Quando Antonina si trasferisce a Leningrado per lavorare in fabbrica è ancora piuttosto giovane e ingenua: ben presto, infatti, finisce nei guai, rimanendo incinta di un ragazzo che l'abbandona. Lo Stato sovietico la soccorre assegnandole una stanza in un appartamento comunitario dove vivono già tre anziane donne, affettuose e pronte ad aiutarla dopo la nascita di Susanna. Ariadna, Glikerija e Evdokija si rivelano poi indispensabili quando Antonina si rende conto che la figlia non parla e, per paura di vedersela rinchiudere in un istituto, decide di crescere in casa la piccola. Le "nonne" si fanno allora carico dell'educazione della bimba, che impara a comunicare con loro attraverso il disegno, e le parlano delle loro vite, raccontandole l'Unione Sovietica della loro giovinezza, scene di vita nei Gulag, la storia dell'assedio di Leningrado e dei soprusi bolscevichi. Un romanzo ricco, pieno di valori, di ideali e di coraggio. Il ritratto di un gruppo di donne forti e autentiche, che hanno affrontato e superato prove durissime sostenute solo dalla loro dignità. Ma è anche una riflessione profonda e a tratti perfino commovente sul passato, sulla memoria, sulla Storia, il romanzo che ci fa capire come siano state le donne queste donne, le vere, silenziose, intense protagoniste della storia russa del secolo scorso.
Dopo aver celebrato le sue montagne e i loro segreti e aver dato vita a epici personaggi nati tra i boschi, Mauro Corona presta la sua voce calda e potente a una donna, per raccontarne la vita costellata di sventure ma sorretta da un incrollabile coraggio. Come tante madri e mogli vissute in civiltà patriarcali, la protagonista di questa ballata è tormentata dalla fatica dei giorni e dalla brutalità degli uomini: alle spalle ha il lavoro nei campi o dentro casa, gli abusi di un marito violento, anni svuotati di ogni gioia tranne l’amore per i figli. Davanti a sé nessuna speranza, se non l’attesa della morte per “mettere le ali e volare in paradiso”. Finché un giorno dei forestieri arrivano in paese per costruire una diga, portando finalmente un po’ di benessere... ancora non sa, la donna ertana, che il 9 ottobre del 1963 sarà proprio quella diga a provocare l’apocalisse. In questa grande ballata Mauro Corona canta la forza e l’orgoglio di tutte le donne capaci di affrontare a testa alta le durezze del destino: e lo fa attingendo al dialetto della sua terra, una lingua impastata di sudore e sangue, schioccante come i rami che si spezzano sotto il peso della neve, dolce come la carezza di una madre.
Giugno 1974, Padova. Un commando irrompe nella sede del Msi e uccide a colpi di pistola due militanti di destra: Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. È il primo omicidio rivendicato dalle Brigate Rosse e l’inizio di una stagione di sangue e di odio nel nostro Paese. Silvia Giralucci ha tre anni, e oggi i ricordi di suo padre sono quelli di una bambina, vaghi, sfumati, appena accennati. Così ha deciso di ripercorrere quel momento tragico incontrando alcuni dei protagonisti di tale stagione, da Pietro Calogero, il magistrato promotore della famosa inchiesta del 7 aprile 1979, al professor Petter, vittima della violenza degli estremisti, ad alcuni ex esponenti di’Autonomia operaia. Attraverso i loro racconti ricostruisce i drammatici istanti dell’assassinio del padre ma anche il clima infuocato della seconda metà degli anni Settanta a Padova, crocevia di quel buio periodo, la città del terrorista nero Franco Freda, di alcuni nuclei delle Br, di Toni Negri e del Movimento del ’77. Una vicenda privata diventa parte di una tragedia collettiva, toccando in profondità i nodi di una pagina scura della nostra storia recente.
