
La storia del giornalismo italiano nei primi vent'anni del nuovo secolo è letteralmente inseparabile dal racconto delle guerre lontane e vicine. Il 1901 è, sì, l'anno in cui Alberto Bergamini, direttore del "Giornale d'Italia", vara la "terza pagina", ma il filo conduttore del ventennio è costituito dai conflitti internazionali presto destinati a coinvolgere anche l'Italia. Lascia un'impronta non effimera nel corso di un'intera stagione del giornalismo italiano, avanti e dopo la Prima guerra mondiale, Benito Mussolini. Ribadisce sul campo la propria competenza di corrispondente di guerra "en titre" Luigi Barzini: al quale si affiancano, tra Libia, Grande Guerra e Fiume, Giuseppe Bevione, Luigi Ambrosini, Achille Benedetti, Rino Alessi. Della crisi irreversibile dello Stato liberale sono testimoni non secondari Luigi Albertini e Mario Missiroli, Antonio Gramsci e Piero Gobetti, Luigi Salvatorelli e Pietro Menni. La fascistizzazione della stampa italiana cancella i giornalisti di opposizione: in un universo di discorso definitivamente "unificato" e omologato spiccano alcune figure di giornalisti politicamente conformisti e tecnicamente provetti. Una nuova generazione di inviati speciali compie il proprio apprendistato tra Etiopia e Spagna. Inaugura con "Omnibus" una nuova fase del giornalismo illustrato Leo Longanesi.
In un gruppo di persone, un uomo nota una donna sconosciuta che sembra volersi isolare dagli altri. Yair, commosso da quella che egli interpreta come un'impercettibile e ostinata difesa, le scrive una lettera, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo. Un mondo privato si crea così fra loro e in questo processo di reciproco avvicinamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, chiedendogli con imperiosa delicatezza una inaspettata svolta interiore...
Da un'antica tomba nel convento delle clarisse di Cartagena emerge una lunghissima chioma rossa. Dal singolare evento, cui il giovane Garcia Màrquez, allora cronista alle prime armi, si trovò ad assistere, scaturisce questo affascinante racconto pubblicato nel 1994, con il quale Gabo torna alle atmosfere di "Cent'anni di solitudine" e ai temi dell'"Amore ai tempi del colera", la passione erotica che diventa malattia, metafora della letteratura e della vita. Al centro della vicenda, ambientata in una Cartagena de Indias perduta in un vago e oscuro passato coloniale, sospeso tra il possibile e il misterioso, c'è la passione innaturale e distruttiva che vede protagonisti una bellissima bambina morsa da un cane rabbioso, un medico negromante e un giovane esorcista posseduto dal mal d'amore. Costruito con la logica di Calderón de la Barca e l'ironia di Cervantes, "Dell'amore e di altri demoni" vive di una prosa insolitamente scarna ed essenziale. Una scrittura decantata e limpida che dà vita a pagine di struggente poesia e di emozionato pudore con cui Gabriel Garcia Márquez riesce ad avvincere il lettore, trascinandolo in un enigmatico universo capace di travolgere i sensi e i sentimenti.
Pubblicato nel 1926, "Fiesta" è il libro che ha consacrato il suo autore ventisettenne tra i più importanti scrittori americani della "generazione perduta". Basato su una materia ampiamente autobiografica (i viaggi compiuti da Hemingway con la moglie e alcuni amici in Spagna a partire dal 1923), il romanzo narra le vicende di un gruppo cosmopolita di giovani espatriati, con le loro burrascose inquietudini esistenziali e sentimentali. In queste pagine lo scrittore raggiunge uno stile già maturo, calibrato tra cronaca e poesia, asciutto, essenziale, con dialoghi che riescono a mettere a nudo l'anima dei suoi personaggi, e a infondere loro la vita.
