai ragazzi costringerli a non distruggere il loro futuro. Per prima cosa Greta ha cambiato il suo modo di vivere e di alimentarsi, poi ha convinto la sua famiglia a fare lo stesso. E con lo "sciopero scolastico a favore del clima" è riuscita a coinvolgere milioni di coetanei nel mondo, che ora fanno sentire ovunque la loro voce.
La storia di Greta Thunberg, attualissima, piena di difficoltà, ma anche di coraggio, determinazione e intraprendenza.
Pauline, Nina e Antoine oggi sono felicissimi: ricomincia la scuola e loro non vedono l'ora di rientrare in classe. Peccato che le mamme piagnucolano e la fanno tanto lunga! Ma si sa, il primo giorno di scuola è davvero durissimo per le mamme…. Un albo irriverente e dolcissimo che affronta il rientro a scuola dei bambini (e delle loro mamme) con umorismo e leggerezza.
Temuta, corteggiata, studiata, prezzolata, sostenuta, combattuta, adulata, l’«opinione pubblica» è diventata una delle protagoniste indiscusse della storia moderna, forse la principale, perché ottenerne il consenso è oggi di vitale importanza soprattutto per leader e partiti politici, che spesso modellano la propria azione solo in vista di questo obiettivo. Da qui la necessità di sapere cosa pensano, desiderano e sognano i cittadini, ossia i potenziali elettori, salvo scoprire che le loro opinioni sono profondamente contraddittorie e di rado, almeno nel nostro paese, rispecchiano la realtà.
A questo interessante fenomeno, che fa pensare di trovarsi in una Penisola che non c’è, Nando Pagnoncelli dedica il suo nuovo libro, un curioso e piacevole viaggio nel mondo dei sondaggi, strumento preziosissimo che, come uno specchio, dovrebbe riflettere l’immagine di una società e che invece, nel caso dell’Italia, ne svela inaspettatamente le mille incoerenze. Un esempio per tutti? Siamo convinti che un 26% dei residenti nel nostro paese siano immigrati (dato reale 9%), che il 20% di loro sia di religione islamica (3,7% secondo la Caritas, 2% secondo l’Istat) e che il 48% dei carcerati sia di nazionalità straniera (a fronte del 34% effettivo); percepiamo dunque una vera e propria invasione di extracomunitari musulmani dediti al crimine, tanto da considerare l’immigrazione il maggior flagello nazionale, ma interrogati su quali siano le emergenze da affrontare a livello locale, collochiamo il tema migratorio all’ultimo posto, ben dopo la tutela dell’ambiente. Perché i migranti con cui abbiamo a che fare sono il pizzaiolo sotto casa o la badante dei nostri genitori, persone che «conosciamo» e giudichiamo buone.
Il motivo di questo evidente «strabismo», afferma Pagnoncelli, è infatti la scarsa conoscenza della realtà che ci circonda, un’ignoranza che non è dovuta tanto alla bassa scolarizzazione quanto alla scelta, sempre più frequente, di basare le nostre informazioni sull’immediatezza, su un bisogno di aggiornamento quasi compulsivo ma superficiale, soddisfatto dalla televisione e da internet. È evidente che, in questo modo, diventiamo facili prede di fake news e notizie distorte, e rischiamo di perdere credibilità come popolo e come nazione. Per uscire da tale impasse, è necessario che ciascuno si assuma la responsabilità di approfondire, partecipare e discutere criticamente, spogliandosi dei panni dello spettatore rassegnato per riappropriarsi con fiducia del ruolo di cittadino a tutti gli effetti, membro attivo della comunità civile.
«Ci sono storie che scegliamo noi di raccontare, le selezioniamo tra le mille da cui ogni giorno veniamo bombardati, e le curiamo, le coltiviamo fino a quando non sono pronte per andare in onda. Poi ce ne sono altre che, invece, si scelgono da sole; se ne stanno lì nascoste in qualche cassetto, in qualche ritaglio di giornale, e al momento giusto saltano fuori, ti chiamano, si rubano la scena. E a te non resta altro che lasciarle fare e ammirare in silenzio lo spettacolo.
Le prime sono, numericamente, la maggior parte. Sono quelle che compongono il nostro panorama informativo. Un po’ dei “polli da batteria”, diciamoci la verità, ma il nostro lavoro è fatto anche di questo.
Le seconde sono rarissime, però speciali. Hanno una vita tutta loro, durano quanto vogliono, vanno dove gli pare. E tu non le puoi fermare, non le puoi indirizzare. Al massimo puoi provare a capirle prima degli altri, per spiegarle meglio al pubblico, per farle “tue”.
La storia delle sorelle Napoli appartiene a questa seconda categoria. Dal momento in cui la lessi per la prima volta, sulle pagine della cronaca di Palermo della “Repubblica”, mi resi conto che dentro c’era qualcosa di fatale. Lì per lì non sapevo nemmeno io cosa fosse, ma dentro di me sapevo che nella battaglia condotta da quelle tre donne indomite contro la mafia c’era qualcosa che andava oltre ogni stereotipo.