Sono tanti i fiocchi azzurri e i fiocchi rosa negli zoo. E per sessanta di loro è il momento di farsi vedere, l’occasione di raccontare la loro storia. C’è il piccolo armadillo Nino che non riesce a salire sulla groppa della mamma, Bunyip il pestifero diavoletto della Tasmania, Tahiha una minuscola lemure che dorme abbracciata a un orsacchiotto, Rooby il cangurino che vive in un marsupio di pelle e tanti altri nuovi nati tenerissimi, indifesi, che con un po’ di aiuto da parte dell’uomo diventeranno grandi e saranno protagonisi della lotta contro l’estinzione che minaccia la loro specie. Sono io il tuo piccolino è un libro perfetto da regalare alla festa della mamma. Ogni fotografi a ti stringe il cuore e dolcemente ti ricorda che ogni cucciolo ha bisogno della sua mamma. Anche tu.
“Non si tratta della solita guida” scrive Mauro Corona, a proposito di questo libro. E nelle righe di prefazione precisa: “Il volume di Paola Lugo cerca, trova e consiglia escursioni che contengono memoria storica, bellezza ambientale, caratteristiche antropiche, novità inedite e altre chicche da scoprire pagina dopo pagina...” Dalle Alpi agli Appennini, dalla Sardegna alla Sicilia, l’autrice ci guida sulle passeggiate più belle nelle zone più famose, ma anche per molte altre escursioni forse meno note al grande pubblico ma altrettanto affascinanti. Oltre a una precisa descrizione del percorso da un punto di vista tecnico, gli itinerari sono arricchiti da notizie di carattere storico, paesaggistico, scientifi co, che rendono i percorsi ancora più preziosi. Ogni passeggiata è corredata da una affi dabile mappa disegnata ad hoc e una preziosa legenda ne descrive a colpo d’occhio i dettagli. “Questo libro creerà proseliti della camminata” scommette Corona, “stimolerà ad alzare il sedere e partire anche i più riottosi.”
La storia della musica è costellata di misteri risolti e irrisolti, veri e propri thriller che con rare eccezioni, come la morte di Mozart, sono rimasti un territorio parzialmente inesplorato di musicisti, musicologi e appassionati: eppure si tratta di trame che spesso non hanno niente da invidiare a quelle dei grandi gialli della letteratura, vicende che mischiano risvolti biografi ci storicamente noti a incursioni nella leggenda e nel fantastico. A tutt’oggi non è facile separare il ritratto di Paganini dalle ombre demoniache che lo circondarono, o comprendere perché la musica di Wagner sia considerata inscindibile dal profilo di Hitler, o più semplicemente capire perché Rossini si ritirò dalle scene a soli trentasette anni. Filippo Facci, appassionato ed esperto di musica classica, porta alla luce gli scheletri negli armadi dei più celebri musicisti, ricostruendo in questo modo anche la loro biografi a: un libro organizzato in brevi capitoli, ognuno dei quali dedicato a un grande musicista e ai fatti misteriosi che hanno caratterizzato la sua vita.
Il cibo è sempre più la chiave d’accesso al vero cuore di una città. Nella cucina c’è la storia, la geografi a, il gusto e più in generale l’identità di un’intera comunità. Per quanto riguarda Roma, già Livio Jannattoni, Ada Boni e Aldo Fabrizi hanno pubblicato i ricettari defi nitivi, quelli con le vere ricette della tradizione romana: l’abbacchio, la coda alla vaccinara, i carciofi , la gricia e altre leccornie. Ilaria Beltramme con Magna Roma recupera in modo molto rispettoso questo patrimonio culinario, aggiungendo due elementi molto importanti: il primo è la sostituzione degli ingredienti che nel frattempo sono scomparsi dai supermercati; il secondo è svelare curiosità e aneddoti legati alle singole ricette. Anche l’appendice è molto gustosa perché contiene appunti sull’alimentazione ai tempi di Roma antica, notizie sui menu dei Conclavi, i giochi da osteria e la vera storia della “società dei magnaccioni”. Un mix di sapori e cultura romana davvero prelibato.