Il teatro di Plauto affonda le proprie radici nella commedia tradizionale italica, coniugata con i raffinati testi greci, soprattutto di Menandro. Tratta da un soggetto menandreo è infatti la prima delle due commedie qui raccolte, "Bacchides", basata sulla doppia storia d'amore di due giovani per due cortigiane gemelle, con una serie di esilaranti equivoci e scambi di identità. La trama segue uno sviluppo articolato e un ritmo indiavolato, che rende assai divertente il testo anche per i più smaliziati lettori contemporanei. La seconda opera, "Curculio", mette invece in scena un'altra situazione tipica del teatro antico, l'amore contrastato di un ragazzo per una schiava già comprata da un soldato sbruffone, con l'aggiunta però anche qui della cifra tipica dei testi plautini, quella complicazione della trama e dell'intrecciarsi di inganni, fraintendimenti, tranelli e vicende erotiche che, insieme alla caratterizzazione dei personaggi (soprattutto il parassita Gorgoglione), porta a risultati di irresistibile, talora feroce e persino tragica, ironia.
La riflessione sul dolore e sulla via per liberare l'uomo dalla sua schiavitù è il cuore del messaggio buddhista, il motore stesso della ricerca filosofica e spirituale di Siddharta. Questo volume raccoglie i più antichi scritti del buddhismo, ricavati direttamente dall'insegnamento del Maestro, in cui il Buddha riesce a penetrare l'essenza stessa del dolore, la sua origine, e insegna la via per liberarsene, spezzando la catena dell'apparentemente inesorabile sofferenza.
Quella attuale è senza dubbio la società della comunicazione, ma gli odierni corsi universitari non aggiungono molto di nuovo a quanto ben conoscevano gli oratori antichi, che con lo studio dell'eloquenza avevano elevato la comunicazione a vera e propria arte. Principe degli oratori latini era Cicerone, che nelle sue opere ha lasciato veri trattati di comunicazione, ricchi e organici. Raccogliendo brani di diversi scritti, questo agile volume offre una serie di consigli molto pratici e delinea un ritratto del perfetto comunicatore valido ancora oggi, dopo oltre duemila anni e incommensurabili mutamenti sociali e culturali.
Una creazione poetica di sconvolgente novità, un classico della letteratura italiana che ha rifondato la lingua e la cultura letteraria dell'Italia, viene ora presentato in una nuova veste editoriale, con un nuovo commento. Il cofanetto racchiude le tre cantiche, affiancate da volume con una raccolta di termini teologici e un rimario con l'elenco in ordine alfabetico di tutte le rime e dei versi in cui compaiono.
La paura non è poi quel mostro terribile. Può diventare un'amica, una guida. L'autrice afferma che se si riflette con consapevolezza e con mente sgombra da pregiudizi sulle proprie paure, ci si accorge che esse sono solo uno schermo della mente, un'illusione costruita per tenersi lontani da ciò che davvero si vuole e dalla piena realizzazione di se stessi. In questo libro dalla ben riconoscibile veste grafica Cheri Huber spiega come affrontare i propri timori grazie allo zen.
È il 1327. Il giorno dopo Halloween quattro bambini si allontanano da casa a Kingsbridge. Il gruppo, composto da un ladruncolo, un bulletto, un piccolo genio e una ragazzina dalle grandi ambizioni, assiste nella foresta all'omicidio di due uomini. Una volta adulti, le vite di questi ragazzi saranno legate tra loro da amore, avidità, ambizione e vendetta. Vivranno momenti di prosperità e carestia, malattia e guerra. Dovranno fronteggiare la più terribile epidemia di tutti i tempi: la peste. Ma su ciascuno di loro resterà l'ombra di quell'inspiegabile omicidio cui avevano assistito in quel fatidico giorno della loro infanzia. Seguito ideale de "I pilastri della terra" Follett ritorna al Medioevo ambientando "Mondo senza fine" due secoli dopo la costruzione della cattedrale gotica di Kingsbridge, sullo sfondo di un lento ma inesorabile mutamento - che rivoluzionerà le arti quanto le scienze in cui ci si lascia alle spalle il buio e si cominciano a intravedere i primi bagliori di una nuova epoca.