Inizialmente pensai che ad attirare la mia attenzione fosse il contrasto femmine­­­-mafia: ho sempre sostenuto che la mafia sia un termine femminile “per inganno”, essendo invece la mafia in sé quanto di più maschile e maschilista si possa immaginare. Ma piano piano, puntata dopo puntata, mentre il grande pubblico si appassionava alla vicenda incredibile e vergognosa di Marianna, Ina e Irene, mi rendevo conto che nei fatti che si susseguivano nelle campagne di Mezzojuso c’era anche dell’altro. C’era, sempre sospesa fra tragedia e operetta, l’eterna messinscena del potere. Una specialità molto italiana. Un teatro del reale nel quale distinguere i personaggi buoni da quelli cattivi, i giusti dagli ingiusti, non è solo complicato, è del tutto inutile. Perché l’unico criterio che distingue le persone, in posti come Mezzojuso, ma anche come Roma, Milano e Torino, nell’Italia del 2020, è un altro: chi ha il potere e chi non ce l’ha.
A ben guardare, tutto si riduceva a questo. Alla battaglia, antica come il mondo, tra potenti e soggiogati. Una battaglia che queste tre donne, in assoluta solitudine, hanno combattuto con fierezza e dignità. E che, alla fine, hanno vinto.»
Nel 1953 Alberto Carocci e Alberto Moravia fondano "Nuovi Argomenti", da allora la rivista è rimasta un punto di riferimento per il mondo intellettuale e letterario italiano. In tutti gli anni di attività si sono alternati alla direzione i principali protagonisti della scena culturale italiana, da Pasolini a Sciascia, da Bertolucci a Siciliano, fino all'impegno attuale di Dacia Maraini. Negli ultimi anni "Nuovi Argomenti" ha saputo dimostrare la sua straordinaria vitalità scommettendo su molte delle voci più interessanti della nuova generazione di scrittori, tra le quali quelle di Alessandro Piperno, Roberto Saviano e Paolo Giordano.
Con il libro dedicato a Leonardo, Walter Isaacson indaga il campo della genialità, raccontando la vita e le opere del genio per eccellenza e simbolo stesso del Rinascimento. Scavando tra i codici e interrogando la splendida produzione artistica, l’autore cala il lettore nell’Italia quattrocentesca dei sanguinosi scontri di potere (per cui Leonardo progettava modernissime macchine da guerra) e del fervore creativo. Leonardo fu un genio in molteplici discipline, dall’architettura all’arte, passando per la meccanica e gli studi anatomici; realizzò i due dipinti più famosi della storia, L’Ultima cena e la Gioconda, e s’interessò di scienza e di tecnologia. La biografia di Isaacson, riproposta in occasione dei cinquecento anni della morte, anniversario celebrato in Italia e nel mondo, ci ricorda l’importanza non solo di apprendere, ma anche di non smettere di interrogarci e di far sempre ricorso al "think different" che ha caratterizzato il genio di ogni epoca.
L'intestino in testa fornisce non solo un'approfondita analisi dei motivi per cui il nostro intestino si può ammalare, arricchita dai risultati delle più recenti ricerche cliniche, ma anche preziose indicazioni sul modo in cui, giorno dopo giorno, ciascuno di noi può cambiare le proprie abitudini.
Sempre più spesso, sugli scaffali dei supermercati come nei menu di ristoranti e pizzerie compaiono prodotti e piatti dei quali si specifica che sono senza glutine; e termini come «celiachia», «sensibilità», «intolleranza» sono ormai entrati nelle conversazioni quotidiane, insieme a consigli fai-da-te sull'alimentazione più adatta a eliminare certi disturbi fastidiosi. Eppure, secondo studi recenti, diversi milioni di persone nel mondo consumano prodotti privi di glutine senza che sia realmente necessario. È vero che la celiachia è in costante aumento a causa di uno stile alimentare errato, dovuto anche alla diffusione di cibi di scarsa qualità, ma per formulare una diagnosi corretta è assolutamente fondamentale affidarsi a uno specialista ed evitare autodiagnosi, anche quando l'eliminazione del glutine sembrerebbe apportare un miglioramento dei sintomi. L'intestino, infatti, è un «sistema» molto più complicato di quanto si sia portati a credere. In genere lo si considera un organo marginale, che serve da transito per il cibo introdotto con l'alimentazione e del quale ci si accorge solo quando qualcosa non va, perché è «pigro» o «irritabile» oppure contrae qualche virus che, al pari dell'influenza, costringe a mettersi a letto. Come invece spiega il professor Antonio Moschetta, già autore di Il tuo metabolismo , la sua struttura, le sue caratteristiche e le sue funzioni lo rendono paragonabile a un vero e proprio «secondo cervello», ricco di neuroni che inviano e ricevono segnali in una fitta e complessa rete di comunicazione con quelli cerebrali. Ed è per questo che la sua attività ha effetti non solo sulle funzioni digestive, ma persino sulle emozioni e sul comportamento degli individui. L'intestino, inoltre, nelle opportune condizioni fisico-chimiche non smette mai di rigenerarsi: favorire questa sua capacità con una corretta alimentazione e un adeguato stile di vita è la prima strategia da adottare per prevenire innumerevoli patologie, anche gravi. A questo scopo, dunque, L'intestino in testa fornisce non solo un'approfondita analisi dei motivi per cui il nostro intestino si può ammalare, arricchita dai risultati delle più recenti ricerche cliniche, ma anche preziose indicazioni sul modo in cui, giorno dopo giorno, ciascuno di noi può cambiare le proprie abitudini e contribuire a mantenere efficiente un organo così importante per il proprio benessere generale.