Mano a mano che passano gli anni, il giudizio sul pontificatodi Giovanni Paolo II diventa più difficile: i coraggiosi gestipubblici e le scelte di politica vaticana si mescolano inevitabilmenteai ricordi e alle nostalgie per una figura storica ereligiosa talmente importante da essere oggetto di un processodi beatificazione rapidissimo.Secondo Alberto Melloni si possono distinguere cinque“perle” fondamentali di Giovanni Paolo II, cinque atti chehanno agito dentro e fuori dalla Chiesa e al di là, forse, dellesue stesse intenzioni. Dalla difesa strenua del Concilio VaticanoII durante l’assise del 1985 alla deplorazionedell’antisemitismo durante un incontro alla sinagoga diRoma nel 1986, dal famoso “mea culpa” nel 2000,all’appello per la pace in occasione dell’attacco americanoin Iraq, fino all’offerta ai fedeli e al mondo intero del propriocorpo malato nelle ultime settimane di vita: tutti momentiche si caratterizzano non per una ragione ideologica maper la capacità narrativa e la forza simbolica che hannosprigionato e che rimarranno impressi nella memoria collettivaper aver segnato profondamente il percorso della Chiesae della società negli ultimi trent’anni.
Che Papa Wojtyla amasse la montagna e si identificasse appieno con la pace di quel mondo è risaputo. Non molti invece sanno che c’è un testimone oculare di quello che è stato il suo eccezionale rapporto con quella parte del creato. Quel testimone è Lino Zani, dapprima suo maestro di sci e guida alpina, poi a poco a poco negli anni, suo segreto compagno di vere e proprie “fughe” a due, verso le cime innevate, a concedersi parentesi di vita contemplativa fuori dagli impegni e dai protocolli vaticani. Come pregava, cosa amava mangiare, le sue paure, il suo rapporto con la politica, col corpo, con la morte... Racconti inediti di giorni, notti, emozioni e scambi umani, che sono stati ostinatamente confinati in un silenzio osservato per anni. E che oggi al cospetto di un avvenimento come l’imminente beatificazione, Zani si sente di poter sciogliere, per condividere con il mondo intero il privilegio di aver diviso tanta vita con un uomo così straordinario. Il libro sarà corredato da un inserto fotografico inedito ricco di immagini che ritraggono un Papa Woytjla fuori dai canoni ufficiali, eppure sempre intriso della sua santità.
È l'alba. Anche stanotte Eva non riesce a dormire. Apre la finestra: l'aria pungente e dolce dell'aprile altoatesino sa di neve e di resina. All'improvviso il telefono squilla, la voce debole di un uomo che la chiama con il soprannome della sua infanzia: è Vito. È molto malato, e vorrebbe vederla per l'ultima volta. Carabiniere calabrese in pensione, ha prestato a lungo servizio in Alto Adige negli anni sessanta, anni cupi, di tensione e di attentati. Anni che non impedirono l'amore tra quello smarrito giovane carabiniere e la bellissima Gerda Huber, cuoca in un grande albergo, sorella di un terrorista altoatesino e soprattutto ragazza madre in un mondo ostile. Quando Vito è entrato nella sua vita, Eva la figlia bambina, ha provato per la prima volta il sapore di cosa sia un papà: qualcuno che ti vuole così bene che, se necessario, perfino ti sgrida. Sul treno che porta Eva da Vito morente, lungo i 1397 chilometri che corrono dalle guglie dolomitiche del Rosengarten fino al mare scintillante della Calabria, compiremo anche un viaggio a ritroso nel tempo, dentro la storia tormentata dell'Alto Adige e della famiglia Huber. La fine della prima guerra mondiale, quando il Sudtirolo austriaco venne assegnato all'Italia, quando Hermann Huber, futuro padre di Gerda, perse i genitori e con loro la capacità di amare.